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Messaggi di Giugno 2014

Ue: della flessibilità di Renzi non c’è traccia nel programma di Juncker

A completamento del mio post d ieri ho trovato questo articolo sul Fatto Quotidiano del 30 giugno 2014 a firma di Alberto Crepaldi..... giusto per capirsi, se qualcuno proprio non vuol capire, di cosa si sta parlando e delle balle che ci piace sorbire per ignavia innata

“Occorrerebbe servirsi delle possibilità offerte dal quadro di bilancio esistente dell’UE per conciliare la disciplina di bilancio e l’esigenza di sostenere la crescita […] e prestare particolare attenzione a riforme strutturali che potenzino la crescita […], anche attraverso un’adeguata valutazione delle misure di bilancio e delle riforme strutturali, sfruttando al meglio, nel contempo, la flessibilità insita nelle norme esistenti del patto di stabilità e crescita”.

Queste poche righe, tratte dalle sintesi ufficiale del vertice europeo di Yprase che ha visto, come atteso, la nomina di Juncker a presidente della Commissione europea, rappresentano il bottino, nero su bianco, portato a casa dal nostro premier Renzi. Si tratta in tutta evidenza di un risultato molto più magro di quello descritto dallo stesso Presidente del Consiglio e rappresentato con enfasi da gran parte dei media italiani.

Appare chiara, infatti, la genericità del richiamo a utilizzare maggiore flessibilità nei confronti di paesi che dimostrino di realizzare riforme strutturali. Ma allo stesso tempo è indiscutibile come nel documento ufficiale redatto al termine del summit europeo si faccia riferimento alla eventualità e non già alla certezza di mettere in campo politiche con cui conciliare rigore di bilancio e crescita.

D’altra parte è stato lo stesso Walter Steinmeier, ministro degli esteri tedesco, ad aver chiarito nelle scorse ore che «è anche emerso chiaramente come nessuno punta ad un ammorbidimento delle regole europee».

Non deve però sorprendere che il cavallo di battaglia del governo italiano abbia avuto così poco peso quantitativo (5 righe in 22 pagine di documento) e nella sostanza in seno alle conclusioni del vertice. Perché il contenuto di esse ricalca in gran parte quello del programma messo a punto dal neopresidente della Commissione europea. Che addirittura, nel suo documento, non fa nemmeno un accenno allo scambio flessibilità-riforme.

“Da presidente della Commmissione europea, mi impegnerò per attuare cinque priorità”, scrive Juncker nel suo blog. “La mia prima priorità – prosegue Juncker – sarà far sì che le politiche che servono a creare crescita ed occupazione siano al centro dell’agenda politica della prossima Commissione europea”. Ed a questo punto ci si aspetterebbe che si facesse riferimento esplicito al nodo del rapporto tra vincoli di bilancio e riforme, tanto caro al nostro premier. Ma Juncker pare avere idee diverse, perché a suo avviso “per fare tutto ciò, abbiamo bisogno di un ingrediente chiave: dobbiamo creare un mercato unico digitale per consumatori ed imprese, sfruttando le grandi opportunità delle tecnologie digitali, che non hanno limiti […] abbattendo le barriere nazionali in materia di regolamentazione del sistema delle telecomunicazioni, diritto d’autore e protezione dei dati, gestione delle frequenze radiofoniche e diritto della concorrenza”. Questa è la via, secondo il neopresidente della Commissione, per dare il la ad “una crescita aggiuntiva di 500 miliardi di euro in Europa […] , creando così centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro e, inoltre, una società attiva fondata sulla conoscenza”.

