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Sogno e realtà

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A fianco di Joy ed Hellen contro Cie e deportazioni

Post n°979 pubblicato il 08 Giugno 2010 da koradgl1
 
Tag: SOCIALE

Milano 8 giugno dalle 14.30 – presidio sotto il tribunale (c.so di Porta Vittoria) per manifestare la nostra solidarietà a Joy ed Hellen in occasione dell'incidente probatorio che, dalle 15.30, le vedrà faccia a faccia con l’ispettore capo del Cie Vittorio Addesso, accusato da Joy di tentata violenza sessuale .

Joy oggi sarà ascoltata in un incidente probatorio come "persona informata sui fatti" mi chiedo come mai non come presunta vittima del tentativo di stupro, ma ahimé sappiano bene come vanno le cose nel nostro paese negli uffici di polizia per gli immigrati e non solo ( vedi Cucchi, Aldovrandi...)
Questa ragazza, la cui sorte ho a cuore come se fosse mia sorella,  è doppiamente vittima. Degli sfruttatori, delle leggi dello stato, dei rappresentanti di questo che si ritiene paese civile ed ormai ha superato anche il detto di repubblica delle banane.
Ma ancor di più dell'indifferenza verso i più deboli.
E' fin troppo facile colpire chi è disarmato in tutti i sensi.
Rabbrividisco all'idea che non solo non abbia giustizia per il crimine di tentato stupro ma anche al processo di crminalizzazione di chi ha osato ribellarsi a un becero quanto deprecabile ordine costituito.
Certo difficile ormai meravigliarsi di qualsiasi cosa, quando si sono inventati pure la lieve entità dei reati di pedofilia.
Ma se meravigliarsi è impossible, indignarsi e ribellarsi è doveroso. 
AGGIORNAMENTO : JOY CONFERMA LA SUA DENUNCIA (L'agi poteva risparmiarsi la precisazione prostituta o se proprio vogliamo doveva dire vittima della tratta)
(AGI) - Milano, 8 giu. - Durante l'incidente probatorio, durato circa 3 ore, che si e' svolto davanti al Gip questo pomeriggio, la prostituta nigeriana di 28 anni Joy O. ha confermato l'accusa di tentata violenza sessuale nei confronti dell'ispettore del Cie (Centro di Identificazione ed Espulsione) milanese di via Corelli, V.A. A chiedere l'incidente probatorio era stato il pm Marco Ghezzi al quale erano state trasmesse dal Tribunale le dichiarazioni rese dalla ragazza nel processo celebrato nell'agosto dell'anno scorso per una rivolta nel centro. Joy, condannata per i disordini a sei mesi di carcere, aveva raccontato dalla gabbia, nel corso di un'udienza, che una sera di quell'agosto aveva portato il suo materasso fuori nel cortile di via Corelli per fargli prendere aria e si era sistemata nel corridoio dove voleva dormire perche' era piu' fresco. "Lui si e' sdraiato sopra di me - erano state le parole di Joy - e ha cominciato a toccarmi. Io mi sono messa a gridare e lui mi ha detto allora che stava solo scherzando".
  Per verificare l'attendibilita' del racconto, il pm ha convocato oggi anche una testimone, anch'ella nigeriana e ospite del Cie, che, secondo quanto riferito dai legali di Joy, avrebbe confermato la versione fornita dalla 28enne. Ora gli avvocati Mauro Straini ed Eugenio Losco chiedono che Joy, attualmente ospite del Cie di Modena, non venga rispedita in Nigeria. "Finora e' rimasta in Italia perche' doveva essere sentita dal pm - dicono - ma da domani potrebbe essere rispedita nel suo Paese dove la attende una fine certa. I suoi sfruttatori l'hanno 'condannata a morte' dopo che ha cercato di ribellarsi al destino di prostituta. Dal 2008, da quando ha si e' ribellata, le sono stati gia' uccisi, picchiati a morte, il padre, il 15 agosto del 2008, e poi la sorella e un fratello.
  Se dovesse tornare, toccherebbe a lei, gliel'hanno gia' detto".
  Per questo, i suoi avvocati hanno presentato un esposto alla Procura di Brescia, citta' in cui la giovane si prostituiva, per ottenere la sua permanenza in Italia, all'interno di una comunita' protetta gia' offerta da un'associazione di volontariato. (AGI) .

