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Società e cultura note personali

Post n°47 pubblicato il 27 Settembre 2006 da ninograg1
 
Tag: anomia

Nella società occidentale così come la viviamo siamo sicuri che l'individuo sia così contento di viverci?
Siamo sicuri che l'esaltazione massima della libertà individuale (fino al limite di una sorta di anarchia individualistica) porti al miglioramento del singolo nelle sue varie espressioni?
Non sto facendo l'esaltazione del comunismo o di simili ideologie così come del comunitarismo (nelle loro varie e errate applicazioni), ma la massificazione dell'individuo (tipica della società consumistica) e la contemporanea estremizzazione della singolarità ci rendono si unici ma anche profondamente soli e vulnerabili verso l'esterno facile preda di venditori di fumo, unti vari, e mistificatori di idee di un malinteso senso del progresso (che io intendo culturale, morale, non solo tecnologico) e nell'avanzamento verso il nulla in un sistema che deve sempre e comunque crescere e per questo motivo non ha e da il tempo per fermarsi a riflettere perchè se lo facesse un minuto dopo crollerebbe vista la follia del suo modo di essere: vivi una vita, lotti, cerchi di migliorarti e alla fine cosa ottieni? nulla torni ad essere polvere ......
So già che gli entusiasti diranno che non è così, che mi sbaglio ecc. ma nessuno mi toglie dalla testa che quello che viviamo ora sia il crepuscolo della società occidentale, soprattutto della sua parte migliore (che ha espresso in vari modi e campi) quella che ci ha dato i greci, i da vinci, ecc., la fine di un'epoca di cui gli ultimi cent'anni credo che gli storici ricorderanno (se ci sarà un fututo con individui che faranno ricerche sul passato) come quello dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, delle risorse sprecate, dell'abbondono a se stesso di quasi 2/3 dell'umanità ad una vita di stenti e fame per far stare il restante terzo meglio: ma è all'interno di questo terzo che io focalizzo l'attenzione; perchè qui le differenze sono, in proporzione enormi (maggiori di quelle che riguardano il resto della popolazione) il 5% sta bene il resto vivacchia sulla soglia della povertà ma viene convinto dal potere e dal sentire comune che vive meglio degli altri e soprattutto vive "nel migliore dei mondi possibili" e, ritengo, sia questa la vera eutanasia: quella della ragione individuale, della coscienza individuale e colletttiva, della ragione stessa di esistere, e contare, della persona.
Non sono in crisi nè depresso (nei limiti del possibile vista la società in cui viviamo) ma penso che se vogliamo essere realmente individui e non numeri o codici a barre con due gambe, dobbiamo cominciare a ricercare quei valori e ideali (nuovi o antichi non importa) ritenuti e visti da chi ha il potere (economico, sociale, politico, finanziario) come il drappo rosso messo di fronte ad un toro...... non ho stavolta autori o libri o idee da proporre ma solo note lanciate nell'oceano della rete.
E se proprio volete guardate tutti i tags di questo blog che vanno appunto sotto la definizione di "anomia"  e capirete il senso del mio percorso ideale e di vita

 ciao

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Commenti al Post:
lubely
lubely il 27/09/06 alle 12:50 via WEB
In parte quanto dici è vero. Ma è altrettanto vero che quei valori che tu citi, almeno in qualcuno sono ben chiari e forti. Non è solo un discorso politico. Credo che certi valori ci siano sui due fronti, destra e sinistra. Ci sono molte differenze, indubbio, ma ci sono molte certezze. Questo, specialmente per quanto riguarda la mia parte, mi consola
 
 
ninograg1
ninograg1 il 27/09/06 alle 13:36 via WEB
grazie dell'intervento; il problema principale non è quello della presenza di questi valori ma della loro diffusione nella società occidentale, non discuto che ci siano gruppi ed individi che li abbiano nel loro DNA (me compreso sennò non ne parlerei nemmeno)ma quello che vedo, leggo, sento è il trend della superficialità e dell'egoismo che risulta essere il modello vincente e questo non mi va giù: sono stufo di chi dice di essere libero solo perchè fa quello che c***o gli pare e sono stufo di chi dice che solo l'individuo è preminente perchè, a mio parere, sono gli entrambi in errore: oggi quello che manca è la riaffermazione della comunità (non come somma di individui ma come insieme di esperienze ne converrai che è diverso)e così si spiega il trend del localismo e della riscoperta delle origini ecc. finchè, naturalmente non entra in gioco il marketing e la commercializzazione
 
