GABER 2; COMPLEANNO
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GABER "DESTRA-SINISTRA"
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Ormai i prezzi sono fuori controllo e spesso si tratta di speculazione interna o internazionale. Oltre alle associazioni di difesa dei consumatori e agli strumenti legali come CLASS ACTION CHE SPERIAMO IL "NUOVO" GOVERNO NON VANIFICHI ora c'è un'organismo istituzionale messo a tutela dei cittadini MrPrezzi <---- e qui a fianco c'è il link (NUMERO VERDE 800955959) per accedere direttamente alla home page dei contatti per le segnalazioni. Attenzione le segnalazioni NON SONO ACCETTATE SE ANONIME, MA SI DEVE DARE GENERALITA' E CODICE FISCALE. Naturalmente non tutti ce la sentiamo di denunciare l'alimentare sotto casa che ha aumentato i prezzi senza nessun apparente motivo e magari l'abbiamo visto il giorno prima all'ipermercato di zona a comprare le stresse cose che poi rivende a prezzo maggiorato ma facendo così gli instilliamo il senso dell'impunità che si spera, almeno quando riguarda le nostre tasche, nessuno vuole favorire anche perchè tutti ci stanno marciando e quando dico tutti intendo proprio tutti a loro modo naturalmente dato che siamo in una economia di mercato basato sul prezzo dei combustibili fossili e con essi ci fregano in un modo o nell'altro, quindi occhio e abbiate il coraggio civico di telefonare per segnalare qualcosa di anomalo che notate: siate i garanti di voi stessi e delle vostre tasche le quali non potranno che beneficiarne dato che a lungo andare in questa guerra che da un lato vede i cittadini che non ce la fanno ad arrivare alla III° settimana e gli speculatori chi perde davvvero è proprio la democrazia, la libertà ma soprattutto quella "vita libera e dignitosa" di cui parla quella carta (spero non dimenticata) che è la NOSTRA COSTITUZIONE!!!
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Messaggi di Giugno 2017
Post n°4027 pubblicato il 25 Giugno 2017 da ninograg1
Il Fatto Quotidiano Con un’espressione in bilico tra l’onesto riconoscimento della realtà fattuale e l’arroganza propria del potere, così ebbe modo di affermare nel 2011 uno dei massimi miliardari del pianeta, esponente dell’oligarchia ribelle e globalista, Warren Buffet: “La lotta di classe esiste e la mia classe la sta vincendo”. Si tratta, in effetti, di una chiara e ludica analisi del rapporto di forza quale si è venuto riconfigurando nel tempo della ribellione dell’aristocrazia finanziaria ai danni del Servo (classe media e classe lavoratrice) precarizzato, disarmato, riplebeizzato e privato di ogni rappresentanza. La nuova classe dominante è composta da una masnada di miliardari ultraliberali, petrolieri plutocratici, banchieri apolidi, finanzieri delocalizzati e signori indicussi dell’investment banking e dell’attività di lobbying: tra i quali si possono ricordare Rockefeller, Rupert Murdoch, JP Morgan, Rothschild e la Open Society Foundation del banchiere filantropo George Soros, generoso promotore di molteplici rivoluzioni colorate neo-coloniali made in Usa. La Open Society Fundation, in particolare, figura come una rete di fondazioni “senza scopo di lucro” (in cui, cioè, Soros stesso può agevolmente investire parte dei suoi profitti sottraendoli al prelievo fiscale). Fu fondata nel 1976, con il dichiarato scopo di “favorire la transizione alla democrazia” dei paesi dell’ex Patto di Varsavia, ossia per combattere il comunismo storico novecentesco come potenza frenante il dilagare del capitalismo americano-centrico: dopo il 1989, il suo scopo resta coerentemente la lotta contro ogni forza reale e simbolica in grado di contrastare l’avanzata mondiale del capitale finanziario (Stati sovrani, eticità, religioni della trascendenza). Il progetto del gruppo neo-oligarchico mondialista sta nel mantenimento, nella difesa e nell’incremento del proprio interesse privato individuale e, dunque, nell’intensificazione dello sfruttamento e della pauperizzazione delle masse neoschiavili e nell’estensione infinita dei princìpi della crematistica del capitale: perché lo sfruttamento delle masse proletarie e borghesi confluite nella nuova plebe post-proletaria e post-borghese possa avvenire in forma compiuta, esso deve farsi planetario. Deve, cioè, superare ogni confine e trasformare il mondo intero in un immenso “sistema dei bisogni” senza eticità e, dunque, senza più le fonti dell’etica comunitaria, dalla famiglia come sua cellula originaria fondata sull’immediatezza del sentimento allo Stato come completamento supremo dell’eticità regolante l’economia. |
