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Messaggi di Febbraio 2021

Ero certo che dopo il Covid tutto sarebbe tornato come prima: ora non ne sono più sicuro

Post n°4624 pubblicato il 27 Febbraio 2021 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Federico Bastiani Società - 27 Febbraio 2021

 

Circa un anno fa, all’inizio della pandemia, scrissi una riflessione sul futuro della socialità. Osservando le Social street sparse per l’Italia, notavo una gran vivacità “on line”, vicini di casa che si sostenevano a vicenda, trovavano modi alternativi per stare insieme, per condividere. Concludevo il post dicendo che l’uomo è un animale sociale e che, finita la pandemia, tutto sarebbe tornato come prima inclusa la socialità che è innata nell’uomo. Dopo un anno non sono più tanto d’accordo con me stesso.

Stiamo vivendo grandi trasformazioni, molte forse le stiamo subendo, ma non sono per niente sicuro che finita la pandemia il mondo tornerà dove l’avevamo lasciato. Abbiamo scoperto che possiamo fare a meno dei cinema perché abbiamo le piattaforme streaming. Molte uscite di film sono state rimandate in attesa della riapertura delle sale cinematografiche, salvo poi adeguarsi e lanciare le “prime” direttamente on line.

Mi ero occupato delle “dark kitchens” prima della pandemia, ovvero la nuova tendenza dei “ristoranti virtuali”. Perché aprire un ristorante che ha costi di gestione elevati quando è possibile noleggiare dei container già attrezzati con cucine professionali ed annesso servizio di consegna a domicilio? In questo modo si sostiene solo il costo di noleggio della cucina ed uno o due impiegati, finito. Non esiste più l’esperienza della “sala”, del rito di andare al ristorante. Da un anno a questa parte, l’home delivery è esplosa.

Siamo sicuri che le nostre abitudini verranno ripristinate? Siamo consapevoli che dovremo portare la mascherina per molto tempo ancora. Ormai indossare la mascherina è diventato quasi un gesto automatico, una nuova normalità così come non dare più la mano, la pacca sulla spalla, quel contatto che ci “avvicinava” probabilmente non ci sarà più. Torneremo ad abbracciarci tranquillamente dopo aver subito un lavaggio del cervello sulla “pericolosità” del gesto? Sarà automatico tornare a rifrequentare i luoghi affollati? Non ne sono più sicuro.

Probabilmente anche la socialità così come la ristorazione, i cinema, la musica, le radio, subirà una trasformazione verso una nuova forma. In questi mesi ho parlato con moltissimi teenager e la quasi totalità di loro mi ha detto di essere contento di frequentare la scuola on line piuttosto che in presenza. Loro sono il nostro futuro e, forse, conviene osservarli per capire dove andrà il mondo. Il fenomeno degli hikikomori non è una novità. I ragazzi trascorrevano anche prima della pandemia più tempo nella vita virtuale che in quella reale, la pandemia ha solo amplificato il fenomeno. Dobbiamo capire in che modo questa condizione impatterà sulla socialità del futuro, sulle relazioni.

Ho provato a chiederlo al professor Robert Putnam, docente di Politiche pubbliche all’Università di Harvard, che ho avuto modo di conoscere anni fa quando scoppiò il fenomeno delle Social street. Il suo approccio è più ottimista del mio. “Nei primi mesi della pandemia, proprio come i primi anni dei social network, abbiamo vissuto una cyber euforia. Potevamo fare tutto on line, però, dopo un anno siamo passati al cyber pessimismo perché è chiaro che la Dad funziona per i privilegiati, o che vedere i nonni di persona è meglio che vederli su Zoom.” Sono trascorsi vent’anni da quando Putnam pubblicò Bowling Alone: The Collapse and Revival of American Community in cui analizzava i cambiamenti della società. “È difficile prevedere le conseguenze a lungo termine della pandemia così come lo fu quando scoppiò la peste, ma sono molto scettico che il nostro futuro potrà fare a meno delle relazioni face to face”.

