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Messaggi di Giugno 2014

BLOG IN LUTTO ......

Post n°3235 pubblicato il 25 Giugno 2014 da ninograg1
 

L'HA ANNUNCIATO STAMANI ALLE 6.24 RAINEWS 24:

IL GIOVANE NAPOLETANO CIRO ESPOSITO

E' DECEDUTO!

QUESTO BLOG VA IN LUTTO PER QUESTA GIOVANE VITA UCCISA PER UNA PARTITA DI CALCIO DA UN BALORDO....

LEGGETE ANCHE IL POST PRECEDENTE..

 
 
 

Come si crea una bufala....

Post n°3234 pubblicato il 24 Giugno 2014 da ninograg1
 

Nella società dell'informazione diffusa c'è un rischio, la bufala. Ce ne sono stati esempi gravi, gravissimi altri meno importanti e altre .... fatti girare ad arte per "vedere l'effetto che fa".

Una cosa che è rischiosa in certi casi ma diventa sciacallaggio quando ha a che fare con fatti gravissimi o con la vita delle persone: un caso si è gonfiato proprio oggi quando è girata su facebook che il tifoso del Napoli Ciro Esposito fosse morto... NON ERA VERO. Sia chiaro E'GRAVISSIMO e, secondo alcuni media online, clinicamente morto che è cosa ben diversa dal far girare la dipartita.... cose del genere, oltrechè fuorvianti, sono pericolose, e sapete perchè?

  1. Napoli è una piazza molto particolare, io son di quella città, dove cose del genere son prese molto male dalla gente e in particolare dagli amici del giovane immagino vista la premeditatezza,  e perchè anche vista l'appartenenza politica, del gesto da parte dell'individuo che l'ha commesso;
  2. in tanti hanno preso in giro il tifoso del napoli seduto sulla rete dello stadio e invece forse avrebbero dovuto prenderlo sul serio visto che tutto è filato liscio.. ma ora chi fermerà la rabbia dei tifosi e alla prossima partita contro la Roma chi impedirà la caccia all'uomo per vendicarsi se dovesse andare tutto storto?
  3. Come mai è girata la voce della sua dipartita? Chi l'ha messa in giro? Anch'io, confesso, ci son caduto e l'ho condivisa ma stasera ho potuto fare qualche ricerca ed ho visto che era, a dir poco, inesatta e ho fatto subito ammenda denunciando proprio su facebook la sua inesattezza e il potenziale sciacallaggio che si poteva innescare....

Premettendo che non è giusto morire per una partita di calcio e nemmeno finire all'ospedale in gravissime condizioni ci dovremmo finalmente chiedere cosa vogliamo fare per evitare in futuro che accadano cose del genere; cosa vuol fare lo Stato affinchè si colpisca duramente, come hanno fatto in inghilterra, il fenomeno ultrà e, soprattutto, se ci decidiamo a cambiare approccio con questo malessere sociale che trova sfogo solo negli stadi a fronte di una vita spesso frustrata e senza futuro..... hanno ragione genitori e amici a chiedere le dimissioni delle autorità preposte all'ordine pubblico ma potrebbe non bastare perchè state pur certi che finchè la politica e le società di calcio tollereranno e, in certi casi fomenteranno, questo fenomeno nulla cambierà.. fino al prossimo caso.

p.s.

ora che gli eroi, stramiliardari mercenari, della nazionale tornano a casa con la coda fra le gambe (COSA DI CUI RINGRAZIO LA NAZIONALE URUGUAYANA IL CUI PRESIDENTE E' STATO IN QUESTI GIORNI FOTOGRAFATO A FARE LA FILA, COME UN QUALUNQUE COMUNE MORTALE, PER ESPLETARE ALCUNI ESAMI SANITARI... UNA COSA INIMMAGINABILE QUI IN QUESTO PAESE STRANO E POMPOSO CHIAMATO ITALIA; CE LI VEDETE POLITICI E SODALI A FARE LA FILA PER QUALCOSA?) possiamo tornare a parlare di quello che ci stanno per propinare per farci ricacciare dalle tasche, con gli interessi, gli 80 euri che ci hanno elemosinato: aumento dell'accisa sulla benzina e su idesel; aumenti dei tabacchi; aumento del "contributo" per richiedere il passaporto; aumento del "contributo" comunale per il rilascio di attestazioni ecc.; aumento delle addizionali comunali e regionali; aumenti..... bè fate voi nella lista tanto è lunghissima; e ora ci si mette anche il decreto monster sulla pubblica amministrazione, molte perplessità sull'alto colle, e il semestre europeo di cui approfitta subito l'inquilino romano per lanciare i mille giorni per le riforme.... ma non dovevano essere cento? Mah... che fosse riuscito a moltiplicare i giorni oltre che le riforme?

