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 Era il 24 Aprile 2004, il centro sinistra sardo si preparava al rush finale nella corsa verso gli scranni regionali e invitava tutto il suo popolo ad incontrarsi in una località del centro Sardegna per tributare tutti gli elogi e tutta la devozione a colui che, certamente, consentirà alla coalizione di riprendere il controllo della Regione. Dopo cinque anni di governo regionale del centro destra, cinque anni da dimenticare. Cinque anni iniziati con un esordio del Presidente Pili che leggendo il discorso programmatico iniziò a parlare di monti e valli e di province che non esistevano in Sardegna, etc etc. Il suo discorso era stato realizzato con un triste e pedestre “copia & incolla” del programma del presidente della Lombardia Formigoni. Da quel momento iniziò il calvario, un calvario che si concluse con la sconfitta del 2004. Ma questa è un’altra storia. Torniamo alla piana di Nuraghe Losa, Abbasanta, ovvero al mega raduno di Mister Tiscali & Co. La piana era gremita, in tanti erano accorsi e in tanti presero la parola per ricordare il disastro, solita storia, causato dal centro destra e la necessità, obbligo morale per il centro sinistra, di risollevare il triste destino della regione. Poi, dopo i tanti osanna lanciati, ecco che prende la parola l’unto dal Signore, il salvatore della Patria. L’uomo nuovo pronto a sacrificarsi per la sua terra. Con parlare incerto, forse causato dall’emozione, il condottiero inizia ad arringare le truppe: “  …Per una rabbia, per una Sardegna per una Sardegna maltrattata, per una Sardegna non rispettata per una Sardegna fru-sfruttata per un ambiente devastato per un lavoro che non c’è per gli inganni per una mancanza di progetto per una politica che che si limita…”. Al suo parlare e ai suoi silenzi si alternavano silenzi e ovazioni. La voglia di riscatto era tanta e quelle urla e quegli applausi ne erano la dimostrazione. Soru e il centrosinistra vinsero alla grande la competizione elettorale e alla vittoria del Presidente contribuirono anche molti elettori del centrodestra che non sposarono la causa dell’aspirante presidente-podista, Mauro Pili. Sono passati tre anni da quel 24 Aprile del 2004 ma la Sardegna continua ad essere maltrattata. Il problema della mobilità esterna per i sardi, continua ad essere un problema. La fantomatica continuità territoriale ha provocato tiratine d’orecchi dall’Europa. L’ambiente continua ad essere quello di prima e il piano paesaggistico nato per volere del Governatore ha scatenato le ire dei sindaci e degli imprenditori. E’ stata instaurata la fantomatica tassa sul lusso e anche questa ha creato scompiglio tra i sardi ed è finita sotto la lente di Bruxelles. LA finanziaria 2007 non ha ancora visto la luce ma proprio ieri la tassa sul lusso,riproposta con importi inferiori, e altri balzelli quali la tassa di soggiorno e l’imposta sulle plusvalenze immobiliari sono state approvate. Critiche sono giunte anche dai banchi della maggioranza ma il Consiglio, più per il timore di perdere lo scranno che per condivisione dell’iniziativa della Giunta, ha chinato il capo e ha approvato questi tristi balzelli. Talmente tristi, e forse inutili vista l’esiguità del gettito previsto, che oggi il Corriere della sera ha dedicato due pagine a Soru e la sua finanziaria. L’iniziativa sarda ha causato malumori sia nei fantomatici ricchi, si quelli che secondo alcuni dovrebbero piangere, che nei tanti emigrati che vivono nella penisola. Tra i primi qualcuno minaccia l’abbandono dell’Isola per trasferirsi a Capri e dall’altra si arriva anche a minacciare di boicottare i prodotti sardi. Insomma, la finanziaria non è ancora stata approvata nella sua interezza ma sta già creando scompiglio. Nel 2004 lo slogan era “Meglio Soru” ma adesso lo slogan è diventato domanda. In tanti, anche e soprattutto tra le fila del centrosinistra, ora si chiedono:”Meglio Soru?”. Le proposte della Giunta hanno, ovviamente, trovato il favore degli esponenti del partito, del Presidente: Progetto Sardegna. Ma quale progetto ancora non è dato saperlo. Le lamentele degli emigrati non hanno trovato accoglienza nel cuore del Consigliere Gessa che ha cercato di difendere l’iniziativa presidenziale dicendo che gli emigrati non sono più quelli con la valigia di cartone, anzi. Adesso, secondo Gessa, gli emigrati sono anche una sorta di “zii d’america” con villa e panfilo e che pertanto l’iniziativa non è così sbagliata. Ecco che emerge la classica malattia di molti sardi: l’invidia. Ma l’invidia, mista alla demagogia sinistrorsa, non è certamente una buona consigliera, soprattutto per chi ha il compito di amministrare i diritti e gli interessi dei sardi.