Sogno e realtà
Quando è il momento opportuno tutti siamo in grado di realizzare i nostri sogni
ARRESTATECI TUTTI
Chiudetemi il blog, mandatemi in cella perché eventuali multe io non le pagherò per nessuan ragione, fatemi qualsiasi altra angheria, ma la mia voce urlerà sempre il suo dissenso allo scellerato operato di certi governanti.
Le parole che seguono sono di Concita De Gregorio, io ne sottoscrivo ogni virgola.
Molto più di un bavaglio
Quel che sta accadendo in Italia è qualcosa che riguarda il mondo intero. Si sta scrivendo una legge che impedisce il lavoro d'indagine, che favorisce le mafie, che imbavaglia la stampa. Confinarla ad una sacrosanta rivendicazione del diritto di cronaca ed accontentarsi di qualche modifica in favore di editori e giornalisti è un errore. Non si tratta solo di mantenere intatta la possibilità di raccontare crimini e malaffare: si tratta prima ancora di non impedire il lavoro di chi indaga. Lasciare la libertà di parola e limitare gli strumenti di lotta al crimine otterrebbe alla fine lo stesso risultato: silenzio. E' una legge che mette in pericolo il Paese che ci è stato consegnato da chi ci ha preceduto a prezzo di enormi sacrifici. Abbiamo il dovere di conservarlo per chi verrà dopo di noi, il dovere di disobbedire. Fate pure la vostra legge: noi non la rispetteremo.
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Ricordando a 33 anni dal suo sacrificio Giorgiana Masi
« ...e poi primavera e qualcosa cambiò,
qualcuno moriva e su un ponte lasciò
lasciò i suoi vent'anni e qualcosa di più... »
Da indimedya Giorgiana Masi vive nelle nostre lotte
Avevo 11 anni all’epoca dei fatti, ma anche nell’innocenza e ingenuità di quegli anni verdissimi mi sembrò che qualcosa di sbagliato ci fosse. Nei miei pensieri non potevo comprendere appieno la lotta per la libertà, ma sicuramente che fosse una cosa importante se tanti la chiedevano a gran voce con parole e fatti.
Ricordo mia sorella in lacrime, la radio ha dato la notizia “ Elena ferita, Giorgiana morta, un pandemonio a Roma” solo delle ragazze coraggiose che per il loro impegno non hanno esitato a trattare dei ragazzi come terroristi criminali per non aver rispettato il divieto di manifestazioni pubbliche.
Era il 77, la gente era meno assuefatta di oggi, eppure anche allora nelle piccole comunità non erano pochi quelli che dicevano “ se fossero rimasti a casa loro non sarebbe successo nulla” oppure “ se fossero dei bravi ragazzi penserebbero a studiare e farsi una posizione invece di andarsene in giro reclamando non si i sa cosa poi” ...
Ed ancora oggi forse qualcuno pensa che se fossero stati calmi avrebbero salava la vita e magari avrebbero figli da mandare a qualche reality gustandosi in pace una vita borghese fatta di falsi miti, magari dissertando di una crisi che qualcuno a tutt’oggi nega, o dei bambini immigrati ali quali tutto sommato il sindaco di Adro avrebbe avuto ragione a negare il cibo.
No, assolutamente no! Io non ci sto! Io ringrazio Giorgiana, Elena e i ragazzi del 77. Grazie al loro impegno che vorrei vedere oggi in questo paese abbandonato a sé stesso come se non fosse nostro dovere lottare per migliorarlo. Grazie al loro esempio che è giusto ricordare per quei ragazzi che allora non erano neppure ancora nati, perché la memoria scema al passare del tempo e con essa, purtroppo, anche tante conquiste ottenute nel sangue con la conseguenza che la storia si ripete.
Giorgiana uccisa a Roma dalla polizia in assetto antisommossa così come Carlo Giuliani a Genova.
E alte rappresentanze dello stato ne vanno perfino fiere se Cossiga, proprio lui, un po’ di tempo fa per fermare l’onda studentesca ebbe a dire:
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì»
Quello stesso Cossiga che nel novembre 2005 alla senatrice Porretti che annunciava al sua firma sulla commissione d’inchiesta su Giorgiana masi rispondeva: “Cara Collega, non avrei alcuna difficoltà a firmare il disegno di legge per la costituzione di una commissione d’inchiesta che stabilisca la verità sulla morte della povera Giorgiana Masi. Solo che ritengo che agli amici radicali penso che sembrerebbe una provocazione; e poi dovrebbe essere sostanzialmente una inchiesta su la Procura della Repubblica di Roma che condusse le indagini. Ma, come disse il sostituto procuratore di allora, è il caso di “aggiungere dolore a dolore”? Se Lei crede che queste mie obiezioni siano superabili, apponga pure la mia firma. Cordialmente Francesco Cossiga”
E dopo aver letto queste testimonianze non posso che ripetere nello sconforto le parole di Tano D’Amico :“E allora capita che un intero paese rimuova anni della sua storia. Così è stato per il ’77. Lo leggevo negli occhi delle persone che in quel tempo avevano avuto amici, amori. E per continuare a vivere li avevano rimossi” aggiungendovi, però, l’esortazione a risvegliare le coscienze sopite e le memorie offuscate, in questi giorni in cui fin troppi vorrebbero soffocare ogni seme di libertà residua, sempre che un briciolo sia ancora sopravvissuto.
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