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Dark side of Mars...

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Raccontami una storia - Le parole senza suono

Post n°225 pubblicato il 18 Luglio 2013 da Phoenix_from_Mars

Sfioro lievemente la tua mano, avvolta dal cerotto della flebo, e poi mi fermo. Non vorrei mai farti del male, anche se so che non puoi sentire dolore in questo momento, che non senti nulla e non puoi nemmeno renderti conto della mia presenza accanto a te.

Il suono ritmato del respiratore segue il ritmo del mio cuore, ed è l’unico rumore in questa stanza ovattata in cui non avrei mai immaginato di trovarmi. Il tuo viso sembra sereno, immobile, senza un’ombra di barba, così diverso dall’ultima volta in cui l’ho visto, quando sorridevi, in quella foto in cui sembrava che mi guardassi, con gli occhi scintillanti di vita e passione, e anche le mille volte che ho immaginato come sarebbe stato averti addormentato al mio fianco, dopo una giornata trascorsa finalmente insieme, a parlare, ad abbracciarci finalmente, magari a fare l’amore…erano comunque così diversi da questa immobilità che non sembra terrena…

Ricordo quando ci siamo conosciuti, attraverso un blog, scrivendoci commenti, poi messaggi privati, poi sentendoci al telefono…come ci siamo trovati immediatamente, scambiandoci pensieri, impressioni, confidenze.

Ricordo le serate e le notti passate al telefono, le risate e le parole che lasciavano il posto ai sussurri, quando mi hai detto: “Vediamoci”, quando io ti ho detto che preferivo aspettare, che era troppo poco tempo che ci conoscevamo…come mi pento adesso, di quelle parole, come avrei voluto essere più forte e più incauta e vederti subito, l’indomani, la settimana dopo.

Ma come potevo sapere? Come potevo pensare che saresti sparito, per settimane, che avrei  visto il blog abbandonato, il telefono che squillava a vuoto per ore…ti avrò fatto trecento chiamate..lasciato milioni di messaggi.

Come potevo immaginare che quando alla fine mi ero rassegnata che magari tu fossi come tante persone che si conoscono nell’universo virtuale, magari con una doppia vita, una moglie, dei figli, a cui tornare senza rimpianti..avrei ricevuto quella telefonata, dal tuo numero..a cui ho risposto al secondo squillo..quella voce di donna, in quel pomeriggio di sole che non dimenticherò mai.

“Manuel? Sei tu?”

“Pronto, Serena?”

Un colpo al cuore…quando a rispondermi ho sentito una voce di donna..e ho immaginato subito una fidanzata, una moglie, un’amante che ti aveva sbirciato il cellulare e trovato gli sms infuocati che ci mandavamo tutti i giorni.

E invece la voce di Francesca, tua sorella, che davvero aveva controllato il cellulare..e disperata, mi chiedeva di me, di noi, se davvero avessi avuto nella tua vita l’importanza che aveva intuito da quei messaggi, dalle mail, dalle centinaia di telefonate fatte al mio numero, in ogni momento della giornata, anche nel cuore della notte, quando mi sussurravi che non riuscivi a dormire e che mi avresti voluto con te.

Così, non ho avuto scelta. Ho dovuto ritrovare la voce per parlare, per confermare tutto..ho dovuto ascoltare i suoi singhiozzi mentre mi raccontava dell’incidente in moto, di come tu fossi da settimane in coma irreversibile…che mi scongiurava di venire a trovarti, a parlarti, per vedere di riuscire a strapparti da quel sonno di morte.

Non ho potuto rispondere subito, l’emozione mi attanagliava la gola, e così lei l’ha preso per un sì, aveva trovato sul tuo pc il dettaglio degli itinerari di viaggio che avevi fatto per venire a trovarmi e mi aveva fatto il biglietto aereo..mi aveva già mandato una mail con il codice, mi pregava di venire subito, si scusava per aver fatto tutto così, anche contro il parere dei suoi genitori, ma non si rassegnava a vederti andartene senza lottare.

E così l’ho fatta, questa pazzia, ho preso quell’aereo che avrebbe dovuto portarmi in braccio ai miei sogni e mi sono ritrovata nell’incubo peggiore della mia vita, vederti qui, inerme, in questo letto d’ospedale, con le infermiere che vengono a controllarti ogni tanto, con quell’aria rassegnata che vorrei tanto strappare dai loro visi professionali e freddi, ascoltare medici che parlano di trasferirti in una struttura attrezzata come se fossero sicuri che non ti risveglierai mai, vedere i volti dei tuoi genitori contratti dal dolore, abbracciare Francesca che mi ha accolto come fossi la tua donna da tutta una vita, e scoprire che nonostante tutta la determinazione del suo visino fiero, ha solo diciotto anni e rivuole indietro il suo fratellone.

