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Post n°347 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da elisar_81
 
Tag: Esegesi
L' Annunciazione
IV domenica di Avvento
Luca 1,26-38

Dopo un lungo periodo di silenzio torno al mio blog, torno a proporre i miei spunti di riflessione. 
Come promesso sono tornata per Natale...che ormai è alle porte. Siamo alla quarta domenica di Avvento e il tema della giornata è l'Annunciazione dell'angelo Gabriele a Maria. 
Riflettevo sulla vita di Maria, persona per me sconosciuta fino a due domeniche fa quando, casualmente sono entrata in una chiesa e il prete stava giusto parlando di Maria e delle donne. Maria...una donna tra tante. Non una santa, non una dama ma una normalissima donna che viene chiamata a compiere il progetto di Dio. A una donna viene chiesto di dare alla luce il figlio di Dio. Attraverso un corpo di donna, Dio si fa uomo, il Verbo diventa carne.

Io sono una donna e non mi ero mai fermata a pensare che in quanto tale, io sono portatrice di vita. Attraverso un grembo si genera, si crea vita. Da un insieme di particelle, di cellule, in poco tempo nasce un bambino. Il mistero più grande al mondo. Una grande Rivelazione d'amore di Dio all'uomo. 

Maria, innanzi a questo mistero di vita e di amore, dice SI "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". Un'adesione totale alla chiamata di Dio, una risposta che non lascia spazio alle domande, alle paure, alle incertezze. Da quel momento Maria porta in sè il figlio di Dio. 

Sembra quasi una simpatica favola Natalizia eppure questo racconto ha una sua storicità che non si può ignorare. Testi storici, anche non cristiani affermano la venuta di Gesù come un evento che ha segnato 2008 anni di storia. Basti solo pensare all'anno in cui siamo, il 2008, molti di noi non si rendono conto quanto la venuta di Gesù al mondo abbia segnato la nostra vita. 
E la sua venuta è preceduta da un SI che è il SI di ogni uomo che accetta la chiamata di Dio nella propria vita; è il SI che fa entrare la luce nel cuore splancando le porte a Cristo. 
Dire SI a Dio richiede umiltà nel farsi suoi servi e seguaci e seguire una Parola, fidarsi completamente di Qualcuno che fisicamente non c'è, non è facile. 
Maria crede alle parole dell'Angelo Gabriele: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà conla sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio", si fida di lui e si lascia guidare dal messaggio di Dio che sboccerà nella più grande Rivelazione all'uomo, nel più grande messaggio che cambierà l'esistenza di molti uomini. 

Un SI di un'umile donna di Nazaret. Non della Giudea, di Nazaret, un piccolo paese di periferia in un normale giorno di vita quotidiana.
 