Sono poi altre quattro le priorità enunciate da Juncker: la riforma e riorganizzazione della politica energetica europea in una nuova Unione energetica europea capace di diversificare le nostre fonti di energia e ridurre la dipendenza energetica di molti dei nostri Stati membri; la negoziazione di un “accordo commerciale ragionevole ed equilibrato con gli Stati Uniti”considerando, argomenta Juncker, come sia “anacronostico che, nel 21esimo secolo, Europei ed Americani ancora impongano dazi doganali sui rispettivi prodotti”; la riforma dell’unione monetaria, consolidando edintegrando le misure straordinarie prese durante la crisi, per semplificarle, renderle socialmente più legittime e in ciò facendo una valutazione non solo di sostenibilità fiscale ma anche dell’impatto sociale di ogni programma di sostegno ai paesi bisognosi. La quinta priorità, per il capo della Commissione, “sarà quella di dare una risposta alla questione britannica”: “nessun politico ragionevole – puntualizza il leader belga – può ignorare il fatto che, nel corso dei prossimi cinque anni, dovremo trovare soluzioni per le preoccupazioni politiche del Regno Unito […], un accordo che accetti le specificità del Regno Unito nell’UE, pur permettendo all’eurozona di proseguire nel processo di integrazione”.

Insomma, di fronte ad indicazioni programmatiche fatte proprie a Ypras dai 26 rappresentanti dei rispettivi paesi e che trovano ampia conferma nel documento messo a punto da Juncker, sono davvero fuori luogo i toni trionfalistici di Matteo Renzi. Per il quale la trattativa nelle prossime settimane con i partner dell’eurozona, tesa ad ottenere maggiore flessibilità in cambio di riforme, appare decisamente in salita.

p.s.

qualcuno ha per caso trovato qualche riferimento nel programma, facilmente reperibile in rete, della famosa flessibilità strappata dal fiorentino a roma?

p.s. 2

non posso che tifare ..... FORZA ALGERIA!!!

 
 
 

riforme..

Post n°3239 pubblicato il 29 Giugno 2014 da ninograg1
 

A leggere i giornali oggi sembra che la UE sia tenuta nelle mani del Renzi: non è così; anzi forse è vero il contrario. L'ecofin e il Consiglio d'europa l'hanno detto chiaro: l'italia DEVE FARE I COMPITI A CASA E DEVE FARLI ENTRO QUEST'ANNO, pena il ricominciare la procedura d'infrazione e l'aumento dello spread. Cosa significa tutto ciò? Una manovra da 47 mld (le cifre sono ballerine in realtà perchè dipendono da cosa si parte dal debito totale o da quello delle banche) da fare per mantenere il "programma" della troika per il nostro paese.... altro che 80 euro.

Intanto l'altro programma, quello del rientro dagli 80 euro, è in pieno work in progress:

  1. la tasi per cominciare .... stiamo pagando gli acconti ma la vera tassa arrivrà eccome;
  2. i modelli unici da cui risulteranno redditi non in linea con i parametri presunti per cui dovranno essere ridati con gli interessi;
  3. le accise sulla benzine e sui tabacchi aumenteranno; 
  4. la riforma del catasto che aumenterà, in certi casi del 100% le rendite catastali (ma questa idea non è di questo governo ama risale al governo Prodi I° che trasformò le case in patrimonio, grande idea;
  5. i ticket in base all'isee.. che già paghiamo ma con la riparametrazione dei coefficienti metà di quelli che sono nella fascia bassa schizzeranno verso l'alto nella fascia superiore;
  6. la mitica legge Letta si è rivelata per quel che è un bluff.... 22 mila richieste solo; credevano che le aziende assumessero, sti finti ingenui.
  7. La toscana ha fatto battistrada...... è stato elimnato il vincolo del mantenimento dei parametri per essere autorizzati ad aprire strutture sanitarie, avanti con la sanità privata.

ecc. intanto di cosa sembra parlare la politica italiana? Quali sono le riforme?

