GABER 2; COMPLEANNO
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GABER "DESTRA-SINISTRA"
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MR. PREZZI;
Ormai i prezzi sono fuori controllo e spesso si tratta di speculazione interna o internazionale. Oltre alle associazioni di difesa dei consumatori e agli strumenti legali come CLASS ACTION CHE SPERIAMO IL "NUOVO" GOVERNO NON VANIFICHI ora c'è un'organismo istituzionale messo a tutela dei cittadini MrPrezzi <---- e qui a fianco c'è il link (NUMERO VERDE 800955959) per accedere direttamente alla home page dei contatti per le segnalazioni. Attenzione le segnalazioni NON SONO ACCETTATE SE ANONIME, MA SI DEVE DARE GENERALITA' E CODICE FISCALE. Naturalmente non tutti ce la sentiamo di denunciare l'alimentare sotto casa che ha aumentato i prezzi senza nessun apparente motivo e magari l'abbiamo visto il giorno prima all'ipermercato di zona a comprare le stresse cose che poi rivende a prezzo maggiorato ma facendo così gli instilliamo il senso dell'impunità che si spera, almeno quando riguarda le nostre tasche, nessuno vuole favorire anche perchè tutti ci stanno marciando e quando dico tutti intendo proprio tutti a loro modo naturalmente dato che siamo in una economia di mercato basato sul prezzo dei combustibili fossili e con essi ci fregano in un modo o nell'altro, quindi occhio e abbiate il coraggio civico di telefonare per segnalare qualcosa di anomalo che notate: siate i garanti di voi stessi e delle vostre tasche le quali non potranno che beneficiarne dato che a lungo andare in questa guerra che da un lato vede i cittadini che non ce la fanno ad arrivare alla III° settimana e gli speculatori chi perde davvvero è proprio la democrazia, la libertà ma soprattutto quella "vita libera e dignitosa" di cui parla quella carta (spero non dimenticata) che è la NOSTRA COSTITUZIONE!!!
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Messaggi del 04/12/2014
Post n°3352 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da ninograg1
Fonte: disinformazione Nel generale silenzio dei grandi media, relegato in fondo alle pagine e ai siti specialistici di economia internazionale, al riparo da ogni pericolo di dibattito pubblico fra le diverse sponde dell’atlantico e del pacifico, un ristretto gruppo di negoziatori governativi e un numero di gran lunga più alto di lobbisti per conto delle più potenti multinazionali stanno pianificando da almeno quattro anni i due più mastodontici trattati commerciali internazionali del ventunesimo secolo. Un enorme programma di smantellamento delle residue barriere commerciali, giuridiche e politiche tra Stati Uniti, Europa e dodici paesi delle due sponde del pacifico, funzionale alla creazione della più grande area di libero scambio del pianeta (comprendendo economie per circa il 60% del prodotto interno lordo mondiale), sia per l’estensione geografica che per la profondità capillare con cui il programma di liberalizzazioni e deregolamentazioni abbatterà tutti gli ostacoli sul suo cammino: dai diritti del lavoro alla proprietà intellettuale, dai servizi pubblici fondamentali fino al diritto alla salute. Si tratta del Transatlantic Trade and Investment Partnership tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, secondo step del più vicino Transpacific Partnershipche l’amministrazione Obama intenderebbe concludere prima della fine dell’anno, escludendo di fatto il Congresso dalle trattative in corso e accelerando i tavoli a porte chiuse con i Paesi partner (per la precisione: Giappone, Messico, Canada, Australia, Malesia, Cile, Singapore, Perù, Vietnam, Nuova Zelanda e Brunei) e gli incontri segreti con gli oltre 600 rappresentanti delle multinazionali. I contenuti e i termini delle trattative in corso sono di fatto inaccessibili agli organi di informazione e anche ai parlamenti dei Paesi coinvolti, se non a gran parte degli stessi governi, è precluso un accesso integrale alle bozze sugli accordi in ballo, come denunciato da Wikileaks. Entrambi gli accordi possono essere letti come fasi differenti di un’unica ambiziosa strategia statunitense per la riconquista di una nuova egemonia globale ‘diffusa’, contro l’incubo che il mutato quadro dei rapporti di forza a livello internazionale possa marginalizzare sempre di più la potenza americana. Da una parte le nuove potenze emergenti del secondo e terzo mondo, quali il Brasile, India, Sud Africa e Messico continuano a crescere e sviluppare il proprio mercato interno, rivelandosi difficilmente controllabili attraverso i vecchi e nuovi forum internazionali, come il G20, e in alcuni casi rafforzando la costruzione di nuove aree commerciali regionali per la prima volta sottratte all’influenza statunitense, come nel caso del MERCOSUR in America Latina a trazione brasiliana. Dall’altro lato del pacifico l’asse economico e geo-politico tra il gigante cinese e la Russia si va affermando prepotentemente come epicentro degli equilibri mediorientali e asiatici (la soluzione diplomatica della vicenda siriana, come l’accordo sull’arricchimento dell’uranio in Iran lo hanno dimostrato recentemente) in una graduale scalata al ruolo di leadership globale. Nella morsa dei nuovi candidati all’egemonia internazionale, con il vecchio partner europeo allo sbando intrappolato nella spirale economica e sociale dell’austerità, lo stanco e frustrato impero statunitense tira fuori le unghia, archiviando di fatto le negoziazioni del mai compiuto Doha Development Round (il regime commerciale che avrebbe dovuto portare a compimento il sistema del WTO avvantaggiando le nazioni povere del terzo mondo) per lanciare una controffensiva senza precedenti con gli strumenti e la piena complicità delle più potenti