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Il mercato della droga........

Post n°527 pubblicato il 13 Marzo 2007 da ninograg1
 

L'allarme per l'espansione della droga è ormai a livelli altissimi e l'Onu staimmagine convogliando molte delle proprie, scarse, risorse alla lotta contro i trafficanti. Il problema vero, però, è che la coltivazione dell'oppio è ormai diffusissima perchè ritenuta più economicamente conveniente di altre e anche perchè a volte è l'unica risorsa certa certa per le popolazioni locali. Circa l'80% della coltivazione del papavero da oppio è prodotto dall'Afghanistan ma non è una produzione locale è stata importata ai tempi della jiahd contro i russi per finanziare e addestrare i ribelli (pardon allora erano "combattenti per la libertà") afghani, dai servizi pakistani e occidentali. Da allora, vista la convenienza economica per le popolazioni, la coltivazione è aumentata esponenzialmente tranne che nel periodo di dominio dei talebani che la ridussero in buona misura,e oggi invece è in aumento anche nelle "zone liberate". Con questa situazione è evidente che nei paesi occidentali non può che essere una "guerra difensiva" ossia di essere costretti a limitarsi nel recidere i rami locali ma alla radice è quasi impossibile arrivarci visto che lì, in pratica, siamo alleati con persone che ne fanno fonte di autofinanziamento. E' una battaglia persa in partenza come tante altre che affrontiamo dato che cercare di vincerla comporterebbe troppi cambi di alleanze e schieramenti. Per chi avesse voglia di aggiornarsi c'è un libro "Terrorismo S.p.A." appena uscito che delinea molto bene le grandi tendenze nonchè le responsabilità per come il mercato della droga sia diventato importante e invasivo rovinando intere generazioni di nostri ragazzi

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Commenti al Post:
lady_bel
lady_bel il 13/03/07 alle 10:27 via WEB
Penso a quali enormi interessi ci siano sotto e tante cose odierne sono senz'altro più chiare...! Comprerò senz'altro il libro! Grazie Nino, m'inchiodi sempre a leggere i post! :)
 
 
ninograg1
ninograg1 il 13/03/07 alle 12:07 via WEB
più che inchiodare il mio intento è quello di far ragionare e aprire gli occhi: è molto più modesto
 
