Creato da ingridmessina il 18/10/2014 |
PANORAMA DI TEGLIO
CAPPELLO ALPINO
Post n°98 pubblicato il 11 Maggio 2016 da ingridmessina
Una sera ho ricevuto una telefonata da un caro amico. Mi ha fatto molto piacere la sua telefonata e la prima cosa che mi ha chiesto è stata: “Come stai?” Non so perché gli ho risposto: “Mi sento molto solo”
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Post n°97 pubblicato il 08 Maggio 2016 da ingridmessina
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Post n°96 pubblicato il 06 Maggio 2016 da ingridmessina
sabato 27 marzo, 2016 VALMALENCO – Penultima giornata di gare dei mondiali juniores di Freestyle. Sulle gobbe della pista ‘del Dosso’ una doppietta d’oro USA che rafforza il peso della squadra americana nel medagliere generale; nella mattinata ci sono stati gli allenamenti dello Slope Style, che proiettavano in clima mondiale gli utenti della Ski Area già al loro arrivo.
LE GOBBE DELLA VALMALENCO SORRIDONO AGLI USA – Gli USA dominano sulle gobbe del Mondiale FIS Freestyle Ski Junior di Valmalenco. Dopo le difficoltà della quarta giornata di gare, che ha visto le nebbie aver la meglio delle competizioni, ecco che lo svolgimento del “Dual Moguls” è proceduto secondo i programmi e, dopo una mattinata di intense e spettacolari discese in parallelo delle giovani
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Post n°95 pubblicato il 04 Maggio 2016 da ingridmessina
![]() Per non farti perdere l’occasione di vivere l’entusiasmante primavera della Valtellina in sella ad una bicicletta riparte “Valtellina Rent a bike”, il servizio che mette a disposizione per il noleggio oltre 200 mezzi tra biciclette, mountain bike, city bike, e-bike a pedalata assistita, tandem,carrelli per il trasporto dei bambini e altri accessori. |
Post n°94 pubblicato il 02 Maggio 2016 da ingridmessina
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Post n°93 pubblicato il 30 Aprile 2016 da ingridmessina
La bresaola della Valtellina è un salume a Indicazione geografica protetta (IGP), ottenuto da carne di manzo, salata e stagionata, che viene consumato crudo. ![]() È alquanto difficile stabilire con precisione da dove derivi il nome di questo salume. Potrebbe derivare dall'espressione "sala come brisa", per l'uso che un tempo si faceva del sale nella conservazione e per il fatto che in Valchiavenna (valle vicina alla Valtellina) "brisa" indicava una ghiandola dei bovini fortemente salata. Ma c'è chi riconduce l'origine di questo nome al termine "brasa" (in dialetto significa brace) poiché un tempo l'asciugamento del prodotto avveniva in locali riscaldati da bracieri alimentati con carbone di legna di abete e bacche di ginepro, timo e foglie di alloro. Da "brisaola" il nome è poi mutato con gli anni in "bresaola". ![]() Le prime testimonianze letterarie relative alla produzione della bresaola risalgono al XV secolo, ma l'origine del salume è senz'altro antecedente. La produzione rimane circoscritta all'ambito familiare sino ai primi decenni dell'Ottocento. Nel XIX secolo la lavorazione artigianale del salume diventa particolarmente florida e il prodotto varca i confini nazionali per essere esportato nella vicina Svizzera. Il settore agro-alimentare è tradizionalmente molto forte in Valtellina, le cui ottime specialità gastronomiche sono vendute in tutta Italia e in Svizzera. ![]() |
Post n°92 pubblicato il 26 Aprile 2016 da ingridmessina
Gala, Fuji, e di più: 7 Tipi di mele e i migliori usi ![]() Non c'è alcun dubbio: Quando si tratta di frutta, gli americani preferiscono le mele - non solo per il loro gusto e la versatilità, ma per i loro robusti benefici per la salute e la disponibilità per tutto l'anno, anche. Un recente studio ha scoperto che le mele rappresentano il 29 per cento della frutta consumato dai bambini americani ogni giorno. Per stare al passo con la domanda, i produttori hanno iniziato a far rivivere varietà cimelio ormai lontani, e gli allevatori ad alta tecnologia sono la creazione di nuovi ceppi per tutti i gusti - crostata di mele, mele dolci, mele che non lo fanno marrone dopo il taglio . Ma un salto al negozio di alimentari può facilmente trasformarsi in un calvario di fronte alla dozzina di varietà in rotazione in un dato momento. Anche se questo è niente in confronto con le decine di migliaia di varietà di mele disponibili negli Stati Uniti ad un certo punto, è ancora molto se si considera come pesantemente moderne pratiche agricole hanno semplificato le nostre scelte. Come si entra stagione principale di Apple, è importante tenere a presente che non tutte le razze sono creati uguali. Mentre alcune varietà erano destinati a recitare nella vostra torta di mele del Ringraziamento, altri sono più adatti per mele, insalate o mangiare fresco di mano. Se sei stato deludente per i precedenti tentativi di cucinare o cuocere con le mele, il problema può avere nulla a che fare con le vostre abilità di cucina e tutto a che fare con la vostra scelta di frutta. I seguenti sono solo alcuni esempi delle innumerevoli razze che troverete in mercati ogni autunno, con suggerimenti sui migliori usi per ogni varietà. Fuji ![]() Gala ![]() |
Post n°91 pubblicato il 22 Aprile 2016 da ingridmessina
Ogni paese, soprattutto nelle località dove le vecchie tradizioni sono ancora vive e si perpetuano da una generazione all’altra, e non solo ad uso e consumo dei turisti muniti di macchine fotografiche o fotocamera, annovera spesso tra queste anche i “costumi tipici”.
