Il diario di Nancy
Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.
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Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.
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« Il puzzle | Au revoir... » |
La magaL’altro giorno eravamo a casa di Anna, per l’abituale appuntamento del mercoledì, il giorno dedicato alle nostre chiacchiere da comari, consumate tra pasticcini, tè e gioco del ramino. - Poveri noi! – ha sbuffato sconsolata Laura, già immaginandosi scenari più funesti del reale – Chissà cosa ci riserverà il prossimo futuro? - Già, la storia della maga, come se certe situazioni paradossali me le cercassi apposta. E invece quella sera, di un paio di mesi fa, ero andata a cena da mio fratello per una tranquilla riunione familiare, non potevo certo immaginare che mia nipote si sarebbe presentata con quella nuova amica. Una ragazza stramba, vestita di giallo e di viola, i lunghi capelli arruffati, una figlia dei fiori fuori tempo massimo, subito guardata con sospetto da mia cognata Valeria. - E ti ha chiamato? – mi ha interrotto Laura, incuriosita dal mio racconto. Ho annuito e non c’è stato bisogno d’aggiungere il nome, l’hanno compreso dai miei occhi e dal mio sorriso. Sì, è vero, ma poi mi ha chiamato e ci siamo incontrati poco dopo, in un anonimo bar di periferia, lontano dagli sguardi indiscreti, nascosti come sorci, un paio di tavolini sistemati in un angolo illuminati dalla squallida luce di un neon. - Sintomi inequivocabili della menopausa – ha riso Anna, forse per sdrammatizzare quella relazione che non approvava. Il signor non mi sporcare la camicia non gode più della simpatia delle mie amiche. Ma a me è bastato che mi sfiorasse il polso per mandare all’aria tutti i buoni propositi e le ragionevoli intenzioni. - Oddio Nancy, ma non sarà la penna BIC che mi hai prestato l’altro giorno all’ufficio postale? Quella con cui quasi non mi facevi finire di scrivere – ha chiesto Isabella. Lui, invece, ne è stato giustamente orgoglioso, come se davvero mi avesse regalato un gioiello d’inestimabile valore. Glielo ho confidato pochi giorni fa, quando mi ha richiamato, la gioia imprevista di risentire la sua bella voce, il suo modo di fare che riesce sempre a confondermi, le nostre risate, il mio desiderio che lui sia felice lontano da me. - E quindi come finirà questa storia infinita? – ha chiesto Isabella, che tra tutte è quella più pratica, quella che va subito al sodo. Non lo so, non riesco a capire in questo momento, per questo ho cercato la “maga”, la ragazza che mi aveva predetto la sua telefonata. Perché voglio sapere qualcosa della mia vita, perché non è possibile che con ben due uomini che mi fanno girare la testa, io non ho nessuno che mi accompagni a visitare un museo, nessuno con cui andare al cinema, nessuno con cui fare l’amore tutta la notte, nessuno con cui ridere fino al mattino. - Una delle sue solite scuse addolcite – ha riso Laura, ricordandosi il vezzo del bel geometra di alleggerire le sue bugie con parole zuccherine. E non ho raccontato loro, d’averlo rivisto pochissimi giorni fa, all’inaugurazione di una galleria d’arte, è stato lui a salutarmi, lui a volermi informare dei suoi successi lavorativi, lui a cercare i miei complimenti, lui a farmi ridere con il suo modo di fare, lui che mi ha abbandonato a metà di un discorso, sospesa come la mia frase, senza risposta, in mezzo alla sala. Mi vengono tutte intorno, tutte a tessere le mie lodi, fin quasi a santificarmi – E allora perché avete cercato di propinarmi Erminio Ovini – piagnucolo, ma poi ripensando all’agnellino macellato comincio a singhiozzare più forte, più disperata. Poi guardo i loro visi accorati e mi viene da ridere. E rido mentre assaggio il sapore insipido delle mie lacrime. |