Post n°4026 pubblicato il 24 Giugno 2017 da ninograg1
Stamani (24/06/2017) Il Fatto Quotidiano pubblica l’intervento di Stefano Rodotà alla serata che organizzammo a Roma il 2 dicembre per il “No” al referendum – indecente – voluto dal pokemon tontolone. C’erano tante belle persone e un clima strano. Bello, ma strano. Temevamo eccome la vittoria del giglio babbeo. C’ero anch’io. Sul palco, insieme ad amici, lessi un pezzo di Calamandrei. Accanto a me, dietro le quinte, tutti gli ospiti. Attori, registi, scrittori, giornalisti, cantanti.Avevamo la sensazione di fare la cosa giusta, anzi giustissima, ma anche di essere destinati a perdere. Ficarra e Picone sdrammatizzavano, Sabrina Ferilli provava a dare fiducia, Moni Ovadia infieriva sul niente (cioè su Renzi). Marco (Travaglio) non voleva sentir parlare di pronostici (e io glieli dicevo apposta, ovviamente ferali, soprattutto a cena dopo la serata a teatro). L’unico ottimista era Freccero, che aveva in mano sondaggi fatti da non so chi: avrebbe avuto ragione lui, per la fortuna di questo scombussolato paese. Anche Tomaso Montanari si mostrava moderatamente ottimista. Il resto sul Fatto Quotidiano :::::::::::::::::::::::::::::::: Oggi Stefano Rodotà è passato fra i più.. siamo davvero soli |
Post n°4025 pubblicato il 22 Giugno 2017 da ninograg1
Andrea Scanzi su Facebook |
Post n°4024 pubblicato il 21 Giugno 2017 da ninograg1
20/06/2017 di triskel182 In strada il 92% delle macerie e poche casette consegnate La ricostruzione nel caos. ASASHA avevano detto che entro sette mesi avrebbe avuto una casetta di legno. Proprio lì a Visso, il suo paese distrutto. Era novembre. Sasha, oggi, vive ancora in una roulotte. A Marco, 11 anni, avevano detto che la sua classe sarebbe rimasta unita, che non avrebbe perso i compagni di scuola: a settembre, per il secondo anno di fila, ne conoscerà di nuovi sulla costa adriatica. A Enzo, allevatore di Castelsantangelo sul Nera, avevano detto che gli avrebbero portato una nuova stalla. Sta per iniziare la prima estate del dopo terremoto, e le sue bestie dormono in quel che rimane della vecchia. Avevano promesso. Le istituzioni avevano promesso. Il governo Renzi prima, il governo Gentiloni poi, i governatori regionali. Tutti. Hanno fatto credere agli abitanti del cratere più vasto della storia del nostro Paese – 131 comuni in quattro Regioni – che “presto” sarebbero tornati a una vita, tutto sommato, accettabile. Che “presto” sarebbe finita. Dieci mesi dopo, invece, non è nemmeno cominciata: le macerie sono a terra, di casette ne sono arrivate pochissime, la ricostruzione è un miraggio. Una volta c’era “il modello Bertolaso” che, in nome della rapidità, calpestava regole e aggirava i controlli: la somma urgenza invocata per qualsiasi cosa, i Grandi Eventi, le deroghe, le ordinanze di Protezione civile firmate direttamente dal Presidente del consiglio. E abbiamo visto con quale facilità si sono inseriti speculatori e corruttori all’Aquila, al G8 della Maddalena, ai mondiali di nuoto del 2009. Ora, in una sorta di contrappasso, siamo precipitati nel “modello Burocrazia”: il cavillo, la carta bollata, l’indecisione spaventata di chi negli enti pubblici pretende dieci autorizzazioni anche solo per puntellare un muro. «Non si può fare più in fretta», vanno dicendo a Roma i tecnici della Struttura di Missione della Presidenza del consiglio. «Le normative sono quello che sono e il cratere è troppo grande». Sventolano mappe, leggi, ordinanze. Fanno confronti. «Ci sono 208.000 abitazioni da verificare e non abbiamo ancora finito: dopo il terremoto dell’Aquila ne avevamo 75.000, in Emilia 42.000. Vi rendete conto?» UNDICI PASSAGGI PER UN PREFABBRICATO «Vi rendete conto?», si chiede il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini. Per accedere alla zona rossa del suo paese deve attraversare una capanna accanto alla pasticceria vissana. «In sette mesi dovevano arrivare le casette di legno », mormora. «Mica me lo sto inventando, c’è scritto sul sito della