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Gods of Metal 2008 - I°giorno

Post n°582 pubblicato il 06 Luglio 2008 da CacciatricediSangue

Sveglia poco prima delle 6 del mattino (nemmeno per andare al lavoro), doccia, frigorifero caricato, Zimo caricata e via.
L’appuntamento con Mr.Garofano, ops Giordano, era alle 7.
Lo vediamo da lontano. Sotto al sole. Ascella alzata e pronto ad attraversare.C’è mancato poco che lo raccogliessimo al volo.

Il viaggio ha cosi inizio.
Macchina caricata, pieno fatto, telepass preso. Basta solo accendere il TontTont per evitare gli autovelox e arrivare sani e salvi all’albergo.
Ma…ho un flash quando, dopo aver chiesto di accendere il TomTom alla Zimo, glielo vedo in mano. Infatti lo ZioTom si illumina e ci comunica inserire mappe.

“Come sarebbe a dire inserire mappe? Dove le ha messe? Vabbe’ fa niente, tanto la strada ormai la conosco, e fino al parco nord ci so arrivare. Magari nei pressi di Bologna chiamiamo l’albergo e ci facciamo spiegare.”

Cosi, senza far toccare il Telepass alla Zimo, imbocchiamo il raccordo ed entriamo in autostrada.
Il viaggio tutto sommato fila liscio come l’olio. Temperatura quasi decente, traffico lieve (ci ha detto culo anche nel tratto tra Firenze sud e Firenze scandicci), sottofondo musicale adatto (a parte la pausa "telefonata" di Giordano, che ci ha eruditi su fiori, fiorellini, boccioli di rosa duri, crisantemi e mazzetti), giusto una pausa schifezze all’autogrill e via spediti coi diti alzati ad ogni autovelox che imperterrito attendeva le alte velocità (anche senza TomTom non mi avrete mai!).
Più o meno a una cinquantina di km da Bologna però, ci ritroviamo a dover fare una sosta obbligata alla stazione di servizio Aglio est.
Il motivo? Semplice! Qualche km prima abbiamo visto la morte in faccia. Per il semplice fatto che mentre io procedevo spedita sulla mia corsia di sorpasso per levarmi da davanti un camion, questo pensa bene di tagliarmi la strada immettendosi sulla mia corsia di punto in bianco, senza freccia senza niente, con i suoi schifosissimi 90 km orari perché davanti a lui, sulla corsia di sinistra, aveva un camio fermo. La fortuna ha voluto che quel tratto di strada è in salita, pieno di autovelox e con molte curve, quindi ero sui 120 km orari e ho potuto testare il funzionamento del mio abs.
I vari vaffa, accidenti e pestilenze al camionista omicida non sono serviti a scaricare la tensione. Siamo cosi entrati nel primo autogrill incontrato. Scesi dall’auto ci siamo resi conto che le gambe non reggevano. E con lo scoppio di una risata isterica noi tre sopravvissuti ci trasciniamo verso il bagno con una camminata degna di John Wayne appena sceso da cavallo.
Passato il momento, risaliamo in macchina pronti ad affrontare gli ultimi km quando arriva una telefonata nei pressi di Bologna.

È l’hotel, ci informa che la sera prima hanno avuto problemi con l’aria condizionata e stava avvertendo tutti i clienti. Colgo l’occasione per chiedere alla fantomatica Claudia, receptionist dell’hotel, indicazioni per raggiungere l’albergo. E lei gentilmente : “Non uscite subito a Bologna, ma proseguite per Padova. Uscite a Bologna Interporto, svoltate a sinistra, poi al semaforo a destra. Un paio di km e quando vedete le paraboliche noi siamo li, sulla sinistra