passandodiquipercaso
passandodiquipercaso il 27/09/06 alle 18:27 via WEB
L’individuo è contento nei limiti in cui vive nel suo piccolo mondo…e non entra in collisione con gli altri…Quello di cui parli è un problema di vastissima portata che, a seconda dell’ottica in cui viene visto, può avere soluzioni diverse. Anzi, diciamo che.. sono tanti problemi, tutti interdipendenti e connessi tra di loro legati al progresso della civiltà occidentale. Se ne sono interessati e se me interessano tutt’ora, filosofi, politologi, economisti, scrittori. Penso, anzi spero, che non ragionino tutti come Candido all’inizio delle sue peripezie e che ognuno, nel proprio piccolo, rifletta (di materiale ce n’è a iosa). Lo sviluppo economico ha i suoi lati negativi e crea diseguaglianze. Sembrerà strano ma lo sviluppo tende ad abbassare la cultura , ad aumentare l’ignoranza (si parla da tempo di crisi della carta stampata…) perché pone l’attenzione su altre cose ( sulla bellezza fisica, sulle cose alla moda, sulle vacanze esotiche, sul tenersi in forma). Chi non si allinea è out. Conseguenzialmente, lo sviluppo porta ad un impoverimento del linguaggio. Di ciò se ne era accorto anche Calvino che già trent’anni fa parlava di vera e propria peste del linguaggio e delle immagini (è bombardato da tante immagini che non riesce piu’ a cogliere il particolare e le dimentica immediatamente passando ad altre) che, in effetti ha contagiato il mondo intero, la vita delle persone e la storia delle nazioni. Egli sosteneva che un rimedio può venire da una letteratura (e da un linguaggio)che tenda il piu’possibile alla precisione e citava come esempio Leopardi… L’evolversi della civiltà porta gli esseri umani a spostarsi nei grandi agglomerati , nelle metropoli , ad assumere usi e costumi identici, a perdere il contatto con le proprie radici, ad essere soli. Lo sviluppo tende anche ad accrescere la distanza tra le classi sociali e con i Paesi che mantengono un economia contadina e sovrappopolati. Si muore di fame e si morirà di fame (mi riferisco ai Paesi in via di sviluppo) fino a quando elargiremo loro graziosamente ciò che di superfluo abbiamo (può essere una strada, una scuola, viveri, medicine o soldi). Per risolvere il problema,in economia, viene fuori una tesi originale (nata in campo scientifico): la c.d. “decrescita”..Tu parli della riaffermazione della comunità, come comune sentire per uno sviluppo civile e democratico... d’accordo, ma la comunità deve essere valida anche a livello transnazionale. Che te ne fai dei diritti individuali se nel resto del mondo vengono calpestati? Se arrivano frotte di sventurati… Non è piu’ tollerabile la legge del piu’ forte, la prepotenza delle armi a qualunque costo a sfregio delle norme internazionali…
 
 
ninograg1
ninograg1 il 27/09/06 alle 18:50 via WEB
precisa, puntuale e ragionando sull'ottica delle complessità (basata sulla teoria del caos) non posso che essere d'accordo mi hai dato spunti sui quali riflettere e fare un secondo passaggio in tema: sono davvero colpito (il mio non è assolutamente un giudizio ma una constatazione, per chiarire). Ma resta il fatto che se la spinta non parte dal basso (dalle piccole comunità) non si potrà mai arrivare a cambiare il sistema d'altronde guardando la storia solo dalle persone può arrivare l'input cambiare il tutto (guarda la costruzione europea: fu pensata come costruzione dal basso è diventata invece un'elite politico/burocratica in più con cui fare i conti e le persone dei vari paesi gli stanno voltando le spalle e dico le persone non le elite nazionali che invece nell'attuale crogiuolo si riconoscono)la casa si fa sulle fondamenta e non dal tetto: non è una critica ma una semplice constatazione ovviamente dal mio punto di vista. Quindi costruzione di altre istituzioni che abbiano altre priorità ciao
 
   
passandodiquipercaso
passandodiquipercaso il 28/09/06 alle 19:31 via WEB
Adoro il caos, in tutte le sue sfaccettature e applicazioni, anche se... qualcuno ancora oggi lo emargina come tema alla moda.E' bello immergersi nell'inebriante certezza dell'incertezza! E pensare che questa bella intuizione vive da piu' di 500 anni, subito dopo la scoperta dell'America, ad opera di Agrippa di Nettesheim, personaggio un pò bislacco...
 
     
ninograg1
ninograg1 il 29/09/06 alle 22:32 via WEB
condivido però attenzione una battito d'ali di una farfalla a tokyo può diventare un'uragano a los angeles.... eppoi dal caos nasce l'ordine e quello in certi casi può significare calma piatta, e non so se questo mi piace, sai preferisco anche nel caos poter capire dove si va a parare
 
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