GABER 2; COMPLEANNO
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Messaggi di Aprile 2014
Post n°3186 pubblicato il 30 Aprile 2014 da ninograg1
Ne parlano da anni (e non sempre in termini entusiastici): la Cina diventerà già quest'anno la prima potenza economica mondiale...... non nel 2019 ma proprio all fine di quest'anono. Cosa cambierà nel quotidiano e per noi comuni mortali? Molto e poco nell'immediato; ma andiamo con ordine... secondo uno studio dell’International Comparison Program della Banca Mondiale, riportato oggi dal Financial Times, da quest'anno in poi ci dovrebbe essere lo storico sorpasso (gli usa da oltre un secolo sono la guida del pianeta a livello economico) e l'oriente diventerà il faro del pianeta. Il punto è: da anni si parla del possibile sorpasso ma ora che avviene come reagiranno gli usa? Si faranno da parte o... inizieranno una guerra commerciale? E l'economia finanziaria come reagirà (dato che è tutta basata sulla compressione dei salari e del potere d'acquisto di lavoratori e delle famiglie dell'ex ceto medio e sulle bellezze del mercato non regolamentato) a questo sorpasso? Una cosa è far produrre in cina e in india un altra è vedersi sfilare da sotto gli occhi la leadership: non può passare senza colpo ferire dato che gli enormi interessi in gioco verrebbero ad essere compromessi dal crescente malumore del nazionalismo americano che potrebbe mettere in discussione la stessa base del modello americano, peraltro fallimentare com'è sotto gli occhi di tutti, e porre le condizioni per un cambiamento radicale: in peggio o in meglio lo si potrà capire solo da chi ne uscirà vincente ma una cosa è certa ossia gli usa sono in decadenza cronica e, nonostante la fiorente finanza, sono fuori dal gioco di quelli che contano davvero....... Cina, USA, India, Russia, Brasile, Indonesia, Messico più indietro Giappone e Gran Bretagna ecc. e l'europa? La Germania è decima e l'italia dodicesima ma in discesa; il resto vivacchia. Inutile fare supposizioni in merito: l'asse dell'economia s'è spostato ad est e poco ci si può fare se non, se fossimo sovrani e con moneta propria, costruire un piano economico e industriale che miri da un lato a mantenere qui la produzione e l'assemblaggio (incentivi a chi investe nel paese e disincentivi veri a chi se ne va) e dall'altro pongano su piani diversi le esportazioni e le importazioni: insomma ci vorrebbe una seria politica industriale che può anche prevedere sacrifici e rallentamenti nella crescita dei salari ma richiederebbero anche un ceto industriale che non sia propenso solo a fare profitto per il profitto ma propenso a investire in proprio senza svendere le produzioni al primo che arriva.... un vero libro dei sogni perchè:
non acccadrà mai.. quindi rassegnamoci a diventare un popolo di .... avvitatori di mobili fatti chissà dove. Buon Primo maggio |
Post n°3185 pubblicato il 29 Aprile 2014 da ninograg1
Si dice e si scrive di tutto ormai (l'ultimo articolo ve lo propongo io dal Fatto Quotidiano di Quattrogatti.info) ma nessuno ha messo il dito sulla piaga vera di questa, come la chiama Stiglitz, Grande Recesione: lo scegliere scientemente di spingere sull'acceleratore della finanza, sentita come il vero motore della ripresa (se rendo il denaro più facile ci sono più soldi in giro e quindi - ma ciò accade solo nelle proiezioni di un mercato perfetto quindi teorico - cresce la percezione di avere più soldi), quando sarebbe da spingere sulla domanda, aggregata e non, dei cittadini: lo ha fatto la FED e lo ha fatto anche la BCE, quindi è acclarato. Tutto parte dalla premessa di "cosa intendiamo sia il compito di una banca centrale e quello del governo e quale dei due debba avere la preminenza". Perchè la "piaga" è esattamente questa: non si scommette sulla crescita come motore dell'occupazione ma come motore dello status quo... ossia una crescita che non crea nuovo