Il diario di Nancy
Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.
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Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.
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« Date da ricordare | Le prime cotte » |
Bernardo Cervellera, sacerdote di quelli come ce ne sono pochi, e direttore di AsiaNews racconta “Il fenomeno purtroppo è conosciuto da anni, ma adesso si sta ancor più diffondendo, perché le diserzioni dall’esercito dei soldati adulti stanno aumentando, anche a seguito dalle violenze contro i monaci, che per i birmani sono veri e propri atti sacrileghi. E i bambini-soldato sono solo un aspetto di un fenomeno più generale che caratterizza la Birmania, il ricorso sistematico al lavoro forzato" Proprio dalle pagine di AsiaNews viene lanciata una proposta apparentemente irrealizzabile , ma che ha, invece, dei precisi precedenti storici (Mosca 1980): Il boicottaggio dei giochi olimpici, che si svolgeranno a Pechino nel 2008.
Le Olimpiadi, lo sappiamo tutti, sono un momento di fratellanza tra i popoli, dove anche le nazioni rivali gareggiano in modo leale. Ed è impensabile disputare, una manifestazione di questa portata e con questi contenuti morali, in una nazione come la Cina che non rispetta i più elementari diritti civili. Se sei d'accordo con il boicottaggio delle olimpiadi di Pechino firma qui. |
Sul sito di AsiaNews e su quello di Reporters sans frontières, l'organizzazione più attivamente impegnata per il boicottaggio, si legge che interi quartieri storici del centro di Pechino sono stati sventrati per permettere la costruzione d'alberghi e strutture sportive, la gente che abitava in quei quartieri è stata cacciata a forza dalle proprie abitazioni.
Le scuole per i figli dei lavoratori migranti sono state chiuse i primi di settembre, privando 300mila studenti del diritto all'istruzione. In questo modo il governo intende tenere fuori dalla capitale i migranti.
No Casl... credo che nessun cinese oserà esprimere il proprio dissenso durante le Olimpiadi, anzi questi giochi rappresenteranno la consacrazione ufficiale della Cina come potenza economica mondiale.
Ho forti perplessità sull'efficacia dell'iniziativa. All'epoca di Mosca c'era un muro che segnava di netto nella testa della gente il confine tra i buoni e i cattivi - chiaro che i ruoli si scambiavano in base al posizionamento di qua o di là dal muro. Oggi credo che una delle difficoltà sia propria non avere più quella demarcazione di territorio. Te l'immagini - tu, bimba - i paesi europei che boicottano Pechino con tutti gli affari che hanno lì in corso? o gli Usa che sdegnosamente se ne stanno a casa, mentre in casa loro i cinesi stanno comprando a destra e a manca? per non parlare della Russia e degli assetti più propriamente asiatici e dell'area mediorientale? Non so.
Poi, sinceramente, pur apprezzando il lavoro di Asianews e del Pime, non mi è piaciuto il tono e le parole usate da Cervellera. Alla faccia della mediazione nella gestione del conflitto!!!
Non conoscevo nemmeno Smith e Carlos, ho dovuto fare una ricerca per vedere l'immagine di cui parli. Ma era il 1968, altri tempi Kreisler, in quegli anni un gesto come quello suscitava scandalo. Ricordi la fotografia di Nick Ut, quella della bambina vietnamita nuda che scappava dal suo villaggio in fiamme??? Quella foto sconvolse l'America e il mondo. Ma oggi che siamo bombardati d'immagini di ogni tipo, anche più cruente, in un certo senso siamo come anestetizzati alla violenza, non ci facciamo più caso, perciò un gesto di ribellione come quello di Smith e Carlos non susciterebbe nessun effetto.
A me le parole di Bernardo Cervellera sono piaciute, è un uomo realista che ha vissuto diversi anni in Cina e sa benissimo di cosa sta parlando. Pensa che per insegnare all'università di Pechino omisse il particolare che fosse un prete... alla faccia della sincerità cattolica :-)) Ma è proprio per questo che Cervellera mi piace!!!
Per fortuna, Marco, sono tanti i blog che continuano a parlare della Birmania, sul blog di writer potrai trovarne un ampio resoconto.
Continuare a camminare al fianco dei monaci e del popolo birmano, aderire alle iniziative, non far cadere l’attenzione è molto importante perché in Birmania la repressione sta continuando: oggi ci sono stati nuovi arresti.
Ne approfitto per ricordare che Amnesty International ha lanciato un appello alle autorità di Myanmar per chiedere il rilascio immediato di tutte le persone arrestate, nonché le dovute garanzie sul trattamento dei detenuti e sul loro diritto alla difesa ed alle cure mediche. L’appello da sottoscrivere si trova QUI
Il boicottaggio non nasce per aiutare il popolo birmano, ma nasce proprio per aiutare in maniera concreta gli stessi cinesi, un modo più concreto di dargli una possibilità che dura un mese soltanto e da cui sarà tenuta in disparte la maggioranza della popolazione. Il boicottaggio nasce da Reporters sans frontieres, come potrai leggere sul sito il boicottaggio viene chiesto principalmente per il diritto alla libertà d'espressione, viene chiesto per la soppressione della tortura, viene chiesto per la liberazione dei manifestanti di piazza Tienanmen, per la liberazione dei 50 internauti (proprio l'altro ieri un ragazzo è stato condannato a 5 anni di reclusione) e per la liberazione dei giornalisti.
No, Alex mi spiace queste non sono minuzie da occidentali benestanti che credono di alleggerirsi la coscienza proponendo boicottaggi, così tanto per fare bella figura. Io ci credo veramente in questo boicottaggio perché non posso ignorare quello che il governo cinese sta facendo in Birmania, nel Tibet, nel Darfur e nel suo stesso paese con i membri del Falung Gong. Credo che questa sia l'unica strada per ottenere qualche risultato minimo, anche se so perfettamente che per ottenere risultati concreti i governi occidentali dovrebbero smettere di fare affari con la Cina, i ricchi occidentali dovrebbero smettere di costruire le loro fabbrichette in Cina perché la manodopera costa zero.
So benissimo che i massacri non accadono solo in Birmania, so che nel mondo ogni secondo viene compiuto un atto di guerra contro chi è povero. Non posso fermare questo stato di cose, posso solo parlarne in modo borghese su di un blog. Anche se nel quartiere in cui vivo m'impegno ogni giorno per non far sentire diverso chi viene in Italia con la speranza di un futuro migliore. Ma anche questo è un altro discorso...