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Speciale/ Italia, ufficiale la censura su Internet

Post n°3142 pubblicato il 04 Marzo 2014 da ninograg1
 

da punto informatico, serissimo giornale del mondo web, vi propongo questo articolo, pubblicato oggi (si proprio oggi.... perchè c'è un oggi a distanza di anni visto che la politica s'è accorta di internet), a firma di Paolo De Andreis che accende un riflettore sul "democratico" mondo dell'informazione italico.. sempre più vicino alla cina (ira, korea del nord, ecc. fate voi) che ai paesi civili.
Buona lettura

Roma - In Cina, chiunque voglia pubblicare un sito web deve essere registrato presso l'ufficio governativo competente. In Italia, da oggi, chiunque voglia pubblicare informazioni su un sito deve ottemperare a certe disposizioni e se lo fa periodicamente deve ottenere persino una serie di registrazioni ufficiali. E, proprio come in Cina, chi pubblica senza registrarsi incorre nel reato di stampa clandestina, che in Italia è punito con una sanzione variabile tra il mezzo milione di multa e i due anni di carcere (oggi depenalizzato).
Questo accade da oggi grazie alla nuova legge sull'editoria, varata il 21 febbraio da quello stesso Parlamento che era sul punto di approvare il DDL sui domini, in un testo ispirato al decreto Passigli e bocciato da tutti gli operatori del settore.
Anche in questo caso le critiche, gli avvertimenti e gli altolà non sono serviti a granché: il Parlamento in extremis prima dello scioglimento delle Camere ha dato il via libera ad una legge che non ha riscontro in Europa e che oggi entra formalmente in vigore (vedi anche quanto pubblicato da Interlex).La nuova legge (62/2001) ridefinisce il concetto di sito Internet che fa informazione, quindi praticamente ogni sito Internet, che viene ora considerato "prodotto editoriale" e, come tale, rientrante nelle disposizioni storicamente censorie della legge sulla stampa. Ogni "sito informativo" italiano rientra da oggi nella classificazione di "prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico".
La nuova legge riguarda dunque non solo i siti che pubblicano informazioni con cadenza periodica, che sono sottoposti ad un regime più oppressivo, ma anche tutti i siti che pubblicano informazioni e che, se non sono periodici, "se la possono cavare" inserendo sulle proprie pagine il nome e il domicilio dell'editore e l'indirizzo della locazione fisica del server.
I veri dolori sono riservati a quei siti che pubblicano contenuti periodicamente.
"Chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico - avverte infatti la legge sulla stampa - senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta dall'art. 5, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero".
A scanso di equivoci, la registrazione di cui parla la legge consiste nell'assunzione/individuazione di un direttore responsabile che abbia i requisiti per essere iscritto all'Ordine dei Giornalisti o agli elenchi speciali per le testate specializzate e che "controfirmi" la registrazione del sito presso il tribunale della città ove risiede "l'editore".
Al di là delle pulsioni censorie da cui la legge nasce, analizzate nelle pagine successive di questo Speciale, la nuova normativa sferra un colpo al cuore di tutti i siti italiani, anche di quelli nati dalla passione di chi li alimenta con un lavoro spesso mal o non remunerato, a quelli che nascono dalla fornitura gratuita di contenuti da parte dei lettori-contributori e a tutti quelli che, per una ragione o l'altra, non possano designare un direttore responsabile.
Non solo, i siti che fanno dell'informazione periodica un "contorno" alle attività principali, come molti portali, sono costretti a trasformarsi de facto in "testate registrate", anche se le informazioni pubblicate sono in realtà prodotte, come spesso accade, da terze parti.Per tutti coloro che non hanno già provveduto alla registrazione del "periodico", da oggi scatta il reato di stampa clandestina. Starà alla magistratura rendere efficace la legge provvedendo al sequestro dei siti e alla comminazione delle sanzioni.
L'italiano che pensasse, vista la mala parata, di spostare i suoi contenuti su un sito all'estero non avrebbe sorte migliore. Il "prodotto editoriale", infatti, sarebbe comunque considerato "italiano" se i contenuti vengono spediti sul server di pubblicazione dall'Italia o se vengono "trasmessi" in Italia. La legge dunque tende a penalizzare i siti italiani che devono vedersela con concorrenti internazionali, siti che in Europa o negli Stati Uniti prosperano senza queste limitazioni alla libertà di stampa.
Non contento, il Parlamento ha anche imposto con questa legge una nuova responsabilità ai provider, fornitori di hosting per i server che ospitano i siti italiani.
Questi, infatti, sono da considerarsi inclusi nella disposizione secondo cui "chiunque in qualsiasi modo divulga stampe o stampati pubblicati senza l'osservanza delle prescrizioni di legge sulla pubblicazione e diffusione della stampa periodica e non periodica, è punito con la sanzione amministrativa da lire duecentomila a un milione e duecentomila".
Ma perché il Parlamento ha approvato tutto questo? In teoria, e il resto della nuova legge lo conferma, per estendere alle imprese editoriali online (e non si parla tanto di piccoli siti e associazioni quanto invece delle grandi aziende che oggi online incontrano notevoli difficoltà economiche) i contributi già previsti per le pubblicazioni stampate.Con nuove forme e nuovi fondi, infatti, la legge prevede che una serie di giornali online possano essere oggetto di contribuzioni pubbliche che consentano loro di tenere in piedi attività che da sé in piedi non starebbero, proprio come avviene da decenni nel mondo della carta stampata. Il tutto sulle spalle del contribuente.