lavoro ma non fa altro che spingere nei settori a meno intensità di lavoro specializzato lavoratori specializzati dequalificandoli espellendo, definitivamente, dal mercato del lavoro: per rientrarvi devono accettare condizioni di lavoro degradanti e qui entra in gioco il governo perchè è esattamente questo che vien fatto... si cancellano diritti in nome della crescita e della necessità di dare lavoro a chi l'ha perso e ai giovani: insomma la speranza, di questo si tratta, del governo e che "creando la fiducia dei mercati" essi possano investire, tutto qui ma facendo finta di non sapere che i mercati non sono lì per fare beneficenza ma per fare profitto a spese dei molti, cioè di noi tutti.... c'è un solo soggetto che può fare quanto ci si aspetta, lo Stato. E' l'unica entità in grado di farlo e per farlo non è nemmeno una eccessiva tassazione, come invece fatto per ripagare le banche uniche e vere responsabili della crisi, perchè se si resce a far pagare tutti la base contributiva s'allarga e quindi tutti si paga meno: ma con 10 mln di evasori che corrispondono a 10 e più milioni di voti, quale politico italiano se la sente di metterlo in pratica? Nessuno.. quindi eccoci al problema: pochi pagano per i molti senz'avere in cambio nulla: salari fermi, sennò cresce l'inflazione; prezzi che crescono, anche se di poco perchè sennò l'inflazione s'infiamma, senz'alcun controllo; Stato indebitato che non può fa raltro che tagliare anche l'esseziale; ma qui, guarda caso, avviene un miracolo... più si taglia più cresce il debito: non potrebbe essere altrimenti perchè anche se ridotto all'osso uno Stato deve pur funzionare (anche qui c'è il risvolto della medaglia perchè proprio in italia lo Stato è volutamente inefficiente per un coacervo di interessi strettamente intrecciati fra loro e che fanno da tappo per volontà anche politica) per dare il minimo di servizi... foss'anche interni, difesa, economia. Non ci può essere che l'esplodere della criticità sociale: fabbriche che chiudono; lavoro che si perde; ragazzi che non trovano lavoro...... cui si aggiunge una burocrazia da unione sovietica e una politica corrotta ma soprattutto autoreferenziale che non sono altro che benzina sul fuoco: come ci si può, poi, meravigliare che M5S possa emergere? Davvero credevano che anche le formiche nel loro piccolo s'inkazzano? |
Post n°3184 pubblicato il 28 Aprile 2014 da ninograg1
Tag: blog, cronaca, detrazioni, elemosina, elezioni, europa, Job Act, politica, precariato, Renzusconi, riforme, società, tax credit Volevo scrivere il post, che da stamane mi frullava in testa, ma questa mi è sembrata importante.. soprattutto per le nostre tasche e perchè dovrebbe aprire gli occhi su renzusconi e su come i media ci stanno vendendo le balle spaziali che ci propina. Cancellata la detrazione per il figlio a carico: gli 80€ in busta paga diventano 15 ora è tanto che se ne parla; ma vederselo scritto sul una legge delega e trovare un deputato che mette il proprio nome sotto una cosa così bè è rato, quantomeno...... mi spiego anche come mai ci fosse stata la irrituale convocazione da parte del capo dello stato del ministro padoan prima della firma della legge per gli 80 euro.... mi spiego anche l'aumento delle addizionali locali e l'entrata in vigore del nuovo catasto che salasserà i piccoli e medi proprietari... insomma ne danno 80 ma ce ne prendono almeno due volte tanto con pochi spiccioli alla volta e alla fine dell'anno, se per caso avete sforato lo scaglione, lo dovrete anche ... restituire per intero! |
Post n°3183 pubblicato il 26 Aprile 2014 da ninograg1