  1. La finta eliminazione del Senato (diventa un organo costituzionale di II° livello dove riciclare trombati ecc.);
  2. la giustizia, il salvakiappe dove anche il premier ha qualche problemino per tacere della cambiale da pagare all'amato capo con cui hanno fatto l'accordo;
  3. le riforme costituzionali per adeguare il paese ... alle necessità del mercato: significa che si DEVONO TOGLIERE LE GARANZIE GARANTITE PER COSTITUZIONE AI CITTADINI CHE LAVORANO in modo da lasciare tutto in mano alla libera contrattazione. In pratica te offri lavoro ma se non hai potere contrattuale perchè se non assumono te ce ne sono altre decine di migliaia pronti a fare le stesse cose che fai te a metà del tuo costo se non in nero, tutto qui.
  4. Istruzione, sanità, ecc. devono essere pubbliche solo per i parametri di base, minimi (sennò asomigliamo troppo ai paesi del IV° mondo).. tutto il resto è sul mercato;
  5. immunità per la casta..... che cosa vuoi dire in aggiunta? nulla....
  6. Corruzione.... dei 120 mld stimati nell'intera UE la metà è tutta italiana: che record!!!!
  7. Grandi opere.. inutili; impegnano risorse che potrebbero essere meglio impiegate altrove.... la tav non la fa più nessuno eppure noi insistiamo e per prendere per i fondelli i valsusini i lavori li fanno dalla francia: tutto pur di psendere soldi nostri!

Tutto questo non lo troverete in nessun trattato o costituzione ma in un documento: quello che istituì il WTO; prevedeva che i settori una volta strategici e che potevano fare la differenza dovessero andare sui mercati per essere fonte di libero scambio fra operatori: quello che sosteneva Rifkin nel saggio "l'era dell'accesso" lo si sta costruendo e non si tratta di complotto ma di affari e profitti che pochi fanno a scapito dei tanti.... tutto scritto e il documento è ancora reperibile, in inglese, in rete e parla chiaro: il principio è semplice ossia se hai soldi accedi a rete, servizi, scuola ecc. altrimenti o emigri o vivacchi... non frega a nessuno che fine fai.

Le premesse c'erano tutte: bisognava solo creare le condizioni per farle avverare..... in realtà sono stati così bravi che è la stessa gente a chiederle spinta da una crisi finanziaria decennale che ha ha visto impoverire ampi strati della popolazione. Qui non si parla di complotti ma di una strada predefinita da anni che ha come obiettivo finale quello "di armonizzare le costituzioni dei paesi avanzati ai mercati ( il capo della Goldman Sachs lo disse alcuni mesi fa)". Sanno programmare e, a differenza nostra, hanno trovato anche come spingerci a chiederle le riforme: somministrare uno shock (un attentato alle torri gemelle, una guerra, una profonda crisi finanziaria .. con annesso capro espiatorio ecc.) e nel tempo che ci si mette a riprendersi da esso si portano avanti con il lavoro... le cosiddette riforme, facile facile: per capirlo non si deve guardare il singolo problema ma sollevarsi un metro da terra e guardare l'intero quadro, solo così tutto è chiaro.

Immagino che molti d quelli che leggeranno, come in passato già accaduto, questo penseranno: il solito complottista..... ma non è così perchè fior di economisti e analisti di trend l'hanno sostenuto e chissà perchè non SONO MAI STATI SMENTITI.

 
 
 

Cig in deroga, stretta di Poletti: “Non più di 8 mesi”. Sindacati: “Crisi sociale”

Post n°3238 pubblicato il 28 Giugno 2014 da ninograg1
 


(la vignetta l'ho trovata su facebook)

un nuovo genere di fantascienza.. la politica italiana

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 27 giugno 2014

 

E’ allarme sulla cassa integrazione in deroga. Cioè l’ammortizzatore sociale destinato a chi non ha diritto alla cassa ordinaria: lavoratori di piccole imprese e aziende artigiane, dei servizi e con contratti atipici. Ma anche dipendenti delle grandi imprese, una volta esaurite le 52 settimane di assegno Inps. Il problema è che a finanziarla non sono i contributi ma la fiscalità generale, cioè soldi pubblici. E il governo deve ancora emanare il decreto con le nuove regole di concessione valide fino al 2016, quando – come prevede la riforma Fornero – questo strumento scomparirà. Così venerdì il ministero del Lavoro ha “invitato” le Regioni e le Province autonome a non fare accordi per la cig in deroga superiori a otto mesi per il 2014 e sei per 2015 e 2016. Secondo i sindacati si rischia la “crisi sociale”. “E’ come dire che la crisi aziendale o si supererà entro tale periodo oppure produrrà disoccupati”, ha spiegato il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy“Il tutto senza nessuna regola o legge ancora ufficialmente emanata. Resta solo il timore che con queste indicazioni molte aziende rinuncino a “pianificare” la ripresa e decidano di avviare la fuoriuscita dal lavoro di migliaia di persone”. Di qui la richiesta al ministero di ritirare “un atto sbagliato che incide su uno strumento, la cassa in deroga, che ogni anno tutela, con varia intensità, oltre 350.000 lavoratori”.

