GABER 2; COMPLEANNO
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GABER "DESTRA-SINISTRA"
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MR. PREZZI;
Ormai i prezzi sono fuori controllo e spesso si tratta di speculazione interna o internazionale. Oltre alle associazioni di difesa dei consumatori e agli strumenti legali come CLASS ACTION CHE SPERIAMO IL "NUOVO" GOVERNO NON VANIFICHI ora c'è un'organismo istituzionale messo a tutela dei cittadini MrPrezzi <---- e qui a fianco c'è il link (NUMERO VERDE 800955959) per accedere direttamente alla home page dei contatti per le segnalazioni. Attenzione le segnalazioni NON SONO ACCETTATE SE ANONIME, MA SI DEVE DARE GENERALITA' E CODICE FISCALE. Naturalmente non tutti ce la sentiamo di denunciare l'alimentare sotto casa che ha aumentato i prezzi senza nessun apparente motivo e magari l'abbiamo visto il giorno prima all'ipermercato di zona a comprare le stresse cose che poi rivende a prezzo maggiorato ma facendo così gli instilliamo il senso dell'impunità che si spera, almeno quando riguarda le nostre tasche, nessuno vuole favorire anche perchè tutti ci stanno marciando e quando dico tutti intendo proprio tutti a loro modo naturalmente dato che siamo in una economia di mercato basato sul prezzo dei combustibili fossili e con essi ci fregano in un modo o nell'altro, quindi occhio e abbiate il coraggio civico di telefonare per segnalare qualcosa di anomalo che notate: siate i garanti di voi stessi e delle vostre tasche le quali non potranno che beneficiarne dato che a lungo andare in questa guerra che da un lato vede i cittadini che non ce la fanno ad arrivare alla III° settimana e gli speculatori chi perde davvvero è proprio la democrazia, la libertà ma soprattutto quella "vita libera e dignitosa" di cui parla quella carta (spero non dimenticata) che è la NOSTRA COSTITUZIONE!!!
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Messaggi di Febbraio 2015
Post n°3402 pubblicato il 22 Febbraio 2015 da ninograg1
Tag: blog, cyber-warfare, datagate, equation group, firmware, hard disk, kaspersky, malware, nsa, regin, sicurezza, spionaggio, stuxnet, tecnologia, USA Fonte: Punto Informatico del 17 02 2015 Roma - Il Global Research and Analysis Team (GReAT) di Kaspersky Lab ha identificato una minaccia informatica senza precedenti, un "mostro" classificato come Equation Group in grado di fare praticamente tutto, online e offline. Equation Group potrebbe essere una creatura dell'intelligence americana, ma in epoca post-Datagate la cosa non stupisce neanche un po'. p.s. cosa sia la NSA spero tutti lo sappiate....... ma che faccia cose del genere mettendosi al servizio di interessi privati e nascondendosi dietro esigenze generali è una pessima cosa perchè nessuno è al sicuro e nessuno può dirsi realmente libero. Non è bastato wikileaks, nè i vari Snowden a metterci sull'avviso che qui i veri nemici non sono i cattivi ma chi dovrebbe assicurare la nostra libertà e la democrazia con cui tanto i politici, di là e di qua dell'atlantico, si sciacquano la bocca!!! |
Post n°3401 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da ninograg1
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Post n°3400 pubblicato il 20 Febbraio 2015 da ninograg1
di F. Q. | 20 febbraio 2015 “E’ una giornata storica, un giorno atteso per molti anni da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato. Superiamo l’articolo 18 e i cococo. Nessuno sarà più lasciato solo. Ci saranno più tutele per chi perde il posto e parole come mutuo, ferie, diritti e buonuscita entrano nel vocabolario di una generazione che ne era stata è esclusa”. Così il premier Matteo Renzi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato in via definitiva i primi due decreti attuativi del Jobs Act – quelli sul contratto a tutele crescenti e sui nuovi ammortizzatori sociali, varati il 24 dicembre – e ha esaminato quello sul riordino delle