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Sogno e realtà

Quando è il momento opportuno tutti siamo in grado di realizzare i nostri sogni

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Lottando per la libertà

Post n°960 pubblicato il 12 Maggio 2010 da koradgl1
 

Ricordando  a 33 anni dal suo sacrificio Giorgiana Masi

« ...e poi primavera e qualcosa cambiò, 
qualcuno moriva e su un ponte lasciò 
lasciò i suoi vent'anni e qualcosa di più... 
»

Da indimedya Giorgiana Masi vive nelle nostre lotte

Avevo 11 anni all’epoca dei fatti, ma anche nell’innocenza e ingenuità di quegli anni verdissimi mi sembrò che qualcosa di sbagliato ci fosse. Nei miei pensieri non potevo comprendere appieno la lotta per la libertà, ma sicuramente che fosse una cosa importante se tanti la chiedevano a gran voce con parole e fatti.

Ricordo mia sorella in lacrime, la radio ha dato la notizia “ Elena ferita, Giorgiana morta, un pandemonio a Roma” solo delle ragazze coraggiose che per il loro impegno non hanno esitato a trattare dei ragazzi come terroristi criminali per non aver rispettato il divieto di manifestazioni pubbliche.

Era il 77, la gente era meno assuefatta di oggi, eppure anche allora nelle piccole comunità non erano pochi quelli che dicevano “ se fossero rimasti a casa loro non sarebbe successo nulla” oppure “ se fossero dei bravi ragazzi penserebbero a studiare e farsi una posizione invece di andarsene in giro reclamando non si i sa cosa poi” ...

Ed ancora oggi forse qualcuno pensa che se fossero stati calmi avrebbero salava la vita e magari avrebbero figli da mandare a qualche reality gustandosi in pace una vita borghese fatta di falsi miti, magari dissertando di una crisi che qualcuno a tutt’oggi nega, o dei bambini immigrati ali quali tutto sommato il sindaco di Adro avrebbe avuto ragione a negare il cibo.

No, assolutamente no! Io non ci sto! Io ringrazio Giorgiana, Elena e i ragazzi del 77. Grazie al loro impegno che vorrei vedere oggi in questo paese abbandonato a sé stesso come se non fosse nostro dovere lottare per migliorarlo. Grazie al loro esempio che è giusto ricordare per quei ragazzi che allora non erano neppure ancora nati, perché la memoria scema al passare del tempo e con essa, purtroppo, anche tante conquiste ottenute nel sangue con la conseguenza che la storia si ripete.

Giorgiana uccisa a Roma dalla polizia in assetto antisommossa così come Carlo Giuliani a Genova.

E alte rappresentanze dello stato ne vanno perfino fiere se Cossiga, proprio lui, un po’ di tempo fa per fermare l’onda studentesca ebbe a dire:

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì»

Quello stesso Cossiga che nel novembre 2005 alla senatrice Porretti che annunciava al sua firma sulla commissione d’inchiesta su Giorgiana masi rispondeva: “Cara Collega, non avrei alcuna difficoltà a firmare il disegno di legge per la costituzione di una commissione d’inchiesta che stabilisca la verità sulla morte della povera Giorgiana Masi. Solo che ritengo che agli amici radicali penso che sembrerebbe una provocazione; e poi dovrebbe essere sostanzialmente una inchiesta su la Procura della Repubblica di Roma che condusse le indagini. Ma, come disse il sostituto procuratore di allora, è il caso di “aggiungere dolore a dolore”? Se Lei crede che queste mie obiezioni siano superabili, apponga pure la mia firma. Cordialmente Francesco Cossiga”

E dopo aver letto queste testimonianze  non posso che ripetere nello sconforto le parole di Tano D’Amico :“E allora capita che un intero paese rimuova anni della sua storia. Così è stato per il ’77. Lo leggevo negli occhi delle persone che in quel tempo avevano avuto amici, amori. E per continuare a vivere li avevano rimossi” aggiungendovi, però, l’esortazione a risvegliare le coscienze sopite e le memorie offuscate, in questi giorni in cui fin troppi vorrebbero soffocare ogni seme di libertà residua, sempre che un briciolo sia ancora sopravvissuto.

 
 
 

Apollo e Daphne tra mito arte e poesia

Post n°959 pubblicato il 10 Maggio 2010 da koradgl1
 

Sottotitolo Ogni tanto mi autopremio con i classici....

Ovidio-Le metamorfosi

Che cosa vuoi fare, fanciullo smorfioso, con armi così grosse?...Accontentati di fomentare con la tua fiaccola qualche amoruccio, e non competere con le mie prodezze!

Allora Amore, in risposta, estrasse dalla faretra due frecce di opposto potere; contro Dafne, figlia del dio fluviale Peneo, lanciò una delle sue frecce di piombo, che provocavano il rifiuto d'amore in chi ne veniva  trafitto; contro, Apollo, invece, scagliò una freccia dorata, dalla punta aguzza e splendente, che suscitava il sentimento amoroso in chi ne era colpito.

Il tuo arco trafiggerà tutto, o Febo, ma il mio trafigge te…

Innamoratosi, così, della ninfa, Apollo cominciò a seguirla incessantemente.

Ma ormai il giovane dio non ha più la pazienza di perdersi in lusinghe  e come lo spinge a fare appunto l'amore, si mette a incalzarla  da presso. Come quando un cane di Gallia scorge una lepre in un  campo aperto, e scattano, uno per ghermire, l'altra per salvarsi, quello sembra già addosso, e già è quasi convinto di aver preso e tallona col muso proteso, quella non sa se è già presa e sfugge  ai morsi all'ultimo istante, distanziando la bocca che la sfiora: cosi il dio e la fanciulla, lui veloce per bramosia, lei per paura. L'inseguitore però, aiutato dalle ali dell'amore, corre di più e non dà da tregua ed è alle spalle della fuggitiva, ansimandole sui capelli sparsi sul collo.

Allora Dafne invocò l’aiuto del padre, che accolse la sua preghiera e, quando il dio stava quasi per raggiungerla, la trasformò in alloro.

Stremata essa alla fine impallidita dalla fatica di quella corsa disperata, rivolta alle acque del fiume Peneo: «Aiutami, padre,— dice. - Se voi fiumi avete qualche potere, dissolvi, trasformandola, questa figura per la quale sono troppo piaciuta! ».

Ha appena finito questa preghiera, che un pesante torpore le pervade le membra, il tenero petto si fascia di una fibra sottile, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; il piede, poco prima cosi veloce, resta inchiodato da pigre radici, il volto svanisce in una cima. Conserva solo la lucentezza.

Apollo, disperato, decise che, non potendo mai avere Dafne come sposa, avrebbe avuto l’alloro come pianta a lui sacra.

Anche cosi Febo la ama, e poggiata la mano sul tronco sente il petto  trepidare ancora sotto la corteccia fresca, e stringe fra le sue braccia i rami, come fossero membra, e bacia il legno, ma il legno si  sottrae ai suoi baci. E allora dice: «Poiché non puoi essere moglie mia, sarai almeno il mio albero. O alloro, sempre io ti porterò sulla mia chioma, sulla mia cetra, sulla mia faretra. Tu sarai con i condottieri latini quando liete voci intoneranno il canto del trionfo e il Campidoglio vedrà lunghi cortei. Tu starai pure, fedelissimo custode, ai lati della porta della dimora di Augusto, a guardia della corona di foglie di quercia. E come il mio capo è sempre giovanile, con la chioma intonsa, anche tu porta sempre, senza mai perderlo, l’ornamento delle fronde!” Qui Febo tacque. L’alloro annuì con i rami appena formati, e agitò la cima, quasi assentisse col capo.
 


