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Sogno e realtà

Quando è il momento opportuno tutti siamo in grado di realizzare i nostri sogni

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Post n°426 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da BRISEIDE2007
 

Parte oggi al tribunale di Taranto il procedimento contro gli stupratori di Carmela, violata dagli uomini e uccisa dallo Stato che non ha voluto vedere e capire il suo dolore.
Tredici anni e il coraggio di denunciare, ma nessuno l’aveva ascoltata.
Non la polizia, non i magistrati, non gli psichiatri.
Era un Soggetto Disturbato dicevano.
Ed invece di perseguire i suoi aguzzini avevano chiuso lei in istituto strappandola alla famiglia.
Tredici anni e voler farla finita.
Ciao Carmela, non so cosa accadrà in aula, ti voglio solo chiedere perdono a nome di tutti per aver permesso che il tuo dolore ti strappasse all’affetto della tua famiglia.

 
Rispondi al commento:
BRISEIDE2007
BRISEIDE2007 il 01/10/08 alle 10:16 via WEB
Ecco la sua triste storia. E' un articolo del messaggero del 13 agosto 2008, vi invito inoltre a visitare sito e blog. L'ultimo tra i blog amici linkati in questo blog

di Vincenza de Iudicibus
ROMA (13 agosto) - Sono passati sedici mesi da quando Carmela volò dal settimo piano di un palazzo nel popoloso quartiere Paolo VI di Taranto. Subito si parlò di suicidio. Ma il gesto della ragazzina, 13 anni appena, fu il tragico epilogo di un periodo di grande sofferenza cominciato alcuni mesi prima. Allontanatasi da casa a novembre del 2006, Carmela era stata trovata dopo quattro giorni dal padre, Alfonso Frassanito. Le visite in ospedale rivelarono che la bambina era stata drogata con anfetamine e violentata. Un punto di non ritorno per Carmela la cui vita, come dice Frassanito, «è stata breve e sfortunata».

Carmela. Aveva perso il papà quando aveva appena un anno, poi la mamma Luisa Maiello si era sposata con Alfonso, venditore al mercato, che a Carmelina aveva voluto sempre bene come fosse figlia sua. Luisa e Alfonso le avevano regalato anche due fratellini. E’ lui a ripercorrere gli ultimi mesi di vita di “sua figlia”. Dall’allontanamento da casa al volo dal settimo piano in cui lei se ne andò per sempre. «Carmela aveva denunciato i suoi aggressori, alcuni minorenni e un maggiorenne – dice – Contro la volontà mia e di sua madre, era subito partita la procedura per affidarla al centro “L’Aurora” di Lecce. Ci dissero di fidarci, che la bambina sarebbe stata in buone mani. Notammo dopo un po' di tempo che qualcosa non andava. Carmela in quel posto non ci voleva stare, avrebbe preferito stare a casa con noi, ma non era solo questo. I medici ci assicuravano che tutto era sotto controllo. Solo dopo avremmo scoperto che in realtà la bambina era stata sottoposta a una cura di psicofarmaci. Che da quel posto era scappata due volte». Dopo circa tre mesi Carmela viene trasferita al centro “Il Sipario” di Gravina di Puglia: «Qui sembrava che le cose andassero meglio. I medici ci avevano però confermato, dopo l’arrivo delle cartelle di Carmela da Lecce, che la bambina era stata sottoposta a una cura di psicofarmaci e che non si poteva smettere d’un colpo. Che avrebbero dovuto diminuire le dosi poco a poco. Nel fine settimana andavamo a prenderla e la portavamo a casa. Ero io stesso a darle i farmaci: En e Haldol».

Poi, la domenica del 15 aprile 2007, Carmela disse che andava al bagno. E invece volò dal settimo piano di casa sua: «Si è sempre detto che è stato un suicidio – dice Frassanito – Il corpo in strada era lontano dal palazzo, il che non sarebbe accaduto se si fosse trattato di una caduta. Ma noi non escludiamo che possa anche essere cascata giù, era sempre così stordita dai farmaci che prendeva. E poi una delle sue scarpe fu ritrovata al quarto piano del palazzo. Il che fa pensare che il suo corpo possa aver urtato durante la caduta».

