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« siamo al centro(sinistra...Ci credete che non si ri... »

Quale modello per l'Italia? quello greco, naturalmente....

E' ormai storia: chiunque dei partiti vinca un elezione la prima cosa che fa é l'infornata, ossia amici (di partito e non), parenti, sostenitori, sponsor ecc. tutti hanno un contentino nella pubblica amministrazione, tutti. così con il passar degli anni la P.A. é diventata il contenitore, la discarica del pagamento delle varie cambiali firmate dai politici: il numero é lievitato e, sempre complice la politica, la qualità é diventata da V° mondo se non da VI°. Come risolvere il problema? Una seria politica innanzitutto non avrebbe creato tali condizioni ma, pur ammettendo che ci fosse stato uno stacco fra una linea e un altra, si sarebbe posto il problema di risolverlo: sarebbe stato facile perché si potevano rafforzare i criteri per entrare nel lavoro pubblico e vietare, per esempio, consulenze e simili. Come se non bastasse é arrivata l'ondata liberista, quella ideologia che propugna che tutto è mercato e lo Stato deve mantenere solo Difesa (...), sicurezza interna (e ti credo usano le forze di sicurezza per reprimere le proteste che esplodono, sempre, quando il liberismo getta la maschera e si manifesta per quello che é..... una rapina dei molti a favore dei pochi) e giustizia (per pochi): il resto venduto. Per un paese come il nostro é stato una manna: con la casta che ha compreso benissimo che anziché mettere a concorso un singolo posto ne poteva averne .... tre e tutti precari e controllabili nonché ricattabili. Per arrivarci si doveva:

  1. creare le condizioni. Fatto: nel '92 si entrò in una crisi (voluta?) economica e si mise in atto uno shock ossia si liberalizzò le aziende (con gli esiti che oggi vediamo sotto gli occhi) e privatizzò il lavoro pubblico. Con la legge Treu si liberalizzò anche l'entrata nel mondo del lavoro con la precarizzazione e l'allentamento dei vincoli e dei diritti.. si creò così la figura del .. precario a vita; e nella pubblica amministrazione ne hanno fatto una bibbia.
  2. Spingere il processo avanti. Compatibilmente con le clientele con cui vive la politica italiana il processo è andato avanti: si dovevano precarizzare i servizi, che diventano forniture, e eliminare la P.A. e nel secondo caso è stato facile: bastava renderla inefficiente, e ci sono riusciti nulla da aggiungere.
  3. Deprimere la stessa P.A., evitare che funzioni.. sennò come si fa la gente, ad esempio, ad andare a farsi esami nei laboratori clinici privati?
  4. Creare nell'immaginario collettivo la figura del fannullone (esistente anche nel privato, ma nel pubblico si sa fa ganzo) che vive a sbafo.. alla campagna hano contribuito tutti: sinistra e destra senza soluzione di continuità e con la collusione sindacale che si limitavano a protestare e basta

.. a cosa doveva portare tutto ciò? All'attuale situazione: alla fine dei tagli, e dell'imposizione delle tasse, non restava che tagliare i pubblici: detto fatto. Partiamo dall'assunto che la stessa Corte dei conti ha detto che le continue variazioni dei tagli e delle piante organiche, non dando stabilità all'azione delle amministrazioni, impediva il loro svolgere del servizio nel migliore dei modi e che il male vero della P.A. risiedeva nell'alto grado di corruzione e inefficienza non nel peso economico visto che i salari sono fermi al 2009 come pure i pensionamenti fermi o ridotti al minimo con l'allungamento dell'età pensionabile e se a ciò aggiungiamo la presa d'atto che della gran massa (175 mld) del salario pubblico è presa dai dirigenti, il quadro mi pare chiaro perché nella massa dei lavoratori pubblici vi mettono di tutto: dai dipendenti ASL a quelli dei trasporti ai ministeriali alle aziende autonome ecc. un mondo variegato e spesso diversamente regolamentato ma nella campagna di disinformazione sul pubblico impiego questo é un dettaglio non rilevante, anzi meglio tacere.

Diamo qualche numero?
In Italia, secondo il conto annuale della Ragioneria generale, ci sono (tutti compresi) 3.253.097 e, applicando un taglio del 15% al numero dei dipendenti, vi sarebbe un licenziamento di massa da situazione greca: 487.965 dipendenti nei confronti dei quali risolvere il rapporto di lavoro; i risparmi ottenibili in questo modo sono molto significativi, ma lontanissimi dai 35 miliardi immaginati  da qualcuno dato che il conto annuale ci dice che la retribuzione media dei dipendenti è di 34.652 euro l’anno, che moltiplicata per il numero dei dipendenti da licenziare darebbe come risparmio la cifra di euro 16.908.947.587 non 35 mld quindi.... la cifra é una balla. I dipendenti pubblici non hanno affatto l’indennità di mobilità e la disciplina degli esuberi e dei licenziamenti, prevista dall’articolo 33 del d.lgs 165/2001 che prevede in materia che  il dipendente in esubero vada in “disponibilità” fino a 24 mesi con un trattamento economico non superiore all’80% dello stipendio di base, ad esclusione di retribuzioni accessorie e straordinari. Poiché queste mediamente incidono per il 12%, in realtà nei 24 mesi di disponibilità il dipendente otterrebbe circa il 70% della retribuzione complessiva. Dunque, sarebbero comunque da spendere circa euro 11.836.263.311. Questo, perché le pubbliche amministrazioni che dichiarano l’esubero debbono continuare a pagare con propri fondi i dipendenti eccedentari, non essendovi la copertura dell’Inps. Sicchè, nel primo biennio, il risparmio effettivo, sempre molto significativo, sarebbe di circa 5,1 miliardi e non certo di 35 mld di cui sopra. Le Pubbliche Amministrazioni, ad oggi, sono in grado di pagare siumili cifre di tasca propria? Io dico di no visto che nella maggior parte degli uffici pubblici i dipendenti spesso lavorano con mezzi propri e non certo forniti dalla P.A.: ad esempio i poliziotti che la benzina ce la mettono di tasca propria e le stesse macchine che usano ne girano solo, quando va bene, la metà.......

