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Messaggi di Febbraio 2015

Consecutio temporum

Post n°3392 pubblicato il 10 Febbraio 2015 da ninograg1
 

Fonte: Facebook il contropelo di radio capital (alias Massimo Rocca)

Dunque abbiamo appreso dall’irritata risposta del nostro ministro dell’economia Padoan, alle indiscrezioni del parigrado greco Varoufakis che il nostro debito è solido e sostenibile. O meglio forse lo avete appreso voi, se siete particolarmente distratti. Perchè la notizia è di pubblico dominio da anni e perfino i giornali italiani se ne erano accorti, almeno nel dicembre del 2013. Basta fare una ricerca internet con le parole sostenibilità debito italiano. Ma se è vero oggi con un debito al 133 e passa per cento, con tre anni di calo del Pil alle spalle, come facevamo ad essere a rischio default nel novembre del 2011 con un debito al 118% e un Pil marginalmente positivo? Come mai eravamo nella bufera dello spread, il Colle ammoniva, Monti planava e Fornero esodava? O non era vero niente allora o non è vero niente oggi. O meglio era vera una sola cosa ieri come oggi. Che i conti non c’entravano nulla. Che c’entra, solo, la decisione politica di chi usa i dati per decidere chi saranno i sommersi e chi i salvati.

p.s.

Chiaro? se doveste avere ancora dei dubbi...... leggete:

  1. dal Fatto Quotidiano la dichiarazione di Berlino in merito alla concessione di un prestito ponte di 6 mesi proposto dalla Grecia;
  2. da Repubblica.it l'intervista a Michael Pettis (economista di Wall Street China) dove mette il dito nella piaga nel senso che sostiene, e non ho motivi di dubitarne) che la compressione dei salari dei lavoratori tedeschi, processo partito per volontà del socialdemocratico Schroeder, iniziata nel 1998 al 2014 ha creato una montagna di liquidità in marchi ed in euro (oltre ad avere come riflesso l'abbassamento verticale della produttività dei lavoratori tedeschi) che non si è diretta verso l'economia reale ma ..... verso investimenti finanziari e mobiliari proprio in Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda (dell'italia non si fidavano e fanno bene).
 
 
 

Lista Falciani, con la delega fiscale i nuovi reati non sarebbero più contestabili

Post n°3391 pubblicato il 09 Febbraio 2015 da ninograg1
 

Fonte: | 9 febbraio 2015

Oltre 3.000 ispezioni, 740 milioni evasi al fisco, 1.200 adesioni allo scudo fiscale. Continuano ad emergere dettagli sui contribuenti italiani che hanno scelto di portare i loro capitali in Svizzera e i cui nomi sono finiti nella cosiddetta “lista Falciani“, l’elenco di personaggi con oltre 100 miliardi di dollari di depositi in Svizzera trafugato e girato alle autorità fiscali dall’omonimo ex dipendente dell’istituto oltre 5 anni fa. Ma in Italia le nuove regole contenute nella delega fiscale messa a punto dal governo Renzi potrebbero rendere impossibile perseguire eventuali nuovi reati.

Secondo finti della Guardia di Finanza, a fronte di 5.439 nominativi di italiani inclusi nella lista e segnalati ai Reparti delle Fiamme Gialle, sono stati conclusi 3.276 interventi ispettivi, con la constatazione di elementi positivi di reddito non dichiarati per 741.755.879 euro, e per 4,5 milioni di Iva. Le altre posizioni non sono state approfondite in considerazione del fatto che i soggetti indicati risultavano non aver effettuato movimentazioni. L’attività ispettiva svolta dalla Gdf ha portato alla denuncia di 190 soggetti per reati tributari e alla scoperta di 101 evasori totali. Ad oggi l’attività svolta dalle Fiamme Gialle ha consentito di riscuotere circa 30 milioni di euro. Non solo: oltre 1.200 (in totale 1.264) “controllati” hanno opposto l’adesione allo scudo fiscale per un ammontare di capitali rimpatriati pari a 1.669.075.253 euro.

Sui potenziali effetti dell’inchiesta potrebbe presto abbattersi, tuttavia, la scure della delega fiscale. Eventuali nuovi nomi della lista Falciani, infatti, non potrebbero più essere contestati penalmente, poiché testo del decreto modifica i tempi per le contestazioni penali: era già stato approvato dal governo e, dopo le polemiche sulla norma di impunibilità penale sotto il 3% – che avrebbe avuto impatto anche sulla condanna dell’ex premier Silvio Berlusconi – tornerà all’esame del consiglio dei ministri il prossimo 20 febbraio.

Oggi la legge concede agli ispettori fiscali il raddoppio dei termini di contestazione per i reati tributari, rispetto agli accertamenti di tipo amministrativo. In pratica, rispetto ai 4 anni fissati per inviare una cartella tributaria gli uomini del fisco hanno ora 8 anni per interessare una procura di eventuali reati penali. E’ un allungamento dei tempi previsto dall’attuale normativa vista la maggiore complessità che richiedono le indagini contro truffe e artifizi realizzati spesso con triangolazioni internazionali.

