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Sogno e realtà

Quando è il momento opportuno tutti siamo in grado di realizzare i nostri sogni

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2 agosto

Post n°1007 pubblicato il 01 Agosto 2010 da koradgl1
 

Domani Bologna ricorda il giorno più nero della sua storia recente. Erano le 10.25 del 2 agosto 1980 quando una bomba squarciò la sala di attesa della stazione, causando la morte di 85 persone. Ma nel giorno del trentennale della strage, nessun ministro sarà presente alla commemorazione.
Sarà il prefetto di Bologna, Angelo Tranfaglia a rappresentare il governo. Per la prima volta e per di più nel giorno di un anniversario così importante, dunque, nessun rappresentante dell’esecutivo parteciperà alla cerimonia in veste ufficiale. Una decisione sconcertante, che nulla ha a che fare con gli abituali fischi al ministro di turno, anche se La Russa provoca dicendo: “Cos'è successo gli altri anni? I ministri li avete fischiati. E allora avete già la risposta al perché non viene nessuno questa volta”. Ma la scusa non regge, quest’anno, infatti, il presidente dell’Associazione familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, aveva chiesto che nessun esponente del Governo parlasse dal palco (la cerimonia si svolgerà domani mattina come al solito in piazzale Medaglie d’Oro, davanti alla stazione). Un modo per evitare che nel giorno del ricordo si parli solo di contestazioni. (continua a leggere su L’Unità)


Ma se lo Stato si permette di dimenticare chi ha incise nella sua carne le ferite non lo farà mai

Da Repubblica: Io non dimentico


Il boato e la polvere
Un tremendo boato squarciò l’aria, la vetrina vibrò violentemente senza crollare e fuori si udì un assordante fragore di vetri che cadevano dalle finestre sovrastanti. Mi voltai verso la stazione e vidi un fungo enorme e grigio salire decine di metri verso il cielo, ricadere e sollevare altre nuvole di polvere
Umberto Salomoni

Un silenzio irreale
Ero stata spostata addosso al terminale, i vetri tremavano, il mio collega era impallidito, c’era un silenzio quasi irreale, sospeso, rotto solo dall’espressione terrorizzata del collega e dal suo ripetere: "Non è possibile, non è possibile..."
Anna Bassi

Sangue fino al sesto binario
Uscii dall’ufficio per una ricognizione e si aprì l’inferno: corpi straziati, incastrati nelle lamiere, cadaveri sui binari, volti terrorizzati. C’era sangue ovunque, fino al sesto binario... Anche con il cuore a pezzi i treni dovevano circolare, questo era il mio compito.
Flaviano Pezzetti

Una bomba
La signora di fianco a me urla "Una bomba" e con prontezza di riflesso mi prende per un braccio e mi sposta dalla panca dove, un secondo dopo, cade un pezzo di soffitto.
Patrizia Bruni

Scavare, scavare e cercare persone
Abbiamo rotto i depositi dei vagoni letto per prendere le lenzuola con cui fare barelle improvvisate e mascherine per la polvere. E ci siamo messi a scavare, scavare e cercare persone. Era tremendo quando sotto le macerie toccavi "mollo" e il guanto diventava rosso...
Roberto Quadarella

Sentivo urlare
Riuscii ad aiutare un volontario a estrarre una giovane donna di colore facendo un passamano tra le rovine mentre poco distante da noi sentivo urlare un giovane ustionato in tutto il corpo. Avrei voluto andare da lui, ma le mie gambe non mi sostenevano più
Marzio Bianchi

Mi mancò il cuore
L’impulso fu quello di unirmi ai soccorritori, ma quando vidi estrarre dalle macerie una cosa che sembrava una bambola e invece era un corpicino inerte mi mancò il cuore
Lanfranco Vannini

Ragazzini che svenivano come mosche
Ero medico da pochi anni... Ricordo l’atrio con un recinto di fortuna di panche e tavoli su cui lavorare. Ricordo i militari e i vigili del fuoco, alcuni poco più che ragazzini, che svenivano come mosche per il calore, lo choch e anche la fame... Ricordo il cratere e la certezza di quanto volesse dire, la sensazione che da quel momento non mi lasciò più: qualcuno, fuori tra la folla che si assiepava nelle strade, si stava godendo la nostra angoscia.
Maria Alessandra Orselli