Rispondi al commento:
terradinessuno2009
terradinessuno2009 il 14/01/09 alle 08:59 via WEB
Anno B, Tempo d’Avvento, IV domenica La peculiarità della lettura liturgica del vangelo consiste nel fatto che il tempo, la sua qualità di occasione (kairòs) di riserva per la salvezza, diviene un’ulteriore chiave ermeneutica del testo. La pagina di questa domenica, già ascoltata nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine (8 dicembre), stabilisce uno speciale legame tra il tempo d’Avvento e la figura di Maria di Nazareth. Attraverso questa lettura, la liturgia lascia intravedere un nesso tra questa luna di giorni dell’avvento e l’attesa della natività del Cristo, da parte della Chiesa, come una simbolica decima della gravidanza divina di Maria. Se Giovanni era presentato, la scorsa domenica, come la somma della profezia, Maria è oggi l’autointerpretazione della Chiesa stessa in attesa del Natale, nel senso pregnante del suo essere gravida di Cristo. La pericope che ascolteremo in questa domenica fa parte di un unico quadro lucano, a dittico, in cui il mandato di Giovanni Battista e quello del Cristo vengono sin dall’origine presentati in parallelo (Lc 1,8-38). In entrambe il messaggero è Gabriele, l’enopion, il ministro che sta davanti a Dio (19), inviato ad annunciare il Messia e il suo enopion (17), colui che gli cammina innanzi. Egli rassicura i propri interlocutori (13; 30), annunzia “gioia” (14; 28 “gioisci”, cfr. Bible de Jerúsalem e nuova traduzione italiana) e il concepimento miracoloso delle due “grandi” figure religiose. Il modello seguito da Luca è quello vetestamentario dell’annunzio soprannaturale di grandi figure della fede abramica come Isacco, Sansone, Samuele. Ma mentre nel caso di Zaccaria l’annuncio irrompe entro una grandiosa scenografia liturgica, nel corso dello svolgimento delle funzioni ufficiali di un esponente dell’istituzione sacerdotale, Maria è evangelizzata dall’angelo in un momento che potremmo definire di vita privata e laicale. Un’altra evidente differenza sta nella diversa reazione del messaggero divino alla richiesta di spiegazioni rispettivamente da parte del padre del Battista (19-20) e della madre del Salvatore (35). Il fatto potrebbe spiegarsi con le rispettive diverse vocazioni: al primo è chiesta la semplice obbedienza; a Maria, piuttosto, una cooperazione che implica una conoscenza più profonda del piano divino. Anche il “turbamento” di Maria sembra uno stato interiore diverso dal “timore” di Zaccaria. L’evangelista precisa che esso è dovuto esattamente alla solennità del titolo col quale la “giovane donna” viene salutata: kecharitomene (28-29), termine che non ha corrispettivi esatti né in italiano né in latino e perciò tradotto con l’espressione “piena di grazia”, poi divenuta quasi un nome proprio di Maria nella preghiera tradizionale cristiana. In realtà il turbamento della ragazza è comprensibile in quanto siamo davanti ad una vera e propria formula di amoroso corteggiamento, o proposta nuziale. “Kecharitomene” è un piccolo capolavoro di sintesi semantica perché tiene insieme non meno di tre significati del termine “grazia”. Nello stesso tempo la forma verbale del participio perfetto indica un fatto le cui conseguenze perdurano fino al presente; la forma passiva allude infine ad un’azione o un’iniziativa divina (passivo teologico): - grazia come “amore di benevolenza”; il titolo mariano allora sarebbe “Colei di cui Dio si è preso amorevole cura” (cfr. Lc 1, 50) oppure “di cui Dio si è innamorato”; - grazia come “bellezza”, “gradevolezza”; in tal senso: “Donna di divina bellezza” (cfr. Lc 1,48); - grazia come dono: e dunque “Somma dei doni”, o “Dono perfetto”, perciò “Colei in cui si sono compiuti i doni divini” (cfr. Lc cfr. Lc 1,53) Nell’unica parola kecharitomene è dunque racchiuso il distillato d’interi filoni teologici che affondano le radici nell’Antico testamento, come il tema della “Figlia di Sion” o la teologia sponsale; ma si avverte anche allo stato originario quella stessa profonda commozione che risuona nelle lunghe liste di titoli con i quali la devozione cristiana è solita rivolgersi a Maria. La grandiosità del titolo con cui il messo divino saluta la Signora si esalta ancor di più alla luce dei titoli ancor più grandi riservati al figlio: “Santo”, “Figlio di Dio” (35b) che, a cominciare dal nome stesso (31, Jahweh-salva) ne profetizzano la messianicità o, ancor più esattamente, la sua stretta affinità con Dio. Un’ultima osservazione sulla coppia di verbi che Luca usa per dire che Gabriele saluta “avvicinadosi” (28, eiselthon) a Maria e poi, alla fine del dialogo, che “si allontanò da lei” (38, apelthen), come opportunamente traduce la nuova versione italiana della CEI, al posto del semplice “partì” della vecchia traduzione. Un’unica radice verbale per aprire e chiudere la scena e ci pare di vedere l’angelo che indietreggia silenzioso, coprendosi il volto al cospetto della potenza dell’Altissimo, che ha ormai già steso la sua ombra sull’Annunziata. Il Figlio è già in lei.
 
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Ritael

 

NELLE TUE MANI

Nelle tue mani
io metterei le radici
e da te mi farei portare
in ogni angolo della terra,
non ho certezze
ma ho l'amore
tutto quell'amore necessario
per deporre la mia vita
in mano a te.


Ritael
(settembre 2017)

 

A TE SOLO

A Te solo
confluiscano i miei pensieri,
come torrenti impetuosi
si gettino insieme liberi
nella cascata del Tuo amore.

A Te solo 
io elevi la mia lode gioiosa,
come un fiore tra le rocce
le mie parole nel vento
solitarie e nascoste.

Lavami il cuore 
toglimi ogni desiderio umano,
rendimi capace di amare
ogni creatura allo stesso modo,
ch'io non ami più un'anima soltanto.

Te solo Signore!

Ritael

 

 

 

 

NESSUNO LO SA

Mentre sorrido
piango
e mentre di gioia danzo
muoio.

Ritael 

 

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