Da segnalare, per completezza, che questa legge non è stata approvata in Aula dal Senato ma direttamente dalla Commissione Affari Costituzionali in sede deliberante. In quella occasione, il 21 febbraio scorso, è stato registrato l'accordo sostanziale di tutti i gruppi parlamentari. Con lo stesso appoggio praticamente unanime, d'altro canto, doveva passare anche il DDL sui domini, bloccato solo dallo scioglimento delle Camere.
In Italia esiste una stampa clandestina, che viene così definita non perché istigatrice alla violenza, all'omicidio o al ribaltamento delle istituzioni repubblicane. No, la stampa clandestina oggi in Italia è quella che non paga annualmente le gabelle di Stato all'Ordine dei giornalisti, quella che non si iscrive all'Albo o non risulta dalle liste dell'Autorità delle telecomunicazioni. Quella, insomma, che vive di quanto sancito dall'art.21 della Costituzione della Repubblica che recita con la massima chiarezza: "La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".
Principi che sono stati disattesi in questi decenni per compiacere la corporazione giornalistica, e consentirle di rimanere tale, e per agevolare la commistione tra i grandi interessi economici e la stampa. L'imposizione di un esame per ottenere la qualifica di "giornalisti professionisti" è strumento che da solo può garantire che i diritti speciali corporativi non cadano in mani "sbagliate" e che nelle fila dell'Ordine entrino solo persone che corrispondono a determinati parametri.
Le progressive pugnalate alla libertà di stampa inflitte dalle leggi italiane sembrano uscite dall'orwelliana "Fattoria degli Animali". Una fattoria dove i maiali al potere riescono ad imporre agli altri animali il tradimento dei principi su cui è sorta la loro comunità. Quando cioè al principio "siamo tutti uguali" si aggiunge impunemente "ma alcuni sono più uguali degli altri". Allo stesso modo i giornalisti che scelgono di aderire all'Ordine sono - spesso loro malgrado - come i maiali orwelliani, protetti da leggi speciali che li differenziano dalle oche e dagli altri esseri minori che popolano la fattoria. Leggi che li rendono inevitabilmente complici del soffocamento della libertà di stampa e di espressione nei confronti del "cittadino semplice".
La nuova legge sull'editoria sposta ulteriormente l'equilibrio fasullo su cui si è finora retta la corporazione, portando il baricentro sulla Censura. Non esiste un altro termine per descrivere una norma che impone a chiunque si esprima liberamente sul Web di farsi riconoscere, più di quanto già non faccia la presenza di un dominio Internet, con la sua registrazione, o di un sito gratuito, con l'hosting da parte di un provider.
Come non definire censura una legge che impone ai provider di essere cani da guardia sulle attività dei siti ospitati, perché rischiano di essere ritenuti corresponsabili di pubblicazioni clandestine? Una misura che da sola basta a porre l'Italia al di fuori del contesto internazionale, dove i provider, sostanzialmente, non rispondono dei contenuti che girano sul proprio network e di cui non hanno cognizione.
E così come è censura imporre ad un sito di esporre certe informazioni, facilmente recuperabili altrove e con pochi clic, o con qualche telefonata, è censura ancor più grave imporre ad un sito di registrarsi come periodico telematico. Una registrazione che contempla, sarà un caso?, una gabella da versare all'Ordine dei giornalisti da parte dell'editore o del direttore responsabile, o perché giornalista professionista, o perché pubblicista o perché iscritto in un "elenco speciale".
E per non farci dimenticare da che parte sta, e per chiarire a tutti cosa c'è in ballo, è arrivata ieri pomeriggio anche una ennesima delirante dichiarazione del segretario della Federazione nazionale della Stampa, il sindacato dei giornalisti della corporazione. Paolo Serventi Longhi, riferendosi alla nuova legge sull'editoria, ha esultato: "Finisce così, almeno in Italia, l'assurda anarchia che consente a chiunque di fare informazione on line senza regole e senza controlli e garantisce al cittadino-utente di avere minimi standard di qualità di tutti i prodotti informativi, per la prima volta anche quelli comunque diffusi su supporto informatico".
Non una parola, naturalmente, sul fatto che proprio questo sistema di censura, questa mostruosità giuridica oggi vomitata sulla Rete, abbia fin qui prodotto un giornalismo sciatto, ignorante e arrogante ben oltre il limite della volgarità.
Che tutto questo rappresenti una censura è dunque evidente. Che lo sia non solo per principio ma anche all'atto pratico ci vuole poco a dimostrarlo.
Provatevi, se non l'avete ancora fatto, a pubblicare un vostro notiziario su carta e da oggi anche online senza registrazioni ufficiali. Se la magistratura farà il suo dovere, sarete inquisiti e condannati, il vostro giornale sarà sequestrato, proprio come accade oggi in Cina e Malaysia.
Succede, è successo. E ora potrà succedere anche online grazie ad un Parlamento italiano che in Europa si è dimostrato in questi anni il più colpevolmente ignorante di cose della Rete.
E tutto accadrà, ancora una volta, alla faccia della Costituzione repubblicana e del principio ivi sancito: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
Viva l'Italia!

