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E venne Gino, attraversò a fatica la grande strada, usciva dal suo posto di lavoro, la Centrale Del Latte,  e Gino venne in qua, in pausa lavoro, nel traffico delle 18 circa, fece fatica, sulle strisce pedonali, mentre noi di là, una bella schiera fuori dal bar, un bel gruppo misto che parlava a mazzetti di 3 e 4, parlavamo di svariate questioni, turpi o gravi o vezzose, si parlava ovunque. Poi nella parola c'erano gli sguardi, negli sguardi c'erano lune traversate durante la propria giornata, nella giornata c'era il mondo di ognuno e in ognuno la nazione che sognavamo in segreto, e qualcuno ammiccava, qualcuno poggiava, qualcuno scriveva coi sogni nel sogno, qualcuno sperava di dire il vero sul serio, qualcuno beveva zitto con gli occhi chiusi, qualcuno rideva rabbioso, qualcuno attendeva un'idea di donna con dolcezza, Gino sperava che non lo investissero e saltellava per fare prima, con la tuta sbavata di latte tedesco, mica italiano, e venne Vitulano e mi toccò il culo, proprio mentre spiegavo a due persone importanti la mia passione civile, dicevo che la merda di questo paese siamo noi, mica i politici, e Nico mi allungò da bere, e qualcuno salutò Vitulano con reverenza, io gli sblaterai offese pesanti che alcuni presenti stupirono, poi Roger arrivò con la settima Ceres, poi un'auto si fece notare per una sgommata assurda un po' nevrotica, Gino raggiunse salvo il nostro lato di strada e sembrò per festeggiare che uscì dal bar con una caraffa stracolma di desideri maltati. Mi accorsi, con la coda degli occhi mi accorsi, che il traffico si fece su due file, e quelle due file erano in realtà due file di canguri adulti e molto alti, con le braccine davanti appaiate e ripiegate, ma non feci notare la cosa, ero preso dagli amici, dalle bocche eccitate che sparavano parole, e mi premeva raccontare una barzelletta fresca, e lo feci, qualcuno ascoltò, qualcuno disse con voce forte che laggiù il fumo saliva dall'acqua, poi uscì Sandro dal bar e l'atmosfera già carica di scosse straordinarie si fece più complessa, e tutti, pensai, sentimmo la vita crescere di pulsazioni irrequiete. Mirko disse che il petrolio saliva di prezzo, Marco disse che la vita è un coriandolo bucato o colorato, dipende da noi, Ivanhoe parlava con il corpo e stava zitto, Gazziero diceva al telefono “amore arrivo”, Carlo sosteneva che il razzismo era solo per tutti i maschi stranieri e le  negre brutte, il resto gli andava bene, Gigio esplodeva in risate e non riusciva a parlare, molte altre parole dette qua e là non potevo sentirle, così, anche per questo, ma di più per quella toccatina di prima, io ritenni opportuno offrire uno scappellotto in testa scherzoso, ma pesante, a Vitulano, che alcuni mi guardarono senza capire perchè, poi Pedro portò fuori una pizza al freddo, poi Gino salutò e dovette riattraversare la strada dell'andata per tornare al lavoro, poi decisi di avvisare tutti che la strada era dei canguri, ma quando mi girai per indicarli sulla strada c'erano solo automobili, ancora le automobili di sempre, e un po' mi stufai della mia città. Venne qualcuno dei miei amici a chiedermi un favore, la notte ci cagò in testa.

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