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Anima di cristallo

"Infilerò la penna ben dentro il vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio" Francesco Guccini

 

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Volare alto

Post n°354 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da elisar_81
 

Penso che il problema sia sempre lo stesso: non riusciamo ad amare gli altri abbastanza. L'uomo, per sua natura, è portato a sbagliare ogni giorno, a fare del male. Spesso non ci accorgiamo che una semplice parola detta con l'espressione sbagliata o nel momento meno oppurtuno è determinante per la vita dell'altro.
Talvolta facciamo del male per il semplice gusto di farlo, forse con l'intenzione inconsapevole di voler scaricare il nostro dolore sugli altri. Si, forse abbiamo bisogno di condividere le nostre ansie e affanni con gli altri....ma con chi? Sempre e solo con chi ci sta vicino, magari con chi ci vuole bene, con chi cerca di aiutarci, di esserci nei momenti più difficili della nostra vita.
Solitamente non si va a ferire persone che conosciamo poco o che se ne fregano di noi, del nostro dolore o della nostra gioia perchè a loro nemmeno importerebbe delle cattiverie che gli rivolgiamo contro.

Credo che questo incessante ferire gli altri sia il vomito dell'anima che ha fatto un'indigestione di pochezza, di miseria, di vuoto.
Abbiamo bisogno di qualcosa di più in questa vita, ogni essere umano ha bisogno di qualcosa di più perchè dentro di noi c'è una parte divina che si scontra continuamente con la nostra fisicità che ci pone grandi limiti. E il problema è qui...questo fermarci davanti i nostri limiti , questo abbassare lo sguardo davanti al muro dei limiti.
Ci manca il coraggio di guardare in alto, il coraggio di costruirci forti ali per andare oltre noi stessi e raggiungere i nostri desideri che tutti, ma proprio tutti, hanno come unico scopo l'amore.

Ci manca il coraggio di amare.
E amare non è solo quel sentimento che lega due persone, l'amore è qualcosa di più grande che lega ogni uomo all'altro come un'unica catena.

Mi rendo conto che i miei sono grandi pensieri ma resteranno solo pensieri perchè siamo tutti presi a voler andare oltre i nostri limiti senza dover soffrire, senza faticare.
E allora si aggiunge anche un altro problema: non sappiamo portare la nostra croce con coraggio senza stancarci, fino all'ultimo respiro, fino al Golgota.
In un giorno di sconforto "un uomo" mi disse che la croce è la nostra salvezza. Io mi chiedevo come può essere salvezza tutto quel dolore. Mi spiegò che il giorno in cui arriveremo sull'orlo del precipizio, la nostra croce ci farà da ponte per raggiungere l'altra parte della montagna...ma chi non avrà portato la sua croce fino alla fine con coraggio, resterà sempre li, sull'orlo del precipizio e non saprà mai cosa c'è oltre quel burrone.

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Commenti al Post:
chepazzaidea
chepazzaidea il 01/02/09 alle 14:26 via WEB
Buona Domenica :-)
 