p.s.

... che ne dite? Siamo davvero in pericolo, qui; e che dire dell'AGcom che surettiziamente si è infilata nel vuoto di potere per decidere in via amministrativa della vita e della morte del web? Per fare un esempio: ha fatto levare, pena sanzioni salatissime, l'annuncio della candidatura di un prof universitario sardo dal sito della sua università, peggio di così. Può anche essere che questo blog, chiuda... per la gioia dei grandi e dei piccini.

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Commenti al Post:
nina.monamour
nina.monamour il 04/03/14 alle 23:24 via WEB
Vado a nanna, e cercherò di sognare cose belle, notte Nino...
 
 
ninograg1
ninograg1 il 04/03/14 alle 23:35 via WEB
buona nannina, .... e buon risveglio
 
dolly.1
dolly.1 il 04/03/14 alle 23:44 via WEB
Siamo messi sotto dittatura altro che manifestazioni libere, ora anche internet è ulteriormente "castigato", davvero deludente.. Notte Nino, il tuo blog è gioia per chi vuole "conoscere".
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 08:10 via WEB
dolly.1 il 04/03/14 alle 23:44 via WEB sarà sempre più ... castigato
 
LunaRossa550
LunaRossa550 il 05/03/14 alle 00:06 via WEB
La riconferma che siamo tutto fuorché un paese democratico. Spero in una forte opposizione …. in realtà spero nel buon senso di tutti e spero finirà in un bel niente… Vado a nanna :)
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 08:11 via WEB
LunaRossa550 il 05/03/14 alle 00:06 via WEB è legge, e ora l'agcom ne approfitta
 
oscar_turati
oscar_turati il 05/03/14 alle 00:49 via WEB
Sono convinto che si troverà una soluzione e poi ... scusa Nino ma personalmente faccio fatica a condividere l'idea che questo Paese, con tutti i limiti e le incapacità delle nostre forze politiche, sia un Paese non democratico. Mal governato, quello sì, eccome! Ciao O.
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 08:12 via WEB
oscar_turati il 05/03/14 alle 00:49 via WEB non democratico? sulla carta sarei a anche d'accordo... ma chiediti: come mai son sempre gli stessi fin dal 1948: prima gli stessi partiti negli stessi ruoli... poi gli stessi uomini e oggi gli stessi orizzonti culturali e soprattutto economici!
 
   
jigendaisuke
jigendaisuke il 05/03/14 alle 11:31 via WEB
perchè così vuole da decenni, la maggioranza degli italiani
 
     
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 22:06 via WEB
jigendaisuke il 05/03/14 alle 11:31 via WEB esatto jigen, passano gli anni... ma la solfa è sempre la stessa; questo era uno degli intenti del post
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 08:07 via WEB
L.a.T.a.l.p.a il 05/03/14 alle 02:23 via WEB esatto talpa ma come ben sai c'è un "oggi" nell'articolo visto che il vero post sta nel post scriptum..... ossia l'agcom; la politica s'è accorta di internet e vi sta ponendo rimedia a suo modo: e ciò non mi piace; dovresti sapere che è più attuale platone che un, presunto, scrittore attuale. inoltre sta dove deve stare visto che come dico all'inizio ho preso, citando rivista e autore, per intero un articolo da quella rivista.. nessun problema
 
L.a.T.a.l.p.a
L.a.T.a.l.p.a il 05/03/14 alle 02:24 via WEB
spè che si è imbrogliato il secondo prodigio del link.....
 