Forse la pandemia gioca solo un piccolo ruolo sulla socialità del futuro, la pensa così uno dei più noti sociologi al mondo, Anthony Giddens. “La socialità è già influenzata da anni dalle nuove tecnologie, dall’Intelligenza Artificiale, per analizzare bene il fenomeno bisognerebbe districare ogni componente ed analizzarla, inclusa la pandemia, non è semplice”. Un po’ come gli acquisti on line, una tendenza in costante aumento che ha avuto un’impennata durante la pandemia. Anni fa, solo determinati acquisti si effettuavano on line, adesso non c’è cosa che non si possa gestire su internet. La pandemia ha funzionato da acceleratore e ha modificato alcune abitudini che probabilmente non verranno ripristinate. La socialità subirà lo stesso processo?

Paradossalmente sono proprio le tecnologie oggi a venirci incontro per ottenere una socialità “reale”. Le app di dating come Tinder hanno fatto registrare un boom di utenti. Con bar, discoteche, luoghi di aggregazione chiusi, la possibilità d’incontro è ridotta ai minimi termini e la tecnologia in questo caso viene in soccorso. Come per le Social street, dal virtuale al reale, lo strumento digitale diventa un modo per tornare lì dove tutto inizia, le relazioni. La pandemia rimescolerà le carte in tutti i settori, anche in quello sociale.

Quello che dobbiamo augurarci è che qualunque siano gli scenari futuri, il mimino comune denominatore sia sempre la parola “ubuntu”, quel legame universale di scambio che unisce l’umanità intera, sia esso virtuale o reale.

 

 

 
 
 

Perché è caduto Conte?

Post n°4623 pubblicato il 21 Febbraio 2021 da ninograg1

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Dopo due giorni di travolgente emozione, commozione, brividi e pelle d’oca per i Grandi Discorsi di Draghi tra Senato e Camera, sobriamente celebrati dalla maggioranza politico-mediatica modello Pyongyang come il ritorno di Demostene e Cicerone fusi insieme, è finalmente chiaro ciò che il governo farà di buono e giusto (tutto) e di cattivo e sbagliato (niente). Un solo interrogativo resta inevaso: perché è caduto il governo Conte-2? Breve catalogo di opzioni.

Incapace. Conte era un premier incapace con ministri scappati di casa provenienti da partiti incompetenti ed è stato travolto dal “fallimento della politica” e dalla “crisi di sistema”? Draghi governa coi partiti incompetenti che appoggiavano Conte (più Lega, Fi ecc.) e con 9 dei suoi ministri più due tecnici (Bianchi e Colao) che operavano con lui. Poi ci sono Brunetta, Gelmini, Giorgetti&C.

Recovery Plan. Conte aveva fallito sul piano, scritto coi piedi, in perenne ritardo e con una governance accentrata fra Mef, Mise e Affari Ue tipica dei dittatori, roba da cestinare e rifare da capo? Draghi dichiara al Senato che “il precedente governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma”, “finora costruito in base a obiettivi di alto livello” che ora “dobbiamo approfondire e completare, ma “le missioni del Programma resteranno quelle enunciate nei documenti del governo uscente”. Resta da fare ciò che due mesi di crisi impedirono a Conte di fare: “rafforzarlo per gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano”. E la governance? Draghi l’accentra al Mef, molto più dell’accentratore Conte.

Pandemia. Conte ha fallito sulla gestione della pandemia, con le arlecchinesche Regioni a colori, le troppe chiusure, i ritardi sui vaccini, i disastri di Speranza, Arcuri e Cts? Draghi dichiara al Senato: “Ringrazio il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”. Conferma Speranza, il Cts e probabilmente Arcuri. E sui vaccini – salvo che riesca a fabbricarli in proprio – attende anche lui notizie dalla Commissione europea, quella dei competenti che si son fatti fregare dalle case farmaceutiche con contratti suicidi.