forme contrattuali e le nuove disposizioni in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, oltre al ddl Concorrenza. “Abbiamo tolto ogni alibi a chi dice che in Italia non ci sono le condizioni per assumere. Da oggi il lavoro presenta più flessibilità in entrata e più tutele in uscita. Nessuno resta solo quando viene licenziato”, ha sostenuto il presidente del Consiglio. “Restituiamo ai pollai i cococo, cocopro e coco vari”, ha spiegato poi riferendosi al fatto che i contratti di collaborazione a partire dall’1 gennaio 2016 andranno in soffitta per essere sostituiti dal nuovo contratto a tutele crescenti. “Questo tipo di intervento vedrà circa 200mila nostri connazionali passare dal cococo ma soprattutto dai cocopro al contratto a tutele crescenti, quindi un lavoro a tempo indeterminato”. Quanto al disegno di legge sulle liberalizzazioni, Renzi ha presentato in sintesi le norme sulle assicurazioni, sui contratti telefonici e sulla notifica delle multe, dove viene superata “la riserva per Poste” che “c’è solo in Ungheria e in Portogallo”. “Diamo una sforbiciata, perché riduciamo il gap tra chi gode di una rendita e chi non ne usufruisce, ha detto il premier. Anticipando che “andremo un po’ meno dal notaio, andremo con più serenità incontro ai nostri professionisti”. Il ddl “incontrerà in Parlamento le resistenze delle lobby, ma noi le sfideremo”, ha poi annnciato. Affermazione che però stride con il contenuto di alcune delle norme approvate. A partire da quelle in materia di Rc auto, che come emerso nei mesi scorsi ricalcano pari pari quelle decisamente favorevoli per le compagnie inserite dall’esecutivo di Enrico Letta nel decreto Destinazione Italia e stralciate dopo le polemiche. Confermato lo stop al reintegro anche nei casi di licenziamento collettivo - “La nostra scommessa è puntare sui contratti a tempo indeterminato rovesciando una mentalità che fino ad oggi voleva che si assumesse con qualunque contratto tranne con quello a tempo indeterminato”, ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Dal momento in cui il governo varerà il decreto attuativo sulle tipologie contrattuali non sarà più possibile sottoscrivere nuovi contratti di collaborazione a progetto. Quelli in essere, invece, dall’1 gennaio 2016 saranno trasformati in rapporto di lavoro subordinato nel caso mascherino un rapporto di lavoro dipendente. Negli altri casi, ha detto Poletti, “dipende: chi di fatto è una partita Iva, per esempio, aprirà la partita Iva”. Al contrario, “se i controlli verificano l’esistenza di una partita Iva fasulla gli si applicano le regole del lavoro dipendente”. Quanto all’ipotesi che il Consiglio dei ministri potesse decidere di modificare i contenuti dei decreti approvati prima di Natale, Poletti ha invece chiarito che “il governo ritiene che ci sia equilibrio nelle norme del decreto attuativo del Jobs act, sul contratto a tutele crescenti e su quello che riguarda la Naspi e per questo ha deciso di non cambiarle”. Di conseguenza “il decreto sul contratto a tutele crescenti non è stato modificato sul tema dei licenziamenti collettivi“. Vale a dire che è confermato che la cancellazione del diritto al reintegro per i nuovi assunti riguarda anche le procedure di licenziamento che coinvolgono gruppi di lavoratori. Con il risultato di creare nella stessa azienda categorie di dipendenti con trattamenti diversi a seconda dell’anzianità di assunzione. Anche le aziende non in crisi potranno demansionare i dipendenti – Poletti ha poi dovuto ammettere che sul tema del demansionamento una variazione non da poco rispetto ai contenuti della delega c’è in effetti stata: “Il lavoratore avrà sempre garantito il trattamento economico“, ma l’azienda potrà ridurre il suo inquadramento “fino ad un livello” a fronte di una “riorganizzazione o di una ristrutturazione aziendale”. Non servirà, dunque, che l’impresa stia attraversando un periodo di crisi. Basterà