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Messaggi di Gennaio 2017
Post n°1069 pubblicato il 28 Gennaio 2017 da alf.cosmos
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Post n°1068 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da alf.cosmos
LO SFIDANTE - CHI STA USANDO LA TUA MENTE? - PARTE 2: LA RICONQUISTA
La prima arma a nostra disposizione, una autentica stangata alla perpetuazione dello Sfidante all'interno del nostro Campo di Consapevolezza, pur essendo la più accessibile dal punto di vista della comprensione mentale dei suoi indiscutibili benefici, è già essa stessa l'elemento che causa la resa del 98% dei presunti aspiranti alla costruzione di una vita migliore per sè stessi. La disciplina intesa invece come unione di questi tre elementi base genera invece un'onda energetica di emozioni positive ed entusiasmo, cioè correnti energetiche del tutto antitetiche a quelle di cui lo Sfidante si alimenta. Inoltre, i tre elementi sono già di per sè stessi singolarmente antitetici alla modalità generale con la quale viviamo la nostra vita, e questo insieme di fattori può quindi determinare, se la disciplina viene mantenuta nel tempo, il radicamento di uno stato interiore che impedisce allo Sfidante di accedere con facilità alla nostra energia.
P.S. I precedenti capitoli si possono trovare andando su "Vedi tutti i tags" (colonna a dx del blog) e cliccando su: "LO SFIDANTE" |
LE FASI DELLA LUNA: l'influenza su esseri umani e piante e il legame col ciclo mestruale
Da sempre l'uomo, per garantirsi la sopravvivenza, è vissuto in costante armonia con i molteplici ritmi della luna; molti monumenti significativi dell'antichità dimostrano quanta importanza gli antichi attribuissero all'osservazione e all'influenza degli astri e della luna. Le 4 fasi della luna: nuova, crescente, piena, calante Luna nuova: questa breve fase è un momento di passaggio e grande trasformazione, caratterizzato da una forte energia rinnovatrice. Ad esempio, chi digiuna in luna nuova, previene molte malattie poiché il corpo ha una maggiore capacità di disintossicarsi; è il giorno più propizio per liberarsi dalle cattive abitudini; alberi malati, dopo la potatura (che deve avvenire in luna calante), possono guarire. Luna crescente: questa fase è un momento di potenziamento e rigenerazione: il corpo accumula forza ed energia. E' un buon periodo per fare progetti, prendere iniziativa, socializzare. Si ingrassa più facilmente, le ferite tardano a guarire, ciò che viene somministrato al corpo per la rigenerazione e il rafforzamento funziona doppiamente; sono giorni giusti anche per i massaggi rigenerativi e rinforzanti. La biancheria, con la stessa quantità di detersivo, non si pulisce come in luna calante. In luna crescente e luna piena nascono più bambini. Luna piena: la luna si trova dietro la terra; uomini, animali, piante percepiscono chiaramente una forza che corrisponde al cambiamento di direzione degli impulsi della luna da crescente a calante. Questa fase è un momento di massima potenzialità dell'energia vitale. Luna calante: questa fase è un momento di consolidamento, bisogna lasciarsi alle spalle quanto acquisito per avanzare; è un buon periodo per rompere le relazioni e i contratti d'affari, disintossicarsi e depurarsi. Il corpo dispensa energia; si tende a non ingrassare anche se si mangia di più, le operazioni riescono meglio, le faccende di casa pure, in particolare quelle che hanno a che fare con il pulire, il lavare, lo sciacquare. E' il momento giusto per dipingere e laccare (i colori si asciugano meglio), nonché per effettuare tagli ritardanti dei capelli (compresa la depilazione) e per i massaggi rilassanti e disintossicanti. Abbiamo associato le energie delle 4 fasi del ciclo lunare alle energie che caratterizzano le 4 fasi del ciclo mestruale: i 2 cicli possono essere: 30 gennaio 2010 Fonte: http://www.radiokairos.it/?p=544
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COME REAGIRE DI FRONTE AL MALE? Cos'è il male? Cosa rappresenta da un punto di vista umano e spirituale? Come reagire al male che vediamo intorno a noi e che subiamo da parte dei poteri oscuri che cercano di schiavizzare le coscienze?