E’ tanto, forse troppo. Non me lo ero immaginata così, il nostro primo incontro, tu saresti dovuto venire a prendermi all’aeroporto correndomi incontro, sollevarmi e baciarmi, subito, come tante volte avevamo immaginato, avremmo fatto un sacco di cose, mangiato insieme, passeggiato e parlato, finalmente occhi negli occhi, fino allo sfinimento…

La realtà è che non so nemmeno come siano i tuoi occhi, nonostante ti guardi talmente tanto da avere impresso nella mente ogni tuo lineamento. Non li hai mai aperti, da quando sono qui, nonostante io ti abbia parlato, tanto, raccontandoti di noi, chiedendoti di mantenere le promesse, di portarmi a vedere i tuoi angoli preferiti di questa città, ricordandoti quante cose mi dicevi, sussurrando al telefono come ora io faccio davvero al tuo orecchio.

La realtà è che, nonostante la mia buona volontà e la fiducia incrollabile di Francesca, niente è cambiato, in questa settimana, e io dovrò tornare al lavoro, e tu sarai trasferito e non ti rivedrò mai più.

Non saprò mai come sarebbe stato, e maledico la mia indecisione, il tuo rispettare le mie scelte, convintissima che avrei potuto cambiare il destino, se solo fossi stata più impulsiva ed avessi seguito il cuore.

Entra l’ennesima infermiera, controlla i parametri, pulisce il respiratore e cambia la flebo, operazioni talmente già viste che potrei farle io.

Invece, appena esce, infrango le regole e mi sdraio accanto a te, in quel letto bianco, attenta a non spostare i tubi e le flebo che ti tengono attaccato alla vita. Ti abbraccio, e appoggio la mia guancia alla tua, che è fresca e morbida.

Sento che ti sto perdendo, amore mio, e non so che fare.

Allora mi sfilo gli auricolari dell’Ipod e te ne metto uno all’orecchio. C’è una canzone che tante volte abbiamo ascoltato insieme, che tante volte mi hai dedicato e ti ho dedicato io, fregandocene dell’essere ripetitivi. La nostra canzone. E mentre la ascolto, con te,  per l’ultima volta, le mie lacrime scendono anche sulla tua guancia, così che sembra che stiamo piangendo in due, su questo amore perduto.

“Ti amo” sussurro.

E un allarme suona.

Sobbalzo, spaventata, forse ho inavvertitamente staccato qualcosa, e quando ti guardo, trovo due occhi di un azzurro intensissimo fissi su di me.

Non ho il tempo di essere sbalordita, le infermiere accorrono, chiamano i medici, mi spingono fuori dalla stanza e si affannano intorno al tuo letto, gli allarmi che sembrano impazziti.

Non ho modo di vedere cosa stia succedendo ma piango, spaventata di averti fatto del male, aspettando che qualcuno esca a rimproverarmi per la mia avventatezza, che mi chieda dove sono i parenti, come mai mi abbiano lasciata sola con un malato così grave senza assicurarsi che io sia una persona affidabile.
 E poi qualcuno esce davvero, ed è un’infermiera che ho visto altre volte, ma mai con un viso così. Sorride.

“Chiede di lei. Venga dentro, mentre avviso i suoi genitori.”

E mi sospinge all’interno di quella stanza, vedo i tubi del respiratore staccati e ti vedo, finalmente, libero da quell’apparato di tortura, con una mascherina a ossigeno su cui brillano gli occhi più belli che io abbia mai visto.

Vacillo, stordita,  ma mi avvicino e ti prendo la mano, attenta a non toccare la flebo.

“Non si sforzi a parlare, deve stare tranquillo adesso.” ammonisce l’infermiera accanto al tuo letto.

Ma tu trovi il modo, mi stringi la mano e mi attiri lievemente, con la poca forza che hai, finche non sono a pochi centimetri dal tuo viso e posso vederti bene, finalmente, posso vedere la tua bellissima bocca sorridere sotto la mascherina.

“Ti amo” articolano le tue labbra, e anche se non ne ho sentito il suono, sono le più belle parole mai udite in vita mia.