Cosi facciamo. Dopo 3 ore e mezza di viaggio, in perfetto orario sulla tabella di marcia, pregustando una doccia prima di raggiungere Parco Nord, usciamo dall’autostrada e già le cose non quadravano. Claudia aveva detto di girare a sinistra, ma Castel Maggiore era indicato a destra. Decidiamo di seguire le indicazioni, saprà meglio lei dove sia l’hotel no?
NO! Svoltato a sinistra proseguiamo su una strada in mezzo al nulla, senza indicazioni, senza niente che non siano campi di pannocchie (ci saremmo dovuti fermare per prenderne qualcuna) e attendiamo che si palesi davanti a noi un semaforo o qualcosa che gli assomigli.
All’indicazione Ferrara 5km fermo la macchina e decido di tornare indietro. L’idea della doccia in albergo stava lievemente sfumando.
Seguiamo le indicazioni per Castel Maggiore e fu la fine. Arrivati al centro chiamiamo l’albergo e, sempre Claudia, mi dice che da dove siamo non sa spiegarmi come raggiungere l’hotel, dovrei prima avvicinarmi alla zona industriale.
Ora io dico, in un posto dove è più facile trovare rotonde che i nomi delle vie, come cazzo faccio a trovare la zona industriale? Fermiamo una tipa per strada, non è di li. Proseguiamo, evitiamo di fermare le donnine e passiamo agli ometti. Il primo ci spiega che avremmo incontrato un po’ di rotonde (ma va?) e a quella più grande avremmo dovuto svoltare a destra.
Ho perso il conto delle rotonde passate, ma l’unica di dimensioni decenti, la svolta a destra non ce l’aveva.
Ne fermiamo un altro, nemmeno ci da il tempo di abbassare il finestrino che alza le mani in segno di resa e ci avverte di non essere della zona. Tentiamo lo stesso e ci indica sommariamente dove trovare la zona industriale.
Trovata questa però, dell’hotel Nettuno nemmeno l’ombra. E non c’è ombra nemmeno di un cristiano che a mezzogiorno e mezza cammini per strada con quella temperatura (39°). A forza di girare in tondo troviamo due ragazzi stranieri (santi subito) che, chiedendo informazioni sull’albergo, ci spiegano per filo e per segno dove andare, quanti metri percorrere, quali ponti attraversare e a momenti ci avrebbero pure potuto dire quanta benzina avremmo consumato. Odino li benedica, alla faccia di google map!
Scopriremo poi che l’hotel è segnalato sulla strada un po’ come da noi l’auditorium. Ovvero ovunque!

Al check in troviamo la nostra simpaticissima Claudia che ci informa di essere fortunati, in quanto la nostra camera è già pronta. Che culo direi! Ma evitiamo i commenti e ci precipitiamo su per scaricare armi e bagagli e raggiungere poi la zona concerto.
L’aria nella stanza è irrespirabile, il condizionatore fa rumore ma non fredda. Qui si prospetta la tragedia.

Sono ormai le 14 passate quando raggiungiamo Bologna, non ci facciamo mancare il giro di peppe per arrivare all’arena parco nord, parcheggiamo, scendiamo e veniamo colpiti in piena faccia dalla calura bolognese.

Biglietto in mano, ci apprestiamo a raggiungere soggetto1 e soggetto2 che erano li dalla mattina, prossima missione: trovare il soggetto3 e recuperare il braccialetto per l’uscita libera prima che li finiscano. Nel tragitto però non possiamo fare a meno di notare il camping allestito dalla Live per i metallari giunti da ognidove. La tendopoli si estende su uno spiazzo di terriccio e asfalto. Nessuna copertura naturale ne artificiale tranne che per qualche traliccio dell’alta tensione.
All’ingresso scopriremo che gli orari delle esibizioni erano in netto anticipo di buoni 20 minuti (mai successo prima), che la Live, come organizzazione, si conferma pessima, che i braccialetti ci sono si, ma tocca fare un percorso della madonna per averli.

