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...è iniziata così...

Post n°601 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da CacciatricediSangue

...la MIA giornata
…dopo aver spento preventivamente il cellulare poco prima della mezzanotte, riapro gli occhi e controllo l’ora.

Sono le 14 passate.

Ottimo! 

Mi sono sentita sollevata dalla mezza giornata già bruciata, ora non restava che far passare anche l’altra metà.
Dopo 5 minuti, ancora con gli occhi abbottonati, squilla il telefono (era inesorabile, dovevo aspettarmelo). Così, mentre mi preparo la colazione rispondo ascoltando Miriam che intona la canzoncina.
Riesco a notare che i miei non sono in casa e mio fratello è ancora dormiente in catalessi, forse il resto della giornata non sarebbe stato così malvagio.
Mai cantare vittoria! Qualche minuto dopo, rientrano i miei, e per impossibilità di ascolto, decido di abbandonare la conversazione telefonica.

Ed ecco che cominciano le danze…del mattone.

Una serie di mattonate in faccia di quelle da guinness.

Mio padre, che, si sa, non è mai stato una cima in fatto di auguri, regali e smancerie varie, si presenta con una pianta.
Una piantina a me? L’unica piantina in grado di farmi felice è la Marja, ma quella era solo un insulso ciclamino. Incartato, infiocchettato e in compagnia di quello che sarebbe stato il mio regalo.
Dentro a quel bel cestin di vimini, oltre alla pianticina c’erano tre cosi di legno, o meglio, tre non specificati rompicapi. Di quei giochino fatti a pezzi, che quando li smonti non si rimontano più, manco seguendo le istruzioni.
Arriva subito dopo mia madre.
“Le istruzioni ce le ho di là” e in men che non si dica mi porta tre fascicoli di un qualche cosa che anni fa vendevano in edicola. Tre fascicoli con tanto di buchi per i contenitori ad anelli. Quelle cose che si comprano mensilmente.
Mi chiedo, ho dato mai sentore che impazzissi per rompicapi scervellanti? No perché se è cosi vorrei saperlo, probabilmente mando segnali sbagliati.
Comunque, da li, scopro che l’idea dei rompicapi è stata di mia madre. Di bene in meglio.
La stessa poi, mi molla in mano due sacchettini dicendo: “Se non ti piace, me lo tengo io”
È gia partita male. So già che non mi piacerà. Conosco i suoi gusti e so che lei non conosce i miei, pur avendo passato 28 anni insieme.
 

Apro il primo e faccio scivolare sulla mia mano un oggetto metallico identificato come anello.
Ora, c’è da dire, che lei SA che io non amo le pietre. Non porto anelli con le pietre. Non porto gioielli con le pietre. Non porto pietre a meno che non siano sampietrini da tirare al primo stronzo che capita.
Cosa mi va a regalare? Un anello con un pataccone viola di inimmaginabile misura.
Roba da far invidia alla zingara della luna nera.
 

Non ricordo quali siano state le mie parole precise ma credo di averle detto una cosa tipo “Ma’, lo sai che sta roba non la porto” (lo so, non è carino da dire, ma dopo 28 anni passati con una madre che ostina a non conoscerti ti viene naturale)
Ero già scazzata di mio, da tempo, e quella cosa non mi ha sollevato il morale.
 

Decido di aprire il secondo sacchettino. Escono fuori 24 sassolini di vetro, di quelli che si comprano all’ikea, quei cosi da acquario. Sopra ci sono disegnate le rune. Ovviamente ne manca una. Quella vuota.
Ed ecco che parte la storia di come le è venuto in mente di regalarmi le rune fatte in casa.

