Il diario di Nancy
Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.
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Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.
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Cronaca della bellezzaSono stata a Napoli negli ultimi dieci giorni, la mia città, ritrovata sporca come mai l’avevo vista. La spazzatura agli angoli delle strade è stata come una pugnalata alle viscere. Inspiegabili i motivi di un’occulta regia che preleva regolarmente l’immondizia nel quartiere un po’ nascosto dove sono vissuta e lascia marcire quella sulle vie principali, sotto gli occhi implacabili dei media, che nulla perdonano a questo strano popolo, di lazzari e santi, fino ad accusarlo di colpe non sue. Altre volte, già su via Toledo, la strada dell’antico passeggio, riuscivo a percepire l’odore di salsedine che veniva dal mare, in questi giorni, invece, quell’effluvio consueto era offuscato dall’olezzo fetido della spazzatura in decomposizione. Un’altra pugnalata nel cuore, per chi come me esule in patria, ama in modo viscerale la sua terra. Ho cercato la bellezza nell’abbraccio dei miei soliti amici, in tutti quelli con cui sono uscita, in quelli che non ho potuto incontrare per mancanza di tempo e anche in quel paio che non ho incontrato per mancanza di voglia. Ho cercato la bellezza nel Pio Monte di Misericordia, una tra le più antiche istituzioni benefiche d’Italia, l’ho fatto entrando nella piccola chiesa e ammirando in silenzio quell’altra meraviglia di Caravaggio, “Le sette opere di misericordia”. Ci sono altri quadri, di pittori altrettanto famosi, che adornano gli altari della chiesa, ma lo sguardo indugia più del dovuto solo su quello dell’altare. Sembra una scena di strada, quel popolo minuto che ancora oggi, con abiti diversi, gremisce i vicoli della città, guardato con indulgenza dalla divinità, perché solo tra la peggiore miseria esiste la solidarietà spontanea. Ho cercato la bellezza nel delizioso Chiaja hotel e qui apro una doverosa parentesi, perché ho saputo dell’esistenza di quest’albergo proprio sulle pagine del mio blog, grazie ad una segnalazione di Quotidiana_mente. Uno dei proprietari, Pietro Fusella, dopo aver letto un mio vecchio post in cui parlavo di ruffiane e prostitute, è stato felicissimo di accogliermi, insieme con una mia amica, per mostrarci quelle che furono le camere di un vero bordello. In una città come la nostra, punita da amministratori incapaci, conoscere una persona come il signor Pietro Fusella è stato come respirare una boccata d’aria pura, è ammirevole la passione che anima questo ragazzo nella ricerca di documenti per ricostruire sia la storia della sua famiglia che quella del palazzo. Una storia a cavallo tra ottocento e primi del novecento, animata da diverse storie, viaggi esotici e tournèe musicali (l’ultima figlia del marchese aveva sposato il musicista Gaetano Fusella), che meriterebbe di essere raccontata in un romanzo. Ho apprezzato particolarmente l’estrema disponibilità e la gentilezza con la quale il signor Fusella si è dedicato alle mie curiosità, la stessa usata per viziare i suoi ospiti che lo ripagano continuando a scegliere il suo accogliente albergo ogni anno, a dispetto della spazzatura e dei facili luoghi comuni su Napoli e i napoletani. Post pubblicato anche sul blog "Non solo Gomorra" |