 

 
Rispondi al commento:
koradgl1
koradgl1 il 08/06/10 alle 13:55 via WEB
Riporto il comunicato antirazzista milanese, giusto per chiarezza sulle ragioni delle mie paure che ancora una volta sia una vittima a dover pagare :
La questione dei CIE, dell’esistenza di nuovi "lager della democrazia", non è una questione a se stante nel pozzo senza fondo dei soprusi e della repressione che da sempre si abbatte sui proletari, tanto più in periodi di conclamata crisi economico-sociale e, con attenzione tutta particolare, verso coloro che osano ancora alzare la testa. Questo spiega, in sintesi, la storia di Joy, portata ad affrontare, martedì 8 giugno, il cosiddetto "incidente probatorio" per la tentata violenza sessuale, dove il giudice deciderà se mandare a processo il suo aguzzino (l'ispettore capo del CIE di Milano, Vittorio Addesso), oppure trasformare il carnefice in vittima, e mandare lei a processo per calunnia.

Una storia, o meglio un'odissea: - in Nigeria nella tristemente famosa “tratta” che violenta l'esistenza di decine di migliaia di giovani donne; - in un CIE in quanto ribelle a quello stesso meccanismo della “tratta”; - in carcere a S.Vittore e a Como in quanto ribelle alla pretesa di "gratuite prestazioni", cioè violenza sessuale, del capo-secondini del CIE di Milano e solidale con la rivolta che, nell'agosto del 2009, aveva chiaramente rispedito al mittente il pacchetto sicurezza di Maroni; - infine nuovamente in un CIE, in attesa di un'espulsione che per lei significherebbe, con tutta probabilità, una condanna a morte da parte dei suoi connazionali che la vogliono prostituta – questione che le istituzioni italiane ben conoscono e sostengono di soppiatto. &#8232;Il prezzo da pagare al banco dei soprusi non ha limiti di rilancio. Così come la volontà di combattere e la dignità di Joy.

Non siamo certo animati/e da giustizialismo e voglia di carcere per chicchessia; tanto meno abbiamo mai pensato che i Tribunali possano offrire una qualche speranza di riscatto per gli oppressi.
Al contrario, li consideriamo un tassello essenziale del dominio di classe.
Perché allora presenziare il rito tribunalizio con un presidio? Non si tratta solo di esprimere ancora una volta solidarietà umana a Joy, ma innanzitutto di dar voce, visibilità, forza a tutti i rinchiusi nei CIE, alla loro lotta che è ormai un dato stabile e acquisito: scioperi della fame, fughe, rivolte, opposizioni vincenti alle deportazioni, rappresentano ormai la quotidianità.

Una situazione che nelle mani dello Stato si fa sempre più ingestibile, tanto da portare il ministro Maroni a pianificare una soluzione finale al problema delle espulsioni: - blocco dell'immigrazione nei paesi di origine - costruzione di nuovi CIE vicino agli aeroporti - prolungamento della detenzione a 18 mesi - progressivo passaggio di gestione dei CIE alla Frontex, agenzia privata a cui l'Unione Europea già da tempo appalta il controllo delle frontiere e le deportazioni coatte verso i paesi d'origine

Insomma da Centri di identificazione ed espulsione a Centri di espulsione. Da lager a super-lager.
&#8232;CIE e Tribunali non sono altro, dunque, che teatri di una guerra più generale che viene condotta contro i proletari del mondo. E le donne sono, come sempre, il bottino di guerra.

Un teatro di guerra che si estende e che ha come obiettivo quello di spingere le sue vittime predestinate alla rassegnazione, all'isolamento e, come orizzonte massimo, alla richiesta di pace e clemenza rivolta ai propri carnefici. Con la minaccia, per chi non si sottomette, di un allontanamento definitivo (e forzato) dal campo del conflitto: soluzione finale, espulsione. Un teatro di guerra che Joy, insieme a tante e tanti come lei, dalle cooperative agli operai in lotta, dagli occupanti di case ai rom di Triboniano, questi ultimi alle prese con un’altra soluzione finale, tutti ci indicano la via, quella di affrontare apertamente il conflitto, piuttosto che cercare utopistiche vie di fuga, o appellarsi alla clemenza e alla “giustizia” del nemico.
Soprattutto ci dicono che l'esito di questa battaglia è ancora tutto da scrivere.
Comitato Antirazzista Milanese
 
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