 
 
 

Il nodo Iracheno e che fa paura all'Occidente di Massimo Fini

Post n°3233 pubblicato il 23 Giugno 2014 da ninograg1
 

questo post l'ho preso dal blog di Beppe Grillo

Il Passaparola di Massimo Fini, giornalista e scrittore.


Quello che sta accadendo in Iraq, con questa avanzata irresistibile dell’Isis, alias Stato islamico dell’Iraq e del Levante, è un fenomeno che può cambiare la storia non solo di quella regione, ma anche dell’Occidente, nel senso che qui non siamo più a una guerra interna irachena tra Sunniti e Sciiti di cui non fregava niente a nessuno perché se la vedevano tra di loro. Questi dell’Isis, in realtà, sono una specie di internazionale del radicalismo islamico. Ci sono i Sunniti (la parte orientale dell’Iraq), ma a questi si sono uniti gli islamici di altri Paesi, dalla Siria alla Somalia. E tra l’altro ci sono anche volontari europei. Ci sono 500 britannici, 300 francesi… Quindi l’obiettivo dell’Isis non è semplicemente quello di conquistare parte dell’Iraq, ma di muovere una guerra totale al mondo occidentale. Non è più una questione interna all’Iraq.
Questa situazione è paradossale: che cosa avevano fatto gli americani? Avevano creato questo governo fantoccio, come hanno fatto in Afghanistan, e avevano finanziato un esercito (a sua volta fantoccio). Infatti, di fronte all’avanzata dell’Isis si è immediatamente liquefatto, non opponendo alcuna resistenza. L’unica resistenza, adesso, la può fare l’Iran, mandando le sue truppe. Si creerebbe, così, questa alleanza curiosa tra Stati Uniti e l’odiato nemico di sempre, il pericolo numero uno, uno dei Paesi dell’asse del male: l’Iran. Gli Stati Uniti, dunque, hanno ottenuto un bel risultato… Ora si devono alleare con l’Iran, ma non è detto che ce la facciano a respingere l’Isis, perché questi sono infinitamente più motivati e poi, ripeto, stiamo parlando di una internazionale del radicalismo. Ci sono più o meno tutti. Manca la Turchia. La Turchia sta quieta e cauta, perché in questa avanzata l’Isis ha lasciato perdere i curdi, con cui non hanno contrasto, e infatti avanzano verso Baghdad, verso il centro l’Iraq. E la Turchia ha una enorme paura (da sempre) che i Curdi iracheni possano unirsi in una guerriglia con i curdi turchi, che sono 12 milioni di persone. E se si scatenano i curdi turchi la Turchia è fottuta. Per questo motivo gli americani per tanto tempo hanno massacrato i curdi, per interposta persona. Proprio per impedire che l’indipendentismo curdo si espandesse anche in Turchia. C’è da tenere presente che i Curdi sono gli unici, veri, che avrebbero diritto a avere uno Stato, perché tutta quella zona lì si chiama Kurdistan (c’è dentro Iraq, Turchia, Azerbaijan, Iran).
Il fatto, ripeto, è che l’Isis non incontra una resistenza da parte del esercito regolare, quello di al-Maliki. Perché i soldati non vogliono combattere e quando succede questo è l’inizio della fine. Un po’ come la Rivoluzione d’ottobre, dove lo Zar continuava a mandare eserciti contro i rivoluzionari, che erano 4 gatti, e gli eserciti si liquefacevano durante il percorso. E’ quello che sta accadendo. Non c’è un vero esercito che difende, in questo momento, l’Iraq creato dagli americani, l’Iraq di al-Maliki.
Gli americani spostano navi, spostano droni, ma questa gente tu la puoi fermare solo con battaglie di terra e gli americani non sono in grado di fare battaglie di terra, perché non hanno le palle per fare le battaglie di terra. Possono essere equipaggiati come vogliono. Ecco perché è necessario un intervento iraniano, perché loro a fare la guerra come si deve sono abituati, l’hanno fatta per 10 anni contro Saddam Hussein. Pensare di poter fare la guerra solo con i droni e con l’intelligence o con gli aerei, non è pensabile in una situazione di questo genere. E poi gli americani non possono permettersi altri morti dopo l’impressionante numero di vittime in Afganistan (anche se i numeri occultati).
Tutto, insomma, dipenderà dallo scontro, da chi vincerà lo scontro tra Isis e Iran. L’Iran è un Paese molto strutturato, però non è una brigata internazionale, quindi difficilmente controllabile e non facilmente battibile. E poi continua ad appropriarsi delle armi che altri lasciano, quindi continua a rafforzarsi.
Bisognerebbe chiedersi perché si è arrivati a questa situazione. L’Iraq è un paese creato cervelloticamente dagli inglesi nel 1930, che hanno messo insieme queste tre comunità che non c’entravano niente l’una con l’altra, e solo un dittatore feroce poteva tenerle insieme, cioè Saddam Hussein. Lungi da me difendere Saddam, ma avere eliminato lui ha creato prima la guerra civile tra Sunniti e Sciiti, e oggi questa (che è assolutamente nuova) di queste brigate internazionali che qualcuno definirebbe del terrore. Sono radicalisti islamici che hanno le palle piene dell’occidente, oltre che degli Sciiti, perché sono Sunniti.
La mia idea è sempre stata che la guerra ha una sua ecologia, se vai a metterci il dito crei sempre sconquassi peggiori di quelli che volevi evitare. Certe situazioni hanno un loro senso, penso alla Libia, tu hai ucciso Gheddafi, con cui avevi fornicato fino al giorno prima e la Libia oggi è una terra totalmente ingovernata e ingovernabile, che diventa un pericolo per i francesi e per gli occidentali in generale, che l’hanno aggredita.

