XXI secolo?

Berlusconi e il Partito della Libertà: un nome un marchio.........

Che fosse necessario cambiar strada per non morire "politicamente" Berlusconi, da par suo (il fiuto dell'uomo è ineguagliabile per lo stormir di fronde da parte del vento che cambia e che può diventare tempesta se non evitato), l'aveva capito da un pò. Il partito-azienda ormai gli va stretto e sembra aver compiuto la sua parabola (è ormai troppo istituzionalizzato e diviso in correnti) preso com'è nella morsa dei pretoriani (per la maggior parte personale politico della I° Repubblica del vecchio pentapartito che vi si è riciclato e rifato la verginità) forzitalioti che vedono come il fumo negli occhi la nascita dai circoli della libertà (frutto della capacità di lavoro della Brambilla di cogliere le aspettative di movimentismo dell'elettorato tradizionale pentapartito) e sono in pieno allarme per la creazione del PdL che, come dichiarato, vedrà la prima prova ad Aosta nelle locali elezioni. Si sa Berlusconi - che nasce televisivo - ama poco l'immobilismo politico e sociale e sa che l'elettorato di cui è espressione ama poco i partiti e la politica (vista da essi come lontana gli elettori di questa parte politica fanno parte di quel mare magnum di libere professioni che della politica sanno solo quel poco che sentono in tv e leggendo il giornale ma non vi partecipano direttamente nè vi si appassionano più di tanto anche se il centro-destra per la maggior parte è composta da personale politico proprio espressione diretta di queste corporazioni) in senso stretto ed è più portata a seguire l'idea e l'uomo che se ne fa portatore che a correre indietro a progetti di futuri migliori ma improbabili preferendo guardare al breve termine del profitto sociale e personale. Inoltre ormai FI è troppo diviso in correnti in lotta fra loro  con capi corrente che fanno a gara per ingraziarselo (a scapito delle strutture locali che difettano troppo spesso di democrazia interna) e "scaldarsi" al sole. Con le premesse con cui era nato FI aveva una conntazione movimentista, nello stampo liberale a cui si ispirava, ed era formata soprattutto di personale proveniente dalle aziende familiari  e del ceto sociale conseguente con il tempo si è sempre di più adeguato alla italica tradizione centrista delle corenti appunto e quindi a uno come Berlusconi che vede come il fumo negli occhi la fissità della struttura partitica da tempo (era detto sui giornali da mesi ormai) pensava alla creazione di "altro" che ritrovasse da un lato le origini di FI e dall'altro si avvicinasse alla tradizione repubblicana e conservatrice americana del partito "leggero" che è costruito in modo fa fornire al leader supporto adeguato ma non fosse ingombrante come struttura interna: un'adeguamento all'america way of life's tanto di moda oggi anche fra i suoi avversari che con il ParDemscimmiottano l'analogo partito democratico americano. Ma non è tutto. Avendo nel dna la televisione ed avendone assunto i ritmi e conoscendone i meccanismi ha capito che si attraverso il suo carisma poteva nascere un partito (FI) e proliferare ma esso ormai non buca più il video ed i suoi esponenti sono troppo esposti e quindi via con il rinnovamento e largo ai giovani: e come farlo se non attraverso i circoli della libertà (vera fucina di talenti strutturati un pò come le vecchie scuole di partito della I° Repubblica e un pò come laboratorio di osservazione delle tendenze future dell'elettorato per far emergere figure che altrimenti sarebbero rimaste nell'ombra dei grandi rais di FI) e così mentre nel centro(sinistra?) il personale politico è vecchio e ormai, televisivamente parlando, logoro da troppe battaglie a Destra sangue nuovo scorre nelle vene dei suindicati circoli e nuovi pretoriani si fanno strada e per loro (e per chi si adegua di FI agli ordini del capo) addirittura viene creato un partito nuovo (e non un nuovo partito come sprezzantemente detto da avversari politici che non ne hanno colto la novità vera dell'idea) che, nella continuità del leader che non ha nessuna voglia di farsi da parte, esprime oltre ai ceti "storici" dell'elettorato crea nelle giovani generazioni il mito della novità e dà vita alle loro speranze di affermazione personale e sociale. E' anche vero che con lo staff tecnico personale di cui dispone Berlusconi chiunque potrebbe diventare Presidente di questo o di quello ma la discriminante di base resta la stessa: la fotogenia tv trasposta nelle aule