terradinessuno2009
terradinessuno2009 il 01/02/09 alle 23:42 via WEB
Anno B, Tempo ordinario, IV domenica Dt 18,15-20; Sal 94; 1Cor 7,32; Mc 1,29-39 Ascoltate oggi la voce del Signore Mc 1,21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo, posseduto da uno spirito impuro, e cominciò a gridare: 24″Che vuoi da noi noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. 25E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”. 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Vi è un preciso legame narrativo tra la pagina di oggi e la proposizione programmatica di Mc 1,15. Altri illustreranno la potenza dirompente della predicazione galilaica di Gesù riportandocene il contenuto. Marco fa una scelta diversa, che affida alla forza simbolica dei gesti del Maestro. Il significato dell’espressione “avvento del regno di Dio” (basilèia tou Theou, lett. “signoria di Dio”), in particolare è da Marco illustrato con un esorcismo compiuto da Gesù a Cafarnao, all’interno di una sinagoga, in giorno di sabato. Il brano fa parte di un resoconto su una giornata-tipo del ministero pubblico di Gesù in Galilea (Mc 1,21-38). Il retroscena “privato”: Gesù ha incontrato alcuni cafarnei tra i fedeli che si sono recati al battesimo di Giovanni, ha stretto amicizia con loro, ha deciso di tornare in Galilea in loro compagnia, ospite, a quanto il vangelo di Marco lascia supporre, del pescatore Simone di Giovanni (1,29). Che nelle parole di Gesù agisca personalmente Dio, si coglie oggettivamente nel carattere performativo del kerygma. L’uditorio coglie ed esprime quest’efficacia dell’insegnamento del rabbi di Nazareth attraverso due sue caratteristiche osservabili: l’autorevolezza e la novità (27b). I fedeli si accorgono che, pur rivolgendosi ad un pubblico religioso, con le fonti e le modalità della ritualità sinagogale, Gesù non si serve più delle mediazioni della religione tradizionale. Perciò la risposta dell’uditorio è la meraviglia (22.27a), che non è affatto, al momento, una risposta di fede: tra i presenti nella sinagoga solo lo spirito impuro obbedisce al comando di Gesù, i cittadini di Cafarnao sembrano invece rimanere piuttosto perplessi. E’ anche vero che lo spirito impuro non è tra i destinatari dell’annuncio. A lui solo Gesù si rivolge con minacce (25). L’obbedienza dello spirito impuro non è dunque certo un’obbedienza di fede, anche se egli mostra di conoscere il “nome segreto” di Gesù, “Santo di Dio” (24), la fonte stessa della sua autorità. Questo nome segreto evoca simbolicamente la parte più interna e incontaminata del Tempio di Gerusalemme, santificata, secondo la religione istituzionale sacerdotale, dalla stessa presenza reale di Jahweh. La scena si svolge in uno spazio che è solo una sinagoga di una regione infestata dai demoni, com’era allora creduta la Galilea, essendo geograficamente esposta al contatto con i pagani; ma lo spirito impuro non sembra avere alcuna remora nel contaminare e profanare quel luogo sacro, sia pure di secondaria importanza. La sinagoga, infatti, è l’ovvia metonimia della comunità che l’abita. Che la scena si svolga di sabato accentua il fatto che il contrasto tra puro e impuro pone in questione l’efficacia delle forme tradizionali di religiosità e delle sue regole di purità rituale. Lo spirito impuro, infatti (pur minacciando di poterlo fare, conoscendone il nome segreto) non osa aggredire Gesù, si arresta davanti a lui, ammutolisce, è sconfitto. La “signoria di Dio” cos’è dunque per Marco? Anzitutto un evento operato direttamente da Dio, quindi l’annuncio e contemporaneamente la sua realizzazione. Questo evento consiste nella liberazione dal male dell’uomo dissacrato dal male stesso. Nel brano corre anche un filo polemico. L’annuncio del Regno suscita gioia ma anche sconcerto e controversie come ogni novità che irrompa a sconvolgere il ripetersi abitudinario di ritualismi tradizionali, ma soprattutto perché supera la religiosità sinagogale ponendone in evidenza i limiti e l’inefficacia in ordine all’aggressività del male ed alla possibilità di salvezza.
 
terradinessuno2009
terradinessuno2009 il 01/02/09 alle 23:45 via WEB
scusa l'intrusione,t'invito a leggere i commenti al Vangelo in terra di nessuno. grazie
 
Yaris167
Yaris167 il 03/02/09 alle 15:52 via WEB
“Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perchè sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno i suoi famigliari.” Matteo 10, 34-38 "Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo." (Luc 14:26) Perchè ti trascrivo questi passi del Vangelo? Perchè tu scrivi:" Ci manca il coraggio di amare" ed io aggiungo:" non il coraggio di amare ci manca, bensì il"coraggio di odiare" e di crocifiggere l'ogoglio della " bontà" in nome della quale si scatenano le guerre. Abbiamo comfuso le parole bontà, comprensione, tolleranza, con sottomissione, sopportazione e, in nome di un falso concetto di giustizia, finiamo con il diventare giustizieri, contagiando anche i nostri figli. Ha ragione quell'Uomo che ti ha parlato, la Croce è morte e redenzione, ma "abbracciarla" non vuol dire "esserci appesi" e, come il piccolo seme, anche l'uomo,se non muore non dà frutto". Complimenti per il blog e per la bellezza di ciò che scrivi. Rossella :-)
 
chepazzaidea
chepazzaidea il 03/02/09 alle 21:55 via WEB
Ciao...Ho letto quello che hai scritto e si sente che lo hai scritto con la penna del cuore. Il dolore, la croce che portiamo ci fa da ponte con il dolore di Gesù ed è proprio quel dolore che ci fa capire la nostra fragilità e la nostra impotenza. Guai a chi si fermerà "sull'orlo di quel precipizio e non saprà mai cosa c'è oltre quel burrone"! Dolce notte... un abbraccio forte
 
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INQUIETA E' L'ANIMA

CHE NON RIPOSA NELL'AMORE.

Ritael

 

NELLE TUE MANI

Nelle tue mani
io metterei le radici
e da te mi farei portare
in ogni angolo della terra,
non ho certezze
ma ho l'amore
tutto quell'amore necessario
per deporre la mia vita
in mano a te.


Ritael
(settembre 2017)

 

A TE SOLO

A Te solo
confluiscano i miei pensieri,
come torrenti impetuosi
si gettino insieme liberi
nella cascata del Tuo amore.

A Te solo 
io elevi la mia lode gioiosa,
come un fiore tra le rocce
le mie parole nel vento
solitarie e nascoste.

Lavami il cuore 
toglimi ogni desiderio umano,
rendimi capace di amare
ogni creatura allo stesso modo,
ch'io non ami più un'anima soltanto.

Te solo Signore!

Ritael

 

 

 

 

NESSUNO LO SA

Mentre sorrido
piango
e mentre di gioia danzo
muoio.

Ritael 

 

ETTY HILLESUM

 

TU

 
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