…”quando sono andata a provarmi le lenti, ho trovato un negozio, una libreria esoterica dove c’era sta signora un po’ strana. Sono entrata dentro e le ho chiesto un’idea per un regalo. Ha tirato fuori un libro con la copertina pergamenata, con quel simbolo celtico fatto così e così…e indovina quanto voleva? 75 euro! Per un libro, manco un libro! Un quaderno! Ho finto entusiasmo e le ho chiesto qualche altra cosa…così mi ha parlato delle rune. Ho mandato un messaggio a katia [mannaggia a me e a quando le lascio i numeri delle mie amiche per rendermi raggiungibile] per sapere se le avessi, poi la signora del negozio me le ha mostrate. Mi ha fatto vedere questi sacchettini, c’erano quelle fatte con le pietre d’onice, quelle così, quelle colì e poi mi ha mostrato quelle fatte con i ciottoli di fiume. Indovina quanto voleva? 60 euro! Per dei sassi! Siccome mi ricordavo di averli visti al mercatino, dal tipo che vende le cose per il decoupage, ho pensato di farli io. Ma lui non ce li aveva, allora l’ho fatte con questi. Tanto vanno bene comunque no?”

Non ho avuto il tempo di rispondere che mio padre distrae mia madre con la faccenda
del pranzo. Si deve preparare altrimenti si finisce sempre a pranzare tardi.

La mia colazione rimarrà li, inutilizzabile.

Poco dopo pranzo, decido di prendermi un paio d’ore per me e vedermi un film. Magari
mi rilassa. Ah! Che bella battuta! 
 

In fase digestiva mia madre comincia a pulire il terrazzo, e trova che sia cosa buona e giusta passare la lucidatrice in camera mia. O meglio, che sia giusto che la passi io, oggi, dopo pranzo, proprio quando avevo deciso di vedermi un film.
Ok!
Lo faccio ora, cosi dopo ho tempo di vedermi il film e farmi la doccia per arrivare in orario al ristorante dove avevo prenotato per le 20.30. Ah! Un’altra bella battuta!

Proprio nel momento in cui mia madre mi ripeteva di passare il cuore (la lucidatrice del folletto, per chi non lo conoscesse) per la milionesima volta in 5 minuti, scopro che non posso attuare il mio piano poiché, sempre lei, ha avuto la bella idea di pulire il terrazzo con quel cazzo di mostro a vapore che fa concorrenza alle locomotive. Attaccare mostro e aspirapolvere nello stesso momento significava l’imminente implosione dei pc e di tutto ciò che ci fosse di elettrico in casa.
Rimando la lucidatrice a tempo debito, il bagno è occupato quindi anche la doccia, opto per girovagare un po’ sul web.

Altra telefonata. Poi un’altra ancora. Poi squilla il cellulare. 

È Stefania. Tempo due minuti d’orologio che mio padre comincia a chiamarmi. Rispondo che sono al telefono. Possibile mai che quando gli altri sono al cellulare vige il rigoroso silenzio e quando ci sto io, oltre al bordello, se mi si rivolgono domande ci si debba pure incazzare quando non arriva risposta? Sta di fatto che mio padre sbraita dicendo di dover chiamare il ristorante.
Sono ancora al cellulare quando squilla nuovamente il telefono di casa. C’è da dire che in casa ci sono quattro, o cinque telefoni fissi, e un cordless. E in casa ci vivono quattro bestie col pollice opponibile. Se squilla un telefono, e se una di queste è impegnata in altre conversazioni, di solito dovrebbe accadere che una delle restanti alzi il culo e vada a rispondere.
Qui no. Mio padre si incazza anche per questo. Perché ho risposto tardi al telefono.

Così, dopo le sfuriate, dopo la canzoncina della Zimo, si fanno le 18. ormai mi sono impuntata, decido di vedermi almeno un pezzetto di film, dato che mia madre è ancora li che smanetta col vapore. Ah! Ancora una battuta!

Clicco su Monster (l’ideale per il mio stato umorale), faccio partire Media Player e…
cinque minuti di visione che mia madre chiama facendomi sapere che ha finito di
giocare alla bella lavanderina.

Mi armo di santa pazienza, tiro giù l’ennesimo bestemmione e prendo la dannata lucidatrice del folletto. La passo in camera, cambio le lenzuola, mi rifaccio il letto, stacco la spina…e sono pronta per doccia e altri 5 minuti di film.