La spesa per il lavoro pubblico, contrariamente alla vulgata ed agli slogan, secondo la Corte dei conti, Sezioni Riunite non è affatto superiore a quella dei Paesi competitori. La Relazione 2011 delle Sezioni Riunite in sede di controllo sul costo del lavoro pubblico spiega che la spesa è simile. Nel 2009:

  1. l'Italia ha incontrato una spesa di 171.905 milioni di euro, contro i 254.326 della Francia, i 177.640 della Germania, i 189.464 dell'Inghilterra ed i 125.164 della Spagna (solo quest'ultima è inferiore).
  2. La spesa pro capite italiana è di 2.863 euro, inferiore a quella francese (3.951), e a quella inglese (3.076), e superiore a quella tedesca (2.166) e spagnola (2.731).

In linea anche il peso delle retribuzioni del lavoro pubblico rispetto al Pil: sempre nel 2009, in Italia la percentuale è stata dell'11,3%, in Francia del 13,2%, in Germania del 7,4% (l'unica inferiore), in Inghilterra del 12,0%, in Spagna dell'11,8%, nell'Area Euro del 10,8% e nell'Area Ue dell'11,2%.

Stessa tendenza vale se si considera la quota della spesa per redditi da lavoro sul totale della spesa corrente: nel 2009 per l'Italia è stata del 23,5%, mentre del 25,8% in Francia, del 16,6% in Germania, del 26,1% in Inghilterra e del 29,8% in Spagna.

Se a questi dati aggiungiamo quelli dello studio Eurispes su dati Ocse, scopriamo che nel 2007 in Francia c'erano 3.175.000 dipendenti, in Germania 3.250.000, in Inghilterra 4.179.000 e in Spagna 2.202.000.

Dunque:

sono sostenibili quasi 500 mila licenziamenti nel settore pubblico?

a) sul piano delle conseguenze ovvie sui licenziati;

b) sul piano delle conseguenze sull’occupazione e la capacità di spesa della popolazione, che verrebbe nuovamente falcidiata a causa dell’enorme numero di licenziamenti;

c) sul piano dei servizi ai cittadini, messi seriamente a rischio da una riduzione formidabile dei dipendenti pubblici, che allontanerebbe l’Italia dai principali Paesi competitori

d) si segnala, tuttavia, che una delle ragioni delle inefficienze gravi della pubblica amministrazione e delle possibili fonti di finanziamenti illeciti a partiti sono le consulenze e gli incarichi esterni, che nel 2010 hanno comportato un costo di euro 2.570.745.279.

e) andrebbero definitivamente cancellate le norme che consentono di incaricare dirigenti esterni alle dotazioni organiche, spesso pagati molto di più dei dirigenti di ruolo e non di rado fonte di ingerenze partitiche-politiche nelle gestioni, alla base di spese non controllate o non efficienti.

Ora il punto é: che senso ha tutto ciò? E come mai solo la USB ha denunciato i protocolli d'intesa e non anche tutte le altre sigle? E perché non si comprende che più di licenziare personale basta farlo lavorare bene e velocemente senza procedure, nonostante la tanto sbandierate "semplificazioni", farragginose e di stampo prettamente borbonico?

Non é che, forse, dietro la campagna diffamatoria messa in atto dalla politica e dai media di regime non si vuole nascondere l'idea di "svendere" tutto al minor prezzo possibile per poi scoprire, come già accaduto per la maggior parte delle cosiddette liberalizzazioni, che forse qualcosa non é andata per il verso giusto e che, sempre forse, era meglio non mirar a far, male, cassa e e basta e che il vero male é proprio la politica rapace e insofferente verso la legalità che solo lo Stato é in grado di assicurare ai cittadini se é reso efficiente e funzionante?

Se io non lavoro DEVO essere licenziato; ma prima di esserlo mi devono dire come faccio a lavorare se lavoro con pc di almeno 8 anni e con procedure che risalgono al 1997...... mentre il mondo é andato oltre tutto ciò?

p.s.

essendo proveniente dal mondo sindacale ho chiesto ad un mio  caro amico proprio dell'usb lucchese di fornirmi dati e documenti per fare il post. Lo ringrazio sentitamente per la gentile collaborazione e aiuto pur io non essendo parte di questa organizzazione.... grazie Marco.

 
 
 
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