Tag: blog, capitalismo, cronaca, economia, finanza, Karl Marx, liberalismo, mercato, politica, storia, Wall Street Questo non è un refuso di stampa, il riferimento a Marx si riferisce proprio a Karl Marx, e la regola, anche se non è la ben nota regola di valorizzazione delle rimanenze finanziarie (Mark to market) che per poco non ha mandato in fallimento tutte le grandi banche quotate a Wall Street nel 2008, è presumibilmente la nuova regola, ancora da scrivere ma perfettamente auspicabile, a cui si dovranno attenere tutti gli operatori finanziari del mondo se non vorranno vedere molto presto risorgere le forche nelle piazze delle principali città delle nazioni cosiddette “evolute”. Non prendetemi per matto, o “fatto”, non ho mai preso nemmeno un grammo di droga in vita mia e prima di scrivere questo articolo ne ho letti almeno una dozzina in italiano e in inglese che avvertono tutti lo stesso pericolo (anche se non così esplicitamente come ho fatto io nel paragrafo precedente). A scatenare una vera ridda di articoli su questo argomento è stato il libro Il capitale nel XXI secolo dell’economista francese Thomas Piketty, da poco tradotto anche in inglese e pubblicato negli Usa. Anche Il Fatto Quotidiano se ne è occupato nel febbraio scorso (Loretta Napoleoni: “Tasse globali per redistribuire la ricchezza: la proposta di Piketty”). Del resto, nemmeno il titolo (Marx to market) è una mia invenzione, essendo questo il titolo che la rivista Bloomberg Businessweek ha dato ad un suo articolo del 19 settembre 2011. Diceva Businessweek: “La rinnovata attenzione per Marx e’ il minimo da attendersi in un tempo dove le banche Europee sono sull’orlo del collasso e il livello della poverta’ negli Usa ha raggiunto livelli mai visti nelle due ultime decadi”. Anch’io ho già scritto nel 2013 su questo tema: “L’avanzata barbarica globalizzata”. Il punto centrale della discussione è, come è facile intuire, quello della redistribuzione del reddito. Da troppo tempo ormai la ricchezza prodotta dal sistema capitalista, che nella prima metà del secolo scorso, per ragione di diversi fattori, aveva fatto crescere un benessere diffuso in molte nazioni che avevano preso il modello capitalista ad esempio, non riesce più, da almeno vent’anni, a distribuire la ricchezza prodotta con equità sufficiente a soddisfare tutte le categorie sociali. In passato ci sono stati economisti, o politici, come Keynes, i due Roseevelt, Lyndon Johnson che, seppure operanti in nazioni ad indirizzo capitalista, hanno saputo moderare l’esosità del modello capitalista, e suggerire, o disporre, politiche di redistribuzione della ricchezza capaci di far crescere armonicamente tutta la società, e non solo, come avviene ora, di favorire la parte già benestante di essa (quel famigerato 1%, che ora molti riducono persino allo 0,01%). Dunque aveva ragione Karl Marx? Si chiede anche il New York Times in un dibattito del 31 marzo scorso a cui hanno partecipato 5 studiosi. Il primo, Doug Henwood (editore di Left Business Observer), si chiede proprio come sia possibile non vedere i danni prodotti sulla società attuale dal corrente modello capitalista, i cui alfieri ai vertici delle istituzioni favoriscono sfacciatamente le grandi ricchezze a scapito dei meno abbienti. (seguono diversi esempi). Ciò che di buono poteva dare il sistema capitalista, lo ha già dato, ora appare anch’esso obsoleto e capace solo di ampliare le già ampie disuguaglianze esistenti. E’ di diverso avviso Michael R. Strain (Studioso dell’ American Enterprise Institute) che, pur riconoscendo a Marx la serietà e qualità degli studi prodotti, ritiene che sia ormai generalizzata l’opinione della loro obsolescenza. Se oggi solo il 5,4% della popolazione globale è costretta a vivere con meno di un dollaro al giorno, contro il 26,8% del 1970, è merito della libera imprenditorialità, che lungi dallo stereotipo di sfruttare i lavoratori, ha creato invece infinite opportunità per la crescita sociale ed economica di una larga fascia di popolazione. Yves Smith (giornalista e scrittrice), ricorda che il fulcro del pensiero economico di Marx fu quello di prevedere per il sistema capitalista, una serie di fasi di super-produzione, con