parlamentari e, naturalmente, il sottostante conformismo di modi e motti di atteggiarsi (coniugando il perbenismo delle facce pulite con le nuove idee di cui spessissimo nuove generazioni slegate alla storia precorsa si fanno portatrici) che ne fa dei perfetti siboli per chi ne condivide scopi e idee. Una vera operazione chirurgica è stata fatta con la nscita di questo partito: e lo si poteva fare non nelle stanze di un qualche congresso dove si centellinano numeri, delegati e correnti ma al chiuso della stanza di un notaio dove solo "chi" dispone delle chiavi sia del "vecchio" maniero che del nuovo castello poteva promuovere e attuare un blitz di tal fatta: in una parola solo chi ha la borsa e il potere di aprirla e di chiuderla decide come, dove, e con chi e nel caso di opposizione lasciato cadere nell'oblio del nulla televisivo e mediatico. Non meraviglia infatti che, nello stile classico dell'imprenditore, il PdL sia stato messo sotto marchio UE e per tal motivo verrà protetto dalla legge per quanto riguarda eventuali "imitazioni" amichevoli o meno e soprattutto ha completamente spiazzato sia gli alleati che i capi di FI. Le reazioni non si sono fatte attendere, naturalmente, e sono state improntate in un ventaglio che va dall'essere stati colti di sorpresa (con annesso sentimento di essere ormai stati messi in un angolo dal "Re Sole" con prospettiva o di fare buon viso a cattivo gioco o rimanere all'ombra e non potersi più scaldare) ad un sempre più evidente fastidio di chi (gli alleati in questo caso ma anche ampi settori di FI) si era fatto già il conto di dover lottare per la futura leadership della CDL ed ereditare la forza, anche economica, del Capo e ora si vede messo in un colpo solo fuori gioco sia dalla leadership sia dall'eventuale "glorioso" futuro che gli arrideva. Ecco la bravura e la vera novità di Berlusconi: nel '94 comprese che con la scomparsa del pentapartito un'intero settore della società rischiava di non avere rappresentanza politica e se ne mise a capo con un partito-azienda di stampo efficientista che disdegnava lo Stato e la politica (pur usufruendo del personale politico del pentapartito stesso) così com'erano stati fino ad allora intesi (ed anche per autodifesa visti gli "attacchi" della magistratura che indagava sulle aziende del gruppo di famiglia per una serie di operazioni economico-finanziarie non proprio a norma) ed oggi nel comprendere che l'isituzionalizzazione della CdL, in generale, e di FI, in particolare, avrebbe comportato non solo la propria eclisse politica ma anche la nascita di una nuova balena "bianca" che, agli occhi di un'elettorato scontento della politica tradizionale e poco propenso a delegare ad altri i propri destini e fortune (e propenso più a seguire un capo carismatico che un'insieme di partiti e partitini litigiosi e "malleabili") e che avrebbe finito per abbandonare anche quel poco di politica che seguiva rimanendo di nuovo senza rappresentanza e lasciando di nuovo il campo al centro(sinistra?), sarebbe suonato come "preistorico" e autolesionista oltremodo nonchè suicida politicamente. Non sono di questa parrocchia, sia chiaro, ma non posso non ammirare la capacità di movimento ed il coraggio di Berlusconi nel tentare questa nuova avventura lasciando tutti (amici, avversari ed alleati più o meno veri) indietro di una spanna a leccarsi le ferite e a rincorrerlo nel tentativo di ritornare al "caldo" delle stanze di una casa (la quale senza che loro se ne accorgessero) è stata in una sola volta demolita completamente senza nè rimorsi nè rimpianti. Il centro(sinistra?) ha molto da riflettere su questa vicenda: la speranza (per modo di dire) è quella che non commettano, come nel '94, l'errore di irridere e denigrare perchè stavolta come allora il risveglio della sconfitta sarebbe cocentissimo e mortale; ma non solo ci sarebbe anche il rischio che da una tale sconfitta non si risolleverebbe più per decenni lasciando campo libero al "loro" nemico di fare e disfare a proprio piacimento  senza opposizione nè pungolo: in pratica avrebbe aperto alla via "americana" dell'autoritarismo democratico tanto caro a Bush e soci e che sta portando quel paese (dopo appena otto anni, anche se le radici del processo, sono quanrantennali) sull'orlo del collasso senza che all'orizzonte si veda un personaggio di levatura tale da invertire il senso di marcia e riportarlo nell'alveo della demorazia compiuta quale doveva essere nel disegno dei padri fondatori.