La nuova strategia contenuta nei decreti delegati, invece, potrebbe avere sulla lista Swissleaks l’effetto di spuntare le armi contro eventuali reati. Le nuove norme, che avevano già ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri e che non sembrano in contestazione, contenevano un articolo con “modifiche alla disciplina del raddoppio dei termini” per presentare le denunce penali. “Il raddoppio – recita il nuovo testo – opera a condizione che la denuncia sia presentata o trasmessa entro la scadenza dei termini ordinari”.

La lista Falciani è del 2009. Il fisco nel passato ha già attivato controlli e contestazioni, ma – è la preoccupazione che circola in ambienti tributari – se dovessero emergere nuovi nomi o nuovi reati il tempo risulterebbe scaduto: non potrebbero essere più contestati davanti al giudice. L’unica chance rimasta è quella di una corsa contro il tempo, prima dell’approvazione delle nuove norme: una corsa ad ostacoli vista la complessità tecnica degli adempimenti necessari per avviare una contestazione penale.

p.s.

in poche parole questo governo sta approvando una norma che santifica proprio quelli che in altri paesi , con i tempi che corrono, si troverebbero (e ci si troveranno) in acque molto ma molto mosse..... ma siamo sempre italians, no?

 
 
 

Grecia e Germania: nervi scoperti e memoria corta

Post n°3390 pubblicato il 08 Febbraio 2015 da ninograg1
 

Che bravi!!!!! Un BRAVO particolare va a: Virgola_df; Afroditemagica; LunaRossa550; non conta, a mio parere, che si sia usato Google per trovare la risposta perchè siamo in rete ed è quindi logico e giusto che si usi per sapere........ anzi mi sarei meravigliato del contrario! Una prova che comunque non è un assoluto, mi pare, è stato il post sugli Olmechi o meglio sull'identificazione della "testa" in foto, ricordate? Bene resi gli onori ai vincitori... veniamo al post nuovo.

di dal Fatto Quotidiano del 5 febbraio 2015

A Yanis Varoufakis piace la storia. Ormai pare scontato, considerato che il ministro delle Finanze greco continua da giorni a fare riferimento ad eventi del Novecento per provare a far capire meglio quale sia la situazione della Grecia e cosa si dovrebbe fare per trovare una soluzione comune, veloce e indolore (per loro). Purtroppo, dall’altra parte, ha degli interlocutori che non dimostrano di essere esattamente sulla stessa lunghezza d’onda, e di credito, del responsabile economico del nuovo governo Tsipras: tra il presidente della Bundesbank e il ministro delle Finanze tedesco, i “no” alle ipotesi di rinegoziazione del debito e degli accordi e scadenze che legano la Grecia alla troika si sono fatti sentire con puntualità mitteleuropea. Weidmann e Schäuble non fanno sconti, e c’era da aspettarselo.

Nonostante il tempo incalzi, le dichiarazioni e le conferenze stampa che seguono il tour di Varoufakis e Tsipras in giro per l’Europa per capire nell’immediato quali siano gli amici e quali i nemici lasciano il dibattito, almeno per il momento, sul piano delle schermaglie verbali. Varoufakis, tuttavia, proprio oggi pare aver messo a segno un colpo da 100 punti: il ministro ha dichiarato, infatti, che “la Germania sa bene che cosa può succedere quando si scoraggia troppo a lungo una nazione orgogliosa e la si espone a trattative e preoccupazioni di una crisi del debito deflattiva, senza luce alla fine del tunnel: questa nazione prima o poi fermenta”. Il riferimento a Weimar e all’ascesa del nazionalsocialismo è chiaro, e sia a Francoforte che a Berlino siamo abbastanza sicuri che sia stato capito e recepito.

Le circostanze storiche (non guardiamo solo all’economia) erano profondamente diverse, ed è abbastanza improbabile che ad Atene accada qualcosa del genere. Non è di poca importanza però, paradossalmente, il fatto che la situazione attuale abbia invertito i ruoli che Grecia e Germania hanno avuto nel secolo scorso quando (già) si parlava di debiti, saldi e restituzioni. I due Paesi si sono scontrati in due occasioni su questi temi: nel 1953, quando il London Debt Agreement (“accordo sul debito di Londra”, ndr) riformulò le condizioni di rimborso dei debiti accumulati dalla Germania dal 1919 al 1945 – perlopiù verso le potenze occidentali vincitrici – regalando ai tedeschi uno sconto approssimativamente del 50% sul totale da restituire; nel 1990, quando il rimanente debito tedesco, invece di essere saldato definitivamente come previsto dagli accordi di Londra, praticamente si dissolse nel nulla per favorire la ricostruzione di uno Stato unificato da soli pochi mesi. La Germania, nonostante ciò, dal 1991 pagò a rate obbligazioni per un valore di 239,4 milioni di marchi tedeschi, le uniche rimaste in piedi secondo i termini del trattato di Londra, e cominciò a stipulare accordi bilaterali nei confronti di alcuni Paesi – in particolare nei confronti di quelli che avevano fatto parte del blocco sovietico e che, di conseguenza, erano stati ignorati dagli accordi del 1953 – a titolo di rimborso e compensazione. La Grecia, in entrambi i casi, si oppose agli sconti ai tedeschi, pur rimanendo inascoltata dagli alleati in nome del perseguimento di un bene superiore: la riabilitazione della Germania e il suo protagonismo nella realizzazione del progetto europeo.

