Sogno e realtà
Quando è il momento opportuno tutti siamo in grado di realizzare i nostri sogni
ARRESTATECI TUTTI
Chiudetemi il blog, mandatemi in cella perché eventuali multe io non le pagherò per nessuan ragione, fatemi qualsiasi altra angheria, ma la mia voce urlerà sempre il suo dissenso allo scellerato operato di certi governanti.
Le parole che seguono sono di Concita De Gregorio, io ne sottoscrivo ogni virgola.
Molto più di un bavaglio
Quel che sta accadendo in Italia è qualcosa che riguarda il mondo intero. Si sta scrivendo una legge che impedisce il lavoro d'indagine, che favorisce le mafie, che imbavaglia la stampa. Confinarla ad una sacrosanta rivendicazione del diritto di cronaca ed accontentarsi di qualche modifica in favore di editori e giornalisti è un errore. Non si tratta solo di mantenere intatta la possibilità di raccontare crimini e malaffare: si tratta prima ancora di non impedire il lavoro di chi indaga. Lasciare la libertà di parola e limitare gli strumenti di lotta al crimine otterrebbe alla fine lo stesso risultato: silenzio. E' una legge che mette in pericolo il Paese che ci è stato consegnato da chi ci ha preceduto a prezzo di enormi sacrifici. Abbiamo il dovere di conservarlo per chi verrà dopo di noi, il dovere di disobbedire. Fate pure la vostra legge: noi non la rispetteremo.
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NOTE LEGALI
« Un amore... una vita in ... | Toh guarda il caso » |
La tenda della porta finestra mi regala la sua danza voluttuosa ad ogni alito di vento freddo fuori stagione. Il mio sguardo è catturato da quel rigonfiarsi scomposto, quel prendersi e lasciarsi come giochi nei preliminari d’amore.
Il fermaglio scivola tra le ciocche dei capelli rese troppo lisce dai tanti colpi di spazzola.
Scivola come certe giornate in cui sembra che nulla sia fatto per restare o forse come certe storie in cui credevi di aver trovato la tua casa e la vedi crollare alla luce della verità. Eppure certi crolli sono fin troppo previsti da lasciarti quasi stordita.
E fu così.
Con una mano tenevo te, con l’altra la mia vita.
Con una mano tenevi me, con l’altra la tua vita.
E la vita era solo al margine, non era l’unione.
Solo camminavamo accanto.
Tra urla e silenzi.
Sferzati da un vento che non esiste, o scaldati da un fuoco effimero.
Fino a quel bivio.
C’eri tu e c’era la mia vita. Vi ho guardato entrambi, tu dicevi che avevi bisogno di serenità.
Lei diceva sono unica non sprecarmi. Mentre mi sedevo mi è parso che vi guardaste tra voi e decideste per me voltandomi le spalle.
Io una mano dovevo lasciarla, non era una questione di scelta, dovevo seguire quella strada. Era la mia.
Ad un tratto non ho provato più niente forse perché dentro di me già lo sapevo, anche se non riuscivo a capire.
Anche allora c’era il vento che piegava le chiome degli ulivi. Imboccai la strada sterrata, delimitata dal muretto a secco. In un attimo tornai bambina, alle mie corse silenziose e solitarie, con i piedi nudi nella terra rossa.
Mi sembrava di essere pervasa da una specie di dolorosa felicità che scorre nelle vene e una totale incoscienza del domani.
Ancora oggi, nelle lunghe notti interminabili, rivedo quei giorni in cui il passato oscurava il presente, ma ne sorrido.
Sorrido di quell’incoscienza del futuro ormai presente dai contorni lietamente abbozzati di serenità. E so che lo senti questo mio sorriso, come so che è ricambiato perché già allora sapevo che entrambi avremmo compreso.
In fondo lo sapevamo anche quando eravamo spaventati da risposte assordanti a domande taciute.
E’ tardi. Il vento si è placato. Assaporo sulle mie stesse labbra l’ultima goccia di questa giornata e spengo la luce.
Sarà domani il tempo di litigare con le ciocche dei capelli negli occhi.
Ed è già il domani, il tempo di questa vita fatta di speranze e di sogni che si ostineranno sempre ad albergare in me.
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