Della mito narrato da Ovidio il Bernini rappresenta il momento in cui dio riesce a raggiungerla e a cingerne il fianco, ma proprio allora avviene la trasformazione.
Le figure risultano quasi volare nell’intenso slancio; Dafne, toccata dalla mano di Apollo, mentre avviene la metamorfosi grida forse perché comprende che la sua corsa è alla fine, esaudito il suo ardente desiderio di castità, o forse perché già si accorge dei rami che le spuntano dalle dita, del tronco che le avvolge il bellissimo corpo.
C’è tutto in quella scultura: l'ansia della fuga, il languore della carezza di Apollo che sta per afferrarla, l'orrore per la metamorfosi, un lampo di vita nel tentativo di liberarsi dalla trasformazione in vegetale.

Da sempre immagine amata perché considerata la vittoria della castità sull’amore sensuale, in realtà io credo che sia anche un po’ la rappresentazione della naturale trasformazione dell’amore che da iniziale passione diviene attaccamento anche quando si passa dalle morbide e tornite forme alla corteccia avvizzita di un tronco ben radicato.
E forse non a caso l’albero di alloro che resta  il simbolo dei vincitori, la vittoria di un amore che resta tale nella sacralità.

 
 
 

Incancellabile

Post n°958 pubblicato il 09 Maggio 2010 da koradgl1
 
Tag: Mamma

Ci sono istantanee sbiadite dal tempo, cancellate dalla memoria altre strappate per rabbia o per dolore.

Immagini che il vento si è portato via eppure stazionano sempre lì davanti ai tuoi occhi.

Ancora lì, senza tempo.

Ieri oggi domani sempre.

In quel non tempo-non spazio che usiamo chiamare quel che conta.

E lì, Mamma, resti sempre per me: nel profumo di cose buone appena sfornate, e nei petali sfuggiti alle tue dalie scivolati tra le mie dita.

Certa che se fosse ancora qui Lei sarebbe in prima linea su questi fronti segnalo due iniziative

Salva una mamma perché non è accettabile che ancora oggi si muoia per complicazioni in gravidanza e parto

Regala l'azalea della ricerca per una volta una solidarietà "egoista" perché è per il nostro futuro e dei nostri cari

 
 
 

Un chimico

Post n°957 pubblicato il 07 Maggio 2010 da koradgl1
 
Tag: MUSICA

 

Ancora una prova della straordinaria sensibilità di Faber,  della sua immensa apertura mentale e del coraggio che traspare da ogni sua poesia musicata

Cantare  la stupenda irrazionalità dell' amore attraverso gli occhi di un uomo di scienza, un cinico che cinico in realtà non è e rivela i sentimenti più intimi e la sua umanità negate con  una dolorosa ammissione del fatto che la scienza non potrà mai comprende fino in fondo la complessità dell'essere umano.

Un chimico che, abituato ai concetti razionali e ai soli legami chimici e non di altro tipo, non riesce a comprendere l'amore fino al punto di morire senza avere mai amato, ma con una vena di rimpianto magistralmente rappresentata da quella dolce voce femminile a metà della canzone che come

“Primavera non bussa lei entra sicura 
come il fumo lei penetra in ogni fessura “.

E il sorriso e l’incanto che accompagna la ricerca d’amore che, io personalmente, credo altro non sia se non quel periodo in cui si è inconsapevolmente innamorati quando la magia dell’attesa e del desiderio non conoscono ancora compimento, ma riempiono con una forza meravigliosamente dirompente le ore...

"guardate il sorriso guardate il colore
come giocan sul viso di chi cerca l'amore
ma lo stesso sorriso lo stesso colore
dove sono sul  viso di chi ha avuto l'amore"

In fondo forse proprio il chimico è capace di amare fino alla morte perché capace di lasciarsi guidare dalla passione. Un esperimento sbagliato che valeva la pena di rischiare, parafrasi della vita stessa e dell’attitudine a vivere ogni attimo senza lasciare indietro un solo respiro. 

D’altra parte amare è gioire e soffrire in continuazione, la più dolce delle sofferenze, la più sublime delle gioie.

O forse non ho capito niente e sono solo una romantica impenitente

Solo la morte m'ha portato in collina 

un corpo fra i tanti a dar fosforo all'aria 

per bivacchi di fuochi che dicono fatui 

che non lasciano cenere, non sciolgon la brina. 

Solo la morte m'ha portato in collina. 

 

Da chimico un giorno avevo il potere 

di sposare gli elementi e di farli reagire, 

ma gli uomini mai mi riuscì di capire 

perché si combinassero attraverso l'amore. 

Affidando ad un gioco la gioia e il dolore. 

 

Guardate il sorriso guardate il colore 

come giocan sul viso di chi cerca l'amore: 

ma lo stesso sorriso lo stesso colore 

dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore. 

Dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore. 

 

È strano andarsene senza soffrire, 

senza un voto di donna da dover ricordare. 

Ma è fosse diverso il vostro morire 

vuoi che uscite all'amore che cedete all'aprile. 

Cosa c'è di diverso nel vostro morire. 

 

Primavera non bussa lei entra sicura 

come il fumo lei penetra in ogni fessura 

ha le labbra di carne i capelli di grano 

che paura, che voglia che ti prenda per mano. 

Che paura, che voglia che ti porti lontano. 

 

Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare 

guardate l'ossigeno al suo fianco dormire: 

soltanto una legge che io riesco a capire 

ha potuto sposarli senza farli scoppiare. 

Soltanto la legge che io riesco a capire. 

 

Fui chimico e, no, non mi volli sposare. 

Non sapevo con chi e chi avrei generato: 

Son morto in un esperimento sbagliato 

proprio come gli idioti che muoion d'amore. 

E qualcuno dirà che c'è un modo migliore. 

 

 
 
 

*

Post n°956 pubblicato il 05 Maggio 2010 da koradgl1
 
Tag: Me

Così come c’è un momento in cui le scarpe cominciano a starti comoda, c’è un momento in cui i ricordi non ti feriscono più  e certi sguardi non ti fanno più voltare indietro. Lo  scopri per caso, tra la gente o forse in riva a un sogno, o passando davanti ad un cassonetto dove inspiegabilmente ti fermi a gettare le cose inutili. Nel frattempo hai girovagato sui sentieri conosciuti cercando di far combaciare i passi di due orme troppo diverse, come quando da bambina sulla sabbia  umida cerchi di infilare il tuo piedino dove prima è passato un adulto, il suo tallone contiene tutto il tuo piedino eppure insisti a confrontarlo anche al passo seguente per poi scoprire crescendo che il tuo piedino non aveva nulla da  invidiare. 

E’ l’attimo della scoperta della consistenza di te.

Seduta su una panchina tra gli alberi o su una duna vista mare riprendi il tuo vecchio taccuino...