Due omini all’entrata ti avvertono che devi avere il biglietto alla mano. Altri due ti controllano il codice a barre. Altri due ancora te lo strappano e gli ultimi due ti controllano lo zaino. a questi ultimi chiediamo i braccialetti, rispondono che li avremmo trovati dentro. Appena entrati troviamo Kaos. Inutile dire che la protezione utilizzata per ripararsi dal sole ha fatto sudare anche noi appena vista. Giusto il tempo di salutarlo per doverlo lasciar andare, era li per far le foto e quindi obbligato a seguire tutti i gruppi (si compreso il mignottino della Harris, si compresi gli Avenged) e ci dirigiamo al punto informazioni, chiediamo i braccialetti e ci mandano ai due ragazzi delle uscite. Questi ultimi ci mandano all’altra uscita dove finalmente vediamo delle striscioline di stoffa tendenti al rosa. Obbrobrio! Vista tutta la tiritera fatta, chiediamo se si può evitare di uscire dopo aver messo il braccialetto. La risposta? Ovviamente negativa.
E quindi rifai la fila, fatti ricontrollare lo zaino e tutto il resto. Tutto questo sotto al sole cocente e al caldo imperante.

Siamo finalmente dentro. Effettivi ed operativi.

Saltati a pie’ pari KingCrow e Blacktide per motivi temporali, Lauren Harris per motivi di orticaria e gli Airbourne per motivi tecnici della Live.
Dovevamo attendere gli Apocalyptica.
Che sia il caso di cercare un po’ d’ombra? Ironia latente. L’ombra non esiste. Nemmeno i bagni chimici ne hanno disponibile. Ci avviciniamo al palco, evitiamo la zona terriccio e veniamo attratti dagli splendidi luccicanti amorevoli idranti che sparavano acqua sulla folla accaldata. Questo è il posto giusto. Sul palco si intravedono i coreografici teschi. Certo però, con quel sole accecante, i poveri finlandesi dovranno non solo riuscire a stare sul palco senza sciogliersi, ma anche evitare i giochi di luce ed ombra (impossibili con quella luce) e intrattenere il pubblico con la sola musica.
Ma non c’è niente da fare, io li trovo stratosferici. Riescono con le corde a svegliare il pubblico cotto al sole, passano dalle cover dei Metallica (esemplare Nothing else matter e Seek and Destroy) ai pezzi del nuovo album. Nessuna voce. Solo il pubblico cantante. E, sebbene Lorenzo [te l’ho già detto non ci capisci un cazzo di musica, abbi pazienza!] non sia rimasto contento, credo che i finnici abbiano dato prova di saper stare su un palco più che degnamente, vista anche la situazione, l’attesa per gli headliner e quella luce del cazzo! [ovviamente se volete una recensione un po’ più accurata basta leggere qui.

Finito lo show degli Apocalyptica, tra una doccia sotto l’idrante e un pieno ai rubinetti dei bagni (evitiamo lo stile pisciasotto dei miei pantaloni) gli stomaci romani cominciano a borbottare. Optiamo per la soluzione “sfruttiamo il braccialetto”.
Salutiamo Kaos costretto a star li per le foto, avvertiamo i due soggetti che saremmo andati alla macchina per rifocillarci e ci saremmo poi incontrati nuovamente davanti al mixer per seguire le restanti esibizioni.

Giunti alla macchina, il richiamo dell’ombra ha fatto da padrone. Tirate fuori le sedie, ci accampiamo sotto l’unico alberello sparuto dell’arena, in compagnia di tedesconi beventi e ruttanti. Passa il tempo e ci dimentichiamo dei Rose Tattoo (ma chi sono poi? Ma chi li vuole sentire?) e dopo un’oretta buona decidiamo che è cosa buona e giusta tornare nella zona da suicidio di massa sperando che la canicola diminuisca. Anche perché eravamo scomparsi da un bel po’ e forse era il momento di farci vedere vivi e vegeti, anziché sciolti dal sole.