multinazionali economiche e finanziarie, sulla scorta del programma elaborato per la prima volta dall’Atlantic Council di Wahington. Se, infatti, tale iniziativa va iscritta in una strategia diriconquista della scena internazionale da parte dei vecchi padroni del mondo (l’asse USA-Europa-Giappone), essa da inquadrata più ampiamente in un disegno di politica economica mondiale che vede, forse per la prima volta nella storia, il pieno protagonismo politico delle grandi corporation transnazionali, non più confinate a esercitare un’influenza esterna sui centri decisionali internazionalie regionali, ma sedute negli stessi tavoli di negoziazione e trattativa alla pari degli attori nazionali, se non in posizione privilegiata. I due trattati si profilano così come la prima autentica costruzione di un’area planetaria di libero mercato costruita a tavolino, per filo e per segno,da un’élite transazionale che supera i confini tradizionali tra Stato e privati, tra governi e interessi aziendali, sottraendosi a ogni controllo democratico. Dal quadro che finora abbiamo grazie a Wikileaks e al lavoro di indagine del Corporate Europe Observatory, lo scarso numero di ‘addetti ai lavori’ da parte dei diversi governi coinvolti è ampiamente compensato dalle centinaia di lobbisti e manager del ristretto club di multinazionali dei più diversi settori, ben lieti di poter dare la loro consulenza tecnica ed esprimere il proprio punto di vista fino ai dettagli dei diversi articoli che comporranno i trattati. I contenuti dei due trattati che giorno dopo giorno si vanno delineando portano ben impresso il marchio degli interessi elitari da cui hanno preso forma. Proveremo qui a dare un rapido sguardo alle principali questioni in ballo per ogni diverso settore, spaziando tra il TPP e il TTIP proprio in virtù delle vistose analogie che emergono fra i due sistemi regolatori. Rinviamo a prossimi contributi sul Corsaro un approfondimento più dettagliato sulle singole questioni. Impatto sul mercato del lavoro Oltre alla perdita dei posti di lavoro che tale concorrenza aggressiva da parte degli USA e delle multinazionali porterebbe in Europa, non bisogna sottovalutare il pericolo di un abbassamento generalizzato degli standard dei diritti del lavoro, sindacali e previdenziali che i lavoratori in Europa subirebbe, allineandosi col sistema di (scarse) tutele, di debolezza dei sindacati e di privatizzazione del settore previdenziale tipico degli USA. Anche in questo caso gli standard si allineano verso l’alto per quel che riguarda la possibilità per i privati di far profitto e crollano verso il basso sul mercato del lavoro. Sempre la Commissione europea, senza peli sulla lingua, afferma a tal proposito che una delle priorità di un simile accordo commerciale è ‘ridurre il rischio di diminuire gli investimenti USA in Europa e la loro fuga in altre parti del mondo’. Se oltre gli USA consideriamo che i lavoratori in Europa dovranno fare i conti con una concorrenza che si aprirà ancora di più anche all’Asia, attraverso il corrispondente accordo del pacifico, l’attacco che si preannuncia sui diritti del lavoro si preannuncia catastrofico e senza quartiere. I diritti dei lavoratori sono d’altronde esplicitamente inseriti alla voce delle ‘barriere non-tariffarie’ da abbattere nel TTIP e nel TPP. Proprietà intellettuale. Ma l’ulteriore fortificazione del regime della proprietà intellettuale avrebbe anche conseguenze ben più devastanti. In primo luogo ne beneficerebbero le grandi industrie farmaceutiche rispetto ai farmaci generici, vedendosi assicurate un regime di monopolio legalizzato contro una competizione che finora ha regolato verso il basso i prezzi, tutto a spese dei sistemi sanitari nazionali, delle tasche dei contribuenti, ma soprattutto della loro salute. Libertà degli investimenti Ambiente e agricoltura Banche e società finanziarie a piede libero Durante le ultime sedute della trattativa del TPP tenutesi a Salt Lake City, nello Utah, nelle prime due settimane di novembre, l’accelerazione da parte dell’amministrazione Obama si è contrata con l’opposizione di alcuni degli Stati coinvolti nell’accordo, così come rivelato da Wikileaks. Nuova Zelanda, Cile e Australia sarebbero in disaccordo su diversi punti della bozza di trattato, specialmente per quel che riguarda i diritti di proprietà intellettuale e il capitolo sulla tutela degli investimenti. Si apre così uno spiraglio per intaccare i piani statunitensi e privati per concludere in gran fretta e a porte chiuso la prima fase di un accordo di portata planetaria. Il Corsaro si unisce ai movimenti che si stanno battendo per spezzare questo gigantesco cappio sopra le teste di milioni e milioni di cittadini in tutto il mondo. Il tempo è poco e finora il velo di segretezza e indifferenza da parte dell’opinione pubblica ha fatto da padrone su una questione così vitale per il futuro di tutti noi. Proviamo a rompere questo velo e dare una consapevolezza della reale posta in gioco di questi trattati: il nostro futuro e la possibilità stessa di poterlo cambiare un giorno. (Articolo pubblicato su Il Corsaro, titolo originale: “In gran silenzio arriva il TTIP: lobbisti e paesi del pacifico per l’accordo economico che cambierà il mondo”, 14 Dicembre 201) p.s. ora sembra puro complottismo, vero? Aspettate qualche anno e vedrete che, come già accaduto per i Trattati europei (anche quelli non noti a tutti come ad esempio quello istitutivo del Meccanismo Europeo di Stabilità), quando si esplicheranno tutti i suoi effetti ci saranno persone che o negheranno di aver pensato che er un fregatura e altri che diranno... che non è vero e che tutto va bene |
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