Creato da ingridmessina il 18/10/2014
 

Le mie montagne

Valtellina

 

 

Leggetela è Bellissima

Post n°98 pubblicato il 11 Maggio 2016 da ingridmessina

Una sera ho ricevuto una telefonata da un caro amico. Mi ha fatto molto piacere la sua telefonata e la prima cosa che mi ha chiesto è stata: “Come stai?” Non so perché gli ho risposto: “Mi sento molto solo”
“Vuoi che parliamo?”
Mi disse.
Gli ho risposto di si, e mi ha subito detto: “Vuoi che venga a casa tua?”
Io ho risposto di si. Depose la cornetta del telefono e in meno di 15 minuti, lui stava già bussando alla mia porta. E così io gli ho parlato per molte ore di tutto, del mio lavoro, della mia famiglia, della mia fidanzata, dei miei dubbi e lui sempre attento mi ascoltava.
E così si è fatto giorno, mi sentivo rilassato mentalmente, mi ha fatto bene la sua compagnia, soprattutto il suo ascolto, mi sono sentito sostenuto e mi ha fatto vedere i miei sbagli.
Mi sentivo molto bene e quando lui si è accorto che mi sentivo meglio, mi ha detto: “Bene, ora me ne vado, perché devo andare al lavoro”. Io mi sono sorpreso e gli ho detto: “Perché non mi hai avvisato che dovevi andare al lavoro? Guarda che ora è, non hai dormito niente, ti ho tolto tutto il tempo questa notte”.
Lui ha sorriso e mi ha detto: “Non c’è problema, per questo ci sono gli amici!” Mi sono sentito molto felice e orgoglioso di avere un amico così.
L’ho accompagnato alla porta di casa e, mentre lui camminava verso l’auto, gli ho gridato da lontano: “Ora è tutto a posto, ma perché mi hai telefonato ieri sera così tardi?” Lui ritornò verso di me e mi disse a voce bassa che desiderava darmi una notizia, ed io gli ho chiesto: “Cos’è successo?”
Mi rispose: “Sono andato dal dottore che mi ha detto di essere molto malato”. Sono rimasto ammutolito, ma lui col sorriso mi ha detto: “ Ne riparleremo, ti auguro una bella giornata”. Si è girato e se ne è andato.
Mi è servito un po’ di tempo per rendermi conto della situazione e mi sono chiesto più volte: perché quando lui mi ha chiesto come stavo, io mi sono dimenticato di lui ed ho solo parlato di me? Come ha avuto la forza di sorridermi, di incoraggiarmi, di dirmi tutto quello che mi ha detto, stando in quella situazione? Questo è incredibile!
Da quel momento la mia vita è cambiata.
Ora sono meno drammatico con i miei problemi e godo di più per le cose belle della vita. Adesso dedico il giusto tempo alle persone a cui voglio bene ….Auguro loro che abbiano una bella giornata e ricordino che:
“Colui che non vive per servire … non serve per vivere …”
La vita è come una scala, se tu guardi in alto, sarai sempre l’ultimo della fila, ma se tu guardi in basso, vedrai che ci sono molte persone che desidererebbero essere al tuo posto.

 

 
 
 

Auguri alle mamme !!!

Post n°97 pubblicato il 08 Maggio 2016 da ingridmessina


Ass. ne Amici degli Anziani "Chiuro"


Festa della "mamma"


...con la mamma dell'anno : Graziella !!!























Dedico questo pensiero a tutte le donne che sono Mamme,

a quelle single e a quelle sposate.

Alle mamme che lavorano in casa e a quelle che invece lavorano fuori casa.

Ed alla maggior parte delle mamme che invece lavorano sia fuori che dentro casa!

Per le Mamme costrette talvolta a fare anche i padri, con pochi soldi ma sempre con

tanto amore. Questo pensiero è per tutte le mamme povere del sud del mondo che

rinunciano al cibo ed all’acqua per darli ai loro figli. E’ per le fragili mamme che soffrono

la depressione post partum che vivono nel buio e piangono senza un motivo.

E’ per le mamme che sanno ascoltare, parlare e giocare con i loro figli, gioiendo con

loro e risvegliando l’eterna fanciulla che è in loro.

Perché mentre parlano al loro bimbo, lui parla alla bimba che è in dentro di loro.

E’ per le mamme che hanno figli “non normali”: si, perché sono speciali, perché sono

figli che sanno dare più amore e necessitano di più amore. Questo pensiero è per

tutte le mamme di quei giovani che si perdono per sentieri sbagliati e non riescono più

a comunicare con loro e non resta che sofferenza muta e sorda.

Questo pensiero è per tutte le mamme, che stringono i denti e fanno sempre del loro

meglio, come solo loro sanno fare. Dimostrando tutti i giorni ai loro figli che li amano e

glielo dicono, abbracciandoli. Forse oggi non ci fanno caso, ma in seguito lo capiranno

e lo ricorderanno, per sempre. Perché nessun amore è profondo e duraturo come

quello delle mamme per i loro figli.

Auguri di cuore a tutte le Mamme del mondo, a quelle che non riescono a diventarlo

ed a quelle che lo diventeranno !

Grazie a tutte voi, care Mamme.








 
 
 

Doppietta!!!👍 Arrivederci Stelvio, al più presto!

Post n°96 pubblicato il 06 Maggio 2016 da ingridmessina

sabato 27 marzo, 2016

VALMALENCO – Penultima giornata di gare dei mondiali juniores di Freestyle. Sulle gobbe della pista ‘del Dosso’ una doppietta d’oro USA che rafforza il peso della squadra americana nel medagliere generale; nella mattinata ci sono stati gli allenamenti dello Slope Style, che proiettavano in clima mondiale gli utenti della Ski Area già al loro arrivo.