Sono soprattutto le località alpine e prealpine quelle che amano ancora queste antiche consuetudini, in particolare nelle zone altoatesine, ma anche in alcune realtà valtellinesi, come ad esempio a Grosio, paese di circa seimila abitanti nella media valle, a metà strada tra Tirano e Bormio, in Valtellina.
alle loro tradizioni, tra cui c’è appunto il costume femminile, indossato in modo spontaneo dalle persone anziane fino a pochi anni or sono.
Attualmente non si perde occasione per sfoggiarlo con orgoglio durante processioni, cerimonie religiose o civili, feste folcloristiche.
Il costume tradizionale viene conservato gelosamente in un baule assieme agli accessori: bottoni, spilloni, nastri, fazzoletti e cappelli, a volte le alle scarpe.
Un tempo le donne avevano nel loro guardaroba 4 abiti: quello da lavoro, quello da festa, quello da sposa, caratterizzati da colori sgargianti rosso, giallo e blu e quello da lutto, con tonalità scure.
Nel costume maschile, meno usato, spiccano il colore rosso del gilét su pantaloni neri e il verde delle “balle”, ossia dei lacci a pon pon, mentre la fascia veneziana dà all'abito un tocco pittoresco.
La tradizione è d’epoca cinquecentesca, quando diverso grosini si recarono a lavorare nei cantieri della Serenissima e ne tornaroro con qualcosa in più, in termini di usi e costumi, oltre che di bellissime schiave, si dice arabe e armene, con la quale avrebbero ripopolato il paese.
Fatto sta che a Grosio si cominciarono a vedere ricchi costumi di buon tessuto, orecchini ed ornamenti raffinati, sete preziose e filigranate; abiti che via via si sono trasformati fino all’800, quando assunse l’aspetto che attualmente viene sfoggiato ormai solo nel corso degli eventi folkloristici.
Il costume femminile da festa comprende una lunga ed ampia gonna nera fittamente pieghettata, con il busto allacciato da un fettuccia nera ed un sottile fiocco rosso, la quale copre la sottoveste bianca, orlata di pizzi; sopra alla gonna c’è un lungo grembiule di seta, che cambia colore a seconda delle occasioni di festa, matrimonio, funerali o battesimi.
La parte superiore comprende un giubbotto di raso damascato dalle maniche rigonfie, con velluto nero alle maniche ed al collo con bottoni di filigrana d’oro o d’argento; fa parte del costume anche la cosidetta “pezza del stomec” un vellutato panno rosso di forma triangolare allacciato all’altezza della gonna che serve per sostenere il seno; le spalle sono coperte da un ampio scialle di seta ricamato con lunghe frange.
In testa uno strano cappello di feltro nero a falda tondeggiante, con una piuma di struzzo ed un fiocco nero, mentre le gambe sono coperte da calze di lana rossa; le orecchie sono spesso impreziosite da bellissimi orecchini filigranati, così come il collo, attorno al quale vi sono alcuni giri di granati e l'immancabile crocifisso.
con una camicia bianca a maniche rimboccate senza colletto ed un grembiule di cotone; ad ingentilire la figura un foulard colorato e una modesta “pezza del stomec”.
In testa, al posto del cappello della festa, un fazzoletto ed ai piedi gli zoccoli di legno chiodati dalla punta aguzza e ricurva, a ricordare le calzature indossate in oriente, forse una memoria delle origini. ![]() ![]() |
Post n°90 pubblicato il 19 Aprile 2016 da ingridmessina
Attualmente i vini della Valtellina si raggruppano principalmente nelle seguenti categorie: La D.O.C.G.e D.O.C. corrisponde alla DOP comunitaria, mentre IGT corrisponde alla IGP 800 ettari vitati nella zona DOP ( ex Doc e Docg) che parte da Ardenno per arrivare a Tirano ( 46 Km.) ad un’altitudine che varia dai 250 agli 800 metri tutti in sponda destra dell’Adda fatta eccezione per i due conoidi di Stazzona (nel Comune di Villa di Tirano) e di Albosaggia. 1) Sforzato di Valtellina D.O.C.G. Lo Sforzato o Sfursat di Valtellina è il primo passito rosso secco italiano che vanta la "garantita", ossia la DOCG, ottenuta nel 2003 dopo un laborioso iter che ha visto impegnati i produttori.