Manco pe’ ‘l cazzo! Devo dare una mano a rifare il letto di mio fratello.

Respira

Respira 

Respira 

Conta fino a 10 

Conta fino a 100

P***o ***!!

Ok fatto il letto vado in doccia. Mi sarebbe piaciuto, ma il bagno era nuovamente
occupato.

Entrerò in doccia un’ora più tardi. E proprio in quel momento, proprio quando l’acqua
era della giusta temperatura in casa si decide di aprire tutti i rubinetti.
Risultato?
Doccia gelata e imprecazioni in saldo del 50%. Due al prezzo di uno.
 

Mentre finisco di preparami mia madre irrompe in bagno (cosa che odio) e sta li impalata a guardarsi allo specchio. Poi, non vedendo attenzioni, decide di parlare e mi mostra gli orecchini. “Guarda, sono dello stesso colore dell’anello, che poi non è male” e le ripeto che lo sa benissimo che non porto pietre. “eh vabbe’, l’ho visto oggi sulla bancarella, dopo che ti abbiamo preso i rompicapi al mercatino, non è così brutto. Pensa che l’ho pagato solo 5 euro.”

Le ho risposto “ ah! Grazie della considerazione” ma solo mentalmente. 

Ero in ritardo. E ovviamente il ritardo sulla tabella di marcia, porterà un ritardo sulla partenza da casa. La colpa è la mia che sono entrata in doccia tardi. Altra discussione.
Farò il viaggio da casa al ristorante in estremo mutismo mentre Enya canticchiava il
suo “And winter came” straziandomi le orecchie.

Arrivati, seduti a tavola, dopo i primi minuti di conversazione con mia zia, ci sarà una rivolta familiare verso i miei gusti cinematografici, verso il mio modo di scaricare file, verso i miei libri, i miei cd, sul mio affetto verso i miei cani, e non ricordo cos altro.

Ho rimosso in blocco tutto. Ricordo solo che a un certo punto ho urlato un qualcosa di simile a “ma sti cazzi, tanto a me manco piace” riferito a un qualcosa che si ostinavano a difendere.

Mi farò i cazzacci miei per il resto della cena, anche perché mia madre accentrerà le conversazioni su di se, mio fratello tirerà fuori i vari aneddoti lavorativi e io me ne potrò stare in disparte per un po’.

Si risale in macchina, devo dire di aver preso da mio padre la guida e la strafottenza alla guida, ma lui è l’estremo.

Durante il tragitto di ritorno, noto l’ora, è scoccata la mezzanotte. Tra me e me gioisco, è finalmente finita sta cazzo di giornata, e non so per quale schifoso motivo, guardando fuori me ne esco con “ Ma qui dietro non c’è via Baldo degli Ubaldi?”

Non l’avessi mai fatto. A volte mi chiedo perché diavolo non mi sto zitta. 

Ci sarà una disquisizione accesa sulla posizione di quella via anche con tanto di tuttocittà alla mano.
La scena epocale? Prendo la cartina, mostro il percorso a mio padre seguendo le strade con il dito, lui mi prende il tutto città. E lo capovolge credendo di dimostrarmi che mi sbagliavo. Ma non è che se io comincio a camminare a testa in giù posso affermare di essere in Sud Africa. La discussione terminerà con l’effettiva visione di un cartello con la dicitura Via Baldo degli Ubaldi esattamente alla mia destra, non alla mia sinistra come intendeva mio padre.

Da lì in poi ci sarà solo un buona notte. E questa giornata è veramente finita. 

Tutto questo per dire che ora ho voglia di prendere questi famosi ciottoli di fiume, una fionda, e fare una strage.

Se già il periodo era pessimo, sta giornata non ha aiutato per niente. 

Il prossimo che mi augura 100 di questi giorni sarà il futuro bersaglio dei ciottoli!

 
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