 

LE GOBBE DELLA VALMALENCO SORRIDONO AGLI USA – Gli USA dominano sulle gobbe del Mondiale FIS Freestyle Ski Junior di Valmalenco. Dopo le difficoltà della quarta giornata di gare, che ha visto le nebbie aver la meglio delle competizioni, ecco che lo svolgimento del “Dual Moguls” è proceduto secondo i programmi e, dopo una mattinata di intense e spettacolari discese in parallelo delle giovani

 

























 
 
 

Rent a bike in Valtellina

Post n°95 pubblicato il 04 Maggio 2016 da ingridmessina

“Valtellina Rent a bike”, il servizio che mette a disposizione per il noleggio oltre 200 mezzi tra biciclette, mountain bike, city bike, e-bike a pedalata assistita, tandem, carrelli per il trasporto dei bambini e altri accessori.

Per non farti perdere l’occasione di vivere l’entusiasmante primavera della Valtellina in sella ad una bicicletta riparte “Valtellina Rent a bike”, il servizio che mette a disposizione per il noleggio oltre 200 mezzi tra biciclette, mountain bike, city bike, e-bike a pedalata assistita, tandem,carrelli per il trasporto dei bambini e altri accessori.

Un’ottima occasione per godersi, alla giusta velocità, la Valtellina e le bellezze del suo territorio. Sei i punti di noleggio e informazione sul territorio (oltre a 70 strutture “bike-friendly” pronte ad offrire supporto), dove poter scegliere la bicicletta preferita, noleggiarla e riconsegnarla al termine della pedalata, oppure, più semplicemente, informarsi sugli itinerari possibili o farsi accompagnare da guide esperte.
Un servizio completo, capace di offrire, nell’eventualità che ci si trovasse all’improvviso con le gambe stanche ed il fiato corto o con qualche problema meccanico, la possibilità di chiamare il servizio shuttle per l’assistenza ed il trasporto.

Tutte le informazioni che cerchi sul servizio “Rent a bike in Valtellina“ qui:
www.valtellina.it/it/bike/cicloturismo/servizi
www.distrettoculturalevaltellina.it/content/scoprire-la-dei-terrazzamenti

 
 
 

Maggio....emblema della Madonna e delle Rose

Post n°94 pubblicato il 02 Maggio 2016 da ingridmessina

Maggio, il mese delle rose, è tradizionalmente dedicato alla Madonna,

per questo viene anche definito “Mese Mariano”, molto caro alla pietà popolare.

Buon inizio del mese di Maggio sotto la protezione della Madonna.


Un abbraccio  circolare da Ingrid 

























 
 
 

Bresaola della Valtellina

Post n°93 pubblicato il 30 Aprile 2016 da ingridmessina


La bresaola della Valtellina è un salume a Indicazione geografica protetta (IGP),

ottenuto da carne di manzo, salata e stagionata, che viene consumato crudo.




È alquanto difficile stabilire con precisione da dove derivi il nome di questo salume.

 Potrebbe derivare dall'espressione "sala come brisa", per l'uso che un tempo si

faceva del sale nella conservazione e per il fatto che in Valchiavenna (valle vicina

alla Valtellina) "brisa" indicava una ghiandola dei bovini fortemente salata. Ma c'è

chi riconduce l'origine di questo nome al termine "brasa" (in dialetto significa brace)

poiché un tempo l'asciugamento del prodotto avveniva in locali riscaldati da bracieri

alimentati con carbone di legna di abete e bacche di ginepro, timo e foglie di alloro.

Da "brisaola" il nome è poi mutato con gli anni in "bresaola".





Le prime testimonianze letterarie relative alla produzione della bresaola risalgono al

XV secolo, ma l'origine del salume è senz'altro antecedente. La produzione rimane

circoscritta all'ambito familiare sino ai primi decenni dell'Ottocento. Nel XIX secolo la

lavorazione artigianale del salume diventa particolarmente florida e il prodotto varca

i confini nazionali per essere esportato nella vicina Svizzera. Il settore

agro-alimentare è tradizionalmente molto forte in Valtellina, le cui ottime specialità

gastronomiche sono vendute in tutta Italia e in Svizzera.






 
 
 

Gala, Fuji, e di più: 7 Tipi di mele e i migliori usi

Post n°92 pubblicato il 26 Aprile 2016 da ingridmessina

Gala, Fuji, e di più: 7 Tipi di mele e i migliori usi

Non c'è alcun dubbio: Quando si tratta di frutta, gli americani preferiscono le mele - non solo per il loro gusto e la versatilità, ma per i loro robusti benefici per la salute e la disponibilità per tutto l'anno, anche. Un recente studio ha scoperto che le mele rappresentano il 29 per cento della frutta consumato dai bambini americani ogni giorno. Per stare al passo con la domanda, i produttori hanno iniziato a far rivivere varietà cimelio ormai lontani, e gli allevatori ad alta tecnologia sono la creazione di nuovi ceppi per tutti i gusti - crostata di mele, mele dolci, mele che non lo fanno marrone dopo il taglio . Ma un salto al negozio di alimentari può facilmente trasformarsi in un calvario di fronte alla dozzina di varietà in rotazione in un dato momento. Anche se questo è niente in confronto con le decine di migliaia di varietà di mele disponibili negli Stati Uniti ad un certo punto, è ancora molto se si considera come pesantemente moderne pratiche agricole hanno semplificato le nostre scelte. Come si entra stagione principale di Apple, è importante tenere a presente che non tutte le razze sono creati uguali. Mentre alcune varietà erano destinati a recitare nella vostra torta di mele del Ringraziamento, altri sono più adatti per mele, insalate o mangiare fresco di mano. Se sei stato deludente per i precedenti tentativi di cucinare o cuocere con le mele, il problema può avere nulla a che fare con le vostre abilità di cucina e tutto a che fare con la vostra scelta di frutta. I seguenti sono solo alcuni esempi delle innumerevoli razze che troverete in mercati ogni autunno, con suggerimenti sui migliori usi per ogni varietà.