Prescrizione. Conte ha fallito perché non voleva cancellare la blocca-prescrizione di Bonafede? Draghi non la nomina, la Cartabia la rinvia a data da destinarsi e gli emendamenti contrari vengono ritirati da Fi, Iv, Azione e +Europa che fino all’altroieri li ritenevano urgentissimi e decisivi.

Giustizia. Conte, presentando al Senato il suo secondo governo, annunciò “una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi”.

E si dilungò sulla lotta alla mafia. Draghi promette di “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile”; di penale e di mafia non parla, se non in replica; e aggiunge che la giustizia deve rispettare “garanzie e principi costituzionali che richiedono a un tempo un processo giusto e di durata ragionevole”. Ovvietà copiate dall’art. 111 della Costituzione e dai discorsi degli ultimi 30-40 predecessori. Per sua fortuna la relazione Bonafede, su cui è caduto il Conte-2, già prevede 16 mila nuovi assunti nei tribunali con 2,8 miliardi del Recovery.

Carceri. Conte non fece nulla contro il sovraffollamento delle carceri, Draghi sermoneggia fra le standing ovation sulle “carceri, spesso sovraffollate” e su chi ci vive “esposto al rischio della paura del contagio e particolarmente colpito dalle misure contro la diffusione del virus”. Ma il rischio Covid è molto più alto fuori che dentro (in un anno 12 morti in carcere su 100mila detenuti passati per le celle, contro i 95.223 morti fuori su 60 milioni: 0,00012% contro 0,00015); e Bonafede nell’anno del Covid ha ridotto l’affollamento dai 61mila presenti a marzo ai 52.515 di oggi.

Mes. Gli incompetenti Conte e Gualtieri, per compiacere la follia dei 5S, rifiutavano i 36 miliardi del Mes? Il competentissimo Draghi manco lo cita e chi lo invocava un giorno sì e l’altro pure – FI, Iv&giornaloni – ha improvvisamente deciso che non serve più.

Ponte sullo Stretto. Vedi Mes, una prece.

Scuola. Conte ha fallito sulla scuola per colpa dell’incompetente Azzolina? Draghi nomina ministro Bianchi (già capo della task force dell’Azzolina); promette di “tornare rapidamente a un orario scolastico normale” (difficile, con l’aumento dei contagi con varianti Covid) e di “recuperare le ore di didattica in presenza perse” con le scuole aperte fino a giugno. Ma questo l’aveva già detto la Azzolina che, dopo aver garantito in piena pandemia un numero di ore in presenza superiore alla media Ue (dati Unesco), vede elogiare la Dad da lei inventata un anno fa come “notevole e rapida” nella kermesse mondiale Google Education, in corso negli Usa.

Ambiente. Conte non era abbastanza ambientalista? Draghi ha dato fondo a tutti gli slogan sul tema. Conte già nel settembre 2019 parlò di “transizione ecologica”, “riconversione energetica, fonti rinnovabili, biodiversità dei mari, dissesto idrogeologico, economia circolare” e stop alle trivelle. E disse le stesse cose che avrebbe detto Draghi 17 mesi dopo anche su fisco, pagamenti elettronici, Sud, atlantismo, europeismo, ricerca, Pa, digitalizzazione e migranti.

Quindi il giallo del premiericidio senza movente rimane irrisolto: perché è caduto il governo Conte?

 
 
 

In Italia torna l’élite e all’estero non capiscono. Di certo la luna di miele con Draghi sarà breve

Post n°4622 pubblicato il 14 Febbraio 2021 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Loretta Napoleoni Economia Occulta - 14 Febbraio 2021


Viene spontaneo chiedersi se l’unico modo per unire l’arco politico sia mettere il paese in mano a quell’élite ‘tecnica’ che come un’ombra è sempre vicinissima alla politica, una élite che fa carriera in parallelo alla classe politica, che entra ed esce dal settore privato e dalle grandi istituzioni e che, proprio per questo, può fare ora da ponte tra politica e alta finanza ora da timoniere dell’intera nazione. L’effetto magico Mario Draghi conferma tutto ciò. Però stiamo attenti, anche se nell’euforia collettiva prodotta da un presidente del Consiglio super-tecnico, che non comunica attraverso i social ed è conosciuto nel mondo, gli italiani si sono dimenticati di come è stato messo alla porta il premier precedente, nel resto del pianeta ci si chiede ancora che diavolo sia successo in Italia nelle ultime due settimane.