p.s.

Massimo Fini mi piace, dice, racconta sarebbe più esatto dire, cose e storie che mai sentiamo nei media e nemmeno in rete perchè parte da un punto di vista molto particolare.. ossia usa un metro, scomodo per molti, che l'ha sempre contraddistinto in tutte le sue pubblicazioni, che parte dalla domanda perchè e arriva al come... e a molti sta cosa fa terriblmente inkazzare: lo stimo per questo ed è per questo che spesso mi ci riconosco nelle sue prese di posizione.

 
 
 

Il petrolio, l’Iraq e gli scenari internazionali

Post n°3232 pubblicato il 22 Giugno 2014 da ninograg1
 

L’acuirsi della crisi irachena, che ormai sembra scivolare nella guerra civile, come l’avanzata verso Baghdad di un gruppo terrorista del fondamentalismo islamico, Islamic State of Iraq and the Levant (ISIS), non hanno avuto un grande impatto sui mercati. Il brent, ad esempio, è salito di appena 5 dollari. Sembra strano dal momento che l‘Iraq è il secondo maggior produttore di petrolio con una produzione di circa 3,3 milioni di barili al giorno. 

E’ questo un comportamento completamente diverso da quello tenuto dai mercati nel 2003, quando l’entrata in scena di Abu Musab al Zarqawi e dei suoi seguaci fu caratterizzata dal primo attacco suicida sunnita contro gli sciiti, quello alla moschea Imam Ali. Bastò questo a far impennare il prezzo del petrolio e delle materie prime.

La calma che oggi regna nelle piazze affari del villaggio globale è legata ad una serie di fattori contingenti che dieci anni fa non esistevano, ma è anche prodotta da un certo fatalismo nei confronti dell’ennesima crisi irachena.

Innanzitutto il ruolo che gli Stati Uniti oggi ricoprono nell’industria petrolifera, grazie al fracking, è ben diverso da quello che avevano dieci anni fa. Ironicamente fu proprio l’impennata del prezzo del petrolio creata dalla guerra in Iraq a rendere possibile l’applicazione di queste nuove tecnologie, considerate prima troppo costose. I prezzi al di sopra dei 60 dollari al barile hanno fatto si che Washington diventasse un esportatore di energia.