Fuji
Come regola generale, Fujis sono troppo succosa per la cottura, ma sono grandi per mangiare fresco. Utilizzarli per aggiungere un tocco di dolcezza in insalate e slaws - o, affettateli e li usa come complemento dolce-croccante al vostro bordo formaggio caduta, come Rachael Ray fa nella sua ricetta per il Brie caldo con Fuji mela, pera e Melba brindisi. Tuttavia, se delicatamente cotto sul fornello, Fujis può fare una guarnizione meravigliosamente dolce e morbida per prodotti da forno freschi, come si trova con la Food Rete Cucina Souffle Pancake con Apple-composta di pere (nella foto in alto).

Gala
dolce, aromatico e molto versatile, Galas si collocano tra le varietà di mele più-popolare della nazione per un motivo. Sono particolarmente adatti per la creazione di salse, ma è anche possibile aggiungerli alle insalate o servirli al forno. Per una caduta dessert leggero, prova di Bobby Flay Mele al forno con farina d'avena e yogurt (nella foto sopra). Alex Guarnaschelli fa uso di Galas da cottura croccante e snackable Chips di Apple .

 
 
 

Valtellina: il costume tradizionale grosino

Post n°91 pubblicato il 22 Aprile 2016 da ingridmessina


Ogni paese, soprattutto nelle località dove le vecchie tradizioni sono ancora vive e


si perpetuano da una generazione all’altra, e non solo ad uso e consumo dei turisti


muniti di macchine fotografiche o fotocamera, annovera spesso tra queste anche i


“costumi tipici”.  

 

Sono soprattutto le località alpine e prealpine quelle che amano ancora queste


antiche consuetudini, in particolare nelle zone altoatesine, ma anche in alcune realtà


valtellinesi, come ad esempio a Grosio, paese di circa seimila abitanti nella media


valle, a metà strada tra Tirano e Bormio, in Valtellina.


La maggior parte dei Grosini, sia quelli più anziani che i giovani, sono molto legati


alle loro tradizioni, tra cui c’è appunto il costume femminile, indossato in modo


spontaneo dalle persone anziane fino a pochi anni or sono.


 

Attualmente non si perde occasione per sfoggiarlo con orgoglio durante processioni,


cerimonie religiose o civili, feste folcloristiche.

 

Il costume tradizionale viene conservato gelosamente in un baule assieme agli


accessori: bottoni, spilloni, nastri, fazzoletti e cappelli, a volte le alle scarpe.

 

Un tempo le donne avevano nel loro guardaroba 4 abiti: quello da lavoro, quello


da festa, quello da sposa, caratterizzati da colori sgargianti rosso, giallo e blu


e quello da lutto, con tonalità scure.

 

Costumi tradizionali grosini

Nel costume maschile, meno usato, spiccano il colore rosso del gilét su


pantaloni neri e il verde delle “balle”, ossia dei lacci a pon pon, mentre la


fascia veneziana dà all'abito un tocco pittoresco.

 

La tradizione è d’epoca cinquecentesca, quando diverso grosini si recarono a


lavorare nei cantieri della Serenissima e ne tornaroro con qualcosa in più, in termini


di usi e costumi, oltre che di bellissime schiave, si dice arabe e armene, con la


quale avrebbero ripopolato il paese.

 

Fatto sta che a Grosio si cominciarono a vedere ricchi costumi di buon tessuto,


orecchini ed ornamenti raffinati, sete preziose e filigranate; abiti che via via si


sono trasformati fino all’800, quando assunse l’aspetto che attualmente viene


sfoggiato ormai solo nel corso degli eventi folkloristici.

 

Il costume femminile da festa comprende una lunga ed ampia gonna nera


fittamente pieghettata, con il busto allacciato da un fettuccia nera ed un sottile


fiocco rosso, la quale copre la sottoveste bianca, orlata di pizzi; sopra alla gonna


c’è un lungo grembiule di seta, che cambia colore a seconda delle occasioni di


festa, matrimonio, funerali o battesimi.

 

La parte superiore comprende un giubbotto di raso damascato dalle maniche


rigonfie, con velluto nero alle maniche ed al collo con bottoni di filigrana d’oro o


d’argento; fa parte del costume anche la cosidetta “pezza del stomec” un vellutato


panno rosso di forma triangolare allacciato all’altezza della gonna che serve per


sostenere il seno; le spalle sono coperte da un ampio scialle di seta ricamato con


lunghe frange.

 

In testa uno strano cappello di feltro nero a falda tondeggiante, con una piuma


di struzzo ed un fiocco nero, mentre le gambe sono coperte da calze di lana rossa; le


orecchie sono spesso impreziosite da bellissimi orecchini filigranati, così come


il collo, attorno al quale vi sono alcuni giri di granati e l'immancabile crocifisso.


Quello da lavoro è molto più semplice, e comprende una gonna di panno o fustagno,


con una camicia bianca a maniche rimboccate senza colletto ed un grembiule di


cotone; ad ingentilire la figura un foulard colorato e una modesta “pezza del


stomec”.