Di fronte alla questione - cui la vita ci pone continuamente - dell’esistenza del male e della nostra possibile reazione o non-reazione si aprono vari scenari, che vanno dalla percezione del male come fatto univoco, esistente solo sul piano terreno (il male è male, non c’è del bene in esso, va comunque combattuto e contrastato) al male come fatto biunivoco (il male sul piano spirituale ed il male sul piano fisico sono differenti e, anche: il male sul piano fisico non è che male necessario per sviluppare un bene più alto). Questa questione affonda le sue radici in alcune tra le questioni fondamentali dell'umanità - sia a livello di singolo che di genere umano - vale a dire nientedimeno che la dicotomia necessità/libertà e la necessità/arbitrarietà del male. Qualcosa con cui tutto il pensiero umano si confronta - e con cui si scervella - da diverse decine di secoli.‘Saltando’ a piè pari tutta la questione “io sono libero o no? quello che mi capita è necessario o posso evitarlo?” e ‘atterrando’ già in una forma mentis in cui i concetti fondamentale della Scienza dello Spirito sono operativi, potremmo fare le seguenti considerazioni: 1 - Se so che il male ha comunque una funzione positiva, perché combatterlo? 2 - Se qualcosa deve avvenire per karma o per - appunto - far manifestare quel ‘benedetto’ male, come possiamo noi impedirlo? 3 - Ammesso anche che sia possibile ipotizzare che - nonostante la funzione positiva del male - io voglia cambiarlo, come fare? Dunque vediamo. Per prima cosa direi - sembra un discorso che c’entra poco ma forse non è così - che uno dei concetti fondamentali che Rudolf Steiner ci ha insegnato è la necessità di usare il proprio pensiero come uno strumento di conoscenza in continua evoluzione. Uno strumento che andiamo affinando man mano che iniziamo a percepirne l’oggettività e la sua capacità di illuminare progressivamente il mondo umano, prima ancora del Mondo spirituale. Per fare ciò egli usa spesso l’analogia, considerandola un ottimo aiuto, sempreché siano congrui gli enti o gli oggetti che mettiamo in relazione. Allora, se invece di domandarmi, in generale: “se so che il male ha comunque una funzione positiva perché combatterlo?” avessi un problema tragico che investe la mia vita personale, mi farei lo stesso questa domanda? O invece direi a me stesso: “sì, certamente questo male l’ho chiesto io, certamente mi servirà a maturare, a crescere, ma per l’avvenire voglio fare in modo di non dover più imparare solo attraverso il dolore”? Forse penserei anche: “Se di fronte al male (inevitabile) che mi viene incontro dal destino come malattia o disgrazia o altro io non reagisco con odio ma con amore, accettazione e trasformazione di me stesso, metterò le basi non solo per il mio cambiamento ma anche per quello di chi è collegato karmicamente a questo evento e, soprattuto, diminuirò la possibilità che questo dolore mi si ripresenti”. Se, poi, questo male mi viene incontro da altri - ad esempio dagli inganni e dalla hybris del potere - io devo procedere su due strade parallele; sul piano spirituale devo accogliere l’evento come un fatto di destino, ma su quello umano - pur nella coscienza della mia corresponsabilità di tutto quanto accade nel mondo - devo necessariamente utilizzare Amore e Verità per contrastarne la manifestazione sul piano dell’incarnazione. Amore e Verità. Esempio: vedo un delinquente che sta picchiando una ragazza, o peggio. Che faccio? Penso: “è il loro destino, il legame inscindibile tra carnefice e vittima ha cause prenatali non eludibili? il male che lei deve subire fa parte del suo karma, dunque non intervengo, dato che quel male si trasformerà in bene?”