La transizione statunitense da importatore ad esportatore ha poi ridotto la pressione sull’Arabia Saudita che oggi ha un ampio margine di capacità inutilizzata, in altre parole se necessario può compensare l’interruzione di produzione irachena. In ogni caso l’attuale avanzata dell’ISIS non ha ridotto la produzione e questo perché sono stati sabotati gli oleodotti che collegano Kirkuk al porto turco di Ceyhan, quindi l’impatto della riduzione si è sentito allora e non adesso. E’ anche vero che i principali pozzi si trovano a sud del paese dove l’insurrezione islamica non è ancora arrivata.

Naturalmente se il governo iracheno non riesce a sedare la rivolta islamica questa potrebbe estendersi a sud del paese. Nell’eventualità che venisse a mancare tutta la produzione irachena, che oggi oscilla tra i 2,5 ed i 2,7 milioni di barili al giorno, l’Agenzia internazionale per l’energia può ricorrere alle sue riserve strategiche alla quali si potrebbe aggiungere l’aumento della produzione saudita.

Molti analisti sono certi che queste misure non basteranno e di repente il prezzo dell’oro nero salirà di 40 50 dollari al barile. Il motivo è semplice, per raggiungere il sud dell’Iraq l’ISIS deve conquistare Baghdad, un evento catastrofico su tutti i punti di vista, incluso quello dell’esportazione del petrolio che cadrebbe in mano ad un gruppo de facto terrorista.

Se a questo scenario aggiungiamo i problemi in Libia, dove a causa delle lotte fratricide tra le tribù l’esportazione di petrolio si è paralizzata; quelli in Nigeria, dove il saccheggio da parte di bande e gruppi armati lungo gli oleodotti ha ridotto drasticamente l’esportazione e la crisi in Ucraina, che rischia di estendersi al Caucaso, è chiaro che  in autunno potremmo avere seri problemi energetici.

Per ora però questi scenari sono considerati estremi grazie al fatalismo che serpeggia nei mercati: in un modo o nell’altro la spunteremo di nuovo, magari anche grazie all’apertura diplomatica nei confronti dell’Iraq, questo il mantra più popolare.

dal Fatto Quotidiano a firma di | 22 giugno 2014

p.s.

aggiungo io qualcosina... il fracking che ora tiene fermi i mercati è di breve respiro perchè, e le aziende del settore lo sanno, le estrazioni danno risultati per i prossimi dieci anni al massimo (e a un certo prezzo del petrolio perchè se dovesse scendere, oltre al panico, diventerebbe immediatamente antieconomico quindi sarebeb abbandonato!), poi ci risiamo ..... ma il mercato funziona così, è di breve respiro e non ragiona nel medio e lungo periodo quindi dorme sonni tranquilli.

 
 
 

e questa il pd la chiama dialettica? Ritornao i tempi di Valletta ma senza il pci?

Vorrei innazitutto ringraziare i volenterosi Costaricani per aver battuto i viziati riccastri che passano per calciatori della nazionale.... un bel 1 a 0 e i mondiali, si spera, vanno a farsi benedire; ora si spera nell'Uruguay: così gli italioti si risvegliano dal sonno mediatico in cui puntualmente s'immergono non solo tutte le domeniche ma anche in queste occasioni.

Dato ai costaricani quel che è dei costaricani.... ritorniamo a bomba nelle cose di casa nostra. La cosa è fresca: il PD nella persona di Fassino definisce "normale" dialettica la ritorsione della ex Fiat marchionniana verso gli operai che scioperavano bloccandone sia il rientro dalla cassa integrazione che il trasferimento a Grusgliasco: una mossa da padrone delle ferriere contro la quale il pd, de sinsitra (sinistra?), non trova null'altro da dire che quello che sostiene il sindaco di torino.... ci sono stati voci dissonanti ma sono sempre i soliti e per motivi opposti fra loro: Camusso e Landini; ma dal pd quasi tutto tace.

Ecco l'articolo che ne parla

Fiat, Camusso: “Ritorsione contro operai è pericolosa”. Fassino: “Normale dialettica”

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 20 giugno 2014

 

“Non spetta a un sindaco commentare, ma è del tutto normale che vi sia una dialettica tra azienda e sindacati”. Il primo cittadino dem di Torino Piero Fassino liquida così, come una “normale” dialettica, la ritorsione nei confronti dei propri operai messa in atto dall’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne.