che invochi la necessità di “riorganizzarsi” e avrà strada libera nello spostare i dipendenti a mansioni meno qualificate delle precedenti. E lo stesso avverrà “negli altri casi individuati dai contratti collettivi“. Peraltro anche sul fronte economico la garanzia è molto relativa, visto che il mantenimento del reddito non comprende “trattamenti accessori legati alla specifica modalità di svolgimento del lavoro”. E saranno possibili “accordi individuali in sede protetta tra datore di lavoro e lavoratore che possano prevedere la modifica anche del livello di inquadramento e della retribuzione al fine della conservazione dell’occupazione, dell’acquisizione di una diversa professionalità o del miglioramento delle condizioni di vita”. Altre novità riguardano l’eliminazione del lavoro ripartito e delle associazioni in partecipazione e l’introduzione del “contratto di ricollocazione: un voucher con quale ci si rivolge all’agenzia per trovare un nuovo posto di lavoro”. I contratti a termine e il lavoro a chiamata invece non cambiano e anche per le somministrazioni di lavoro resteranno in sostanza le norme attuali. “Non siamo stati cosi bravi da trovare una soluzione alternativa”, ha detto Poletti. Il Consiglio dei ministri ha anche approvato nuove norme sulla maternità: è stata prevista l’estensione del congedo parentale dagli attuali 3 anni di vita del bambino a 6. Per quanto riguarda la retribuzione del lavoratore in congedo, rimane al 30 per cento come è attualmente, secondo quanto spiegato dal ministro. Inoltre “abbiamo equiparato maternità e paternità con le adozioni o gli affidi perché riteniamo che quella famiglia ha gli stessi diritti”. In materia di congedi di paternità, viene estesa a tutte le categorie di lavoratori la possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne “per motivi naturali o contingenti”. Decreti fiscali rimandati perché “non possiamo permetterci altri passi falsi” – Alla domanda sullo slittamento dei decreti fiscali, che andranno in un successivo Consiglio dei ministri perché – è la versione ufficiale – il ministro dell’Economia non ha potuto essere presente dovendo presenziare alla riunione dell’Eurogruppo sulla Grecia, Renzi ha detto che “molte delle norme sono già pronte” e “il rinvio di oggi è dettato esclusivamente dalla circostanza di Piercarlo all’Ecofin”. In ogni caso, “quello sul fisco che dobbiamo offrire all’attenzione dei cittadini è un disegno complessivo e le polemiche delle settimane scorse mi hanno confermato che non possiamo permetterci passi falsi verso l’esterno, quindi i 15 giorni in più che ci prendiamo li useremo per affinare i testi dove necessario” e proporre un disegno che “elimini la discrezionalità dei pubblici uffici nella gestione fiscale, che spieghi che noi siamo contro l’evasione e pro business”. “Abbiamo avuto bisogno che Piercarlo fosse a Bruxelles perché l”Italia sta tentando di arrivare a un’intesa, a un punto di accordo”, ha affermato poi il premier passando a commentare le trattative con la Grecia sul debito. “Trovo che il principio riforme in cambio di tempo è giusto. La Grecia deve fare riforme fondamentali come quella contro l’evasione fiscale e d’altra parte è importante che gli impegni che si sono siglati siano affrontati e gestiti, ma il dibattito è molto acceso e non aggiungerò altro, Padoan è lì per questo, tutti siamo impegnati a dare una mano in questa direzione”. p.s. quello che non dice è che gli imprenditori avranno sconti se assumono: a) bisognerà vedere se ne hanno un proprio profitto o non gli conviene.. nel secondo caso il fiasco è assicurato. b) la ex-cig è poco finanziata (è di oggi la notizia che il Tesoro sostiene che non ci sono soldi per i disoccupati, non è un buon inzio) quindi il rischio è una versione degli esodati in versione 2.0; c) non ci credo che sia questo il vero problema del paese. Non vorrei che ci stiamo adeguando non alle richieste degli imprenditori ma a quelle dei negoziati per il TTIP: il che sarebbe davvero grave.... mi ha colpito la frase "non commettere passi falsi"... ne sa qualcosa perchè finora ne ha fatti a iosa eppure è ancora lì, chissà perchè. |
