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Fatti non foste a viver come bruti

"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza
"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

 

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Son tornati i "Compagni che Sbagliano"! Mala Tempora

Post n°134 pubblicato il 13 Febbraio 2007 da unamicoincomune
 
Foto di unamicoincomune

Sono tornati i compagni che sbagliano. L'operazione di polizia di lunedì ha impedito, probabilmente, l'avvio di un'altra stagione di sangue. Il disegno criminoso delle nuove Brigate Rosse aveva l'intenzione di colpire obiettivi simbolo della politica, del giornalismo e dell'economia ovvero obiettivi che rappresentano un ostacolo per l'instaurazione del sogno utopistico comunista: la dittatura del proletariato. Incredibile ma vero, nel 2007 c'è ancora qualcuno che si richiama a tali dottrine. La Storia ha sconfitto gli assolutismi sorti in Europa, comunismo compreso, ma ancora ci sono persone che non si vogliono rassegnare e che pensano di influenzare la società utilizzando la strategia del terrore. A quanto pare, non si riesce ad estirpare questa pianta, la pianta dell’odio che si nutre del sangue di onesti servitori dello Stato e di chi opera per cercare di cambiare un Paese che non vuole crescere e maturare. Le cause di questa ciclica riproposizione del terrorismo sono, sicuramente, molteplici e la politica – gli uomini politici – non è certo esente da colpe. Le colpe della Politica sono di diverso tipo e le si può riassumere nel seguente modo: incapacità di ergersi ad esempio, eccesso di privilegi e distacco dalla società. Una classe politica variegata, qual è quella italiana, e portatrice di interessi diversi e in contrasto – anche all’interno della stessa coalizione – una classe politica che ha perso di vista il diritto naturale e il sentirsi parte della stessa realtà. Una classe politica che impronta la propria azione alla cultura della faida e del voler prevaricare l’avversario e le istanze di cui è portatore sino ad arrivare all’annientamento. Una classe politica che invoca sacrifici per tutti tranne che per se stessa e che, anzi, tende a consolidare i propri privilegi alla stregua dell’aristocrazia del passato. Una classe politica che, in concreto, cambia le regole del gioco, ad esempio, in tema di pensioni e che però non ritiene opportuno cancellare il privilegio del diritto alla previdenza per gli eletti in Parlamento e nei Consigli regionali. Un privilegio che si acquisisce dopo 2 anni 6 mesi e un giorno. La politica è diventata marketing e l’eletto di turno si propone alla stessa stregua di un detersivo o di uno snack. La Politica non ha più contenuti, non ha la capacità di dialogare con coloro che dovrebbero tutelare, con coloro che risentono degli interventi della politica. La Politica continua a vivere nella cultura della faida e questo è ciò che trasmette. Continua ad imperare la dicotomia “Fascismo - Comunismo”, vige la legge del “o con me o contro di me” e tutto ciò in barba agli interessi del Paese. Al cattivo esempio della Politica si aggiunge la mancanza di etica e il falso mito dell’apparire con tutte le sue conseguenze negative. La cultura della superficialità, della secoralizzazione e del relativismo stanno compromettendo una Società che, comunque, è sempre stata divisa. Se non si prende atto di ciò e non si trovano gli elementi unificanti il destino è segnato. Se non prevale la cultura della legalità e del rispetto per il prossimo e per coloro che dovrebbero garantire la legalità e si preferisce continuare sulla strada dei distinguo e della contrapposizione estrema la nostra Società è destinata a implodere con tutte le ovvie conseguenze. Ancora, tornando ai compagni che sbagliano, mi chiedo perché sbagliano? Cosa li spinge a sposare la causa della lotta armata? Il malessere sociale? La mancanza di lavoro? L’esempio di alcuni politici che sbraitano contro il Papa e poi vanno ad abbracciare gli Hezbollah? O che minacciano di andare a farsi saltare al Billioner? O, ancora, quelli che ritengono sbagliato istituire la giornata del ricordo per la tragedia delle Foibe? O vedere i protagonisti della lotta armata degli anni ’70 sedere in Parlamento? O ancora il tollerare e, a volte, promuovere la presenza dei centri sociali? Centri che spesso lo sono di nome ma che di fatto sono anti sociali e favoriscono l'odio verso chi non la pensa in un certo modo. Questi segnali possono essere male interpretati e favorire il travisamento di quelli che, inquinati dal veleno ideologico, hanno una visione limitata della realtà e riducono tutto a lotta di classe. Lotta che poteva avere un senso quando, veramente, i lavoratori erano trattati in maniera disumana e sottoposti a ingiustizie da parte del capitalista di turno. Ma ora, nel secolo in corso, si deve avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e lavorare per unire e, quindi, per appianare le possibili cause di contrasto. Magari realizzando interventi che favoriscano l’accesso al lavoro ( che so, riducendo i costi contributivi in maniera sostanziale), interventi tesi a contrastare il malessere sociale, portando la politica sul piano della sostanza e non della superficialità. Se non si fa ciò allora prepariamoci a vivere, purtroppo, sempre con la spada di Damocle del terrorismo , rosso o nero non fa differenza, sul capo.
Concludiamo con un attestato di stima alle Forze dell’Ordine che son riuscite a sventare la minaccia e con la solidarietà a quelli che erano stati indicati come obiettivo. Libertà significa poter esprimere le proprie idee senza paura e con il massimo rispetto per le idee degli altri. Se non si riesce a condividere questo concetto non si riuscirà mai a dar vita ad una vera Democrazia e a modernizzare uno Stato ancora fermo alle lotte di campanile. Speriamo che, scampato il pericolo, la Politica entri in una frase di profonda riflessione, di maturazione ed impegno. Per il bene dell’Italia!


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AL VERO GABBIANO JONATHAN

immagineLa maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.

 

SE

 

"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling

 

EINAUDI

"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 

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