In primis, perché è caduto il governo? Bella domanda che mi è stata fatta in diversi programmi radiofonici britannici. Impossibile dare una risposta beve, bisogna spiegare chi è Matteo Renzi, come diavolo ha fatto ad essere stato eletto con il Pd ed a far cadere un governo di coalizione sostenuto dal Pd; come ha fatto a formare un suo partito in Parlamento di cui nessuno, ma proprio nessuno fuori dei confini italiani ne conosce l’esistenza; perché Renzi ha ritirato i suoi ministri, che cosa aveva fatto Conte per beccarsi questa pugnalata a febbraio e non a dicembre o novembre? E così via.

Per chi ama la dietrologia c’è solo l’imbarazzo della scelta, la teoria più gettonata è la seguente: esisteva un piano ben stabilito per far cadere il governo Conte prima che questo mettesse le mani sui soldi in arrivo da Bruxelles. In effetti l’appoggio di tutti i partiti per Draghi, fatta eccezione di quello guidato dalla Meloni, sembra avvallare questa tesi. Un’altra interpretazione dietrologica vede la conversione europeista di Salvini e l’appoggio di Forza Italia come un do ut des in cambio dell’elezione di Berlusconi a presidente della Repubblica. Ma non è detto che da Palazzo Chigi Draghi non traslochi poi al Quirinale, in Italia tutto è possibile.

In secondo luogo, perché Mattarella non ha dato l’incarico a Conte? In fondo il governo Conte aveva ottenuto la fiducia alle due Camere, quindi perché non chiedergli di formare un nuovo governo con nuovi schieramenti? Anche qui rispondere non è semplice, meglio buttarsi di nuovo sulla dietrologia. Bisogna prima di tutto spiegare che Mattarella fu uno degli uomini del governo Ciampi, anche lui ex governatore della Banca d’Italia e super tecnico; guarda caso Mario Draghi era ai tempi uno dei Ciampi’s boys, incaricato di svendere l’Italia dalla sua posizione al Tesoro negli anni Novanta al fine di entrare nell’euro… della tristemente famosa riunione sul Britannia non ne parliamo neppure, tutti sanno che a salirci a bordo per negoziare fu Draghi.

In terzo luogo, perché in Italia il presidente del Consiglio non è eletto? E già si sono accorti anche all’estero che il paese predilige gente che non è stata votata alle urne. Brutto segno che denota una sfiducia professionale nei confronti della politica – lo dice la frase di Mattarella ‘ci vuole un governo di altissimo livello’. Nel mondo democratico il livello massimo si trova in Parlamento, tra chi è stato eletto, altrimenti a che servono le elezioni? Se è meglio avere dei tecnici alla guida del paese allora perché eleggere un Parlamento? Ecco un’altra domanda che gli stranieri fanno spesso. All’estero sarebbe inconcepibile avere a capo del governo gente non eletta. Immaginate che all’indomani del crollo della Lehman Brothers la Corte Suprema scelga quale presidente il capo della Federal Reserve piuttosto che far decidere agli americani. Il motivo ci vuole un presidente di altissimo livello. Inconcepibile!

In quarto luogo, che fine ha fatto il Movimento 5 Stelle, quello che voleva modernizzare la democrazia italiana, quello anti-establishment che ha fatto sognare anche le nonne italiane? È stato fagocitato dalla macchina politica? Ha subito il fascino della poltrona? Oppure non è mai esistito? In fondo prima hanno accettato una coalizione con Salvini, poi con il Pd ed adesso con Berlusconi. Non è vero che Draghi è grillino, sono i grillini ad essere diventati come Draghi.