 

In testa, al posto del cappello della festa, un fazzoletto ed ai piedi gli zoccoli di legno


chiodati dalla punta aguzza e ricurva, a ricordare le calzature indossate in oriente,


forse una memoria delle origini.








 
 
 

Enoteca della Valle

Post n°90 pubblicato il 19 Aprile 2016 da ingridmessina




Attualmente i vini della Valtellina si raggruppano principalmente nelle seguenti categorie:
 
1) Sforzato di Valtellina D.O.C.G.
2) Valtellina Superiore D.O.C.G. (con le relative sottozone: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella)
3) Rosso di Valtellina D.O.C.
4) Terrazze Retiche di Sondrio I.G.T. (suddivisa fra I.G.T. Bianchi e I.G.T. Rossi)

La D.O.C.G.e D.O.C. corrisponde alla DOP comunitaria, mentre IGT corrisponde alla IGP

800 ettari vitati nella zona DOP ( ex Doc e Docg) che parte da Ardenno per arrivare a Tirano ( 46 Km.)  ad un’altitudine che varia dai 250 agli 800 metri tutti in sponda destra dell’Adda fatta eccezione per i due conoidi di Stazzona (nel Comune di Villa di Tirano) e di Albosaggia.

 

 1) Sforzato di Valtellina D.O.C.G.

Lo Sforzato o Sfursat di Valtellina è il primo passito rosso secco italiano che vanta la "garantita", ossia la DOCG, ottenuta nel 2003 dopo un laborioso iter che ha visto impegnati i produttori.
La tecnica produttiva di questo vino è antica, con tracce certe risalenti al 1500.
L’uva 100% Nebbiolo subisce una “forzatura” (da qui il nome), cioè un appassimento dei grappoli più sani e maturiselezionati prima della vendemmia all’interno della zona di Denominazione d’Origine valtellinese, manualmente distesi su graticci o in ceste badando di non rovinare la buccia degli acini, posti in locali ben areati ed asciutti (denominati fruttai) con notevoli escursioni termiche, dove subiscono una concentrazione degli zuccheri del tutto naturale, dimezzando di fatto la resa dell’uva fresca in vino. In questo periodo di circa 3 mesi avviene il fenomeno dell'appassimento, l'uva perde intorno al 40% del proprio peso, diminuendo il contenuto in acqua ed aumentando il tenore degli zuccheri, producendo inoltre nuove sostanze aromatiche che caratterizzano poi il vino.
Le uve per disciplinare possono essere sottoposte a pigiatura dopo il 10 dicembre dell'anno della vendemmia, ma generalmente si procede con la pigiatura a gennaio, febbraio, cui seguono una lenta fermentazione grazie alla forza dei lieviti indigeni, e almeno 25 mesi di maturazione e affinamento prima in legno e poi in bottiglia. Una cassetta di 2 Kg. d'uva fresca sono trasformati in 1,2 Kg. d'uva appassita, dalla quale si ottiene una bottiglia di vino.
Il vino presenta colore rosso granato scuro con sentori di frutti maturi oltre che speziati ed evoluti. Il sapore è digrande morbidezza e carattere, dalle spiccate note di confettura.
La gradazione di almeno 14 gradi lo rende un eccellente vino da meditazione, scaldato dalla mano in un ampio bicchiere, ottimo anche accompagnato ad un formaggio stagionato dai sapori intensi come il Bitto di Valtellina o ad una pietanza di intensi e ricchi sapori.


2) Valtellina Superiore D.O.C.G.


Fa riferimento ad un’area estesa da Berbenno a Tirano con una produzione massima di 8 tonnellate/ettaro. L’affinamento minimo è di 24 mesi, di cui almeno 12 in botti di rovere. Il grado alcolico minimo al consumo è del 12%. Da disciplinare: percentuale degli uvaggi: 90% Nebbiolo, 10% altri vitigni raccomandati ed autorizzati, non aromatici. Resa da uva fresca a vino finito 70%.
 
Il Valtellina Superiore D.O.C.G. può avere anche le denominazioni di sottozone quali:
 

 
Inferno
La sottozona, con un nome tanto singolare quanto affascinante, fa riferimento a piccoli terrazzamenti vitati, situati fra Poggiridenti e Tresivio, in anfratti rocciosi e non facili da raggiungere, porzioni di versante dove in estate letemperature sono particolarmente elevate. L’Inferno è la più piccola delle sottodenominazioni dopo la Maroggia, si colloca ad est del Grumello ed ha un’estensione vitata di circa 55 ettari. Le uve della zona dell’Inferno danno un vino di carattere, adatto al lungo invecchiamento, di un color rosso rubino tendente al granata. Con l’affinamento acquisisce particolari fragranze e si ammorbidisce. Il suo sapore è asciutto, armonico, leggermente tannico.
E’ ritenuto il più austero fra i Valtellina Superiore.
 

3) Rosso di Valtellina D.O.C.
Rosso di Valtellina DOC é la denominazione che identifica la produzione DOC del medio versante retico valtellinese.
Degli 800 ettari di Nebbiolo della zona, quelli destinati alla produzione del Rosso di Valtellina Doc sono circa 200.
Viene prodotto nelle zone con i terreni più profondi e in località situate ad altitudini  fino ai 700 m sul livello del mare.

La base del vino è costituita per almeno il 90 % da uve Nebbiolo e per il 10% da vitigni autoctoni, quali Rossola e Pignola.

Il Rosso di Valtellina Doc è un vino a tutto pasto. Il suo colore rosso rubino è brillante, e invecchiando assume riflessi granata. Il profumo è intenso, fine e persistente, con note fruttate di marasca e ciliegia, toni speziati che ricordano la viola. Il sapore è asciutto, abbastanza morbido e fresco, con retrogusto leggermente tannico.