 
 
 
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AREA PERSONALE

 

CASTLE OF GLASS

Venite, entrate, pure

nella mia inquietante dimora

dove l'oscurita è un'affascinante padrona

e vi guiderà, un salone dopo l'altro...

Ma attenti alle segrete

da dove occasionalmente

proviene qualche stridor di catene...

E qualcuno vi si è già perduto.

Phoenix*

 

 

Viaggiatore che ti soffermi a leggere...

Non stupirti delle contraddizioni

e dei bruschi cambi di direzione che troverai qui.

Questo è il mio mondo su Marte.

Guarda bene, tu che sei capace di andare oltre.

Fuoco e ghiaccio, mente e cuore, miele e veleno, sorriso e lacrime...

This is me.

Phoenix*

 

 

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SCRIGNO DELLE DOLCEZZE CHE MI AVETE REGALATO...

"Io so che la Fenice è nata per volare...in alto...non per camminare raso terra...ed è bella così."

"Buongiorno, Luce dei miei occhi!" 

"Sei il mio primo pensiero...ancora confondo realtà e sogno...scambio stelle per i tuoi occhi e terra bruna per i tuoi capelli...resto in attesa per sentirti respirarmi dentro...mi manchi."

"Ti ho dedicato plainsong!
....tu sei come la canzone.....
dolce.....delicata.......
una camminata a piedi nudi a riva...."

"Mi incanto ad osservare i tuoi occhi, mi parlano..."

"Amuleto prezioso della mia anima..."

"Eri bellissima ieri mentre arrossivi..."
"Se una vera Amica, una persona di cui ci si può fidare ad occhi chiusi."

"Tu sei un animo tenero e un cuore prezioso."

"Una persona come te è difficile che non trovi amici ovunque!"

"Ah, ma io intendevo divorarti, onore compreso :D"

"Sei un'anima speciale...è bellissimo starti vicino."

"Io so che ho a che fare con una persona che mi fa ridere,pensare,trepidare,stimolare..
Che mi fa venir voglia di accendere il pc per vedere se c'è.....basta questo.."

 

"Stupida..."
"Chi ti conosce non ti dimentica, e chi ti ha persa ti rivuole... perchè tu resti dentro."

 

 

 

 

"Hai uno sguardo bellissimo."
"Con te ho messo a nudo la mia anima...ed è stato bello."
"Ciao, Splendida Fenice di Fuoco!"
"La moglie ce l'hanno tutti, l'amante ormai è di moda, quello che è da nascondere e custodire è un'amica come te, un bene raro e prezioso."
"E il mio pensiero ti verrà a cercare, tutte le volte che ti sentirò distante, tutte le volte che ti vorrei parlare, per dirti che sei solo tu la cosa che per me è importante..."


 

"Nuova Luce di Luna
ti Accarezzi la Chioma
ti Culli nei Tuoi Sogni
ti Avvolga nella Tua Femminilità"

"E' uscito il sole..o sei uscita tu??"

"Non so come fai a creare questo senso di famiglia qui, ma ti adoro per questo..è la cosa che più mi piace di te."

"Ho pensato una cosa, domani ti lascio uno zainetto pieno di baci all'ingresso della stazione... Quando il treno passerà sopra il fiume, ricordati di raccoglierlo!
Mi raccomando, non consumarli tutti subito, portane qualcuno fino a Milano..."

"Sei una tosta dal cuore tenero tu..."

"Sono sulle mie montagne..sto ammirando l'incanto della natura...e quello della donna che sei"

"E' stato bello inciampare su di te :)"

"Il tuo castello lo definirei una reggia, aperta a poeti e animi sensibili, dove sempra impera la musica e i contributi artistici di ognuno spargono dolce l'olezzo delle buone sensazioni."

 "Tu cammini a due metri dal suolo e la tua presenza è taumaturgica per questa community spesso asfittica."

"Sei troppo forte, tu, sei imparagonabile, e non ti sto facendo un complimento!"

"Era un giorno qualsiasi quello nel quale hai dimenticata aperta la finestra della stanza e il "rombo" della mia yamahina ne ha attraversato lo spazio. Qui era una giornata simile alle altre in principio....fino a quando ti sei affacciata e mi hai sorriso. Non ho mai impennato, ma quel giorno credo di averlo fatto, perchè le gomme hanno divorato la linea immaginaria che nel frattempo il fumo tracciava tra le parole, raggiungendoti"
"...e quando le altre mi chiederanno...dirò: après Nicettà...rien est comparable."


 

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