. Non credo proprio, giusto? Il mio Amore (altruismo) mi spingerà a cercare di impedire quel male e la mia Verità (manifestare ciò che è giusto) mi spingerà a chiamare altri, la polizia o i carabinieri, giusto? Ecco, se trasponiamo questo esempio dal piano personale-individuale a quello generale-collettivo abbiamo le risposte alle tre questioni. 1 - Se so che il male ha comunque una funzione positiva perché combatterlo? R. Ne combatto la sua manifestazione esteriore, reificatasi nel regno degli effetti, mediante l’Amore che ne potrà rendere superfluo e inutile il ripetersi. 2 - Se qualcosa deve avvenire per karma o per - appunto - far manifestare quel ‘benedetto’ male, come possiamo noi impedirlo? R. Ancora con l’Amore posso intervenire su un evento che dal ‘regno delle cause’ (karma) è passato sul piano fisico-sensibile e dove quindi è affrontabile su questo piano con forze interiori (ed esteriori) che ne possono permettere la ‘disattivazione’. Il karma, una volta sciolto attraverso l’Amore, tende a non ripetersi nelle stesse forme. 3 - Ammesso dunque che sia possibile ipotizzare che - nonostante la funzione positiva del male - io voglia cambiarlo, come fare? R. Sempre con l’Amore sul piano spirituale (accettazione interiore dei motivi profondi per cui certe situazioni accadono e consapevolezza della mia, se pur minima, corresponsabilità) ma con la Verità su quello umano, vale a dire energica azione di: a - correzione interiore della menzogna di cui vengo a conoscenza; b - smascheramento esteriore della manifestazione della menzogna, dunque comunicazione, diffusione della verità, attraverso parole, scritti e quant’altro; c - azione - nei limiti delle mie possibilità (famiglia, amici, compagni di percorso) - per creare una coscienza tale da ipotizzare nel futuro la ‘non-necessità’ dell’incarnarsi di detto male, per la semplice ragione che - una volta venute meno le cause necessitanti - esso non sarebbe più necessario alla mia ed altrui evoluzione. Se saremo in grado di attuare nella nostra vita reale questi tre punti, ecco che le due percezioni del male, quella materialista e quella mistica tenderanno ad integrarsi, non generando più solo azione cieca o passività fatalista, ma realizzando nei fatti forse quella che è la massima fondamentale di “Filosofia della Libertà”: “Vivere nell'amore per l’azione e lasciar vivere nella comprensione della volontà altrui è la massima fondamentale degli uomini liberi". Fonte: http://www.liberopensare.com/articoli/item/739-come-reagire-al-male |
GESU' GUARISCE UN CIECO
1 Passando, Gesù vide un uomo che era cieco fin dalla nascita. 2 «Maestro», gli chiesero i discepoli, «perché quest'uomo è nato cieco? È stato per colpa dei suoi peccati o per quelli dei suoi genitori?» 3 Gesù rispose: «Né per un motivo, né per l'altro, ma è così perché in lui si possa dimostrare la potenza di Dio. 4 Finché è giorno, devo portare a termine il compito assegnatomi da Dio, che mi ha mandato. Poi viene la notte, e allora nessuno può più lavorare. 5 Ma finché sono ancora qui sulla terra, sono io la luce del mondo». 6 Poi sputò per terra, fece del fango con la saliva, lo spalmò sugli occhi del cieco, 7 e gli disse: «Va' a lavarti nella vasca di Siloe». (Siloe significa «mandato»). L'uomo andò, si lavò e tornò che ci vedeva perfettamente. 8 I vicini e gli altri che prima lo vedevano chiedere l'elemosina, meravigliati, domandavano: «Ma è proprio lui, quello che chiedeva la carità?» 9 Alcuni rispondevano di sì, altri dicevano: «Non può essere lo stesso, ma certo gli assomiglia come una goccia d'acqua!» E il mendicante diceva: «Sono proprio io!» 10 Allora gli chiesero come avesse recuperato la vista. Che cosa era accaduto? 