conseguenti crisi correttive. (Cio che non e’ difficile da individuare oggi, anche se, invece che la produzione industriale, e’ l’attivita’ finanziaria ad essere estremamente in sovra-produzione). Secondo la Smith, Marx ha solo sbagliato i tempi. La sua previsione che gli effetti di una grave crisi possono produrre sommosse e rivolte da parte di una popolazione che non accetta piu’ di vedere i privilegi e gli sprechi di una piccola parte di essa, e’ piu’ attuale oggi che allora. Solo rilanciando i profitti della classe media, si puo’ evitare il peggio. Tyler Cowen (professore di economia alla George Mason University) vede il nocciolo del problema distributivo nell’esagerato costo del sistema sanitario e scolastico americano. Risolvendo questi due problemi si avrebbe automaticamente un riallineamento nella distribuzione del reddito anche senza agire sulla leva retributiva e distributiva. Quindi a suo parere Marx non ha nulla da dire sotto questo profilo. Brad DeLong (professore di economia alla Università di California Berkeley) sostiene che il pensiero fisso di Marx era quello di attribuire all’accumulazione del capitale, derivante dai continui investimenti, la responsabilità del minore potere contrattuale dei lavoratori. Ma si sbagliava. Anche la tecnologia e l’automazione hanno sollevato nel passare degli anni molte paure sulla “tenuta” della classe media che perdeva il lavoro. Ma le cose si sono sempre sistemate. Quindi si può vedere il futuro sociale o in modo ottimistico: tutto si sistemerà automaticamente grazie all’incremento delle cose che verranno prodotte, recuperando insieme alla crescita economica i posti di lavoro persi, oppure in maniera pessimistica, coi lavoratori pagati sempre peggio e pressoché schiavi di sistemi sempre più automatizzati. Ho sintetizzato molto le risposte, ma le prime tre sono quelle che danno le risposte più attinenti al quesito posto. Alcuni (anche in altri articoli sull’argomento) si perdono a confutare sul piano tecnico-economico le teorie di Marx, trovando (abbastanza facilmente direi) gli errori, dovuti peraltro ad una società e ad un sistema produttivo radicalmente cambiato. Sfugge quasi totalmente a queste persone l’aspetto socio-economico, che è il vero propulsore delle rivolte. Aspetto che invece viene colto in pieno da Piketty che rileva invece un sistema ormai fuori controllo sotto il profilo della redistribuzione del reddito. Chi pensa che si tratti sostanzialmente solo di invidia verso chi guadagna molto non ha capito niente né sotto il profilo sociale né sotto quello economico. Il richiamo a Marx non significa per nessuno (o quasi) un ritorno a quelle teorie ormai irrimediabilmente obsolete, ma significa che sottostimare le proteste e le rivolte di chi non ha più un futuro dignitoso da vivere è stupidamente folle. Le rivoluzioni di due-tre anni fa nel nord Africa erano più per l’iniquità distributiva del reddito nazionale che per ansia di democrazia. E’ sempre questo, insieme all’ansia di libertà, il motore che spinge alle sommosse e alle rivoluzioni. Ma nelle democrazie sviluppate la libertà c’è già e se non sapranno risolvere il problema di dare il lavoro a tutti e di pagarlo in modo sufficiente per vivere una dignitosa esistenza, l’intolleranza verso i ricchi, i manager superpagati e i politici trafficoni sarà sufficiente a mettere a rischio lo stesso sistema democratico. E’ già successo, meno di un secolo fa. p.s. l'ipotesi che il massimo sacerdote, K.Marx, del capitalismo avesse ragione fa giustizia di chi per anni ha fatto di tutto per cancellarlo dalla storia p.s. BUON WEEK END |
Post n°3182 pubblicato il 24 Aprile 2014 da ninograg1
