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SUPPOSED TO BE WHITE

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Post n°106 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da Akilleys
 

Ho installato Linux SuSE sul portatile, adesso ho un ramarro verde al posto del tasto avvio in basso a sinistra. Chissà se riuscirò mai ad imparare ad usare bene questo sistema operativo? E soprattutto: perchè perdere tanto tempo per imparare un sistema alternativo a Windows?

Talvolta penso che ho quasi trent'anni, e le mie priorità dovrebbero essere altre. Smettere con gli interessi personali e -per così dire- esplicitarmi. Un ramarro verde spalmato su di un tasto non dovrebbe attirare la mia attenzione ed occupare il mio tempo.

Il direttore ha voluto parlarmi dopo lavoro (perchè mai durante il lavoro?...) Pensavo che volesse dirmi di smetterla con i miei atteggiamenti provocatori e vagamente sarcastici. Invece mi ha chiesto di dimenticare il passato, e mi ha dato un aumento (senza che neanche glielo chiedessi), specificando che è l'aumento più alto che si sia dato in azienda quest'anno. Aggiungendo che sono molto contenti del lavoro che svolgo.
Mi interrogo sul valore di questo momento, dato il mio esser attualmente indispensabile. Cosa sarebbe stato se non fossi l'unico a poter fare certi lavori?

Perchè il mio è un lavoro che svolgo sì volentieri, ma senza una vera passione. Cosa che riferii in passato al director (purtroppo, valuto poche volte la convenienza di quello che dico o faccio). "Caro direttore, io faccio il mio lavoro, ma a casa mi dimentico totalmente di esso. Coltivo altri interessi. E' stato il primo lavoro che ho trovato: apprezzo molto la mia libertà, l'intuito del Megaboss -col quale mi piace gareggiare- e il buon rapporto coi colleghi. Nonchè le macchine nella loro astrattezza. Tutto sommato, non mi da fastidio neanche essere sotto pressione e dover prendere decisioni. Ma non amo star oltre l'orario e non farò ore e stra-ore; poi -francamente- talvolta penso che quello che produciamo qui sia più un danno che un bene per la società."
Si sa, ognuno ha la sua sensibilità, e io non son un grande oratore. Risultato: lui mi ritiene una eccezione non evitabile, un asintoto da sopportare nella normale funzione aziendale. E io so che il mio lavoro continuerà così finchè potrò essere indispensabile.

Ma tant'è. Questo weekend, per festeggiare l'aumento, mi dedicherò allo shopping on-line di qualche libro. Ho anch'io le mie debolezze consumistiche.

Ieri sera son uscito. E in TV c'era la partita, Lo chiamavano Trinità e pure Scrubs. In più era sera infrasettimanale dopo giornata pesantina, era umido ed avevo i piatti da lavare. Quindi ci doveva essere un ottimo motivo per uscire. E tale motivo era la partita a calcetto. Ah, ultimamente abbiamo anche un pubblico femminile. Cosa che non farebbe contenta la mamma se lo sapesse, in quanto vado a giocare che son sempre sfatto e vestito come uno straccione: così la morosa non la trovo. Pazienza.

Ma non è questo il punto. Tornato a casa, mentre bevevo qualcosa, sulla RAI c'era uno di quei programmi di storia, che riescono sempre ad ipnotizzarmi. Ieri si parlava di Bob Kennedy. E, ancora una volta, ho sentito la mancanza di figure notevoli nella nostra società. Di persone di cui potersi entusiasmare, non perchè infallibili, ma perchè libere e vogliose di migliorare qualcosa. Di persone non costruite dalla televisione o da altre persone. Persone con buona fede, da rispettare. Chissà se la spinta all'implicitarsi e all'arrangiarsi ha qualche attinenza con questo.

In queste ultime settimane avrò visto mia mamma per una media di cinque ore alla settimana. Avere nonni che non sono autosufficienti e che hanno problemi è difficile, per tutti. Una mia nonna ha avuto un ictus, da anni è su sedia a rotelle e non spiaccica una parola. Penso che anche non capisca benissimo quello che capita attorno. Adesso ha anche problemi respiratori. Ma non è lei però la protagonista del mio sconcerto. La persona che riveste questo ruolo è mia mamma. Una vita spesa completamente tra lavoro, assistenza, poco sonno e i lavori domestici che non facciamo noi. E' totalmente proiettata al di fuori dei suoi bisogni elementari. Cerco di immaginarmi quel futuro in cui potrei essere io nella sua posizione: ne convengo, è un esercizio senza alcuna utilità, adesso. Ma capisco che ci vuole un'enorme forza interiore per riuscire a fare altrettanto, e dubito che ci siano molte persone disposte a fare la vita che fa lei.

Per fortuna è ricominciato il grande fratello, reclamizzato alla grande dal consueto studioaperto. Ma stavolta una cosa ha colto la mia attenzione: una delle concorrenti è una ragazza che lavorava in un pub a una ventina di km da casa mia. Buon per lei.

 
 
 
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