La mamma e il papà di Carmela non si rassegnano, vogliono che sia fatta giustizia: «Ma le istituzioni ci hanno abbandonato», dicono. Prima dei quattro giorni lontano da casa Carmela aveva raccontato ai genitori dell’interessamento nei suoi confronti da parte di un giovane sottufficiale della Marina. Ma nei suoi confronti la polizia non aveva trovato riscontri per avviare un procedimento penale. «Lui aveva ammesso di aver incontrato la bambina diverse volte – dice Frassanito – Salvo poi ritrattare in sede di interrogatorio. Lo vedevamo davanti alla scuola media Frascolla, sempre accanto a ragazzini. Continuava a passare sotto casa nostra, per noi era una provocazione. In città era conosciuto come "il pedofilo di San Vito". Con lui sono arrivato più volte anche allo scontro fisico. Diverse persone dissero di averlo visto varie volte vicino a nostra figlia».

Saranno sottoposti a processo il prossimo 1 ottobre due dei minorenni denunciati, le cui confessioni sono state però «camuffate come prestazioni consenzienti. Molto probabilmente - dice il papà di Carmela - Si concluderà con una condanna ridicola, facendo passare ancora una volta Carmela come quella che “ci stava”, mentre era solo una bambina». In tutta questa dolorosa vicenda il padre di Carmela dà la colpa alle istituzioni per la loro lentezza, e ai medici di quell’istituto in cui Carmela era stata rinchiusa, che le avrebbero somministrato pesanti dosi di psicofarmaci. «Strano è che l’autopsia non abbia riscontrato l’uso di quei farmaci, la cui somministrazione a Carmela è ampiamente dimostrata dalla presenza di documenti scritti», dice.

Per i genitori di Carmela la lotta continua. «Non potevamo restare a guardare gli aggressori di nostra figlia che giravano liberamente. C’era poi chi aveva accusato me di chissà quali azioni, non essendo io il padre naturale di Carmela». Quindi la decisione di lasciare Taranto e trasferirsi a Napoli, città in cui la mamma di Carmela era nata e dove con difficoltà assieme al marito e alle due bimbe tenta di ricominciare. «Carmela non può essere dimenticata. E se le istituzioni non daranno la risposta che ci si aspetta non abbimo intenzione di arrenderci».

L’associazione “IoSòCarmela”. Il 15 aprile 2008, un anno dopo la tragedia, Alfonso e Luisa decidono quindi di dare vita all’associazione “IoSòCarmela”, come la frase che la ragazzina pronunciava quando voleva attirare l'attenzione. L'associazione si occupa della tutela dei diritti umani e civili della famiglia e dei minori: «Questa tragica esperienza ha fatto nascere in noi la voglia di lottare ad ogni costo per ottenere giustizia e dare un senso alla morte di nostra figlia Carmela, di mettere il nostro vissuto a disposizione delle purtroppo tantissime altre Carmele e delle loro famiglie, affinché non accada più quello che è successo a noi». In collaborazione con il comitato Giù le mani dai bambini abbiamo aderito al progetto, “scuole protette”. A settembre partiremo nel teritorio di Napoli per avviare dei sondaggi ed elaborare progetti diversi secondo le esigenze dei vari istituti. L’11 ottobre a Napoli terremo invece uno spettacolo presso il teatro Totò, in cui sarà rappresentata una storia di abusi su minori della compagnia teatrale “La Fiumara” di Firenze. Sarà un’occasione per farci conoscere, presentarci al pubblico. Sul sito internet dell’associazione è stata poi avviata una petizione dal titolo “Controlliamo i controllori”, che ha lo scopo di proporre una sorta di Osservatorio nazionale che vigili e controlli i servizi sociali, affinché vengano garantiti con i fatti tutti i diritti umani e civili che molto spesso vengono calpestati proprio da coloro che sono preposti alla loro tutela. «La funzione principale di questo Osservatorio - si legge - deve essere quella di vigilare e controllare la reale professionalità degli addetti di questo servizio ed il regolare e doveroso rispetto della giustizia e dei diritti umani e civili delle famiglie e dei minori, e nei casi in cui venga riscontrato il contrario, denunciare subito quanto riscontrato alle sedi preposte per prendere i provvedimenti del caso»
 
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