Eurostat, semmai ce ne fosse bisogno, da un altro colpo (peraltro annunciato dai fatti) alla politica dell'austerità imposta alle genti europee.... nella UE a 18 paesi perchè si il deficit è in via di risanamento ma il debito pubblico è letteralmente esploso: non solo in grecia e in italia (paesi notoriamente "spendaccioni"..... la prima con un debito schizzato al 175,1% e la seconda al 132,6%) ma pure in quelli (eccenzion fatta per la germania dove il debito è sceso dal 81% al 78,4% azzerando il surplus e quindi raggiungendo il pareggio; naturalmente il welfare teesco è stato tagliuzzato ben ebne e molta parte del lavoro è fato da mini-job, precariato vario e contratti tipo amazon...) in via di "risanamento" (irlanda da 117,4% a 123,7%, portogallo dal 124% al 129%, spagna da 86% a 93,9%, francia 90,6% a 93,5%, cipro 86,6% a 117,7 e in quelli più virtuosi come come l'olanda dove si il deficit è passato da - 4,1% a -2,5% ma il debito è salito dal 71,3% al 73,5%..... la media è: da 90,7% (2012) al 92,6%; una debacle delle ricette e una conferma di come sia fallace l'assioma ideologico che il mercato sia il totem perfetto e che se non funziona è solo perchè nessuno ci sta a tirare la conghia o, per dirla meglio, politici e cittadini non ci stanno a pagare il dovuto.... d'altronde in passato proprio su questo blog furono postati alcuni articoli che critcavano aspramente l'idea di fondo: sia riportando la dimostrazione dell'errata interpretazione delle serie storiche (uno studentello si prese la briga, a puro titolo di esercizio, di controllarle dimostrando che erano state "falsate" perchè si dava peso a parametri del tutto irreali) sia postando un report interno dello stesso f.m.i. che evidenziava come si erano troppo sottovalutati gli effetti della crescita della tassazione sul gettito, sui redditi e sull'economia........ insomma l'idea era errata e la sua applicazione era anche peggio: nulla è cambiato e imperterriti si è continuato sulla stessa strada. Ci sono state voci dissonanti ma sono state zittite. Si è anche dimostrato che le critiche al "deficit spending" degli stati, fatte dai rigoristi, e dai liberisti, erano del tutto infondate: il teorema di Barro-Ricardo che predicava come sia giusta l'idea che la previsione di incrementi fiscali, anche forti, sul risparmio indurrebbe si le famiglie a risparmiare ma la domanda aggregata non ne avrebbe risentito perchè l'accumulo dei risparmi fatti allo scopo l'avrebbe sostenuta nel medio periodo: non è bastato a farli cambiare idea nemmeno la dimostrazione successiva che l'assunto era del tutto errato perchè, semplicemente, era tutto teorico e ristretto a pochi ed eccezionalissimi casi.... infatti, per esempio, quando Bush ha abbassato le tasse ai ricchi spingendo alle stelle il deficit americano i risparmi delle famiglie sono andati in ... discesa anzichè in salta come sostenevano i sostenitori del teorema. Ma cosa si aspetta a pensionare tutto il circo che è stato messo su per strozzarci dai politici tutto teso a far staccare assegni milionari ai CEO con soldi pubblici che potevano essere destinati ad opere pubbliche, investimenti, ricerca e sviluppo? p.s. a proposito.... il ministro padoan ha dichiarato (in inglese naturalmente in modo che pochi qui lo potessero leggere e capire al di fuori della cerchia dei soliti noti) già nell'aprile del 2013 al Wall Street journal: " le politiche di austerità abbiano prodotto buoni risultati e l’opposizione sociale ad esse non deve distogliere i governi dal “consolidamento fiscale”. In pratica il disastro europeo, sotto gli occhi di tutti, è considerato positivamente dal nuovo Ministro dell’Economia, voluto da Francoforte e Bruxelles come garanzia che tutto cambi per non cambiare nulla. Una frase fa venire i brividi: ““Fiscal consolidation is producing results, the pain is producing results,” he said.Il consolidamento fiscale sta producendo risultati, il dolore sta producendo risultati. Anche se sarà un dolore anestetizzato: “We need a softer tone, while moving in the same direction,” he said". Chiaro, no? |
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