Giunti davanti al mixer, giusto il tempo di salutare il Vikingo Jovan (che ringrazio dell’avvertimento, altrimenti mi sarei dovuta fare avanti e indietro tra la macchina e l’ingresso dato che i corni non li facevano entrare) e radunare il gruppo.
Ma … “Kaos dov’è? Calcolando che stanno per iniziare gli Avenged Sevenfold probabilmente è sotto al palco per far le foto.”

Inizia la tortura. Ditemi quel che volete, ma un gruppo del genere, anche che l’han voluto i Maiden (vorrei ricordare che i Maiden vogliono pure la Harris – motivi di dna – e non centra un cazzo con la loro musica) dovrebbe suonare solo alle feste di paese. Si si proprio quelle dove ci sono gruppetti che si cimentano in cover.

Ovviamente molti aspettavano i Maiden, e molti di loro, non hanno ben gradito la scelta di un gruppo spalla simile.
Gli Avenged quindi, si sono risentiti, se la sono presa, e sono andati a frignare tra le braccia di mammà…non dopo però averci distrutto le orecchie con una cover di Walk dei Pantera tagliata a metà (eresia, quanto eresia è stato sentire il pubblico cantarla…cazzo come sono labili gli spettatori, basta far partire Walk che son tutti contenti). Mentre mi dispero per gli spaccatimpani, mi trovo un sms sul cellulare. È il soggetto4, che non avrei mai pensato di trovarlo al Gods conoscendo la sua avversione per i live.

Non so se sia colpa loro, colpa della calca, del caldo, della stanchezza, o di tutto l’insieme ma a me scoppia un mal di testa allucinante.

Credo che anche gli altri fidi compagni siano in pessime condizioni, tanto che decidiamo di raggiungere il Kimiko sulla collinetta per seguire i Maiden dall’alto.

Sui Maiden niente da dire, c’è sempre il soggetto5 (da cui ovviamente ruberò alcune foto), anche lui riuscito a beccare per pochi istanti per via della schiavitù fotografica, che ha già raccontato meglio di me cosa hanno proposto.

Aces High in apertura, 2 minutes to Midnight a seguire…e poi Revelation, The Trooper, Wasted Years, The number of the beast in un tripudio di gente cantante. Ma lo show non si ferma, con un palco stile egiziano (l’avevano promesso) seguono Can i play with madness?, Rime of the ancient mariner, Powerslave, Heaven can wait, e Run to the hills che fa ballare chiunque. Con Fear of the dark, la luce solare è svanita, l’arena parco nord è piena e illuminata dai cellulari che filmano e fotografano. la gente è fin sopra i cassonetti.Immancabile il fantoccio di Eddie durante Iron Maiden, Moonchild e The clairvoyant prima della chiusura con Hallowed be thy name.
Alla fine il sor Bruce ci ha regalato due ore di Musica con la M maiuscola. Impossibile trovare una pecca a quel buffo ometto sugli anta che zompa come un grillo sul palco. Pagherei oro per arrivare cosi alla sua età, ma sono marcia dentro ahimè.

Ma Kaos? Giungono notizie via sms, tra Rose Tattoo e Avenged la calura ha colpito anche lui e un suo amico. Portato al pronto soccorso per un controllo, ucirà da li solo alle 3 del mattino. Noi siamo cotti, accaldati, appiccicaticci, lerci, pieni di terra, puzzosi, sudati, unti e bisunti, e domani il massacro ci attendeva al varco. L’unica cosa da fare era uscire dall’arena, raggiungere l’auto e ritrovare l’albergo per litigarci la doccia e meritarci un sonno ristoratore. quindi, giusto il tempo di uno scatto ai pisciatori da festival e...

 
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CacciatricediSangue
CacciatricediSangue il 06/07/08 alle 13:48 via WEB
eh vabbe' tanto con te non si può ragionare
 
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