Si potrebbe andare avanti per ore ed ore in un gioco di domande e rispose surreali. Rimane un fatto importante: nonostante abbia fatto un buon lavoro nella gestione della pandemia, il governo è caduto perché non si voleva che distribuisse i prestiti in arrivo da Bruxelles. Draghi sicuramente sa cosa deve fare con quei soldi e proprio per questo la luna di miele del governo di coalizione nazionale sarà breve, anzi brevissima.

 
 
 

ostaggi delle lobby...

Post n°4621 pubblicato il 13 Febbraio 2021 da ninograg1
 

un merito i partiti c'è l'hanno: gettata definitivamente la maschera hanno mostrato il vero volto del potere reale, che non è il loro,  e quanto tenga in considerazione il sistema democratico che è finito, morto. Oggi ne registriamo il decesso dopo lunghissima agonia iniziata con la caduta del Mur di Berlino e la fine dei blocchi contrapposti.

Segnali c'erano stati ma i cittadini, ebbri dalla raggiunta fine della distruzione reciproca e inebriati dalla nuova libertà acquisita, non se ne sono accorti e hanno continuato nel loro folle percorso a bordo di un treno destinato ad andare a sbattere contro un muro.

Cassandre non sono mancate:tante o poche che fossero noi sordi al loro richiamo e anche se fossero riuscite a farsi sentire le abbiamo ignorate, e questi sono i risultati: siamo passati da 'i mercati insegneranno agli italiani per chi votare' a un più brutale 'non si vota e per giunta ingoiate un banchiere di goldman sachs imposto assieme a una squadra di esponenti di tante lobby difesi da un manipolo di politici che rappresentano il peggio della partitocrazia, vecchia e nuova.

Siamo passati da una democrazia zoppa a una post-democrazia: dove i 'migliori' e i 'lobbisti' governano a loro piacimento a fronte dell'impossibilità dei cittadini di esprimersi....

Levatrici del nascituro governo sono state vari personagi ma la responsabilità maggiore è dei pentastellati che hanno pervicacemente lavorato alla sua nascita anche mettendo in conto dolorosi abbadoni e questi manipolatori sulla loro piattaforma di voto: tutto pur di farlo passare e mettergli in tessta anche il proprio di cappello: non conta il fatto che lo fanno insieme al peggior ceto dirigente della ns pur triste storia e nemmeno conta che hanno permesso il ritorno al governo di personaggi che speravamo non vedere e sentire più; ma in questo paese, si sa, al peggio non c'è mai fine.. le profetiche parole di Barber (da cittadini a consumatori) in un suo saggio risuonano come l'epitaffio di questo paese...

 
 
 

L’operazione Draghi? L’ennesimo tentativo di confondere le acque

Post n°4620 pubblicato il 06 Febbraio 2021 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Fabio Marcelli Politica - 5 Febbraio 2021

 

Non è certamente possibile discutere le capacità e competenze di Mario Draghi, un grande banchiere, che ha fatto la storia finanziaria e monetaria dell’Unione europea degli ultimi anni. Ma, appunto, pur sempre un banchiere. Forse una scelta obbligata per Mattarella, che vuole legittimamente evitare le elezioni date le implicazioni che esse presentano dal punto di vista sanitario, ma una scelta obbligata che giunge al termine di un vicolo cieco imboccato da tempo dalla politica italiana, un sentiero sdrucciolevole sul quale essa si era da tempo incamminata, fino alle ultime accelerazioni suicide imposte dall’abominevole Renzi, un politico di mezza tacca che manderebbe l’Italia e l’intero pianeta allo sfascio pur di potere continuare ad illudersi di contare qualcosa.

Matteo Renzi certamente rappresenta meglio (o peggio) di ogni altro la quintessenza di questa politica farlocca, priva di qualsiasi orizzonte ideale e pronta a servire qualsivoglia potere purché forte e solvibile, si tratti pure del serial killer a capo della monarchia assoluta saudita. L’espressione quindi di una decadenza che è cominciata almeno trenta anni fa, obliterando fra l’altro ogni prospettiva di rispetto e realizzazione della Costituzione repubblicana. Ma è certamente in buona compagnia. E la crisi della politica, come osserva acutamente Domenico Gallo, è aggravata da un meccanismo elettorale perverso come il Rosatellum, altro parto dell'”intellighentsia” renziana.