Post n°3399 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da ninograg1
Piano B? Finisce qui l'alfabeto di Tsipras? Perchè la delusione dev'essere forte se l'alfabeto della sinistra greca se ha solo due....... lettere. Si poteva fare altrimenti: certo; gli esempi non mancano: dall'islanda all'equador ce ne sono a iosa e invece la montagna ha prtorito il topolino: hanno chiesto ai cravattari una proroga, un pò poco perchè tanto valeva non fare tutta sta manfrina e farlo subito senz indugi evitando le montagne russe di questi giorni che, a posteriori, si è autorizzati a pensare fossero solo per tener calmo il fronte interno facendo passare una sonora sconfitta per una vittoria del popolo!!!! Per citare un precedente: Kadesh dice nulla? Fu una semi sconfitta o al massimo un pareggio per gli egiziani, contro gli ittiti, ma in patria passò per una "folgorante" vittoria.... contenti loro. D'altronde se avessero letto i report interni del FMI sapevano, se avessero saputo leggere fra le righe, cosa si doveva fare ma dalle rape non si cava sangue, vero? Era già tutto previsto? Si, due esempi: |
Post n°3398 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da ninograg1
Fonte: F.Q. del 16/2/2015 Previsioni troppo ottimistiche su crescita e tasso di disoccupazione. Sottovalutazione dell’impatto dell’austerity sul Pil e sui conti pubblici. Sopravvalutazione dell’efficienza della macchina governativa di Atene. E un programma intrinsecamente “fragile“, viziato dal fatto che resistenze e veti politici non permisero di includere tra le misure previste una ristrutturazione del debito. Sono gli errori compiuti in Grecia dalla troika, l’ormai famigerato trio costituito dai rappresentanti di Bce, Commissione europea e Fondo monetario internazionale. Diventato simbolo dell’austerità cieca e bersaglio da Atene a Roma a Lisbona, di manifestazioni e cortei di protesta dei cittadini che ne hanno pagato le conseguenze. A evidenziare tutti gli sbagli commessi sono rapporti e relazioni firmati dagli stessi creditori che tra 2010 e 2013 hanno concesso al Paese 240 miliardi di euro, pari al 130% del suo Pil. Il più grande pacchetto di assistenza finanziaria della storia, sfociato però in un disastro sociale e, dopo l’insediamento del nuovo governo di Alexis Tsipras, in un’impasse politica ed economica che rende l’uscita del Paese dall’Eurozona un’ipotesi concreta. Il primo mea culpa del Fondo monetario è arrivato già nel 2013, quando un working paper firmato dal capo economista Olivier Blanchard ha messo in luce che i cosiddetti “moltiplicatori fiscali“, cioè il rapporto tra la politica fiscale e l’andamento del Pil, erano stati sottostimati di almeno un terzo. In pratica l’istituzione di Washington ha agito supponendo che il rigore di bilancio imposto alla Grecia nell’ambito del memorandum avrebbe provocato, per ogni euro di aumento delle tasse e riduzione della spesa, un calo del prodotto di 0,5 euro. Ma i fatti hanno dimostrato che il valore reale, in un’economia già in recessione, è di almeno 1,5. Il che spiega – magra consolazione – perché la ricchezza prodotta dal Paese è crollata dal 2010 del 25% contro il 3% messo in conto dalla troika. Con l’effetto collaterale che la disoccupazione è salita oltre il 25%, mentre, secondo i funzionari europei e del Fondo, il tasso avrebbe dovuto limitarsi a salire al 13 per cento. Di conseguenza, la spirale dell’indebitamento anziché recedere si è aggravata. Portando il debito, che stando alle ottimistiche aspettative della troika non avrebbe mai superato il 154% del Pil, al 175 per cento. Nonostante l”haircut“, cioè il taglio del valore nominale debito nelle mani dei privati, resosi alla fine