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Bios VII

Post n°48 pubblicato il 05 Agosto 2007 da Biosbios
 
Tag: Bios

 

Un libro. Vecchio, consumato, gli angoli arricciati all'insù. Rita si ritrovò in mano un vecchio libro che da quanto era stato maneggiato aveva le pagine scure agli angoli inferiori. Questo era l'oggetto che Bios desiderava che lei recapitasse a Van Gogh. Roger, che era solo alla quarta Ceres e, da come sembrava, ancora pienamente lucido, uscì con una domanda che piacque a tutti: Chi è l'autore? Tutti guardammo la copertina, trasportati dalla sensatezza di quella domanda, ma la copertina era in uno stato pietoso, logorata, dal tempo o dal continuo utilizzo, o da tutte due. Si riusciva a decifrare solo una parte minima delle tre parole che componevano il titolo e il nome dell'autore era completamente scomparso. Era una edizione strana, senza alette, senza prefazione, senza alcuna scritta sulla quarta di copertina, una edizione vecchia, si, ma anche contraffatta, c'era solo la copertina e il testo dell'opera all'interno. Per capire di che libro si trattasse bisognava trovare qualcuno che conoscesse quell'opera, non c'era altro modo. Eravamo cos'ì assorti su questo enigma e curiosi di risolverlo quando Cavallo Pazzo, che all'ingresso del bar guardava fuori in strada, gridò forte:Rita! Vieni a vedere Bios cosa sta combinando!



Bios era in mezzo alla rotatoria, circondato da auto infinite che giungevano da ogni direzione e gli ruotavano intorno. Lui si era messo nel centro del rondò e teneva in mano un cartello bianco con una scritta ben in vista che mostrava a tutti. Si era preoccupato di scriverla su entrambi i lati del pannello in legno così quando si rivolgeva a nord potevano vederla anche quelli che provenivano da sud, mentre per le auto che provenivano da est e ovest Bios ruotava di 45 gradi ogni tanto e girava il cartello per mostrarlo anche a loro. Insomma non trascurava nessuno, chiunque passasse da lì vedeva lui e il suo messaggio. Qualcuno di voi lettori, non lo escludo, sarà passato quel giorno con l'automobile presso il rondò a cui mi riferisco e avrà visto un uomo, vestito alla rinfusa, spettinato, bendato in faccia, che teneva in mano un grande cartello. Tu lettore che non hai avuto questa possibilità perchè abiti in altra città, o perchè quel giorno eri in altra zona, vieni qui adesso, mettiti al mio fianco, ora siamo tutti usciti dal bar, siamo sul marciapiede a guardare quel pazzo in mezzo al traffico, vieni qui anche tu e guarda cosa ha scritto sul cartello Bios che va mostrando a tutta la gente che passa di qui con l'automobile:



MADRE NATURA MUORE

E I BAMBINI?





Il traffico risentiva di quella assurda presenza lì in mezzo, molti rallentavano la marcia perchè non capivano che ci facesse quell'uomo e poi erano incuriositi dal messaggio e ci tenevano a leggerlo. Una signora giunta all'imbocco del rondò si fermò proprio, anche se c'era la possibilità di prendere la precedenza e partire, ma si fermò proprio, per leggere quel cartello e chiedersi chi era quel signore gentile che dava informazioni, e questo causò l'ira degli autisti dietro di lei che presero a strombazzare imprecando. Dopo circa un'ora che Bios sbandierava l'ultimo suo slogan partorito dalla sua mente stramba, si formò un capannèllo di persone davanti al bar che commentavano il nuovo avvenimento. Alcuni non rilasciavano commenti, altri scuotevano la testa ridendo, altri ancora maledivano Bios e le sue stranezze. Il Sig. Tosetti si prese la briga di gridare nella sua direzione: Bios devi finirla di fare il finto matto, siamo stufi di te! Dopo due ore passò una volante della polizia stradale, si fermò, prese il cartello di Bios insieme a lui e se li portò via.



