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Bios VI

Post n°45 pubblicato il 31 Luglio 2007 da Biosbios
 
Tag: Bios

 

Sono al bar e leggo il giornale locale, quello che pubblicò la foto con il cartello di Bios, tenuto sotto il naso a una classe politica per quattro ore, per intenderci. Sono riportati gli esiti finali delle elezioni comunali. Viene riconfermato il sindaco uscente. Non so, al bar tutti che parlano male del sindaco in carica e poi te lo trovi rieletto. La politica italiana, che strana creatura.



Mi viene in mente una cosa di cui non ho parlato. Tu, che frequenti questo blog, vieni qui a sederti, la sedia al mio fianco è libera, senza timidezza, siedi: Sara, porta da bere a questa persona mia ospite, offro io. Mi viene in mente che il giorno dopo il comizio elettorale del sindaco, in quella stessa piazza, come si usa, ci fu il comizio elettorale per i partiti d'opposizione. Figuriamoci se Bios si fece scappare l'occasione. Un'ora prima che cominciassero a parlare, Bios c'era. Si piazzò sotto il palco, ben in vista, con il suo cartello, forse più grande ancora della volta prima. Rimase per tutta la durata del comizio. Io lo vidi quando rientrò dal centro, a piedi, con il cartello sulla groppa, camminando camminando, parlava anche da solo quel giorno. Io ero seduto sul solito gradino di marmo, fumavo una sigaretta, guardavo le auto in orbita attorno alla grande rotatoria. Quando Bios mi fu quasi vicino mi accorsi di quanto fosse grande quel cartellone e massiccio. Ho visto quel matto avanzare lentamente sotto quel peso enorme, la fronte fitta di goccioline di sudore che colavano, una parte si incanalava sul filo del naso e gocciolava a intermittenza regolare. Con quella grande struttura di legno sulle spalle, con il manico massiccio che scendeva dietro, Bios mi apparve come un Gesù Cristo di periferia, con quell'assurda camiciona sbragata che pareva una tunica, con quelle ortiche in testa che sembravano spine, procedeva con la solennità di una processione, ma il suo volto era sereno. Volevo proprio vedere quale strano slogan avesse inventato questa volta per i partiti dell'opposizione. Forse dallo slogan avrei capito qualcosa della fede politica di quel matto? Ma ne ha una? Nessuno sa dire se Bios è di destra o di sinistra. Finalmente mi passò davanti. Con lettere enormi, di colore rosso vivo, sopra un grande cartello a sfondo bianco, guarda cosa ha messo in faccia ai politici dell'opposizione per quattro ore Bios:





IO SONO

E VOI?



Di nuovo al bar, sempre qui, ho tanti posti dove andare, tante persone conosco, ma sono sempre qui. Il mondo tanto grande, ci pare a volte di tenerlo in tasca, e non ci muoviamo mai dai nostri posti. Oppure è la paura di complicarci ulteriormente la vita che ci tiene incollati a una seggiola di un bar? Stavo così ragionando, in silenzio, quando Roger mi riporta al mondo toccandomi la spalla e dicendo: ti va una Ceres? Ci spostammo al bancone, in piedi, più vicini a Rita, e ordinammo da bere quando sulla soglia del bar, come comparso dal nulla, vidi lui, pallido, con il naso steccato, una benda all'occhio, non era mai entrato in questo bar, per quanto ci ronzasse attorno quotidianamente. Aveva in mano un papavero, un po' sgualcito per la verità, e stava fermo sulla soglia, forse timidamente, come in attesa di un consenso. Cercava lo sguardo di Rita. Lei, dietro il banco, imprecava con un tappo di sughero che rifiutava di uscire dal collo di una bottiglia e per questo teneva lo sguardo basso. Non appena vide Bios fermo sulla soglia, con quel fiore in mano, con il suo ciuffo ad ananasso che si ergeva da quel mare di bende, abbandonò ogni attrezzo e pensiero, e rimase ferma con le labbra umide e semiaperte fissandolo. Lui aprì il suo sorriso, si mise in movimento verso il bancone di Rita e quando le fu a un metro le disse: solo un fiore può dire chi sei. Rita esplose di gioia, rideva, gridava, un po' piangeva, uscì dal banco girando attorno, si portava le due mani al volto per la gioia e la sorpresa, poi si appoggiò alle braccia di Bios, e in punta di piedi gli stampò un bacio sulla fronte con forza. Subito cominciò a parlare e far domande senza prendere fiato e Bios rispondeva qua e là con poche parole o cenni del capo, a volte con gesti delle braccia a volte alzando le spalle. Rimase poco, diede subito a vedere che desiderava andarsene per riprendere il suo cammino. Lei con insistenza riuscì ad ottenere il consenso per offrirgli un bicchiere d'acqua del rubinetto che lui bevve per metà e a trattenerlo ancora un poco. Prima di andare Bios chiese a Rita se potesse lasciargli un oggetto che lei avrebbe dovuto gentilmente recapitare a Van Gogh. Lei acconsentì sicuramente, anche se non nascose una certa perplessità. Bios si sfilò lo zaino e lo poggiò sul tavolo più vicino. Cominciò a rovistarci dentro provocando un rumore energico di parti metalliche in collisione. Decise di svuotare parzialmente il contenuto perchè non arrivava a trovare l'oggetto che gli serviva e fece uscire dalla sacca sgualcita e polverosa una quantità impressionante di bombolette spray che poggiò provvisoriamente sul tavolo. Io, Roger e Rita ci guardammo divertiti. Dopo laboriosa ricerca l'oggetto saltò fuori. Bios lo teneva in mano, lo diede con delicatezza a Rita, come fosse il Santo Graal. Poi la salutò con molta gentilezza, accennò più volte un inchino con il capo, come sua usanza, sorrise maestosamente tutto il tempo, e partì.

Foto Circe9

 
 
 
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