Leggi tutti i tuoi appunti sulle strade sicure che ti imponevi di percorrere per non urtare contro i palazzi della delusione,  leggi le mille domande, gli infiniti sé e ma, leggi le tue stesse risposte che neanche tu stessa condividi ed è tra quelle frasi incomplete e frammentate, tra  le aspettative disattese e i bilanci in perdita che alla fine trovi quello che per te è più importante. Il coraggio di lanciarti nella sfida dei cambiamenti. Il cestino è lì a portata di mano getti quel taccuino perché i ricordi sono lì una piccola cicatrice te li farà conservare per sempre,  testimonierà sempre la tua forza  di vincere la tempesta .  E sorriderai di quelle neanche tanto lontane notti insonni. Forse è davvero così che si impara a sorridere.

Sorridere alla vita che non smetterà mai di sorprenderti. A quell’istante  che rapisce il tuo pensiero verso altri lidi. Alla scoperta di essere insieme pietra e fiume che ti conduce fino a quell’onda salata che ti eleva facendoti perdere il senso del cielo e della terra.

Sorridere immaginando un arco di speranza che congiunge le più grandi immensità di cielo mare mostrando un arco perfetto da cui scoccare una freccia che corre dritta al cuore. A un bel sogno che ti vede allargare il respiro al profumo di tamerici confuso con un che di salmastro e con la voglia di dire a quell’emozione che è la stessa vita che ti bacia sulle labbra e ti sussurra raccoglimi...

Sorridere alla tua voglia e giuramento di stringerla forte per non  perderne neppure un infinitesimale sospiro e nessuna sorpresa possa ancora offrirti.

 

 
 
 

*

Post n°955 pubblicato il 01 Maggio 2010 da koradgl1
 
Tag: Me

Lo so di questo tempi si dovrebbe andare a Torino a visitare la Sindone, 

ma che ci posso fare, ognuno ha le sue icone preferite ed anche io ho la mia.

Io vado e torno subito, voi non fate i bravi se potete...

 
 
 

Primo Maggio di lotta.

Post n°954 pubblicato il 30 Aprile 2010 da koradgl1
 

Roma, 30 apr. (Adnkronos) - Il tasso di disoccupazione si posiziona all'8,8% (+0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e +1 punto percentuale rispetto a marzo 2009). Lo comunica l'Istat sulla base della stima provvisoria. È il dato peggiore dal 2002. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 27,7 %, con un calo di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 2,9 punti percentuali rispetto a marzo 2009
Il numero di inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni, è pari a 14 milioni 907 mila unità, con una riduzione dello 0,2 % (-24 mila unità) rispetto a febbraio 2010 e un aumento dell'1,6 % (+239 mila unità) rispetto a marzo 2009. Il tasso di inattività è pari al 37,8 % (-0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto a marzo 2009).
Il numero di occupati a marzo 2010 è pari a 22 milioni 753 mila unità (dati destagionalizzati), in calo dello 0,2% rispetto a febbraio e inferiore dell'1,6 % (-367 mila unità) rispetto a marzo 2009. Il tasso di occupazione è pari al 56,7% (inferiore, rispetto a febbraio, di 0,1 punti percentuali e di 1,1 punti percentuali rispetto a marzo dell'anno precedente). Il numero delle persone in cerca di occupazione risulta pari a 2 milioni 194 mila unita', in crescita del 2,7 % (+58 mila unità) rispetto al mese precedente e del 12 % (+236 mila unità) rispetto a marzo 2009.



Qualcuno obietterà dicendo di guaradare con ottimismo al futuro, in fin dei conti la Grecia è sull'orlo del fallimento e  la Spagna ha un tasso di disoccupazione ben più alto che si assesta intorno al  20% ed ha visto, in settimana, il declassamento del rating da parte di Standard & Poor’s.
In realtà il fenomeno è di portata maggiore di quanto si voglia far conoscere. La Grecia avrà i suoi aiuti ormai è certo, sarà costretta ad accettare ogni condizione imposta e cioè la riduzione della spesa pubblica e l’aumento delle tasse  con conseguenza di vederla precipitare nel baratro della deflazione e mi sembra improbabile che il deficit ed il rapporto debito/PIL possano veramente scendere per cui quei soldi serviranno solo a posticipare il problema di insolvenza. Certo salveranno la facciata, ma a quale costo?
Temo che sarà un'infezione purulenta che farà tutte le sue vittime intorno a sé.
La situazione della Spagna ne è un cattivo presagio in tal senso una volta adescato l'effetto domino cosa accadrà? Nella fattispecie cosa si sta facendo per porre rimedio a questa situazione? Come reagiscono i vari paesi?
La Spagna è quella che forse presenta un mercato e un'organizzazione economica più simile a quella nostrana, una produttività ancora ferma su strutture e settori tradizionali poco incline all'innovazione e un mercato del lavoro che ha visto la crescita dei contratti a progetto, che se da un lato hanno permesso un valido aiuto negli anni antecrisi favorendo la crescita, dall'altra al primo accenno hanno prodotto una miriade di giovani disoccupati ai quali, insieme al lavoro, sono state scippate anche le speranze del futuro.
La Spagna lo ha capito. La Spagna ha riconosciuto la gravità della situazione e sta impiegando notevoli sforzi per trovare una soluzione.
L’emergenza occupazionale è giornalmente oggetto di dibattito pubblico, sia nel governo e nel parlamento che sui giornali, nelle università e nella società civile.
Alcuni economisti hanno redatto un disegno di legge sulla ristrutturazione della strttura della produzione cercando di supportare alcuni deputati nell’identificazione di misure appropriate sul fronte innovazione e formazione.
Il discorso è ampio ed aperto e vede l'impegno della gente comune come quello dei rappresentanti.
Da noi purtroppo il dibattito pubblico è incentrato sulla ripresentazione del Lodo Alfano, sul blocco delle intercettazioni, sulle prescrizioni e impedimenti vari, di insegnanti autoctoni, di beghe di partito, e di chissà quanto altro ancora, meno che delle sorti del paese, che forse mai come in questi tempi ha visto piccola borghesia e lavoratori accomunati da un futuro decisamente incerto se non nefasto.
E la gente in tutto questo? La gente continua a subire in silenzio, un silenzio complice



Buon Primo Maggio di lotta.

 

 

 
 
 

Pensieri di un dormiveglia

Post n°953 pubblicato il 30 Aprile 2010 da koradgl1
 
Tag: Me

Cercare la luna in alto nel cielo e scoprirla dietro un tetto...

Sapere l'orizzonte una meta irraggiungibile e provare a sollevare la sua tendina per vederci oltre...

Sentirti radicata saldamente e ritrovarti magicamente su una nuvola...

Sognare un prato di papaveri e rivederti bambina che corri negli immensi campi fioriti...

Cercare gratificazione dalle cose e renderti conto che sono solo vuoti a perdere...

Credere che la vita scivoli via vuota e capire che continua sempre più ad essere uno splendido pieno a rendere...

Perché in fondo per vincere la paura di volare basta solo un tuffo nel cielo.

 
 
 

Elucubrazioni senza senso di un pomeriggio di primavera

Post n°952 pubblicato il 29 Aprile 2010 da koradgl1
 
Tag: Me

Ore. Giorni tutti uguali. Mesi passati a cercare di camminare senza inciampare nei tuoi pensieri mentre una potenza distruttrice vorrebbe far saltare castelli e muraglie, una inspiegabile necessità di distruggere le cose. Finanche quelle buone. Nessuna traccia residua. Come se non si potessero ricreare e ricordare. Lasciarsi alle spalle volti e parole. Assurdamente, invece proprio allora ci si scopre a rivivere in quei castelli. Una specie di cammino del gambero che tiene in equilibrio.