Se lo si vuole consumare nell'anno successivo alla vendemmia sarà di medio corpo, mentre se lasciato invecchiare, per 2 o al massimo 6 anni, avrà gusto più strutturato e di carattere.

Per degustare al meglio questi vini, si consiglia di servirli in calici per vini rossi di medio corpo, a una temperatura di 16°-18°C.
 

Standard di prodotto – gradazione alcolica:
Terrazze Retiche di Sondrio I.G.T. Bianco 10,50% Vol.
Terrazze Retiche di Sondrio I.G.T. Rosso 10,50% Vol.
Terrazze Retiche di Sondrio I.G.T. Rosato 10,50% Vol.
Terrazze Retiche di Sondrio I.G.T. Novello 11% Vol.



                                                    

 
 
 

Tronchi scavati per portare l'acqua al mulino

Post n°89 pubblicato il 16 Aprile 2016 da ingridmessina



Un mulino ad acqua o mulino idraulico è un impianto destinato ad utilizzare l'energia


meccanica prodotta dalla corrente di un corso d'acqua, condotta alla ruota del mulino

tramite opportuna canalizzazione. Nelle regioni costiere anche i movimenti di marea

sono stati sfruttati per il funzionamento dei mulini ad acqua.



L'uso del mulino ad acqua, attestato in Europa fin da tempi molto antichi (è descritto

nel Trattato d'architettura di Vitruvio), è antecedente all'utilizzo del mulino a vento.

Il suo sviluppo è avvenuto parallelamente alla fine della schiavitù a partire dal IX

secolo: l'utilizzo dell'energia idraulica al posto di quella animale o umana permise

un aumento della produttività senza precedenti nell'antichità (l'energia prodotta da

ciascuna ruota di un mulino ad acqua può macinare 150 kg di grano in un'ora,

equivalente al lavoro di 40 schiavi). Il mulino ad acqua, così come il mulino a vento,

fu soppiantato nel XVIII secolo dall'avvento del motore a vapore e, successivamente,

dal motore elettrico.


















 
 
 

L’Alta Via della Valmalenco

Post n°88 pubblicato il 14 Aprile 2016 da ingridmessina


L’Alta Via della Valmalenco è un percorso escursionistico che si snoda attraverso i

luoghi alti più suggestivi della Valle, nel cuore delle Alpi Retiche.

L’intero percorso, di circa 130 km, si completa in otto giorni, con pernottamento in

rifugio, mantenendosi quasi sempre al di sopra dei 2000 metri di quota.

La fitta rete di sentieri e raccordi con il fondovalle consente però di percorrere con

grande soddisfazione anche le singole tappe, percorribili in momenti diversi

nell’arco della stagione e in grado di far apprezzare all’escursionista la gran

varietà di ambienti e la storia dei luoghi.

 


 
 
 

UNA GITA IN MONTAGNA

Post n°87 pubblicato il 11 Aprile 2016 da ingridmessina

Sono partita di buon mattino con l’aria ancora fresca e poca gente in giro.

La giornata si annunciava radiosa; c’era un bellissimo sole che faceva

capolino sulla valle, e il cielo era limpido. Ero ben attrezzata con scarpe,

calzoni e maglioni e con lo zaino dove avevo messo le cose da mangiare.

Dopo una decina di minuti ero già fuori dal paese. Ero contenta ieri mattina

perché era bel tempo e perché avevo di fronte una piacevole passeggiata.

Le acque del fiume scorrevano veloci tra massi levigati.

Ho pensato a quell’acqua che nasceva più a monte e convogliava nella valle e

correva nella pianura, bagnava i campi . Era affascinante

riflettere a tutto questo. Mi trovavo nel basso di una valle e, da una parte e

dall’altra si alzavano i monti. Ben presto ho cominciato a salire su uno dei versanti

e, in certi punti del sentiero, man mano che salivo, potevo ammirare la valle

sottostante e le montagne di fronte: col sole alto, ho pensato che la natura è

ancora la cosa più bella che ci sia dato di vedere: Teglio in fondo, appariva

piccolissima una costruzione di bambini con i suoi tetti rossi e il campanile; le

montagne erano ricoperte in basso da boschi di pini, nelle quali si scorgevano

radure e campi coltivati, poi in alto diventavano rocciose, e, in certi punti , le vette

erano ricoperte di neve. Il mio sguardo si perdeva in alto e in basso, e mi sentivo

l’animo gonfia di gioia per tutta quella bellezza e per la fortuna di esistere e di

essere lì.

Ho ripensato ai giorni passati in città e a tutti coloro che in quel momento,

nelle valli, nelle pianure, nelle metropoli, non erano felici e, pieni di amarezza

non trovavano niente di bello a cui pensare. Secondo me, è necessario andare

ogni tanto nei posti dove la natura è incontaminata e mettersi a riflettere sullo

splendore del creato.



 
 
 

Buona domenica !!!

Post n°86 pubblicato il 10 Aprile 2016 da ingridmessina

La vita è

un soffio.

Raccogli il meglio che essa ti offre....




 
 
 

It's epoque time - Livigno (E' il momento epoque - Livigno)

Post n°85 pubblicato il 05 Aprile 2016 da ingridmessina



 Anche quest'anno, LA SKIEDA è stata caratterizzata dall'attesa "Époque mostra",

 ribattezzata quest'anno  IT'S EPOQUE TEMPO, quando i migliori telemarker squadre

 provenienti da tutto il mondo corrono lungo la Dama Bianca in attrezzature d'epoca e

 abbigliamento.