inevitabile del 2012. Una strada che, come messo nero su bianco dallo stesso Fondo nel country report sulla Grecia diffuso a giugno 2013, avrebbe dovuto essere intrapresa due anni prima per “ridurre il peso dell’aggiustamento” e rendere “meno drammatica” la contrazione del prodotto. Invece, per evitare scontri politici negli Stati (Germania in primis) che devono ottenere il via libera del Parlamento prima di concedere aiuti finanziari, l’opzione fu bocciata. Con il risultato, si legge nel rapporto, di “fornire ai creditori privati una finestra per ridurre le proprie esposizioni e spostare il debito nelle mani dei creditori ufficiali”. Ma c’è di peggio: come emerge dal resoconto del meeting del consiglio direttivo del Fondo monetario del 9 maggio 2010, reso noto dal Wall Street Journal, molte di queste perplessità furono espresse fin dall’inizio dai membri sudamericani del board. Per esempio l’argentino Pablo Andrés Pereira previde che la Grecia “sarebbe stata peggio dopo aver implementato il programma” e “la strategia avrebbe avuto un impatto solo marginale sui suoi problemi di solvibilità”. Mentre il brasiliano Paulo Nogueira Batista sottolineò che quello in discussione non era “un salvataggio della Grecia ma dei debitori privati del Paese”. E in effetti è stato proprio così: come Tsipras, alle prese con un debito che ha raggiunto quota 315 miliardi, ha sottolineato più volte, di fatto solo una minima parte dei prestiti ricevuti da Atene sono finiti all’economia reale. Venti miliardi, per la precisione, contro i 48,2 andati a ricapitalizzare le banche e i 149 (tra capitale e interessi) serviti per pagare i creditori. L'”haircut”, realizzato riacquistando i titoli a un prezzo di circa un terzo rispetto al valore nominale ed emettendo nuovi bond a scadenza più lunga, è poi costato circa 45 miliardi.
Una “confessione” ancora più esplicita è contenuta poi nello studio The Troika and financial assistance in the euro area: successes and failure, commissionato l’anno scorso dal comitato per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo. Ottantotto pagine che esaminano nel dettaglio gli esiti dei programmi messi in atto in Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro giungendo alla conclusione che “a questo stadio non si può ritenere” che quello disegnato per Atene “abbia avuto successo” visto che “la competitività è ben lungi dall’essere stata ripristinata”, “l’accesso ai mercati finanziari molto probabilmente non sarà recuperato nel vicino futuro”, “le riforme strutturali stanno procedendo a un ritmo lento” e “le assunzioni del programma della troika si sono ampiamente rivelate errate“. Non è un caso, quindi, se mentre Tsipras e il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis si giocano tutto a Bruxelles la troika sembra arrivata al capolinea. Il presidente dell’esecutivo Ue Jean Claude Juncker si è più volte detto favorevole alla sua abolizione e la Bce di Mario Draghi dovrà per forza chiamarsene fuori perché glielo impone la sentenza della Corte di giustizia europea sul programma di acquisto di bond governativi, in base alla quale l’Eurotower deve astenersi dal partecipare al monitoraggio dei programmi di assistenza. Il Fondo, dal canto suo, preferisce sfilarsi e fare da sé, recuperando una visuale “globale” e non limitata al continente europeo. Il fatto che, nelle trattative ora in corso sul programma di aiuti, si sia deciso di usare un più neutro “istituzioni” al posto dell’odiata parola a sei lettere, non dipende solo dal niet di Varoufakis, che con la troika si rifiuta di trattare. Ma dimostra che gli uomini in abito scuro saranno anche un capro espiatorio, ma hanno fatto troppi errori per poter restare in campo. p.s. LIBERTA' ci danno gabbie con la chiave, preso da "Di spirito e d'amore" (Canto delle foglie di Dino Campana, trovato su questo blog: ocelum-rama) |
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