Poi è un attimo folle. L’istante impercettibile dello sblocco. Come quando a scuola credevi di non saper risolvere un problema. Stai lì fissa su quel foglio, ci rimugini ed inaspettatamente vedi la soluzione, prendi blocco matita ed i conti tornano.

Guardi quella fettina di limone acre che hai addentato pur sapendola aspra, quella in cui affondavi i denti per non lasciarla scappare convinta di non poterne fare a meno,  e ti rendi conto che di fatto serviva solo ad insaporire il tuo the. Potevi farne a meno. La disillusione scompare  sostituita solo dal tuo stupore per la capacità di avanzare speditamente anche senza chi si è perso per strada.

E ora non c’è più  l’istinto di voltarsi indietro.

Resta quello di tendere le mani.

Resta quello di dire, agire, pensare.

Resta quello di riempire i polmoni perché è passato il temporale e fuori potresti riassaporare l’odore di fresco degli ulivi bagnati

Stringi la giacca sul petto e puoi ascoltare quella canzone ripulita dal senso di malinconia...



 
 
 

Novecento

Post n°951 pubblicato il 28 Aprile 2010 da koradgl1
 
Tag: Cinema

 

Non so se sia il più bel film che io abbia mai visto, ma sicuramente uno che lascia il segno e nonostante la durata ti tiene incollato allo schermo, o come me stanotte al monitor del pc, per tutto il tempo fosse anche l’intera notte. Mi riferisco al capolavoro “Novecento” di Bertolucci che è sempre piacevole rivedere. 
Uno spaccato di quella storia d’Italia che viene continuamente vilipesa con ogni tentativo di stravolgimento.
Alfredo e Olmo, nati nello stesso giorno sono dalla nascita diversi figlio di una nuova borghesia uno e di poveri diseredati l’altro.
Uno padrone con tutti i mezzi di produzione l’altro destinato allo sfruttamento per la sua capacità lavorativa e la mancanza dei mezzi per esprimerla.
Diversi nel loro essere sin dalla nascita vivranno e resteranno tali fino alla fine dei loro giorni. Alfredo e Olmo incarnano nel loro stesso essere la lotta di classe tra capitale e lavoro. 

Borghesia e proletariato.

E questo fa di questo film  il manifesto cinematografico della lotta di classe.

Sullo sfondo di mezzo secolo scorre quella  triste realtà di padroni arricchiti da una parte, bestie da soma dall’altra in una lotta scaturita dalla coscienza di classe.

Lavoratori sfruttati di fatto schiavi dei padroni finalmente arrabbiate si ribellano. 

Padroni impauriti armano squadracce per imporre con la forza quell’ordine indispensabile e consono al capitale che non conosce senso umano. 

Ma il tempo scorre e con esso passano sulle scene le stagioni storiche dello sviluppo. 

Dopo il regime padronale ventennale, il tetro inverno, si fa largo la rinascita partigiana, la primavera e con essa sembra giunta la resurrezione degli oppressi.
Poi le scene finali ridanno una dimensione umana alla storia, quella storia che oggi si vorrebbe stravolgere con uno scellerato revisionismo. 
Alfredo Berlinghieri  subirà un processo sommario da Olmo creduto morto  che ritorna per ristabilire che ci sono legami  umani indissolubili che neppure le vicende della storia truce possono distruggere.
Lo sfruttato salva la vita al padrone condannato ad una morte virtuale, la morte della parte malvagia e la salvezza di quella parte interiore che riporta ai giochi d’infanzia e li vedremo insieme in un'Italia finalmente liberata dalla lotta partigiana.

Emozionante rivedere i viso di De Niro e Depardieu ragazzi mostri di bravura nelle loro interpretazioni e Sutherland non è da meno per intensità nella sua parte quasi ripugnante.
A questo si unisce la magistrale direzione di Bertlucci capace di farci sentire perfino i profumi e i sapori del tempo, poi una colonna sonora splendida e una fotografia davvero mirabile.
Anche con le sue 5 ore lo rivedrei ancora e ancora, per poter correre all’impazzata accanto a quella locomotiva.

 

Ma il padrone morto è più vivo che mai.

E oggi nei campi pugliesi i braccianti locali ed immigrati lavorano ancora in nero, lavorano per arricchire i caporali, lavorano per quei padroni che ancora li considerano bestie da soma. 

 

E non ci può meravigliare delle rivolte degli immigrati di Rosarno quando si conosce il tessuto della vita nelle campagne, li si dovrebbe solo ringraziare.  

 

 
 
 

Forse è solo la febbre

Post n°950 pubblicato il 25 Aprile 2010 da koradgl1
 

Notte di ticchettio della pioggia sui vetri della finestra.

Notte di immagini proiettate in quel magico stato che non è sonno e non è veglia.

Notte di pensieri senza senso o forse più semplicemente di paura di leggere il loro significato.

Notte di una signora in abito leggero che prende forma dai pensieri e osserva  il tuo  dormiveglia fatto di capelli scompigliati dall’incapacità di tenere fermo il capo sul cuscino E lei con la sua grazia e delicata eleganza fissa la tua anima e ti sembra di udire quella voce che come il canto di usignolo mentre in punta di piedi varca la soglia del tuo intimo. Risale piano e si posa  sui rami attorcigliati dei tuoi pensieri per sciogliere i grovigli all'apparenza indistricabili. 

Lei pazientemente rimuove le foglie rinsecchite, libera le gemme nuove e lentamente ti parla con voce soave. Ne sei stregata al pari di Ulisse al confronto delle Sirene e lei carezzandoti continua a raccontarti la sua storia...

”Vedi io sono il tuo fiume che scorre verso il mare, il percorso è vario hai incontrato ciottoli levigati, coralli preziosi, ripide spaventose continuerai a scivolare su questo letto a volte dal fondale morbido ed accogliente altre sbatterai contro spuntoni acuminati, incintrerai altre curve , pendii o calmi rettilinei. Ogni singolo elemento ti farà crescere. Quei detriti che trascini con te ti saranno di aiuto in questo tuo cammino. Ora pensi che tutto sia difficile, eppure ti sei staccata dal macigno che rischiava di annegarti , ti manca ancora un  passo cerca in te quel coraggio e a breve il tutto si ricomporrà comprenderai che le cose vivono per l’importanza che le si dà, anche quel senso di malessere che sembrava insopportabile tempo fa sprofondato fino al fondale potrà essere ripulito. Insistenza. Fermezza. Tenacia. Pazienza. E poi inaspettatamente il chiasso dei pensieri cesserà e ti scoprirai a ridere dell’insensatezza di questa notte. E rideremo insieme come matte di questi impuniti eventi, alzeremo i calici e festeggeremo dicendoci - Ricordi quando appena qualche mese fa sembrava tutto insuperabile? Ce l’abbiamo fatta. Dillo forte ce l’ho fatta. Ripetilo. Io, sì proprio io ce l’ho fatta!- e avrai ancora il tuo fiume che ti condurrà verso l’amato mare”

E appena senti di amare quella signora lei sa di averti ridato la quiete e la speranza.