Quell’autobus coi drappi bianchi
Nel caos delle cose e dell’emergenza tutto sembrava organizzato alla perfezione, anche l’autobus su cui, con movimenti lenti e rispettosi venivano caricati i cadaveri o pezzi umani. Dopo il primo giro qualcuno, con mano pietosa, aveva messo ai finestrini dei drappi bianchi che sventolavano al sole.
Anita Pezzetti

Adess la guera ta l’è vesta anca te
Quando mi fermai scoprii di avere divisa e scarpe macchiati di sangue. Tornai a casa e rimasi sveglia molte notti. Appena ci riuscii andai a trovare mio padre. Indicandomi una sedia mi disse: "Mettet a sedar che adess la guera ta l’è vesta anca te"
Carla Massa

Lo sguardo dei parenti, il loro dolore
Non potrò mai dimenticare i parenti delle vittime che si sedevano accanto a me, attorno alla mia scrivania, distrutti dal dolore, fissandomi intensamente forse nella segreta speranza di trovare nelle mie parole un qualche motivo di conforto.
Ernesto Dini

Perché?
Quale ragione ideologica o principio poteva legittimare un così insensato scempio di vite innocenti? In piazza eravamo in tanti, da tutta Italia, ad esprimere il nostro dolore e la nostra rabbia, decisi a onorare e rendere giustizia alle vittime e alle loro famiglie. A distanza di 30 anni non ci siamo ancora riusciti.
Milena Baldi

Dietro ogni nome c’è una storia
Quello che ancora oggi mi emoziona è percorrere i nomi delle 85 vittime scritti sulla lapide in stazione. Dietro ad ogni nome c'è una storia. Sogni, obiettivi, amori, amicizie, giochi. Dietro ad ogni nome c'è una famiglia. Racconti, coincidenze, situazioni che non puoi dimenticare.
Paola Sola

A chi avevano fatto del male?
Ancora mi chiedo di chi potesse essere nemica Angela Fresu. Non riesco a dimenticare che quella bimba, polverizzata dallo scoppio, oggi sarebbe una giovane donna. L’intera città non dimentica. Bologna ricorda e io con lei.
Chiara Ramenghi

Il dolore di Pertini e Zangheri
Andai in piazza. Ricordo la commozione del presidente Pertini, il dolore infinito del sindaco Zangheri, i loro sguardi su una folla che chiedeva perché a Bologna? Perché proprio a noi?
Cristina Tassi

Il nostro dovere civile
Il 2 agosto sarò in piazza come sempre da trent’anni perché è un dovere morale e civile che sento come forma di rispetto e testimonianza nei confronti di quelle 85 vittime innocenti della "strage fascista alla stazione di Bologna" com’è scritto in modo indelebile sulla lapide.
Claudio Gandolfi

Bologna sa stare in piedi per quanto colpita
Ho deciso che andrò alla manifestazione del trentennale: voglio stare in mezzo alla gente, capire se è ancora indignata, se è forte o rassegnata, se ancora sa stare in piedi per quanto colpita (Guccini)
Massimo Grandi

Qualcuno si deciderà a parlare?
Chissà se qualcuno leggendo questi ricordi, alla fine dopo trent’anni, si deciderà a parlare. Magari lasciandoci liberi di decidere se è una cosa che siamo in grado di ascoltare.
Alessandra Govoni


L’indicibile della storia italiana.
Sono passati trent’anni dalla strage neofascista del 2 agosto 1980. La bomba che esplose nella sala d’aspetto della Stazione di Bologna costò la vita a 85 persone. Da allora si sono susseguiti depistaggi e menzogne di Stato, volte a coprire e proteggere i mandanti della strage, così come è avvenuto e avviene per tutte le quattordici stragi che hanno insanguinato il paese negli ultimi decenni.

La vicenda politico-giudiziaria

I mandanti resteranno impuniti finché ci si ostinerà a seguire una imprevedibile quanto fantasiosa pista introvabile da quella palestinese di cossigana memoria alla imprevedibile suggerita da Napolitano a riprova di una larga intesa di omertà.

Parafrasando  Stefano Tassinari
“Lo Stato non si pente e i nomi non li fa”.

 
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