Denise

La scrittrice

Ho conosciuto Denise nel 2012, un anno meno di me, bisessuale, vive verso la metropoli e lavora in un’agenzia che ha una clientela di gente famosa. Scrive romanzi per passione, ha pubblicato un libro che io ho comprato su Amazon.
Gentile, educata, intelligente, ironica, sposata, spiritosa… ci si frequenta da due mesi quando:

Denise – sono confusa e incasinata!
Shelt – pensavo confusa e felice…
D – è tutto un casino!
S – ti è tornata l’emicrania?
D – mi ha ricontattata quella tipa di cui ti avevo parlato quando ci siamo conosciute. Ricordi?

(ho sempre problemi a ricordare pre-informazioni, dovrei essere più accorta, ne sono consapevole, ma il mio cervello non riesce a contenere più di un certo quantitativo di cavolate, già le mie sono tante se poi devo immagazzinare anche quelle delle altre, esplodo)

S – vagamente…
D – ricordi che mi ha snobbata a lungo?
S – (sforzandomi non poco) – sarà mica quella che aveva 25 anni più di te?
D – ventitré per la precisione, una donna molto fine…
S – (raggruppando le informazioni sparse per il cervello) – ma non era quella che all’appuntamento è arrivata accompagnata dal marito?
D – sì, perché non ha la patente e qualcuno la doveva portare.
S – certo, l’ha portata, si è presentato e ha proposto subito una cosa a tre, anche lui fine con la prostata…
D – poi ci ha lasciato sole, per conoscerci meglio…
S – non è quella che ti ha trattata malissimo?
D – mi ha trattato male, mi ha ignorata ed io non l’ho più cercata, ora invece è diventata gentile e carina…
S – quindi?
D – sono arrabbiata con me stessa perché, nonostante mi abbia fatto sentire una nullità, è sufficiente che apra bocca e le mie gambe diventano molli… non sarei onesta se non ti dicessi che quell’effetto li me lo fa solo lei. E pure se la ignoro, entra lo stesso nei miei pensieri.
S – mi stai dicendo che quella vecchia e decadente ti piace più di me?
D – ecco, sono confusa e incasinata!
S – io no, ho le idee chiare, per me puoi andare in casa di riposo con quella e ti mando anche il tuo libro che è una vera schifezza!

Appunti per il futuro:
Astenersi dal conoscere donne con velleità letterarie.

Elena

The LWord

E’ una serata lenta, se non fosse per la ragazza che mi sta vicino al bancone del bar. Ha molti anni meno di me, mi aggancia con una battuta sul tempo, ascoltiamo la musica del locale, riconosco “Unfinished sympathy”, le dico che mi piace, risponde che non è il suo genere, preferisce la Pausini, ha già i biglietti per un suo concerto, poltronissima mi specifica. Penso che non abbiamo assolutamente gli stessi gusti musicali e trovare un argomento per continuare la conversazione mi appare difficile. Ha un bel sorriso, con un diastema tra gli incisivi che lo rende accattivante, mi ricorda un’attrice di C.I.S., Sara. Glielo dico e lei si mette a ridere, la definisce vecchiotta, in effetti non ha tutti i torti, peccato che abbia la mia stessa età… Si imbarazza e mi offre da bere per scusarsi. Mi dice che non ama il genere “poliziesco”, la sua serie televisiva preferita era The L Word, non ha perso un episodio.