Così voltandoti nel letto per tenderle la mano vedi il suo vestito trasformarsi in veli e scivolare nel vento. Intanto  la sua dolce voce canta

“si sono io, sono il tuo meraviglioso unico irripetibile fiume, chiamato vita”

E tu la senti di nuovo forte dentro te.

 
 
 

Ora e sempre Resistenza

Post n°949 pubblicato il 25 Aprile 2010 da koradgl1
 

La Resistenza ieri e oggi

di Massimo Rendina* (Liberazione del 25 aprile 2010) 
A sessantacinque anni dalla Liberazione i sentimenti si confondono con le considerazioni. I sentimenti. Con il 25 aprile 1945, data dell'insurrezione delle città del nord e delle battaglie dei partigiani contro i nazifascisti, mentre gli Alleati proseguivano l'offensiva finale, distanti di alcuni giorni, stavamo, noi combattenti del Corpo Volontari della Libertà, per riacquistare i nostri veri nomi che avevamo celato con quelli falsi di battaglia, soprattutto per paura delle ritorsioni nei confronti dei famigliari. Ovviamente ciò passava in secondo piano rispetto alle operazioni militari, al salvataggio degli impianti industriali, dei manufatti, del nostro patrimonio fisico che i pionieri nazisti avrebbero distrutto, ragione prima dell'insurrezione anticipando gli Alleati, ma che assumeva ugualmente il significato emblematico, simbolico, della conquista della libertà coincidente con la dignità umana. L'affermazione della dignità umana, nel riconoscerci l'un l'altro uniti nel medesimo destino con la propria identità, era tra i motivi principali della Resistenza, in antitesi con la concezione nazifascista che disumanizzava anche le vittime delle stragi, così che nei rapporti militari non trovi che uomini, donne, vecchi, bambini sono stati eliminati, distrutti, ma pacchi o capi di bestiame. Cancellazione totale della persona come totale era quella guerra mondiale dove i civili vennero colpiti, da una parte e dall'altra, alla stessa stregua dei militari. Ricordiamoci le cifre dei morti: 32 milioni di militari, 20 di civili, 26 milioni di creature nei lager nazisti o nei campi giapponesi. 
Le considerazioni. Rievocare il 25 aprile significa cercare nella Resistenza un progetto politico per verificarne l'attuazione? Non c'era nella Resistenza un progetto statuale anche per la ritrosia dei partiti del Cln di formulare progetti rispondenti alla propria ideologia per tema di rompere l'unità interpartitica ma anche per ragioni di opportunità politica: i comunisti nel volere la democrazia avulsa dall'autoritarismo del sistema sovietico, ma ugualmente fedeli alla volontà di realizzare il comunismo egualitario dell'umanesimo marxista, i cattolici timorosi di essere tacciati di clericalismo, i liberali - la tesi era di Benedetto Croce - desiderosi di tornare al prefascismo, considerando il ventennio fascista una parentesi storica. Solo Lombardi, per gli azionisti, avanzò l'idea che al Cln si sarebbe dovuto affidare l'avvio della democrazia e della ricostruzione. 
Prevalse la volontà di dare ai Padri Costituenti il compito di disegnare la Carta, decisione assunta a qualche mese dalla Liberazione, così che riconquistata la libertà la Costituzione non sarebbe derivata direttamente da un progetto definito (neppure del resto abbozzato) del Cln, ma dalla interpretazione dei Costituenti, molti partigiani, con i valori e propositi dell'antifascismo e resistenziali, il pensiero rivolto anche alla Rivoluzione Francese, ai dettami della Costituzione della Repubblica Romana risorgimentale e della Costituzione americana, nonché ai principi adottati con la nascita delle Nazioni Unite a San Francisco. Diremmo quindi, quelli della Resistenza, principi elementari, opposti, in temini di libertà e solidarietà, alla ideologia nazifascista del popolo eletto (Herrenvolk, letteralmente popolo dei signori) chiamato, con l'invenzione senza fondamento storico e scientifico della razza ariana, a dominare il mondo, liberandolo drasticamente dalle contaminazioni fisiche e morali, in prima fila da sacrificare gli ebrei. L'opera di purificazione era cominciata in Germania con l'eliminazione fisica dei malati cronici, seguita dall'olocausto degli ebrei e soppressioni di etnie slave, di zingari, omosessuali e altri nelle fabbriche della morte, come ha definito i lager anna Arendt. La complicità italiana, specie con la Repubblica di Salò, è ampiamente documentata. Ma veniamo ai giomi nostri, per chiederci la ragione del vuoto culturale anche a sinistra, quasi adagiata sulla sacralità della Costituzione, come fosse sufficiente a garantire e promuovere la democrazia senza un autentico produttivo sforzo di comprendere i cambiamenti della società e corrispondervi. Un vuoto accentuato dalla caduta del Muro di Berlino e da Tangentopoli, che hanno favorito la pseudo novità salvifica e persino progressista (mistificatrice) del berlusconismo cui non si è opposta la cultura della Liberazione, approfondita, aggiornata, superando le remore del tempo e le cautele del momento storico esemplificato da quel 25 aprile 1945. Viviamo nell'epoca di un capitalismo finanziario brutale che minaccia le sorti dell'umanità coinvolgendola nel dissesto del pianeta. La denuncia della Fao che più di un miliardo di persone delle aree del sottosviluppo potrebbero morire di fame sembra essere rimasta senza eco. 
Riscoprire i valori della Resistenza significa agire con il senso morale che spinse i partigiani (rileggiamo il filosofo Antonio Banfi), con quello patriottico, a prendere le armi. Mutati i tempi, abbandonato il mito palingenetico della violenza rivoluzionaria, appare vieppiù necessario praticare un'efficiente azione unitaria politica a fronte dell'involuzione democratica a modello aziendalista padronale dove predomina la mentalità parafascista. 
* comandante di brigata delle formazioni Garibaldi

News image

 

Ora e Sempre Resistenza!

 

LO AVRAI CAMERATA KESSELRING

IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI

MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI

DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO

NON COLLA TERRA DEI CIMITERI

DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI

RIPOSANO IN SERENITÀ

NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE

CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO

NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI

CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI

PIÚ DURO D'OGNI MACIGNO

SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO

GIURATO FRA UOMINI LIBERI

CHE VOLONTARI S'ADUNARONO

PER DIGNITÀ NON PER ODIO

DECISI A RISCATTARE

LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE

AI NOSTRI POSTI CI TROVERAI

MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO

POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO

CHE SI CHIAMA

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

 

 
 
 