Il livello intellettuale e tecnico di Mario Draghi è certamente superiore a quello medio dell’attuale classe politica. Ma la sua scelta rappresenta solo un pannicello caldo di fronte alla tremenda crisi della politica italiana che sembra essere entrata in fase terminale. Deleteria in particolare appare l’illusione, a quanto pare condivisa perfino da Beppe Grillo, che la tecnica possa supplire alle carenze della politica. Laddove è quest’ultima a dover effettuare le scelte e invocare un “tecnico imparziale”, che tale visibilmente non è, equivale solo all’ennesimo tentativo di confondere le acque e nascondere le carte che si hanno in mano.

Fortemente politica in particolare è, come hanno dimostrato Salvo D’Acunto e Pasquale De Sena in un loro recente saggio, la manovra delle grandezze monetarie, dei tassi d’interesse e del debito pubblico. Il saggio in questione parte proprio dalla nota sentenza del Bundesverfassungsgericht contro le politiche di Draghi, ma vale per ogni tentativo di contrabbandare per “tecnica imparziale” quelle che sempre sono scelte politiche, in un senso o nell’altro.

Il vero punto è quindi il seguente. Che farà Draghi sul blocco dei licenziamenti? Sul reddito di cittadinanza? Sull’utilizzo dei fondi europei? Sulle scelte fiscali? Nulla garantisce che si muova nel modo corretto e la politica, buona o cattiva che sia, è inevitabilmente destinata a rientrare dalla finestra, anzi a ben vedere non è mai davvero uscita dalla porta.

Prima o poi il popolo italiano sarà chiamato, al più tardi nella scadenza istituzionale del 2023, ad esprimere il proprio voto, ma si rischia di arrivare a tale appuntamento nella peggiore delle condizioni se non ci saranno forze, magari inizialmente piccole e marginali, che sappiano fare arrivare alle più larghe masse un messaggio chiaro, nel senso che, Draghi o non Draghi, il prezzo di questa crisi non può assolutamente essere pagato da chi già lo paga da una vita. E che quindi i licenziamenti devono continuare ad essere bloccati, il reddito di cittadinanza va esteso, i fondi europei devono essere destinati non già a foraggiare le solite lobby molto amate da Renzi, e non solo da lui, ma progetti di effettiva modernizzazione nel segno della sostenibilità ecologica e sociale e della lotta al riscaldamento globale, il sistema fiscale deve colpire in modo proporzionale e non discriminatorio redditi e patrimoni.

In questo senso ho apprezzato la decisione di Rifondazione comunista di dire no a Draghi. Quest’ultimo, che come si diceva è un banchiere di grande spessore, dovrebbe tornare a fare il banchiere, altrimenti rischiamo fortemente di avere un Paese governato come fosse una banca. Con tutto il rispetto per queste ultime, si tratta di due cose molto diverse. Lo stesso Draghi ne è certamente consapevole, ma nulla garantisce che operi le scelte giuste, data la sua cifra ideologica e culturale e il fatto che dovrà comunque fare i conti colle forze politiche esistenti, Innominabile compreso, per non parlare di lobby potenti come la Confindustria, le stesse banche e troppe altre.

Non ci sono uomini della Provvidenza che tengano, quindi. Sempre più urgente si rivela invece la costruzione di una forza alternativa che rappresenti una possibile via d’uscita all’attuale sfascio della politica italiana. Di un aspetto fondamentale della problematica afferente a tale alternativa, le politiche europee e globali e l’indebitamento, parleremo giovedì in un webinar che vedrà la partecipazione di Salvo D’Acunto, Pasquale De Sena, Ramiro Chimuris della Rete internazionale di cattedre sul debito pubblico, e Michela Arricale del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED).

 

 

 
 
 

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