Avevo sentito parlare di The L Word ma non mi ero mai interessata fino a quando una mia ex-frequentazione mi ha regalato dieci cd con tutta la serie completa, quindi sono stata costretta a colmare la mia lacuna e farmi una cultura dell’accoppiata Ti-bette.
Le dico che alcune” trovate” della sceneggiatrice Chaiken mi hanno lasciato molto perplessa, a tutti gli effetti va pazza per i personaggi inutili, i vestiti pink, i finali thriller e il tralasciare, naturalmente, tutto quello che di buono poteva essere approfondito. Lei mi fa notare che è una delle poche serie televisive in cui l’ambientazione è tutta al femminile. Ha ragione ma si poteva sfruttare meglio l’occasione.
Fa caldo e decidiamo di uscire, passeggiamo per la strada deserta. Ma continuiamo a parlare e a ridere per le scene divertenti e senza senso del telefilm e di tutti gli innumerevoli tradimenti.
Mi chiede qual è la scena che preferisco. In verità non ho scene preferite, anzi ho trovato noiosa tutta la storia, mal gestita e mal girata, ma come mi capita spesso mi ritrovo a riflettere su pochi frammenti di pellicola, in questo caso per le battute iniziali di un dialogo tra le due protagoniste principali, quando Tina chiede di entrare e Bette sta cucinando, la frase originale dovrebbe essere “can I come here” – Posso entrare? Poche battute che sembrano essere solo il collegamento tra una scena e l’altra invece non si tratta solo di quello. Quando Tina chiede di entrare, chiede il permesso di entrare non in una cucina ma in una vita: “Sono venuta prima per entrare nella tua vita spero che non ti dispiaccia”, il senso è semplicemente questo. E pensandoci bene devo ammettere che a me una cosa così, espressa con tanto garbo, non l’hanno chiesta mai, ma proprio mai.
Mi ascolta con attenzione e poi tocca a lei a raccontare.
Siamo arrivate davanti alla porta di casa cerca le chiavi nella borsa.
Con aria birichina mi specifica serie (sesta) e titolo dell’episodio, “litmus test”, ed è la scena tra Dylan e Helena indimenticabile scena e mi invita ad entrare. Finire sul divano di una casa sconosciuta a far finta di essere due attrici, non era proprio nei miei programmi, però a volte un po’ di adrenalina non guasta, è una droga che mi fa dimenticare tutto l’indimenticabile.

Appunti per il futuro:
concentrarsi su film intelligenti

Laura

Memorie primaverili

Fin dal primo momento la conoscenza di Laura si preannunciava molto interessante.
Fisicamente niente male: occhi azzurri, capelli biondi, una terza perfetta di seno, gambe toniche, XX anni. L’incredibile è stato scoprire che abitiamo nello stesso paese a poca distanza. Sposata con una figlia, aveva proposto un incontro prendendo lei tutta l’iniziativa. Naturalmente non mi faccio pregare, in special modo se la donna mi piace.

Laura –  ti va domani?
Shelt – domani è martedì, non ho problemi, ti passo a prendere a casa?
Laura – sì, ti aspetto.

Così un martedì sul finire della primavera l’ho aspettata sotto casa. E’ scesa con il suo sorriso migliore, jeans, maglietta aderente, i capelli sciolti… Mi ha dato un bacio, dicendomi “eccomi…”

Lentamente ho percorso la strada e i tornanti, ridendo e chiacchierando con lei, ed ad un certo punto è apparso il lago. Mi fa sempre un certo effetto, quando dopo la curva lo scorgo all’improvviso, è come incontrare gli occhi dell’amico di sempre e buttarsi dentro, affondare nel blu scuro calmo, sentirne l’odore, ascoltarne il rumore, un posto incantato.

Parcheggio e ci incamminiamo. Laura mi tira per la camicia, con il sole che le batte sui capelli sembra che abbia un’aureola, glielo dico e lei ride.

Laura – cammini troppo piano…
Shelt – siamo venute a fare una corsa? C’è un lago spettacolare… guarda…
Lo indico con la mano, lei ha il sole negli occhi e si aggrappa al mio braccio.
Laura – lo guardiamo dopo… dopo…
Mi tira, e avvicina le sue labbra al mio orecchio, mi sussurra: “andiamo…”

Si appoggia allo stipite della porta, la apre ed entra.
Siamo arrivate e quasi mi spiace lasciare fuori quel blu del cielo, del lago, quel blu avvolgente.

Lei si spoglia, nasconde con la mano il seno sinistro, quasi si vergogna di quel capezzolo che rientra nel seno, mi spiega che ci vuole un attimo che poi esce, che è fatta così, e mentre lo dice alza le spalle. E’ così bella nuda con quella mano sul seno.

E’ stata solo un’avventura, un momento nello spazio e nel tempo, una voglia da soddisfare, una curiosità da togliersi.

Appunti per il futuro:
trovare il tempo per una giornata in solitudine al lago.