Ipazia

Post n°948 pubblicato il 23 Aprile 2010 da koradgl1
 

Ogni donna conosce bene, perché vissuti sulla propria pelle, gli ostacoli insormontabili che le si pongono sul cammino, in un mondo in cui la sopraffazione ha radici ataviche che scendono fin nella notte dei tempi e sulle quali le religioni hanno tratto la cultura misogina comune a tutte o quasi e non certo prerogativa solo di quella islamica spesso demonizzata solamente perché sconosciuta.
Di fatto esaminando la religione cristiana non c’è molto da stare allegri per il continuo paragone tra eva, maria e la maddalena. Queste figure sono una specie di assi che il misogino ha sempre a sua disposizione. La vergine madre è la sola figura femminile assurta ad un ruolo importante da comprimario e, agli albori del cristianesimo, anche decontestualizzata dal dualismo moderno che ci vuole madonne o puttane senza via di scampo, sviluppatosi poi grazie ai vari studiosi della chiesa che hanno pensato che l’uomo sia fatto ad immagine spirituale di Dio e Maria, la prescelta, la benedetta tra le donne,  in quanto vergine incontaminata dalla carnalità in antitesi ad Eva simbolo per eccellenza di tutte le altre donne che indurrebbero al peccato. Una storia che si ripete all’infinito e che culmina nella caccia alle streghe, o nei manicomi cui venivano recluse le ragazze che osavano ribellarsi a questo stato di cose precostituite. Qualsiasi atteggiamento d'indipendenza, qualsiasi sfida o resistenza alla posizione dominante degli uomini venivano duramente repressi e rinchiusi nella categoria della devianza o della pazzia. O della stregoneria.
Esce oggi, finalmente, nelle sale Agorà dopo essere stato sottoposto a censura preventiva, ma fortemente voluto dalla gente ed invocato a gran voce dal popolo della rete.
Dire al mondo che il cristianesimo è stato segnato dai fondamentalismi fa paura a questo mondo specie quando poi narra di una martire pagana che forse per prima combatté la sua personale battaglia tra scienza e fede.

La fama di Ipazia ingiustamente oscurata forse è giunta fino a noi solo a causa della sua tragica fine

Quella femmina fatta a pezzi... (Alessandra Colla)


"Seguace delle dottrine neoplatoniche, e orientata verso una conciliazione delle teorie platoniche e aristoteliche, divenne ben presto celebre per il suo vasto sapere e per la sua bellezza: nei suoi Poèmes antiques Leconte de Lisle ne fa una giovane donna, e parla dello «spirito di Platone» e del «corpo di Afrodite» mirabilmente congiunti. La realtà storica è un po’ diversa, giacché nel 415 Ipazia doveva avere all’incirca fra i quarantacinque e i cinquantacinque anni. Autrice indubbia di commenti a opere di Apollonio, Diofanto e Tolomeo, di lei non ci è giunto alcuno scritto, ma si sa che le sue lezioni erano frequentatissime in grazia della sua abilità di oratrice e del suo scrupoloso attenersi al pensiero autenticamente platonico e aristotelico. In un’epoca in cui l’oscurantismo tipico di un sistema statale corrotto e fatiscente si compiaceva di fariseismi e cacce alle streghe (e più che mai la donna e la ragione erano considerate opera delle potenze maligne), la vergine Ipazia era (stando a quanto ne dice ancora Cassiodoro Epifanio) stimata e rispettata «per la sua castità e integrità di costumi». Non bastano quindi — non possono bastare — l’invidia, la maldicenza e il risentimento in senso nietzscheano a spiegare la fine oltraggiosa riservata a Ipazia da un gruppo di straccioni fanatici: a monte, sicuramente, c’è ben altro.
Nonostante l’atmosfera di terrore e di morte aleggiante su Alessandria in disfacimento, simbolo della ben più vasta crisi che stava attanagliando tutto il mondo civile allora conosciuto, e a dispetto dell’ardore religioso troppo presto e troppo facilmente mischiato all’ingiustizia della forza e del numero, non mancavano gli spiriti liberi: fra questi erano Sinesio [7], allievo di Ipazia prima e vescovo cristiano poi, che non mancò mai di intrattenere con lei rapporti di pura e profonda amicizia, né venne meno, anche dopo la conversione, agli elevati precetti filosofici neoplatonici; e Oreste, prefetto di Alessandria, del quale ancora Cassiodoro ci dice che s’incontrava di frequente con Ipazia, presumibilmente per gli stessi motivi di Sinesio. In realtà (almeno secondo quanto riporta la Historia ecclesiastica tripartita), sembra che nei tempi immediatamente precedenti l’assassinio di Ipazia — non viene specificato se si tratti di giorni, settimane, mesi o forse di più ancora: ma non ci sembra improbabile supporre un lasso di tempo piuttosto lungo, se ci soffermiamo un attimo a considerare le conseguenze scaturite dagli editti del 391 e 392 — sembra, dunque, che violenze e soprusi venissero perpetrati ai danni dei cristiani di Alessandria e delle zone limitrofe. Gli incidenti non dovettero essere, tutto sommato, di scarsissima rilevanza, se è vero che i monaci del deserto (cui fa cenno Leconte de Lisle) stanziati sul monte Nitia calarono su Alessandria e «nel nome di Cirillo diedero zelantemente inizio a scontri» con la popolazione. I primi tumulti non ebbero un esito molto felice per i monaci, giacché si conclusero con l’uccisione di Ammonio, uno dei quattro «venerabili uomini» che «reggevano i monasteri dell’Egitto» (gli altri tre erano Dioscoro, Eusebio ed Eutimio).
Fu probabilmente in quell’occasione che Ipazia, preoccupata dell’incolumità di quanti le erano cari, consigliò Oreste di diradare e fors’anche di interrompere i rapporti, soprattutto quelli di amicizia, col vescovo Cirillo. L’ascendente di Ipazia sulle autorità civili di Alessandria, del resto, doveva essere notevole, e non si limitò forse a manifestarsi solo in questa circostanza: certo è che la Historia ecclesiastica tripartita e altre fonti ancora testimoniano che Ipazia venne ritenuta colpevole delle persecuzioni nei confronti del vescovo Cirillo — persecuzioni seguite alle intemperanze giustificate dai monaci del deserto, a torto o a ragione, nel nome, appunto, di Cirillo —, e per questo motivo massacrata barbaramente. A pochi giorni dalla celebrazione di un nuovo rito d’amore, la Pasqua, nel nome di un nuovo dio di misericordia… "


Essere colta, bella ed intelligente faceva paura allora e probabilmente anche oggi perché spezza quel dualismo preconcetto di bello o intelligente alla base della mercificazione dei corpi femminili e della denigrazione del nostro operato.  Ipazia  è vista quasi come un’ aliena, se solo ci si guarda intorno e si considerano i modelli femminili che oggi si offrono e ci vengono offerti.
E fa paura che si mostrino gli orrori dei fondamentalismi da qualsiasi parte giungano, ancor più in Italia dove duemila anni di Vaticano non sono una realtà da sottovalutare, e il peso del condizionamento cristiano-cattolico sul costume e sulla società italiani si fa sentire fin troppo spesso, dal caso Englaro alla RU486, all’ingerenza politica in senso stretto.
In realtà quel film non è un complotto contro il cristianesimo, non è contro una o l’altra delle religioni ma contro ogni eccesso, perciò parlando di complotto forse la chiesa voleva tutelarsi dall’ennesima brutta figura.

 
 
 

C'è post@ per me

Post n°947 pubblicato il 21 Aprile 2010 da koradgl1
 

Buongiorno gente, va tutto bene ho solo il pc rotto, ora uso quello dell'ufficio, ma con tempi assolutamente ristretti rispetto alla tranquillità di casa.

Vorrei parlare della teoria castelliana delle province inutili, delle correnti che fanno prendere freddo al pdl, del lassismo del pd meno elle, ma per il motivo suddetto non mi è possibile, inoltre il solo pensiero di quella gentaglia mi provoca una certa acidità di stomaco e perciò credo che sia meglio ridere.

Stamattina mi sono riaffacciata qui per un veloce saluto e per guardare la posta.