Rientrammo al bar per berci sopra qualcosa. Tutti ovviamente parlavano di Bios. Rita aveva messo il papavero dentro un vaso e lo teneva vicino alla cassa. Era nervosa ora. Aveva chiesto chiarimenti ai due poliziotti, si era gettata in strada, aveva attraversato di corsa, loro le avevano assicurato che si trattasse di una semplice formalità, toglievano Bios da quella posizione perchè creava disagio al traffico, lo portavano in questura solo per qualche chiarimento, lei chiese che non gli facessero del male per alcun motivo altrimenti se la vedevano con lei dopo. Mentre lei parlava, Bios, seduto sui sedili posteriori della volante, stava con la testa tirata fuori dal finestrino per ascoltare cosa si dicessero e quando lei spostava lo sguardo su di lui, le sorrideva con tutta la serenità del mondo. Ora Rita era tornata dietro al bancone. Disse a Sara, la cameriera, di pensarci lei a servire i clienti del banco e quelli seduti ai tavoli, e riprese a ispezionare quel libro, voleva capire chi fosse l'autore, capire di cosa parlava quel libro sgualcito. Roger, cominciava la quinta Ceres, uscì con un altra domanda geniale: perchè non leggi un brano ad alta voce e vediamo dei presenti chi riconosce il testo? La proposta piacque a tutti, Cavallo Pazzo a gesti chiedeva a tutti i presenti nel bar il silenzio. Rita si schiarì la voce e cominciò a leggere un passo dell'opera preso a caso con una voce forte e chiara a tutti:



Siccome le specie del medesimo genere hanno abitualmente, ma non invariabilmente, alcune rassomiglianze nelle loro abitudini e nella loro costituzione e sempre nella loro struttura, così la lotta è in generale più accanita fra queste specie prossime, quando entrano in concorrenza, di quello che fra le specie di generi diversi. Noi vediamo un esempio di questa legge nella recente estensione, in alcune provincie degli Stati Uniti, d'una specie di rondini, che ha cagionato la decadenza di un'altra specie. Il recente aumento del tordo maggiore in certe parti della Scozia produsse la crescente rarità del tordo bottaccio. Avviene assai spesso che una specie di ratti prenda il posto di un'altra in climi diversissimi. In Russia, la piccola blatta d'Asia ha cacciato davanti a sè dappertutto la sua grande congenere. Nell'Australia la nostra ape domestica, colà introdotta, va distruggendo la piccola ape indigena che è priva di aculeo. Una specie di senape ne soppianta un altra, e così in altri casi. Noi possiamo intendere a un dipresso perchè la lotta sia più viva fra le forme affini, che riempiono quasi lo stesso posto nell'economia della natura; pure è probabile che noi non sapremmo dire in un caso solo precisamente il perchè una specie abbia riportato la vittoria contro un'altra nella grande battaglia della vita.



Rita si fermò a questo punto. Uno dei presenti, il Sig. Ruffini, un cliente abituale molto distinto, disse chiaramente: non ci sono dubbi, io conosco quest'opera e so chi l'ha scritta. Si tratta del naturalista inglese Charles Darwin che nel 1859 diede alle stampe L'Origine delle specie. L'intervento del Sig. Ruffini sembrò mettere di buonumore tutti i presenti che ricominciarono i discorsi momentaneamente interrotti. Il brusio di tutte quelle persone che conversavano riprese a sentirsi forte nel bar, sembrava che crescesse di tono via via si vuotavano i calici. Al banco Sara aveva il suo bel da fare, a Roger scappò un rutto portentoso che fece sghignazzare quelli che gli stavano accanto. Rita, che ce l'aveva lì a portata di raggio, gli allungò un ceffone secco sulla nuca e disse: sei il solito maiale! Il suo voleva essere un rimprovero severo ma scherzoso. Invece in quel gesto ci mise una forza che Roger ci rimase male. Rita se ne rese conto, provò a sorridere per scusarsi, ma il suo volto aveva perso la dolcezza dei lineamenti, il suo sguardo era rivolto in basso: con movimenti nervosi fingeva di sistemare le monetine nei rispettivi scompartimenti della cassa tenuta aperta. Roger ordinò la sesta Ceres.

 
 
 
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