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Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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Ritorno dall'isoletta

Post n°233 pubblicato il 16 Settembre 2008 da bimbadepoca
 

La leggenda narra che uno dei soliti eroi omerici, al termine della guerra di Troia, si portò a casa come souvenir un paio di grosse pietre, quel che restava delle mura della città appena abbattuta.
Dopo una serie di peripezie, il nostro eroe, giunto in prossimità delle coste italiane lasciò cadere nel mare quell’inutile zavorra. Quei massi si trasformarono in incantevoli isole, una delle quali è la mia isoletta.

Ho sempre mantenuto il riserbo su questo luogo, ho paura che diffonderne il nome possa, in qualche modo, distruggerne l’intatta bellezza.
L’ho scoperta per caso quattro anni fa, da subito ne sono rimasta conquistata, ci ritorno ogni anno ritrovando sempre le stesse persone, ammalate del medesimo male.

Amo le sue acque cristalline, l’odore dei pini, i suoi colori superbi, le strade che hanno nomi di canzoni, le lucertole, il canto straziante degli uccelli notturni, il profumo del mirto e del rosmarino.
Amo il suo isolamento orgoglioso, la selvatichezza quasi ostile dei suoi abitanti, la sensazione inebriante di libertà, le sue notti senza lustrini, solo un cielo ammantato di stelle da guardare.

Quando sono nella mia isoletta, passo le giornate immersa nel mare.
Non nuoto.
Galleggio sospesa tra centinaia di pesci che mi sgusciano tra le gambe, dimentica di tutto e di tutti, un pomeriggio ho anche dimenticato la mia condizione d’umana, mi sono ritrovata a respirare sott’acqua rischiando di annegare… ma questo è un altro discorso.

Sì, vorrei che la mia isoletta rimanesse intatta, preservata dal turismo di massa, fuori dal mondo. Ma sono consapevole che non sarà possibile, che è legittimo, anche se immorale, il desiderio dell’uomo di guadagnare sfruttando le risorse naturali a sua disposizione.
Così da quest’anno la mia pudica isoletta ha cominciato a trasformarsi. Finora era servita da piccole navi, che la collegavano alla terraferma soltanto due volte al giorno (Oh... la meraviglia di leggere le cattive notizie quotidiane non prima delle undici). Invece da quest’anno, una delle principali compagnie di navigazione è arrivata all’arrembaggio con le sue mostruose navi, che non entrano nemmeno nel piccolo porticciolo.
La conseguenza, com’era prevedibile, è stata disastrosa: mozziconi di sigarette, cartacce, lattine vuote, bottigliette di plastica, rifiuti di vario tipo sparsi sull’unica spiaggia sabbiosa adiacente al porticciolo e sui sentieri, immersi nel verde, per raggiungere le tante cale.

E lo capisco che è giusto e democratico dare a tutti la possibilità di godere di un simile paradiso, ma non comprendo, proprio non ci riesco, chi lascia spazzatura come segno indelebile del nostro misero passaggio sulla terra.
E non lo so se il prossimo anno ci farò ritorno, perché vorrei conservare il ricordo di com’è adesso, di com’era fino a ieri, ostile e spartana.
O forse tornerò ancora, incapace come sono di sottrarmi al suo irresistibile richiamo. 

Post scriptum: questa volta il mio personale Helmut Newton ha superato se stesso, cimentandosi in un nuovo genere fotografico sulle orme dei più illustri paparazzi, la foto artistica rubata.
Perciò mi sono ritrovata immortalata in decine di foto tutte uguali che perpetuano le mie espressioni assenti mentre contemplo i vari paesaggi, mentre sono intenta a leggere un libro sulla sedia a sdraio (la serie più divertente, perché compaiono inavvertitamente le sue gambe), oppure mentre mi spalmo, rigorosamente all’ombra, la crema solare protezione cinquanta +++++.

La foto qui sopra fa parte, appunto, di quest’ultima serie. Sorvolate sulla posa discinta e notate l’espressione profondamente intelligente di questo sublime momento. Sono troppo sexy!!!

Foto sostituita con una meno imbronciata...

 
 
 
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