Ed ovviamente ho avuto la solita conferma che spesso avere la messaggeria piena è positivo, infatti se qualche giorno fa non l'avessi liberata ora non sarei stata costretta a leggere quanto segue

"mamma mia....kiamate il 118.....la croce rossa....la misericordia....biancaneve e i sette nani.....mado'... dopo aver visto il tuo profilo....sono rimasto così flesciato...ma kosi flesciato... ke sto andando in arresto cardiocircolatorio....kiamate Dottor House ed dottor alban u' dj...scherzi a parte...nn la trasmissione ovviamente....6 una bellissima donna..spero ke mi risponderai.......mi bastano anke dai 30 ai 40 secondi...ahahah...se cosi nn fosse sai ke faccio... in segno di protesta mi vado ad inkatenare al Ponte Girevole di Taranto e kiamo anke STUDIO 100 ahahaha"

Come dice un amico " ce n'è di fauna in giro" ed io me ne farò una ragione prima o poi.

 
 
 

Il trionfo della speranza

Post n°946 pubblicato il 15 Aprile 2010 da koradgl1
 
Tag: Me

La melodia mi invita alla danza

ancora incedo a passi leggiadri 

sul fragile filo dell’esistenza

tra evanescenza e nostalgia

cedendo alla brama del sogno

discendo nel mondo incantato

Fisso scivolare una muta lacrima

per morire nel vuoto di una mano

poi volgo lo sguardo all’altra

che apre la bottiglia dell’utopia

e  rincorrendo i sogni tra le stelle

mi siedo  sulla coda della luna.

Nel sognatore la speranza
non morirà mai

 

 
 
 

Un blasfemo

Post n°945 pubblicato il 14 Aprile 2010 da koradgl1
 

Faber ha un posto speciale nel mio cuore.

La sua poesia, il suo cantare la gente umile coi suoi insegnamenti magistrali che scaturiscono dai drammi della vita toccano sempre le corde più intime dell’anima.
Da quando la mia fede è scemata mi ci riconosco sempre di più.
Ogni giorno toccando le contraddizione del clero mi chiedo se non siamo noi blasfemi i veri seguaci di cristo, quel cristo che incontro ogni giorno nel reietto dalla società bigotta.

"Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
mi cercarono l’anima a forza di botte
"

Il cristo che è la persona comune. Quella signora della notte che smessi i tacchi e il trucco lotta ogni giorno col perbenismo di chi la condanna con le parole, ma continua a cercarla. Quel ragazzo condannato e massacrato a forza di botte per 20 gr. di fumo. Quella bambina di 13 mesi lasciata morire rifiutata perché fuorilegge per u timbro mancante. Quell’uomo malato di mente lasciato legato per ore ad un letto dimenticato al punto di accrgersi della sua morte solo dopo 6 ore. Quella ragazza lasciata agonizzante su un sottotetto di una chiesa senza che nessuno udisse un lamento....
Tanti si sentono sono custodi della verità.
Una verità che forse non può essere mai assoluta, ma che può sempre dare spazio ad altre interpretazioni che non sono "il giardino incantato" delle coscienze fuorviate da un clero che nasconde e nega in modo becero la conoscenza del male quando l'uomo scandalizzato e confuso allunga le dita ad afferrare la mela proibita.

"è proprio qui sulla terra la mela proibita, 
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato..."

 

Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore, 
più non arrossii nel rubare l'amore 
dal momento che Inverno mi convinse che Dio 
non sarebbe arrossito rubandomi il mio. 

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino, 
non avevano leggi per punire un blasfemo, 
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte, 
mi cercarono l'anima a forza di botte. 

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo, 
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo, 
nel giardino incantato lo costrinse a sognare, 
a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il male. 

Quando vide che l'uomo allungava le dita 
a rubargli il mistero di una mela proibita 
per paura che ormai non avesse padroni 
lo fermò con la morte, inventò le stagioni. 

... mi cercarono l'anima a forza di botte... 

E se furon due guardie a fermarmi la vita, 
è proprio qui sulla terra la mela proibita, 
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato, 
ci costringe a sognare in un giardino incantato, 
ci costringe a sognare in un giardino incantato 
ci costringe a sognare in un giardino incantato.
 

 
 
 

Vergogne italiche...

Post n°944 pubblicato il 12 Aprile 2010 da koradgl1
 

A volte mi chiedo quale male oscuro abbia invaso il nostro paese, quale assurda follia se ne sia impossessata. 

Ci chiedono di fare quadrato sull'appartenenza a questo suolo patrio per cose futili, che possono essere le canzonette sanremesi, le partite di calcio ecc. poi quando accade che si accusino ingiustamente degli uomini che prestano la loro opera al servizio degli altri dei più bisognosi d'aiuto mettendo a rischio la loro stessa vita qualcuno afferma che ci si debba vergognare. Tutti i media hanno condannato a priori i tre membri dello staff di Emergency senza possibilità di appello, stamattina molti commenti della gente comune erano che in ogni gruppo ci sono degli infiltrati. 

Come succede fin troppo spesso, la gente parla coi termini della tv, è bastato ascoltare frattini dire che ci si debba vergognare per seguirne l'esempio, tanto difficilmente qualche media che non siano "il manifesto", "liberazione", "l'unità", "il fatto" racconteranno la verità, ma si sa quelli cono comunisti mica come minzolini e poco importa se gli afghani stessi abbiano ritrattato le accuse, bisogna comunque spostare l'attenzione altrove. Basterebbe anche solo un pizzico di logica per pensare al complotto, vorrei sapere se a qualcuno sembra plausibile che un infiltrato terrorista lasci in bella mostra in un ospedale una cassa di armi. In un paese civile si farebbe quadrato con i connazionali difendendoli strenuamente, qui no. Qui alla notizia falsa di una confessione si grida allo scandalo e alla vergogna senza nemmeno lasciarsi sfiorare dal dubbio che anche se confessione ci fosse stata e non c'è, laggiù l'unico modo per salvarsi dalle torture è la confessione. L'istinto di sopravvivenza poterebbe chiunque a confessare qualsiasi cosa.

Dal sito ufficiale di Emergency Sabato 10 aprile militari afgani e della coalizione internazionale hanno attaccato il Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah e portato via membri dello staff nazionale e internazionale. Tra questi ci sono tre cittadini italiani: Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani.

Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi EMERGENCY ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso.

Ogni volta quale grande colpa abbiamo da espiare per avere certi ignoranti, incivili, mentecatti a reggere la nostra vita. 

Comunque una cosa di cui dovremmo davvero vergognarci, una delle tante, è accaduta nella civilissima opulenta Milano, siamo stati capaci di far morire una bambina di 13 mesi negandole le cure per una tessera sanitaria scaduta e questa si che è una cosa raccapricciante che ci dovrebbe far sentire ribrezzo.

Da Repubblica Rifiutata dall’ospedale perché le era scaduta la tessera sanitaria, una bambina nigeriana di 13 mesi muore poche ore dopo. Il padre, in regola con il permesso di soggiorno, aveva appena perso il lavoro e non poteva rinnovare il documento che forse avrebbe strappato la piccola alla morte

Fino a quando continueremo a portare i nostri cervelli all'ammasso convincendoci che tutto vada bene?