 
L.a.T.a.l.p.a
L.a.T.a.l.p.a il 05/03/14 alle 02:27 via WEB
clicca i puntini verdiXD
 
   
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 08:09 via WEB
L.a.T.a.l.p.a il 05/03/14 alle 02:27 via WEB sono anni che ho scelto la pillola ... giusta. non c'è bisogno di cliccarvi sopra perchè son anni che vi sono immerso, fin dal 1994 con un modem a 9600 bps
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 08:08 via WEB
L.a.T.a.l.p.a il 05/03/14 alle 02:24 via WEB bè... poi si è sbrogliato vedo :D
 
   
L.a.T.a.l.p.a
L.a.T.a.l.p.a il 05/03/14 alle 11:20 via WEB
Anche tu! vista la rettifica saggia...in testa al post ..ma forse è proprio per questo che c'è la parte buona della stampa deontologica: evitare notizie fuorvianti. Attualmente P.I resta un forte riferimento anche per te che lo ritieni serissimo. E' una testata regolare registrata e con direttori giornalisti: al più era anticonformista con De Andreis- pure lui giornalista - per il copyleft...i puntini di matrix ti portano all'attuale bucolica penna del web ritiratasi in campagna ...XD
 
     
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 22:06 via WEB
L.a.T.a.l.p.a il 05/03/14 alle 11:20 via WEB mai detto che tutti i giornalisti siano venduti.. una buona parte "tiene famiglia" sicuramente e quindi caro mio la tua è una inutile difesa di un fortino già ampiamente espugnato da poltici, famigghie stradanarose e chiccose che amano vedersi lecchinare sulla carta stampata, ecc.
 
swala_simba
swala_simba il 05/03/14 alle 09:04 via WEB
non credo proprio che questo blog chiuderà , a meno che non sia tu a volerlo : non vi ho mai letto nulla che non fosse obiettivo e tendente ad una corretta e documentata informazione...
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 22:03 via WEB
swala_simba il 05/03/14 alle 09:04 via WEB nella legge qui sopra e nelle direttive agcom recentissime si parla di periodicità...... quindi?
 
il_dono_dell_aquila
il_dono_dell_aquila il 05/03/14 alle 11:35 via WEB
Buongiorno Nino, l'argomento è interessantissimo ma non è un pò ... asincrono ?
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 22:07 via WEB
il_dono_dell_aquila il 05/03/14 alle 11:35 via WEB molto preso a se.. ma se leggi il p.s... è quello il vero post e non è affatto asincrono
 
giampi1966
giampi1966 il 05/03/14 alle 13:20 via WEB
Allucinante, sempre peggio, adesso gli manca solo di "regolamentare" l'uso delle mail e siamo peggio della cina... Quindi anche i nostri blog devono chiudere?
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 22:09 via WEB
giampi1966 il 05/03/14 alle 13:20 via WEB no, per ora...... ma sta tranquillo che alla prima segnalazione tutto salta e il giocattolino si ferma. Il rischio previsto allora ora si verifica
 
giampi1966
giampi1966 il 05/03/14 alle 13:44 via WEB
comunque è una norma palesemente anticostituzionale (l'ultimo baluardo prima della barbarie).
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 22:09 via WEB
giampi1966 il 05/03/14 alle 13:44 via WEB per questi qua è un problema secondo te calpestare la costituzione?
 
   
giampi1966
giampi1966 il 06/03/14 alle 07:04 via WEB
Assolutamente NO ma si può. fare ricorso
 
     
ninograg1
ninograg1 il 06/03/14 alle 07:52 via WEB
giampi1966 il 06/03/14 alle 07:04 via WEB si ma fanno come per l'acqua e il senato.... aggirano la sentenza
 
maresogno67
maresogno67 il 05/03/14 alle 21:54 via WEB
sarò ripetitivo ma l'unica parola che mi esce è schifo
 
 
ninograg1
ninograg1 il 05/03/14 alle 22:11 via WEB
disgusto potrebbe essere la seconda?
 
ormalibera
ormalibera il 09/03/14 alle 09:36 via WEB
Ormai la dittatura è conclamata, ed efficace. Troppi credono ancora agli asini che volano e non alzano gli occhi al cielo per accertarsene. Ottimo post, da condividere perché la conoscenza ci rende....liberi!!!! dovremmo tornare alla carboneria, a comunicare con un passa parola che non faccia scalpore. Stando attenti ai servi dei potenti. L'Apocalisse non era una previsione ma una ricetta che stiamo preparando.
 
 
ninograg1
ninograg1 il 09/03/14 alle 11:11 via WEB
la ricetta? io parlerei di piatto in tavola...
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 09/03/14 alle 22:09 via WEB
Sbrighiamoci ad attivare la connessione onirica.
 
 
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ninograg1 il 10/03/14 alle 07:22 via WEB
come in un mitico romanzo di sf "infernet"...
 
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