Sponsorizzato da Devold, questo evento ha avuto luogo Domenica

 3 aprile al Carosello 3000 . L'evento è stato aperto a tutti gli sciatori che,

 indossando abiti d'epoca e attrezzature o semplicemente in marcia classico degli

 anni '70, hanno voluto  cimentarsi come telemarker, scialpinisti o sciatori

 classici , in competizione per conto loro, a coppie o in gruppi.

 E ' TEMPO EPOQUE a LA SKIEDA 2016!














 
 
 

TIRANO (SO) In Valtellina

Post n°84 pubblicato il 02 Aprile 2016 da ingridmessina



Tirano (Tiràn in dialetto valtellinese, Tiraun in romancio, Thiran in tedesco desueto) è

 un comune italiano di 9.155 abitanti della provincia di Sondrio in Lombardia, il

 comune è reso celebre per il suo Santuario dedicato alla Madonna di Tirano, e per

 essere capolinea della pittoresca linea ferroviaria Tirano-Sankt Moritz

(Ferrovia del Bernina).



Piazza Cavour - Tirano




Madonna di Tirano





Tirano - Sondrio






Tirano e il Trenino Rosso del Bernina - Sondrio






Panorama di Tirano






Santuario della Madonna di Tirano



 
 
 

Teglio (So) in Valtellina

Post n°83 pubblicato il 31 Marzo 2016 da ingridmessina



Fin dal III millennio a.C. questa zona attirava diverse stirpi che si fondevano all'originaria homo alpinus grazie alla sua fertilità e alla sua quota. Per diversi secoli, a differenza di oggi, le zone sui versanti erano più adatte all'attività agricola rispetto al fondovalle che era ricco di paludi. Diverse steli dell'età del bronzo ritrovate dal 1940 in poi sono conservate nel museo archeologico all'interno del Palazzo Bestadenominato "Antiquarium tellinum".

Epoca romana

La Valtellina diviene parte dell'Impero Romano nel I secolo e Teglio diviene "Castrum".

Medioevo

Successivamente alla caduta dell'Impero Romano, Teglio, come la Valtellina, passa sotto il dominio di diversi popoli. Nel IV secolo viene annesso al Regno ostrogoto, nell'VIII secolo passa ai longobardi e nel biennio 951-952 viene conquistato daOttone I. Nel 962 lo stesso Ottone I cede Teglio all'Arcivescovo di Milano. Successivamente l'intera Valtellina diviene una terra combattuta tra Milano e Como. Nel 1262 Teglio viene espugnata dai Milanesi e nel 1335 tutta la Valtellina diventa parte del Ducato di Milano. Nel 1432 Teglio viene distrutto durante degli scontri perché filoveneziana.

Dominazioni straniere

Dal 1500 la Valtellina passa sotto il dominio francese fino all'invasione dei Grigioni avvenuta nel 1512. Nel 1526 una grande pestilenza provoca circa 1500 morti a Teglio. Durante il loro dominio i Grigioni diffondono il protestantesimo in Valtellina provocando feroci scontri con i cattolici che sfociano nel Sacro Macello di Valtellina avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1620. In questa notte un gruppo di fanatici cattolici uccise circa 600 protestanti presenti in Valtellina. A Teglio durante il Sacro Macello viene incendiata e distrutta la chiesa di Sant'Orsola. Nel 1797 Napoleone conquista la Valtellina e la annette alla Repubblica Cisalpina.

Storia Recente

Successivamente la Valtellina segue le vicende della Lombardia.

Nel 1983 una frana a Tresenda causa 18 morti.

Il tellino Paolo Uggè deputato dal 2001 ad oggi è stato sottosegretario ai trasporti nel terzo governo Berlusconi dal maggio 2003.

 
 
 