sakharov1
sakharov1 il 13/03/07 alle 17:44 via WEB
piu che contro i russi era contro i comunisti sovietici che imperterriti continuarano a far coltivare l'oppio per pagarsi le spese di guerra... e fecero i liberatori sovietici sei milioni di profughi su 13.051.158 di abitanti l'afganistan diventa il teatro della più grave crisi di rifugiati a livello mondiale- alla faccia dei valori etici delle sinistre europee -....................................................................................................• Nell’aprile 1978 un gruppo di intellettuali guidati da Nur Muhammad Taraki s’impadronisce del potere in Afghanistan e tenta un colpo di stato comunista in cui viene ucciso il presidente Daoud. Nei mesi seguenti numerosi afghani fuggono in Pakistan e Iran. • Nell’aprile 1979 il Pakistan chiede ufficialmente assistenza all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Dopo aver raccolto 15 milioni di dollari per soccorrere i rifugiati afghani in Pakistan, l’Agenzia apre il suo primo ufficio nel paese. In settembre il presidente Taraki viene ucciso in un colpo di palazzo, gli succede Hafizullah Amin. • Nel dicembre 1979 le forze armate sovietiche invadono l’Afghanistan Amin viene giustiziato e viene nominato presidente Babrak Kemal. Inizia la resistenza armata delle forze islamiche (mujaheddin). Nel corso del decennio seguente la guerra civile si intensifica ed il numero di rifugiati aumenta drammaticamente: se nel 1980 i rifugiati erano già 600mila, nel 1988 raggiungono quasi i 6 milioni. L’Afghanistan diventa il teatro della più grave crisi di rifugiati a livello mondiale. • Nel 1987, Babrak Karmal viene sostituito nella carica di presidente dal capo della polizia segreta Najibullah. • Nel 1988 Gli accordi di Ginevra impongono la ritirata delle truppe sovietiche. Mentre molti afghani continuano ad abbandonare il loro paese, altri intraprendono il viaggio di ritorno. I mujaheddin continuano a combattere contro il regime di Najibullah. • Dopo la ritirata sovietica, conclusasi nel 1989, la guerra civile fra le varie fazioni continua ad imperversare. Il numero dei civili costretti a fuggire aumenta inesorabilmente, tanto che nel 1990 il numero di rifugiati in esilio raggiunge il picco di 6,3 milioni, dei quali circa 3,3 milioni si trovano in Pakistan, mentre 3 milioni si sono stabiliti in Iran. • L’UNHCR intensifica le attività di assistenza ai rifugiati per far fronte alla crisi. Mentre nel 1979 l’Agenzia aveva stanziato 4,4 milioni di dollari per finanziare le sue attività di assistenza in Pakistan, nel 1981 i fondi destinati al paese raggiungono i 109 milioni di dollari. All’Iran sono destinanti meno aiuti per ragioni di politica internazionale e a causa dell’iniziale riluttanza del governo di Teheran a richiedere assistenza. • Anche le condizioni di vita dei rifugiati variano sensibilmente nei due paesi. In Pakistan la maggior parte dei rifugiati – principalmente di etnia pashtun – risiede in più di 300 campi allestiti dall’UNHCR, mentre alcuni di loro si sono stabiliti nei centri urbani. In Iran, invece, i rifugiati decidono di convivere insieme alle comunità locali e di trovare un impiego in loco. In Pakistan l’UNHCR finanzia un imponente progetto di educazione per i rifugiati nei campi profughi, ma, nonostante questo, solo pochissime ragazze ricevono l’istruzione scolastica. In Iran, invece, i bambini rifugiati frequentano le scuole locali e le giovani rifugiate hanno un maggiore accesso all’istruzione. • Nell’aprile 1992 i mujaheddin prendono Kabul e fanno cadere il governo di Najibullah. Sibghatullah Mojadidi viene nominato presidente dello Stato Islamico dell’Afghanistan e viene presto rimpiazzato da Burhanuddin Rabbani. Un milione e 600mila rifugiati fanno ritorno nel paese. • Negli anni 1993-94 Kabul viene ridotta in macerie dai combattimenti fra le varie fazioni opposte. In Afghanistan si contano più di un milione di sfollati interni. Altri 1,3 milioni di rifugiati rientrano nelle aree dove non si combatte più. • Nel 1994, le forze della guerriglia dei talebani s’impadroniscono della città meridionale di Kandahar, nel 1995 i talebani s’impadroniscono di Herat e avanzano verso Kabul. Si arresta il flusso di rimpatrio dall’Iran. • Nel settembre 1996 i talebani conquistano Jalalabad e Kabul. Najibullah, che dal 1992 alloggiava nella sede delle Nazioni Unite, viene impiccato. Nell’Afghanistan occidentale e centrale si continua a combattere. Nel 1997 i talebani s’impadroniscono di Mazar-i-Sharif, ma dopo 4 giorni sono costretti ad abbandonarla. Continuano i combattimenti nell’ovest, nel centro e nel nord del paese, nelle aree meridionali ed