11 L'uomo spiegò: «Un tale, che chiamano Gesù, ha fatto del fango e me lo ha spalmato sugli occhi; poi mi ha detto di andare alla vasca di Siloe a lavarmeli per bene. L'ho fatto ed ora ci vedo!» 12 «Adesso lui dov'è?» gli chiesero. «Non lo so» rispose l'uomo. 13 Lo portarono quindi dai Farisei. 14 Il fatto era avvenuto di sabato. 15 Allora i Farisei gli fecero un sacco di domande sull'argomento. L'uomo raccontò: «Mi ha spalmato del fango sugli occhi, mi sono risciacquato e adesso ci vedo!» 16 Alcuni dei Farisei dissero: «Dunque, se questo Gesù lavora di sabato, significa che non è mandato da Dio!» Altri obiettarono: «Ma come potrebbe un peccatore qualsiasi fare dei miracoli di questo genere?» C'era così fra di loro un forte contrasto di opinioni. 17 Allora i Farisei si rivolsero al cieco guarito e gli chiesero: «E tu, chi dici che sia quel tale che ti ha guarito?» «Penso che sia un profeta mandato da Dio», rispose l'uomo. 18 I capi giudei, però, non volevano credere che prima fosse stato cieco, finché non chiamarono i suoi genitori 19 e li interrogarono: «È vostro figlio questo? È nato proprio cieco? Se è così, come mai ora ci vede?» 20 I genitori risposero: «Questo è senz'altro nostro figlio nato cieco, 21 ma non chiedeteci come abbia fatto a riacquistare la vista, o chi l'abbia guarito. È grande abbastanza per spiegarsi da solo. Chiedetelo a lui!» 22 Parlavano così, perché avevano paura dei capi giudei. Costoro, infatti, avevano proibito alla gente di dire che Gesù era il Messia, pena la scomunica. 23 24 Così, per la seconda volta, i capi giudei mandarono a chiamare l'ex cieco e gli dissero: «Sii riconoscente a Dio, non a Gesù, perché sappiamo che Gesù è una persona poco raccomandabile!» 25 «Io non so se sia buono o cattivo», rispose l'uomo, «ma di una cosa sono sicuro: prima ero cieco, e ora ci vedo!» 26 «Ma che cosa ti ha fatto?» insistettero gli altri. «Com'è che ti ha guarito?» 27 «Insomma!» si spazientì l'uomo. «Ve l'ho già detto una volta e non mi avete ascoltato. Perché volete che ve lo ripeta? Per caso volete diventare anche voi suoi discepoli?!» 28 Allora lo insultarono e gli gridarono: «Sarai tu un discepolo di quel lo là, noi siamo discepoli di Mosè! 29 Sappiamo che Dio ha parlato a Mosè, invece di quel tale non sappiamo un bel niente!» 30 «Strano!» osservò l'altro. «Molto strano! Quell'uomo riesce a guarire i ciechi e ancora non sapete nulla di lui! 31 Ma noi sappiamo che Dio non ascolta i malvagi; esaudisce invece, quelli che l'adorano e fanno la sua volontà. 32 Da che mondo è mondo nessuno ha mai ridato la vista ad un uomo cieco fin dalla nascita! 33 Se quel tale non venisse da Dio, non potrebbe farlo!» 34 «Sporco bastardo!», gridarono quelli. «Vuoi farci da maestro?» E lo cacciarono fuori. 35 Quando Gesù seppe ciò che era accaduto, trovò l'uomo e gli disse: «Credi tu nel Messia?» 36 L'uomo rispose: «Dimmi chi è, Signore, perché voglio credere in lui!» 37 «Tu l'hai visto», disse Gesù. «È proprio quello che ti sta parlando adesso!» 38 «Signore», esclamò l'uomo, «io credo!» E adorò Gesù. 39 Allora Gesù gli disse: «Sono venuto in questo mondo, perché le persone siano giudicate in due gruppi. Sono venuto per dare la vista ai ciechi, e per toglierla completamente a quelli che credono di vedere!» 40 I Farisei lì presenti, chiesero: «Stai forse dicendo che anche noi siamo ciechi?» 41 «Se voi foste ciechi, non avreste colpa», rispose Gesù. «Ma la vostra colpa resta, perché dite di vedere e siete responsabili di ciò che state facendo».