CHIURO (SO) in Valtellina

Post n°82 pubblicato il 29 Marzo 2016 da ingridmessina

Borgo fiero ed antico, Chiuro mostra ancora oggi con orgoglio il suo volto segnato da tradizione e vivacità al viaggiatore che, senza troppa fretta, vaghi per i paesi del versante retico mediovaltellinese da Sondrio a Tirano. È posto allo sbocco della Val Fontana, sul grande conoide della Fiorenza, e di questa nascosta quanto ampia valle possiede la quasi totalità. Borgo antico, antichissimo: il ritrovamento di due massi incisi sulle balze di Castionetto e di due altre pietre incise attesta la presenza di insediamenti umani in età preistoriche. L’antichità è segnalata anche dal nome: ciür, come suona in dialetto, o Clure, nella forma più antica attestata (in loco Clure, sec. X), deriverebbero dalla radice Clur, di origine ligure o reto-etrusca, la stessa che ha dato origine a Glarus e Glorenza in Alto Adige.
Solo con la spedizione di Druso (16-15 a.C.), in età augustea, i Romani penetrarono in Valtellina, estendendovi il proprio imperium. Chiuro, per la sua posizione sulla strada di valle (il cui primo tracciato è, peraltro probabilmente di epoca pre-romana), fu interessata da qualche insediamento romano, come attestano di alcune monete romane. Nella vicina Ponte è stata, poi, ritrovato un cippo granitico con dedica di una moglie Pupa e dei figli alla memoria del marito Gaio Caninio Sisso. 
La disgregazione dell’Impero Romano d’occidente portò alle invasioni(o migrazioni, a seconda dei punti di vista) delle popolazioni germaniche e probabilmente Chiavenna fu inglobata, dopo il 489, nelregno ostrogoto di Teodorico, in quel medesimo V secolo nel quale si colloca la prima penetrazione del cristianesimo nella valle. Furono gettate le basi della divisione di Valtellina e Valchiavenna in pievi. “La divisione delle pievi”, scrive il Besta (cfr. bibliografia), “appare fatta per bacini… aventi da epoche remote propri nomi, come è infatti accertato per i Bergalei, i Clavennates, gli Aneuniates”. Esse, dopo il mille, erano San Lorenzo a Chiavenna, S. Fedele presso Samolaco, S. Lorenzo in Ardenno e Villa, S. Stefano in Olonio e Mazzo, S. Eufemia o S. Pietro in Teglio, dei martiri Gervasio e Protasio in Bormio e Sondrio e S. Pietro in Berbenno e Tresivio; costituirono uno dei poli fondamentali dell'irradiazione della fede cristiana. Chiuro venne inglobata, in data imprecisata, nella pieve di S. Pietro in Tresivio, dove si trovava già, in età alto-medievale, una fortificazione e dove risiedeva, per tre mesi l’anno, il vescovo di Como. 
L’offensiva Bizantina riconquistò probabilmente alla “romanità” la valle della Mera e dell’Adda, anche dopo l'irruzione e la conquista dei Longobardi (568); solo nell'VIII secolo, con il re Liutprando, il confine dei domini longobardi raggiunse il displuvio alpino e quindi divenne effettivo in tutta la valle. La presenza longobarda si concretizzò nell’istituzione del sistema della “curtis”, cellula tendenzialmente autosufficiente, costituita da una parte centrale, direttamente controllata dal signore (dominus) e da terreni circostanti coltivati (mansi), che dovevano conferire parte dei prodotti nella corte. La presenza militare fu rappresentata da contingenti di arimanni (uomini liberi e guerrieri) chiamati a presidiare le frontiere del regno. Con i successori di Liutprando, Rachis ed Astolfo, nel medesimo VIII secolo, Valtellina e Valchiavenna risultano donate alla chiesa di Como: inizia così (se non risale già all’epoca romana) quel forte legame fra Valtellina e Como che ancora oggi permane nell’ambito religioso (Valtellina e Valchiavenna appartengono alla Diocesi di Como). 
Il dominio longobardo fu però durò solo pochi decenni: i Longobardi furono sconfitti, nel 774, Carlo Magno, e Valchiavenna e Valtellina, rimasti parte del Regno d’Italia, furono sottoposte alla nuova dominazione franca. È, probabilmente, questa l’origine del toponimo “Borgo Francone”, che designa una via di Chiuro. Nel 775 la Valtellina, o buona parte di essa, fu donata alla celebre e potente abbazia di St. Denis a Parigi, e ad essa rimase infeudata fino al secolo X. Nel medesimo secolo, e precisamente nel 918, compare per la prima volta il nome del paese, nell’espressione “in Clure”, assieme a quello di Ponte, in un atto di vendita. La frammentazione dell’Impero di Carlo portò all’annessione del Regno d’Italia al sacro Romano Impero. Il 3 settembre 1024 l’imperatore Corrado succedette ad Enrico II, inaugurando la dinastia di Franconia, e confermò al vescovo di Como i diritti feudali su Valtellina e Valchiavenna; nel medesimo periodo un altro potente vescovo, quello di Coira, estendeva i suoi diritti feudali su Bormio e Poschiavo. Il successivo secolo XII fu di fondamentale importanza per la storia di Chiuro, in quanto giunsero da Como, dopo la sua distruzione (1127) conseguenza di una lunga guerra con Milano, alcune famiglie illustri, che segnarono la storia del paese, prima fra tutte quella dei Quadrio, destinata a diventare punto di riferimento fondamentale per tutti i ghibellini di Valtellina e a fare di Chiuro un paese sempre fedelmente schierato con questa fazione. La loro presenza spiega quel moto di sviluppo e progressiva emancipazione dal comune dalla pieve di Tresivio. Questo processo iniziò nel Duecento, quando Chiuro ebbe un sacerdote che reggeva le due chiese di S. Giacomo e S. Andrea e divenne probabilmente comune autonomo con un podestà nominato da Como, che comprendeva vari abitati, sul versante retico e su quello orobico, tra cui Castionetto, Castello dell’Acqua, Cigalina, Gera, e Bensale. Queste tre ultime località, però, furono progressivamente abbandonate, rispettivamente prima del 1627, nel 1630 – quando le ultime nove famiglie rimaste morirono di peste – e prima della fine del Settecento, perché il loro territorio fu ripetutamente interessato da eventi alluvionali. 
Ogni quadra del comune di Chiuro, tramite una propria adunanza, il consiglio di quadra appunto, eleggeva un proprio consigliere nel consiglio di comunità, decideva le modalità di riscossione delle tasse, nominava propri sindaci.
Articolata era la struttura del comune, gestito dal consiglio di comunità, composto da cinque consiglieri, uno per ciascuna delle quadre, e presieduto dal decano. Il consiglio di comunità amministrava, infatti, i beni comunali, imponeva le taglie e le tasse, decideva le spese ed i lavori per il bene comune; nominava gli agenti di comunità, vale a dire il notaio, o cancelliere, i campari, con il compito della custodia dei campi, i due stimatori, che dovevano tenere aggiornato l’estimo, il ser­vitore, o messo comunale e i poco amati esattori, che riscuotevano le taglie. Il decano era nominato dal consiglio di comunità ed era quasi sempre scelto nella quadra dei Nobili; dal 1537, però, le Magnifiche Tre Leghe Grigie, di cui diremo, im­posero un secondo decano, che rimaneva in carica cinque anni. Il decano rap­presentava la comunità nei consigli di terziere, incamerava le entrate e i canoni di affitto ed al termine del mandato presentava la rendicontazione al consiglio di comunità.
Nel 1335 Como, e con essa Valtellina e Valchiavenna, vennero inglobate nella signoria milanese di Azzone Visconti. I nuovi signori riorganizzarono amministrativamente la valle con l’atto degli Statuti di Como, di quel medesimo anno, nel quale figura il “commume loci de Clurio”. Sul carattere generale di tale dominazione, scrive il Romegialli, nella sua "Storia della Valtellina" (1834): "Noi lontani dasospettosi loro sguardi; noi popoli di recente acquisizione, noi senza famiglia con motivo o forza da rivalizzare con essi; noi per più ragioni, da Visconti riguardati con amore e in pregio tenuti, dovettimo essere ben contenti dell'avvenuto mutamento. Aggiungasi che il nostro interno politico economico regime, poco tuttavia distava dal repubblicano. E diffatti ci erano serbate le antiche leggi municipali, e soltanto dove esse mancavano, dovevano le milanesi venire in sussidio... Deputava il principe, non già Como, alla valle un governatore... Il governatore chiamavasi anche capitano, al quale associavasi un giudice o vicario... I pretori ed ogni altro magistrato liberamente eleggevansi dal consiglio della valle; e il supremo tribunale, cui presiedeva il capitaneo, stava in Tresivio." 
Nel 1370 molti comuni valtellinesi, di parte guelfa, capeggiati da Tebaldo De’ Capitanei, si sollevarono contro i nuovi signori; Chiuro, però, comune ghibellino, rimase fermo nella fedeltà ai Visconti. Una pacificazione generale chiuse il conflitto tre anni dopo. Durante il periodo visconteo raggiunse il suo massimo sviluppo la località Gera, nel comune di Chiuro, come centro commerciale e artigianale; vi abitarono numerose famiglie nobili e vi risiedette, sia pure non continuativamente, a partire dalla metà del XIV secolo, il vicario del governatore di Valle; circa un secolo dopo fu sede anche del capitano e commissario ducale Raffaele Mandello. Fino al 1460 circa a Gera presero dimora i commissari ducali e si tennero i consigli di valle, poi ristabiliti in Tresivio. A partire dal XVI secolo, la località, però, andò incontro ad un progressivo declino, dovuto ai dissesti legati alle rovinose piene dei torrenti Fontana e Bensale.