Protezione Civile. Sapete quante ne abbiamo viste a Visso? Zero». Sulle casette antisismiche le promesse si sono frantumate, fin da subito. «Entro Natale daremo le prime venti ad Amatrice», dichiarò il 23 settembre l’allora premier Renzi. Le famiglie amatriciane le hanno avute a marzo. Finora ne sono state ordinate 3.620 in 51 comuni del cratere. Consegnate? Appena l’8 per cento: 296 in tutto, e quelle effettivamente abitate (188) sono soltanto in due comuni, Amatrice e Norcia. Il “modello Burocrazia”. Come un rosario, Pazzaglini sgrana la farraginosa procedura imparata a memoria. «Il sindaco deve stabilire quante casette servono, poi individua le aree dove metterle, poi la Protezione civile deve valutarle, poi interviene il genio civile regionale, poi si passa all’esproprio, poi la società incaricata disegna il layout, poi il layout deve essere autorizzato in municipio, poi torna in Regione, poi la Regione dà l’incarico per la progettazione, poi il progetto passa all’Erap (Ente per l’abitazione pubblica, ndr) di Pesaro e infine la gara la fa l’Erap di Macerata… ». Si contano almeno undici passaggi. E una selva di sigle, dentro cui si perde chi sta provando a rialzarsi dopo il sisma: Sae, Map, Dicomac, Aedes, Fast, Erap, Mude, Mapre, Cas. «A gennaio ho comunicato che mi servivano 225 casette: sei mesi sono passati e niente si muove». NORME MODIFICATE TRE VOLTE AL MESE Siamo ancora nella fase uno del post terremoto, quella dell’emergenza, sotto la responsabilità condivisa della Protezione Civile e dei governatori di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Si muovono all’interno della cornice del decreto legge 189 del governo Renzi, già modificato tre volte: dal successivo decreto Gentiloni, dalla finanziaria e dalla recente “manovrina”. E si devono districare tra le 29 ordinanze firmate dal Commissario straordinario alla ricostruzione Vasco Errani, dieci delle quali intervenute a cambiare le precedenti. Come nel caso delle casette di legno, quando si sono accorti che l’iter era troppo lungo. «Con le norme che mutano due-tre volte al mese la ricostruzione non si farà mai», si lamenta Marco Rinaldi, ingegnere ed ex sindaco di Ussita, dimessosi dopo un avviso di garanzia ricevuto per un’indagine che non c’entra col terremoto. «A Roma devono capire che qui c’è stata la Seconda guerra mondiale». Quest’ansia di non farcela è stata raccolta dall’Anci e dal suo presidente, Antonio Decaro, del Pd, che ha chiesto al premier Gentiloni un incontro urgente. «I ritardi accumulati sono troppi. Se neanche a settembre le casette dovessero essere pronte le famiglie saranno costrette a iscrivere i figli in scuole diverse e lontane per il secondo anno di fila. Così le comunità si perdono, non torneranno più». SOLO L’8 PER CENTO DI DETRITI RACCOLTI Come fanno a tornare, se per strada hanno i frantumi delle case crollate? Secondo una stima per difetto ci sono 2,3 milioni di tonnellate di macerie da rimuovere: da quel 24 agosto, quando il primo terremoto distrusse Amatrice e Accumoli, la macchina dell’emergenza è stata in grado di portarne via 176mila e 700, meno dell’8 per cento. Nel Lazio hanno cominciato a novembre: rimosse 98mila su un milione; in Umbria 3.700 su 100mila; in Abruzzo 10mila su 100mila. Nelle Marche sono partiti solo ad aprile. Ad oggi hanno raccolto appena 65mila tonnellate su un milione. Il 6,5 per cento del totale. Nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli, le più colpite dalla scossa del 30 ottobre (6.5 gradi, la più forte degli ultimi 37 anni), si procede a passo di lumaca. Per dire: ci sono voluti cinque mesi e sette autorizzazioni perché la Conferenza dei servizi autorizzasse la ditta Htr a portare macerie nel sito di stoccaggio di Arquata. Htr vince l’appalto a novembre, i camion si sono mossi ad aprile. Accanto a questa lavorano due aziende pubbliche che si occupano di rifiuti: Cosmari nel Maceratese e Picenambiente nell’Ascolano. È una precisa scelta del governo, che ha equiparato le macerie a “rifiuti urbani non pericolosi”, dunque scommettendo sugli operatori che normalmente si occupano della spazzatura. Prezzo medio: 50 euro a tonnellata. Giuseppe Giampaoli, direttore della Cosmari, nonostante tutto è ottimista. «Entro il 2018 ce la faremo». Al momento nelle Marche viaggiano a un