Vangelo di Giovanni cap.9 Fonte: http://www.laparola.net/testo.php
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AIVANHOV E IL GATTO di Omraam Mikhaël Aïvanhov
(nella foto Aivanhov senza barba e un gatto sulle sue spalle)
" Vi confiderò un grande segreto. C' è poco tempo, in Svizzera, il nostro gruppo era riunito laggiù, a Villeneuve. Eravamo seduti in un prato, in silenzio. Intorno a noi c'erano delle querce, dei ciliegi, alberi di frutta. Mi avevano offerto di sedermi sotto un albero e ho scelto il ciliegio.
Durante il nostro silenzio, cose straordinarie si sono svolte. L' onore in ritorna al gruppo svizzero che, attraverso il suo ardore, il suo fervore, il suo amore, ha saputo attirare grandi soggetti provenienti da gerarchie ammontate.
Siamo rimasti cinque ore insieme, senza di noi aperiente di flusso del tempo. Eravamo in una beatitudine, una felicità raro.
Durante questa riunione, un piccolo gatto è arrivato, poi un altro alla sua suite. Il primo era così carino, piacevole, e bello! Senza alcuna adescamento, è salito al tronco del ciliegio ed è venuto porsi sulla mia spalla. Vi si è rannicchiato e, da lì, guardava i fratelli e sorelle con una grande gentilezza. Successivamente, è andato disporsi altrove ed è rimasto senza muovermi presso di noi. Sapete che io presta attenzione a tutti gli incidenti che accadono. Così ho studiato questo interrogazione del gattino, chiedendomi perché era venuto e qual era stato il suo ruolo. Ci trovavamo lontani da qualsiasi abitazione e perché era venuto qui, cos'è che lo aveva attratto? C' era con noi un cane che teneva un fratello, al guinzaglio.
Ecco la risposta che ho ricevuto alla domanda che mi ha lasciato. Non la crederete forse no, ma lei è vera. Ciò non ha alcuna importanza che pensavi fosse o no. Qui è una scuola e un giorno, più tardi, avrete delle conferme di quello che vi spiega o racconta. Quanto a voi, gli svizzeri, non si può strappare questa convinzione che tale riunione fu indimenticabile e che abbiamo vissuto degli stati superiori, come non mai. Quando abbiamo vissuto una giornata unica come quella, non si può negare che eravamo nella pace, nell'armonia, nella felicità.
Torniamo al gattino. Perché è venuto? Ecco perché: è venuto perché, in un modo o nell'altro, siamo riusciti a ottenere le benedizioni di amici molto in alto. Questi amici sono venuti, hanno riversato su di noi delle vibrazioni che esce da loro stessi e il regno delle piante, il regno dei minerali e il regno degli uomini erano presenti, ma che il regno degli animali mancava alla catena delle gerarchie che assistevano Alla nostra riunione, gli spiriti di tutti gli elementi erano là, attivi, il piccolo gatto è venuto. È stato inviato dall'alto. Serviva di trasformatore, di radio per inviare il messaggio di questa armonia nel regno e per il bene degli animali. Quello che vi dico vi può sembrare incredibile.
Ma questo gattino ha lanciato l'insegnamento della Confraternita negli animali. Non sai ancora il ruolo che svolgono gli animali. Che a volte ti guardano e si dicono: " che gli esseri umani sono bestie! Facciamo finta di non capire, di essere stupidi per poterli osservare ". Fonte: conferenza del Maestro, in Svizzera, il 4 agosto 1958
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Inviato da: natodallatempesta0
il 18/09/2024 alle 10:13
Inviato da: anima_on_line
il 14/09/2024 alle 21:54
Inviato da: animasug
il 12/09/2024 alle 19:03
Inviato da: elyrav
il 12/09/2024 alle 09:15
Inviato da: monellaccio19
il 10/09/2024 alle 17:31