Il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, ha definito “gravissimo ed insostenibile il ritardo nella assegnazione alle Regioni delle risorse, peraltro insufficienti, previste dalla legge di Stabilità 2014, per garantire l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga” e ha chiesto a Poletti di sbloccare la situazione, ricordando che al momento è disponibile da assegnare un miliardo di euro. Somma che andrebbe distribuita “immediatamente e per intero per consentire di pagare le ultime mensilità del 2013, ancora scoperte in alcune regioni, e le prime mensilità del 2014, fatta salva l’esigenza di reperire i fondi necessari a coprire l’intero anno, problema che rimane purtroppo aperto”.

p.s.

buon week end .....

si fa per dire.

 
 
 

riforme..

Post n°3237 pubblicato il 26 Giugno 2014 da ninograg1
 

nulla da aggiungere

 
 
 

Legge elettorale: streaming Pd-M5S, chi ha vinto tra Renzi e Di Maio?

Post n°3236 pubblicato il 26 Giugno 2014 da ninograg1
 

già chi ha vinto lo streaming? Secondo Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano | 25 giugno 2014

 

Lo streaming Pd-M5S è stato un confronto dialetticamente teso ma civile. Renzi si è confermato un marpione dialetticamente scaltrissimo, ma con Di Maio ha dovuto più volte rintuzzare e alla fine si è palesemente piccato; particolarmente comico il passaggio nel corso del quale Renzi ha detto che, sulla questione morale, il Pd non ha nulla da nascondere. Continue le frecciatine reciproche: Renzi ha indovinato quella su Farage, mentre è parso bambinesco e arrogante nel ricordare che loro hanno più preferenze degli altri (la solita sindrome dell’io ce l’ho più lungo). Molto tenero quel “chiudiamo tutto che ho un impegno tra 5 minuti”, segno ulteriore del nervosismo renziano. Fondamentale l’apporto dell’ex centrodestrorsa ex bersaniana ex tutto Alessandra Moretti, che è riuscita ad annuire più volte di Pellegatti con Galliani.

Dei due, almeno oggi, il partito “padronale” non è certo sembrato quello rappresentato da Di Maio. Renzi ha disperatamente inseguito l’ultima parola, inciampando a un passo dal traguardo in un drammatico riflusso esofageo che lo avrà oltremodo indisposto. Bravino Toninelli, bravo Renzi e bravissimo Di Maio, che avrebbe dovuto partecipare anche agli streaming passati dei 5 Stelle: forse, così facendo, M5S non avrebbe perso i voti che ha perso. Ottimo Speranza, ma solo perché è stato zitto.

E’ un confronto che strategicamente servirà il giusto, ma politicamente e concretamente non sposterà una mazza. In estrema sintesi, e al netto delle supercazzole su “Ric e Gian” e “noi siam quella razza” (povero Monni, citato da Renzi), il Pd continua a preferire Berlusconi e Verdini a Di Maio e Toninelli: a ognuno le sue perversioni politiche.

P.S. Ho un problema di memoria: quando lo hanno dato lo streaming della Boschi con Verdini e Romani? Lo stesso giorno in cui hanno dato quello tra Renzi e Berlusconi al Nazareno, immagino.

p.s. mio

Visto Di Maio? Farà strada, molta strada. Condividendo l'impostazione del post del giornalista aggiungerei di mio una piccola ma fondamentale domanda: visto che siamo arrivati a questo punto.. era proprio necessario epurare dal M5S proprio i sostenitori di ... questo?

 
 
 

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