Elisa

Amatemi

“Mi chiedo se forse la tua intenzione non sia quella di “fare il pieno” di me sino a raggiungere le saturazione – e infine la famosa noia – che ti farà dire finalmente basta con le donne”. (lettera di Elisa)

Devo dire che prima di incontrarti il mio livello di saturazione aveva raggiunto il punto massimo. Ero disgustata dai miei contatti virtuali. Mi ero convinta che in queste stanze non-reali si annidassero solo pazze furiose, dal livello cerebrale inesistente, mi spiace, ma è proprio quello che penso ancora adesso mentre scrivo.
Poi mi sei capitata tu … Come spesso accade quando meno te lo aspetti ti arriva addosso la sorpresa inaspettata, e ho pensato subito che era necessario approfondire anche solo per scambiare delle opinioni, per fare quattro chiacchiere, volevo vedere i tuoi lavori, le tue sculture, ero curiosa di scoprirti.
Sono ancora adesso curiosa di scoprirti e vorrei che questo continuasse fin dove possibile, fino a quando me ne darai la possibilità. Come ripeto sempre a tutti, nel bene e nel male, non si finisce mai di conoscere una persona. La noia subentra quando i rapporti vanno alla deriva, quando non sono più stimolati, quando ci si adagia sulle abitudini, quando non si ha più la sensibilità di ascoltare.
Nel film che ti ho regalato “Amatemi”, la protagonista scopre solo dopo essere stata lasciata di aver dato per scontato troppo nel suo rapporto, si accorge “dopo” cosa vuol dire porre attenzione verso l´altro. Si rende conto di non aver ascoltato. La sua relazione sicuramente si sarebbe esaurita lo stesso ma in modo diverso, con un dolore e una consapevolezza diversa. Nel ritrovarsi da sola, acquista una nuova coscienza di sé, che forse ai molti può dare la sensazione di buttarsi via, ma è invece un nuovo percorso, l’elaborazione del dolore. Il cambio successivo di sensibilità ha un risalto immediato, ad esempio, nel suo lavoro, quando parla direttamente ai clienti, quando interagisce con loro. In ogni suo rapporto, occasionale o meno, concede la propria attenzione al partner, in quel momento è sua completamente, fino ad arrivare ad un nuovo innamoramento cercato e vissuto giorno per giorno.

Queste le parole finali della protagonista nel film:

Io non credo che alla fine della mia vita voglio contare il numero delle persone che ho incontrato, quante volte ne è valsa la pena, se era meglio lasciar perdere oppure se non era più giusto continuare.
Io voglio sapere se ho amato abbastanza e se sono stata amata abbastanza.
Nient’altro.
Né tradimenti, né verità, né menzogne.
Solo contare il numero di giorni in cui il mio amore per qualcuno coincide con l’amore che qualcuno ha per me.
Tutte le sere in cui potrò andare a dormire con questa certezza, potrò mettere quella giornata tra le cose buone e potrò misurare il giorno successivo dal senso che prenderà la mia vita, come si rifletterà su tutto il resto della mia esistenza e su tutte le cose che faccio.

Ho conosciuto Elisa nel 2008, molto più giovane di me, studi d’arte, scultrice, disordinata, lesbica e, a completamento descrizione, squattrinata. E’ stata una delle frequentazioni più lunghe, otto mesi, sicuramente interessante dal punto di vista culturale, molto meno appagante per quanto riguarda la sfera sessuale. Non so perché ma mi prendeva poco, anche se abbiamo avuto un’attività frenetica. Ma ho sempre trovato più divertenti le nostre visite a mostre e musei, il nostro parlare d’arte, alcuni film visti insieme.
La frequentazione è terminata, scaduta come un vasetto di marmellata costato un po’ caro: io l’ho tradita (nel solito mio momento di noia), lei successivamente ha iniziato una nuova frequentazione dimenticandosi di avvisarmi. Non mi sono assolutamente offesa.