ritmo di 1.200 tonnellate al giorno: a spanne serviranno non meno di due anni e mezzo. «Ma a regime raggiungeremo le 2.000 tonnellate », promettono dalla Regione. «Il nostro territorio è a forte rischio idrogeologico, motivo per cui si è faticato a individuare aree idonee dove mettere casette e macerie». CERCASI PERSONALE DISPERATAMENTE Sono, e saranno, mesi di superlavoro. Per questo il decreto Renzi ha previsto una norma ad hoc per aiutare i municipi più piccoli: l’articolo 50 bis autorizza l’assunzione di 350 persone a tempo determinato, da dividere in quote fra le varie amministrazioni. Sembra facile, invece è complicato. Il decreto infatti impone di scegliere i nomi attingendo alle graduatorie pubbliche vigenti, seguendo la procedura ordinaria che tutela la trasparenza e che però, declinata nel cratere, si è rivelata un ostacolo. La spiega così Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice: «Mettiamo il caso che mi serva un geometra e che sia disponibile a venire qui uno che è classificato cinquantesimo nella graduatoria a Roma. Prima di prenderlo devo mandare un telegramma, a 6 euro l’uno, agli altri 49 e aspettare la loro risposta. Se qualcuno si oppone, si blocca tutto. Ancora: per ogni assunzione serve un Rup, responsabile unico del procedimento. Ma un funzionario comunale per essere Rup deve avere almeno dieci anni di anzianità. E dove li vado a trovare? In comune ho 14 posti scoperti che non riesco a riempire». Un’alternativa sarebbe pescare tra i 350 collaboratori assumibili durante l’emergenza, come previsto dal governo. Ma, fanno notare dall’Anci, si tratta di contratti co.co.pro che scadono il 31 dicembre e in pochi li hanno già firmati. «Non avranno neanche il tempo di realizzare dove si trovano». A RISCHIO CINQUEMILA CONTRIBUTI Fin qui la gestione dell’emergenza. Ma la fase due? La ricostruzione di prime e seconde case è diretta responsabilità del Commissario Errani. Con le macerie a terra e le zone rosse sigillate, è prematuro anche solo parlare della rinascita dei centri storici più devastati. Per i danni lievi, invece, il timore è che qualcuno possa perdere il treno dei contributi statali. Per averli infatti bisogna presentare una domanda allegando lo stato dell’immobile (la famigerata scheda Aedes). I tecnici della Protezione civile hanno fatto 184.700 sopralluoghi su 208.000 case da verificare: ne mancano 23.000, di cui 19.200 nelle Marche. «Senza la scheda, niente contributi », spiega Paolo Vinti, presidente dell’Ordine degli architetti di Perugia. «Il tempo stringe perché il termine scade il 31 luglio 2017. Siamo stati fermi per nove mesi, a studiare ordinanze che cambiano di continuo. Solo a maggio siamo partiti coi rilievi per i progetti di ristrutturazione e i comuni non sono in grado di fornirci le relazioni geologiche. È impossibile farcela». Trentuno luglio 2017, manca un mese. «Quella è solo una data indicativa», sostengono i tecnici della Presidenza del consiglio. E però l’ordinanza 20 del 7 aprile recita: «Il mancato rispetto del termine determina l’inammissibilità della domanda ». Stando così le cose, una stima approssimativa dei sindaci calcola in cinquemila le pratiche a rischio esclusione. «Se sarà necessario, emetteremo un’altra ordinanza e adegueremo i termini », tagliano corto dal governo. Comunque sia, un pasticcio. Come quello di far pagare le imposte di successione sui ruderi ereditati, per cui Pirozzi minaccia di riconsegnare la fascia di sindaco se il governo, come però ha promesso ieri, non modificherà la legge. ISTITUZIONI SENZA FIDUCIA Nel cratere, è evidente, c’è bisogno di ricostruire anche la fiducia nelle istituzioni, e puntellare i palazzi non sarà sufficiente. Errani ci sta provando, con un pacchetto di norme all’avanguardia per disciplinare la ricostruzione. Ma quello è il domani. Articolo intero su La Repubblica del 20/06/2017. :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: .. e se lo dice repubblica.. |
Post n°4023 pubblicato il 20 Giugno 2017 da ninograg1