Sebbene, da un lato, la Grecia possa apparire al centro di uno dei più classici contrappassi danteschi, allo stesso tempo va detto che i tedeschi non sembrano avere una memoria particolarmente lunga e allenata. Il problema del debito greco e la sua soluzione fanno parte di quella che è stata la storia della Germania stessa. Possibile che a nessuno, dalle parti di Berlino, venga in mente di dare un’occhiata alle proprie spalle e cercare di arrivare a una soluzione più morbida e condivisa, invece che continuare a “essere d’accordo sull’essere in disaccordo” (cit. Schäuble oggi, durante la conferenza stampa con Varoufakis) con gli ellenici? Anche in questo caso ci sarebbe un risultato più grande all’orizzonte: la permanenza della Grecia nell’eurozona, e ancor di più nell’Unione, non è certamente cosa da poco.

p.s.

se l'articolista ha ragione, e credo che sia nel giusto, il futuro della UE liberista (non del sogno europeo) è nelle mani non di chi deve restituire soldi ma dei suoi creditori.... temo, però, che finchè non vedranno aumentare l'onda della protesta agli altri paesi europei che si trovano nelle stesse condizioni de greci o, per dirla meglio, finchè in Spagna non vincerà Podemos e in Francia Lepen a Berlino continueranno a fare orecchie da mercante e a tenere l'attenzione fissa sui conti e sui profitti: una cosa da ragioniere non certo da prima economia del vecchio mondo..... d'altronde da bravi liberisti quali sono non possono fare altrimenti visto che la situazione li favorisce ancora.

 
 
 

Un altro quizzino gustoso

Post n°3389 pubblicato il 07 Febbraio 2015 da ninograg1
 

Dopo essere rimasto "appiedato" per "sindrome parainfluenzale (i miei amici più stretti qui e fuori sanno di cosa parlo)" vi propongo un quizzino di storia antica... direi mitica, quasi....

Ecco la domanda

A quale antica civiltà appartiene questo bellissimo ninnoletto?

Un aiutino: l'ho trovata su un giornale di caratura (..) nazionale qualche giorno fa.

buona domenica a tutti...... amiciamici, amici, conoscenti, nemici ecc.

 
 
 

Stefano Rodotà apre il cantiere della Cosa Rossa

Post n°3388 pubblicato il 02 Febbraio 2015 da ninograg1
 

Fonte:

In un'intervista al Quotidiano Nazionale, il giurista sottolinea che "ci sto già lavorando con Sel, Fiom, Cgil, don Ciotti di Libera". Serve soprattutto un progetto, ma si cerca anche un leader, ci cerca lo Tsipras italiano. "Io non ho l'età - spiega Rodotà, che ha 81 anni - E il modello greco non si basa su un consenso ideologico, ma su un legame solido tra politica e società. Rigenerare la sinistra con un trapianto è molto difficile".
Su quale ruolo avranno i ribelli del Pd, Rodotà osserva che "non si può ripartire con spezzoni di sinistra perdenti, ma dalla società". E Quanto vale la Cosa Rossa? "Intanto la costruiamo. Poi ci contiamo".

Rodotà ha ottenuto (dagli ex grillini) 17 voti al quarto scrutinio per l'elezione del presidente della Repubblica e il suo nome è stato salutato da un convinto applauso al momento della proclamazione dei risultati. Considera Sergio Mattarella "un'ottima scelta" e sottolinea che si è trovato "un modo eccellente di scegliere un presidente della Repubblica che avrà ripercussioni sulle riforme, come la legge elettorale. Ma, a parte qualche contentino sui capilista bloccati, il programma di governo non avrà una svolta a sinistra. Renzi e Vendola restano inconciliabili". Il patto del Nazareno, aggiunge, "è ferito, ma sarà rinegoziato".

p.s.

farà la fine di A.L.B.A. alla cui assemblea fondativa il sottoscritto partecipò e che presto è diventata l'ennesimo cespuglietto che si dibatte per sopravvivere fra SEL, PD, Fiom, ecc.?

VEDREMO

non dimentichiamo quanto PROFETIZZATO dal blog Spinoza: "la vittoria di Tsipras in Grecia è stata una della più grandi vittorie della sinistra italiana dopo Zapatero"

 
 
 

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