Il manager del Lingotto giovedì ha deciso il blocco totale degli straordinari in tutto il gruppo e lo stop al trasferimento di 500 cassintegrati dello stabilimento di Mirafiori, che non lavorano da oltre un anno, a quello di Grugliasco, dove si produce la nuova linea di Maserati. Una ritorsione per lo sciopero di un’ora effettuato lunedì scorso dalla Fiom, proprio a Grugliasco, che ha causato la mancata produzione di 11 auto. Un’azione indetta per protestare contro lo stallo nelle trattative sul contratto, che attualmente prevede un aumento ritenuto “eccessivo” dei carichi di lavoro dei dipendenti, per la ripresa del mercato delle auto di alta gamma. 

Marchionne in merito ha anche scritto ai lavoratori una lettera, pubblicata da La Stampa, in cui ha definito “irrazionale e incomprensibile” l’agitazione che ha causato una mancata produzione con conseguenti “perdite produttive in un momento così delicato” che “non possono essere prese con leggerezza”. L’ad ha pure rivolto un monito alle tute blu: “Non sottovalutate l’effetto che le vostre azioni possono provocare. Oggi, a differenza del passato, anche la più piccola frattura ha un eco molto più vasto del vostro ambito lavorativo e familiare”.

Fassino, pur non schierandosi formalmente, ha colto l’occasione per ribadire l’importanza dell’operazione Fiat-Chrysler, che “non solo ha permesso alla Fiat di ritrovare un futuro, ma sta dimostrando la capacità di restituire a Torino e all’Italia la centralità nel Gruppo Fiat”. Anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ex presidente di LegaCoop, ha scelto di non prende alcuna posizione sulla vicenda: “Non sono un dipendente di Marchionne“, ha detto ai giornalisti che gli chiedevano della controversia. Una decisione che lo accomuna al presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, amico di vecchia data di Marchionne, che non ha voluto esprimendosi direttamente, ma ha ritenuto di dover sottolineare la “necessità di nuove relazioni sindacali in Italia che tengano conto, da entrambe le parti, del fatto che viviamo in un mondo che non è più quello degli anni ’80″.

Non tutti però nell’orbita democratica la pensano così. ”Credo che la posizione assunta dalla Fiat sia pericolosa“, ha dichiarato il segretario della Cgil Susanna Camusso. “Questa cosa che si reagisca bloccando il trasferimento di lavoratori da Mirafiori a Grugliasco fa pensare – evidenzia la leader del sindacato rosso – che ci siano dei piani industriali variabili per impedire ai lavoratori di esprimere le loro opinioni“.

Chiara anche la replica del leader della Fiom Maurizio Landini, in una lettera pubblicata da La Repubblica: “Siamo pronti ad affrontare i problemi che lavoratori e imprese hanno, siamo pronti a discutere e a trovare soluzioni. La Fiat eviti ritorsioni e si ricostruiscano normali relazioni sindacali”. Secondo Landini il Lingotto “sta facendo delle forzature per coprire altri problemi: alla Maserati si lavora, ma in altre fabbriche continua a esserci cassa integrazione e nessuna certezza. L’azienda vuol fare passare il concetto che si può fare impresa senza il sindacato. Non credo – aggiunge – che sia possibile continuare su una strada che non preveda la contrattazione, sia per gli stabilimenti che hanno volumi produttivi, sia per quelli che non li hanno”.

Gli operai della Maserati, dal canto loro, hanno dichiarato in una lettera resa nota dalla Fiom di essere “contenti e orgogliosi di essere parte integrante di uno degli stabilimenti più moderni. Non ci siamo mai tirati indietro – affermano -, ma ci sono problemi e vanno affrontati. Noi siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo alla Maserati, della nostra italianità fatta di risultati eccellenti e di etica del lavoro, ma l’etica del lavoro prevede che ci sia nei rapporti reciproci. Forse dovremmo tutti riflettere sulla gravità delle conseguenze che certe azioni comportano”, scrivono i lavoratori.

p.s.

ricorderete del TTIP il trattato di libero scambio con gli usa? Ascoltate quel che ho trovato su youtube e non dite se vi trovate male, che non lo sapevate

buon week end

 
 
 

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