 
 
 

Inchiostro inciso nell'anima

Post n°943 pubblicato il 10 Aprile 2010 da koradgl1
 

Quella scatola era stata lì riposta in quell’angolo nascosto della soffitta per tanto tempo, non ricordavo neanche più la sua esistenza o forse, più semplicemente, troppo presa dalla vita frenetica l’avevo accantonata nel limbo riservato ai ricordi preziosi da tirare fuori quando la nostalgia sarebbe diventata insopportabile.
Ed eccola lì. La vecchia scatola di latta, quella con la stampa di papaveri rossi.
Da sempre ho una specie di mania ossessiva dei colori, ricordo ancora le mie agendine che avevano il compito di custodire ed archiviare i pensieri, le emozioni e i ricordi. C’era tutta me e il mondo in quei fogli colorati. C’era quella gialla in cui riponevo i biglietti di auguri, quella rossa un simbolico spartito con i testi delle canzoni da cantare a squarciagola per le strade di campagna, quella verde che era il mio “sfogatoio” adolescenziale e poi quella blu, il mio colore preferito, custode dei bigliettini su cui annotavo le frasi della mamma. L’adoravo. Non la capivo. Le sue erano parole che, per un’adolescente, erano in dissonanza con la ribellione che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta, ma che immaginavo più comprensibili il giorno in cui sarei cresciuta perciò le appuntavo per poterle rileggere in tempi più consoni.
Avevo sigillato meticolosamente la scatola con nastro adesivo, c’erano tutte le mie emozioni in quel personale vaso di pandora che ora è tra le mie mani, aspettavano da anni il momento di uscire con tutta la loro potenza sconvolgente eppur vivificante. Quel nastro non aveva impedito alla polvere di coprire quel pezzo di vita, proprio come fa il tempo, ma proprio come il tempo non aveva la facoltà di cancellarlo. Ora quel nastro, ormai rinsecchito dal tempo, è volato via in un batter di ciglia.
Con mia sorpresa insieme alle agendine e la mia bambola di pezza preferita sono spuntati i sassolini dipinti con cui ero solita giocare sui gradini di casa. Chissà perché avrò conservato quelle minuscole pietre mi chiedo adesso sforzandomi di ricordare se fossero mie. Forse le avrò prese a qualche vecchio caro compagno di giochi penso mentre le stringo e le faccio roteare strofinando le mie mani prima di gettarle in aria per guardarle cadere incantata dall’effetto dei colori.
Come la bambina di un tempo, allargo le braccia e volteggio intorno a me. Più veloce. Ancora. Sempre di più. Finché i quadri e le pareti perdono le loro forme per diventare scie luminose, infine esausta mi siedo a terra con le gambe incrociate. Cerco l’agendina blu. Ci soffio per ripulirla dalla polvere, liberandola dall’elastico, la sollevo fin sopra la mia testa e mi lascio ricoprire dalla cascata di quei minuscoli fogli.
Un frammento sgualcito si impiglia nei capelli. Altri scivolano sfiorandomi il viso. Uno si ferma sul mio petto e, quasi con timore reverenziale, lo porto alla vista

“Figlia mia, sappi che la vita si costruisce con l’impegno quotidiano.
Non affidarti al caso perché il caso non esiste”

Ho capito! E’ stato un attimo. E’ accaduto tutto in un momento.
E’ come quando ti stendi in riva al mare con gli occhi chiusi. Senti l’acqua, non ti bagna ancora, ma tu ne riconosci il respiro. Non ti sorprendi. Sai che sapresti riconoscere quella percezione che tra mille rumori e odori differenti perché conservi, da tempo immemore, quel senso di quiete in ogni sfumatura possibile che si prova in una dimensione che non è reale ma per te così vera da essere quasi tangibile, l’hai frazionata mille volte eppure ne custodisci l’interezza. E’ l’unico modo per riviverla ogni volta che ne senti il bisogno. Ed è così che sento la presenza qui e ora per parlarle ancora come ieri.

“Mamma, l’ho trovata oggi.  Quello che appariva un caso incomprensibile era solo la conseguenza del mio bisogno di averti accanto oggi che la nostalgia mi fa di nuovo sentire il profumo dei tuoi biscotti alla marmellata di uva dei pomeriggi festivi.
No mamma, il caso non esiste”

Nota a margine
In origine questo scritto era destinato ad un gioco letterario qui in community, ma ho sforato in caratteri e soprattutto nel mio personale vissuto che preferisco dividere solo con voi.

 
 
 

Avviso ai naviganti

Post n°942 pubblicato il 09 Aprile 2010 da koradgl1
 

Iolanda, una delle mie tre signorine feline, ha i gusti tecnologici e ieri ha deciso di fare un pranzo luculliano così si è mangiata il filo dell'antenna tv e non è che questo mi dispiaccia poi tanto, ma quella birbantella si è mangiato anche quello caricabatteria del pc. Quindi se in questi giorni non mi vedeste in giro, va tutto bene solo non ho accessi alla rete. Vuol dire che mi farò delle belle passeggiate in bicicletta e qualche pennichella extra. 

 
 
 

Tower of song

Post n°941 pubblicato il 07 Aprile 2010 da koradgl1
 
Tag: MUSICA

Si è il momento.

Mi serve una tregua dai rumori. Ho bisogno di sciogliere i pensieri aggrovigliati e Leonard Cohen so che ci riesce sempre a guidarmi nella quiete.

Tower of song

Ebbene, i miei amici sono andati ed i miei capelli sono grigi
Soffro nei posti nei quali ero solito suonare
E sono pazzo d'amore ma non sto avanzando
Sto pagando l'affitto ogni giorno
Nella torre della poesia

Ho detto ad Hank Williams: quanto ci si sente soli?
Hank Williams non ha ancora risposto
Ma lo sento tossire tutta la notte
Cento piani sopra di me
Nella torre della poesia

Sono nato così, non avevo scelta
Sono nato con il dono di una voce d'oro
E ventisette angeli dal grandioso aldilà
Mi legarono a questo tavolo quì
Nella torre della poesia

Puoi inserire i tuoi piccoli aghi nella bambola voodoo
Sono molto dispiaciuto, ragazza, non mi assomiglia per niente
E sto quì alla finestra dove la luce è forte
Ah, non lasceranno una donna ucciderti
Non nella torre della poesia

Ora puoi dire che sono cresciuto male, ma di ciò devi essere certo
I ricchi trasmettono i loro canali nelle stanze da letto dei poveri
Ma c'è un potente giudizio in arrivo, ma potrei sbagliarmi
Vedi, puoi sentire queste voci allegre
Nella torre della poesia

Ti ho visto in piedi sull'altro lato
Non capisco come il fiume sia diventato così largo
Ti ho amato, tempo fa
E tutti i ponti stanno bruciando e potevamo averli attraversati
Ma sono così vicino ad ogni cosa che abbiamo perso
E che non dovremo perdere ancora

Ora ti dico addio, non so quando tornerò
Mi muoverò domani verso quella torre giù lungo la strada
Ma lo saprai da me donna, dopo molto che sarò andato
Ti parlerò dolcemente da una finestra
Nella torre della poesia

Sì, i miei amici sono andati ed i miei capelli sono grigi
Soffro nei posti in cui ero solito cantare
Sono pazzo d'amore ma non sto avanzando
Sto solo pagando il mio affitto ogni giorno
Nella torre della poesia

 
 
 

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