Tag: access point, blog, CherryBlossom, CIA, hacking, leak, router, sicurezza, tecnologia, vault 7, wikileaks Roma - Wikileaks ha recentemente pubblicato un nuovo rilascio della serie Vault 7 dedicata alla CIA: una sessantina di documenti segreti risalenti al periodo compreso tra il 2006 e il 2012 e relativi a CherryBlossom; un progetto realizzato dalla CIA con la collaborazione dell'ente non profit SRI International con lo scopo di monitorare l'attività Internet degli obiettivi dell'agenzia, attraverso l'hacking di decine di modelli di router ed access point destinati all'utilizzo domestico, pubblico e al mondo enterprise.Nel dettaglio, CherryBlossom è un componente firmware compatibile con decine di modelli di router delle principali marche, tra cui Asus, Belkin, Linksys, D-Link, 3Com, US Robotics. Nella maggior parte dei casi, la CIA è in grado di installare il componente senza la necessità di avere accesso fisico al dispositivo, sfruttando la possibilità di aggiornare il firmware del router da remoto. Nel caso in cui sia stata inibita la possibilità di upgradare il firmware da una connessione WiFi tramite interfaccia Web o terminale, la CIA ha sviluppato appositi Wireless Upgrade Packages (WUPs) che comprendono anche degli exploit in grado di ricavare dal dispositivo la password di amministrazione.Fa inoltre parte del progetto un software chiamato "Claymore", avente varie funzionalità che vanno dalla scansione dei dispositivi, alla cattura di pacchetti, fino all'aggiornamento forzato del firmware. Infine, nel caso in cui il dispositivo non sia wireless, i documenti descrivono la possibilità di aggiornare il firmware via cavo, attraverso un'inevitabile operazione sul campo, che consisterebbe nell'intercettare il dispositivo a metà strada tra l'acquirente e il venditore.L'accesso remoto al dispositivo avviene tentando il login con password deboli o predefinite, oppure sfruttando degli exploit ancora non noti, denominati Tomato e Surfside. Una volta ottenuto l'accesso e aggiornato il firmware del router con CherryBlossom, il dispositivo infetto diventa una FlyTrap, gestibile da remoto dagli agenti della CIA per mezzo di un server command-and-control, analogo a quello utilizzato dai virus di tipo trojan. Il server, che porta il nome CherryTree, possiede un'interfaccia web di amministrazione chiamata CherryWeb.architettura cherryblossomNel caso in cui un router diventi una FlyTrap, esso inizia a inviare messaggi, detti beacon, al proprio server di riferimento, riportando il proprio stato e le proprie impostazioni di sicurezza. Instaurato questo collegamento, le principali operazioni effettuabili dagli agenti della CIA sono le seguenti: estrazione di dati, come indirizzi email, nickname utilizzati in servizi di chat, indirizzi MAC, numeri VoIP; copia di tutto o parte del traffico di rete effettuato dagli utenti; reindirizzamento della navigazione Internet, effettuata tramite la tecnica del doppio iframe. In pratica, la risposta HTTP viene sostituita da due iframe: il primo iframe contiene la URL della richiesta originale, il secondo, nascosto, restituisce il contenuto desiderato. In alternativa, il reindirizzamento avviene tramite HTTP redirect. In questo caso la risposta HTTP viene sostituita con un redirect al contenuto desiderato; il browser viene poi ulteriormente reindirizzato alla URL originale in modo da trarre in inganno l'utente; installazione di un proxy su una o tutte le connessioni di rete, al fine di effettuare attacchi di tipo man-in-the-middle; creazione di un tunnel VPN tra la FlyTrap e il server di command-and-control, in modo da poter tentare l'accesso su tutti i client collegati alla FlyTrap, via cavo o WiFi; esecuzione di applicazioni sulla FlyTrap.interfaccia cherrywebInoltre, qualora la trasmissione di beacon tra FlyTrap e CherryTree si interrompa, allo scadere di un determinato suicide timeout CherryBlossom termina la sua esecuzione, senza compromettere il funzionamento normale del router. Tuttavia, seppur non più funzionante, CherryBlossom continua a risiedere all'interno dell'immagine del firmware salvata in memoria, in quanto una procedura di rimozione completa richiederebbe troppo tempo e rischierebbe di compromettere il funzionamento del dispositivo.Questo rilascio di documenti da parte di Wikileaks, a differenza dei precedenti della serie Vault 7, non comprende binari o codice sorgente: di conseguenza, exploit e strumenti come Tomato, Surfside e Claymore restano - almeno per il momento - oggetti misteriosi. |
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