Maria Sole

Ghiaccio i tuoi unici fiumi corrono gelidi e luci in questa città splendono,
argento e oro

affiorano dalla notte i tuoi occhi scuri come il carbone

Lei aveva capelli neri e occhi scuri come il carbone, l’accento del sud. Si era da poco trasferita, abitava nelle case dei militari. Veniva giù al fiume a far passare le giornate calde e chiacchierava con noi ragazze. Alzava la gonna leggera per metter e i piedi nell’acqua, una mano tra i capelli…

vai avanti sul tuo cammino esser tristi ti soffoca l’amore

Raccontava di tutti i trasferimenti del marito, della vita randagia, della solitudine, nel raccontare il gesticolare e le labbra carnose erano un continuo invito provocante…

vai avanti sul tuo cammino vai e poi corri e non guardare indietro

Un giorno mi disse: “vieni da me”…  La sua era una casa vuota, poche cose da trasportare facilmente. Lei mi diede un bacio, la sua lingua era morbida e non sapeva di niente. Incominciò a toccarsi ed i miei piedi erano come affogati nel cemento…

resta in questo attimo resta ferma stasera in una bugia dopo questo amore di attimi per sempre

Mi prese le mani, mi resi conto di quello che potevo farle e ne rimasi incantata. Ma dopo, la corsa a perdifiato a casa, le scale e le mie lacrime sul marmo, il mio dolore, tutto era cambiato…

e se risparmi il tuo amore non risparmiarlo tutto

Agosto, il mare, le vacanze. Lontana a contare i giorni. E poi tornare e non trovarla più. Altra caserma per lei, un’altra casa vuota, un’altra estate, un altro gioco senza addio…

e se i monti franassero o scomparissero nel mare. Niente lacrime. No, non io, non più.

La biologa – prima parte

Appetiti insaziabili

Ho conosciuto la biologa nel 2001.
Ai tempi si era presentata scontandosi qualche anno e con una sessualità, a dir poco, prorompente. Si intratteneva con me e con molte altre, la cosa non mi ha mai interessato più di tanto, dato che per me la fedeltà ha un valore relativo.

Credo che la cosa più eclatante che abbiamo fatto, durante la nostra prima frequentazione, è stata quella di scopare nella chiesetta sconsacrata di San Sebastiano, lei, in quell’occasione, aveva definito le sue ‘chiappe’ divine dopo averle appoggiate nude sull’altare; i successivi incontri si son tramutati ben presto in azioni noiose e ripetitive.

Ci siamo perse di vista per qualche anno per poi ritrovarci con foga sulla scrivania del suo capo, nel laboratorio dell’ospedale  dove lavora, naturalmente fuori orario lavorativo. Da quel momento ad intervalli regolari ci si incontra, dopo adeguato scambio di sms per aumentare la sua già smisurata libido.

Con gli anni si è appesantita fisicamente ma non si è affievolito il suo appetito sessuale che condivide con svariate donne, con qualche coppia e poi non so con chi altri…
Dopo ogni nostro bizzarro incontro, mi sorprendo a pensare di essere sessualmente vorace come lei.
Lei riesce a triturare, sminuzzare, annientare tutto e, soprattutto, a dimenticare.
Vive vite parallele che mai si incontrano, o forse la sua vita assomiglia ad un grattacielo visto che si definisce ‘su diversi piani mentali’.

Non abbiamo mai affrontato nessun tipo di discorso, non si è mai interessata a quale genere di musica ascolto, se guardo film o se ho una passione.
Io, invece, l’ho ascoltata, l’ho osservata, ed ora ne conosco gusti e manie.
Si definisce una donna moderna e molto intelligente. Il centro dell’universo è, ovviamente, il suo ombelico, tutto il resto fluttua, senza importanza, intorno.

A cadenza mensile dichiara il suo amore eterno per la donna di turno, naturalmente trattasi di donna intelligentissima, bellissima, coltissima, ricchissima al suo pari.

Quando penso a lei, mi viene in mente che nelle corti vi erano cortigiani, nobili, giullari e persone deformi a divertire i sovrani… ecco lei è la persona deforme.