 
 
 

Sogni......

Post n°81 pubblicato il 26 Marzo 2016 da ingridmessina

Non respingere i sogni perché sono sogni.


Tutti i sogni possono

essere realtà, se il sogno non finisce.

La realtà è un sogno. Se sogniamo

che la pietra è pietra, questo è la pietra.

Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,

è un sognare, l'acqua, cristallina.

La realtà traveste

il sogno, e dice:

"Io sono il sole, i cieli, l'amore".

Ma mai si dilegua, mai passa,

se fingiamo di credere che è più che un sogno.

E viviamo sognandola...

Muore solo

un amore che ha smesso di essere sognato

fatto materia e che si cerca sulla terra.

(Pedro Salinas)


 
 
 

Pazienza si o pazienza no ?

Post n°80 pubblicato il 22 Marzo 2016 da ingridmessina

Pazienza" è una bella parola, aperta, dai molteplici significati. 


Che vanno dalla rassegnazione alla speranza, 

in base al tono di voce ed al contesto in cui viene pronunciata. 

C’è il "Pazienza, purtroppo è andata così." di rassegnazione. 

E c’è il significato che amo di più. "Bisogna avere pazienza, aspettare con fiducia,

andrà tutto bene". 

Che è quello dell’attesa positiva, di chi nel buio della notte attende l'arrivo della luce

del nuovo giorno. 

Ben sapendo che arriverà…


 
 
 

Ode alla primavera

Post n°79 pubblicato il 21 Marzo 2016 da ingridmessina

IL PASSERO SOLITARIO

 

D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.

 

 

Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede la sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra
. Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno, 
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.

 

 

Tu solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni nostra vaghezza
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

 






Il canto risulta scritto da Leopardi nel 1831, ma progettato fin dal 1819-1820. Sebbene Il Passero Solitario sia stato scritto dal poeta in età avanzata, compare all'interno dei Canti fra i componimenti della prima giovinezza; il canto appartiene infatti per origine remota alla giovineza del poeta, e di quella giovinezza ne era una rievocazione comprensiva e affettuosa. La prima stanza è una descrizione delle abitudini di vita del passero solitario, in essa troviamo una prima descrizione del passero come colui che mira il modo di vivere gioiosamente la primavera, la gioventù, degli altri animali; egli invece canta e pensoso rimane in disparte: fin da questo punto è ben evidente la similitudine con la vita del giovane poeta che potremo vedere descritta nella seconda stanza. Il paragone tra la condizione dell'animale e quella dell'uomo è invece ripreso nella terza stanza; ormai è passata la gioventù, il passero che ha vissuto secondo natura non si duole della sua vita, mentre il poeta si chiede cosa nè è stato della propria. Interessante è notare come anche la vecchiaia e la morte in quest'ottica hanno espressioni ben differenti: per il passero essa non è nient'altro che la sera del giorno che le stelle gli hanno concesso, mentre per il Leopardi essa è la detestata soglia che si cerca di evitare. Si può in ultima analisi notare un paragone tra la vita del passero priva di coscienza e memoria è quindi incapace di nostalgiche riflessioni, e quella del poeta al contrario straordinariamente ricca di emozioni lasciate, non vissute e quindi rimpiante.


 

 

 
 
 

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