orientali, invece, continuano a rientrare i rifugiati. • Nel corso degli anni ’80 e ’90 il conflitto civile sembra proseguire senza fine, i donatori danno segni di stanchezza e i finanziamenti precipitano. Ad ogni modo, prima dell’inizio della campagna militare degli Stati Uniti in Afghanistan, l’UNHCR ha speso almeno 1,2 miliardi di dollari per le operazioni di assistenza ai rifugiati in Pakistan, 352 milioni in Iran e 72 milioni all’interno dell’Afghanistan. • Mentre numerosi afghani continuano ad abbandonare il loro paese, con l’attenuarsi del conflitto molti rifugiati decidono di ritornare nelle regioni dove non si combatte più. Nel 1992 più di 1,2 milioni di afghani rimpatriano dal Pakistan. Nel periodo 1988-2001 complessivamente più di 4,6 milioni di civili tornano in Afghanistan. • Agli inizi del 2001, una delle più gravi carestie a memoria d’uomo colpisce milioni di persone che già vivevano al limite della sopravvivenza e aggrava ulteriormente la situazione in Afghanistan. • Dopo i tragici fatti dell’11 settembre 2001 e il conseguente intervento militare in Afghanistan, l’UNHCR richiede 271 milioni di dollari per finanziare un’operazione di assistenza per i rifugiati afghani della durata di 15 mesi. Più di 200mila nuovi rifugiati entrano in Pakistan, dove l’UNHCR allestisce 15 nuovi campi nella semidisabitata fascia di confine con l’Afghanistan. • In seguito alla caduta del regime dei talebani, nel dicembre 2001, mentre alcuni afghani continuano a fuggire a causa della persistente carestia, centinaia di migliaia di afghani intraprendono spontaneamente il viaggio di ritorno nelle proprie aree d’origine. • Nel marzo 2002, l’UNHCR, in collaborazione con le autorità afghane, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ed altre agenzie partner, avvia il programma di rimpatrio volontario attraverso il quale milioni di rifugiati vengono assistiti nel ritorno dal Pakistan e dall’Iran e centinaia di migliaia di sfollati interni a far ritorno nei loro villaggi. L’UNHCR fornisce loro aiuti d’emergenza e si occupa del trasporto. Nel corso dell’anno quasi 2 milioni di persone, fra rifugiati e sfollati, rientrano nei loro villaggi. In giugno la Loya Jirga, l’assemblea dei capi tribali e dei nobili afghani, nomina Hamid Karzai capo dello stato ad interim. Scontri armati e attentati continuano a provocare centinaia di vittime. • Nel gennaio 2004 la Loya Jirga approva una nuova costituzione. In luglio l’organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere lascia l’Afghanistan in seguito all’uccisione di 5 suoi operatori. In ottobre hanno luogo le elezioni presidenziali e parlamentari. Hamid Karzai viene eletto presidente. • Il flusso di rientri è ingente: dal marzo 2002 alla fine del 2005 più 4,4 milioni di rifugiati afghani sono rientrati nelle comunità d’origine dall’Iran o dal Pakistan - 3,5 milioni dei quali con l’assistenza dell’UNHCR - e il numero di sfollati all’interno dell’Afghanistan è sceso a meno di 200mila. • La situazione in Afghanistan resta tuttavia critica. Alcune aree in particolare sono praticamente inaccessibili, tanto per la mancanza di sicurezza quanto per la presenza di mine e di altri ordigni inesplosi. A causa dei preesistenti effetti della carestia, inoltre, le condizioni di vita di molte comunità di agricoltori e di pastori sono ancora particolarmente difficili. Molti rifugiati, pur consapevoli delle difficoltà che li attendono e delle condizioni in cui vivono le comunità d’origine, decidono comunque di intraprendere il viaggio di ritorno. • Nonostante i milioni di rimpatri, alla fine del 2005 oltre 3 milioni di afghani si trovavano ancora in Pakistan ed Iran. Gli afghani rimangono, dopo i palestinesi, il più numeroso gruppo di rifugiati al mondo. Gennaio 2006 Ricerca avanzata ..................
 
 
ninograg1
ninograg1 il 13/03/07 alle 18:07 via WEB
per la peppina hai scritto "l'afghaneide".. :=) allora i russi erano identificati con i comunisti oggi con Putin, ex comunista del KGB, e padre-padrone della Russia: uno strano tipo di democrazia quella russa, non credi? poche libertà, uccisioni mirate di giornalisti, uso politico delle risorse energetiche, svuotamento della Cecenia e governi pupazzi: mi ricorda qualcosa........ l'URSS? o è come dice Berlusconi ossia che Putin è un sincero democratico? quale delle due? per me (come per moltissimi osservatori e politologi) la risposta è ovvia, per te? ciao e torna presto
 
   
ninograg1
ninograg1 il 13/03/07 alle 18:08 via WEB
ho notato, con grande dispiacere, che non hai un blog con questo nick sarei stato curioso di leggerlo.......
 
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