Rosso di Valtellina DOC é la denominazione che identifica la produzione DOC del medio versante retico valtellinese. Degli 800 ettari di Nebbiolo della zona, quelli destinati alla produzione del Rosso di Valtellina Doc sono circa 200. Viene prodotto nelle zone con i terreni più profondi e in località situate ad altitudini fino ai 700 m sul livello del mare. La base del vino è costituita per almeno il 90 % da uve Nebbiolo e per il 10% da vitigni autoctoni, quali Rossola e Pignola. Il Rosso di Valtellina Doc è un vino a tutto pasto. Il suo colore rosso rubino è brillante, e invecchiando assume riflessi granata. Il profumo è intenso, fine e persistente, con note fruttate di marasca e ciliegia, toni speziati che ricordano la viola. Il sapore è asciutto, abbastanza morbido e fresco, con retrogusto leggermente tannico. Se lo si vuole consumare nell'anno successivo alla vendemmia sarà di medio corpo, mentre se lasciato invecchiare, per 2 o al massimo 6 anni, avrà gusto più strutturato e di carattere. Per degustare al meglio questi vini, si consiglia di servirli in calici per vini rossi di medio corpo, a una temperatura di 16°-18°C.Standard di prodotto – gradazione alcolica: |
Post n°89 pubblicato il 16 Aprile 2016 da ingridmessina
meccanica prodotta dalla corrente di un corso d'acqua, condotta alla ruota del mulino tramite opportuna canalizzazione. Nelle regioni costiere anche i movimenti di marea sono stati sfruttati per il funzionamento dei mulini ad acqua. L'uso del mulino ad acqua, attestato in Europa fin da tempi molto antichi (è descritto nel Trattato d'architettura di Vitruvio), è antecedente all'utilizzo del mulino a vento. Il suo sviluppo è avvenuto parallelamente alla fine della schiavitù a partire dal IX secolo: l'utilizzo dell'energia idraulica al posto di quella animale o umana permise un aumento della produttività senza precedenti nell'antichità (l'energia prodotta da ciascuna ruota di un mulino ad acqua può macinare 150 kg di grano in un'ora, equivalente al lavoro di 40 schiavi). Il mulino ad acqua, così come il mulino a vento, fu soppiantato nel XVIII secolo dall'avvento del motore a vapore e, successivamente, dal motore elettrico. ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Post n°88 pubblicato il 14 Aprile 2016 da ingridmessina
L’Alta Via della Valmalenco è un percorso escursionistico che si snoda attraverso i La fitta rete di sentieri e raccordi con il fondovalle consente però di percorrere con grande soddisfazione anche le singole tappe, percorribili in momenti diversi nell’arco della stagione e in grado di far apprezzare all’escursionista la gran varietà di ambienti e la storia dei luoghi.
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Post n°87 pubblicato il 11 Aprile 2016 da ingridmessina
Sono partita di buon mattino con l’aria ancora fresca e poca gente in giro. |
Post n°86 pubblicato il 10 Aprile 2016 da ingridmessina
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Post n°85 pubblicato il 05 Aprile 2016 da ingridmessina
Anche quest'anno, LA SKIEDA è stata caratterizzata dall'attesa "Époque mostra", ribattezzata quest'anno IT'S EPOQUE TEMPO, quando i migliori telemarker squadre provenienti da tutto il mondo corrono lungo la Dama Bianca in attrezzature d'epoca e abbigliamento. Sponsorizzato da Devold, questo evento ha avuto luogo Domenica 3 aprile al Carosello 3000 . L'evento è stato aperto a tutti gli sciatori che, indossando abiti d'epoca e attrezzature o semplicemente in marcia classico degli anni '70, hanno voluto cimentarsi come telemarker, scialpinisti o sciatori classici , in competizione per conto loro, a coppie o in gruppi. E ' TEMPO EPOQUE a LA SKIEDA 2016! ![]() |
Post n°84 pubblicato il 02 Aprile 2016 da ingridmessina
Tirano (Tiràn in dialetto valtellinese, Tiraun in romancio, Thiran in tedesco desueto) è un comune italiano di 9.155 abitanti della provincia di Sondrio in Lombardia, il comune è reso celebre per il suo Santuario dedicato alla Madonna di Tirano, e per essere capolinea della pittoresca linea ferroviaria Tirano-Sankt Moritz (Ferrovia del Bernina). Piazza Cavour - Tirano ![]() Madonna di Tirano ![]() Tirano - Sondrio ![]() Tirano e il Trenino Rosso del Bernina - Sondrio Panorama di Tirano ![]() Santuario della Madonna di Tirano ![]() |
Post n°83 pubblicato il 31 Marzo 2016 da ingridmessina
Fin dal III millennio a.C. questa zona attirava diverse stirpi che si fondevano all'originaria homo alpinus grazie alla sua fertilità e alla sua quota. Per diversi secoli, a differenza di oggi, le zone sui versanti erano più adatte all'attività agricola rispetto al fondovalle che era ricco di paludi. Diverse steli dell'età del bronzo ritrovate dal 1940 in poi sono conservate nel museo archeologico all'interno del Palazzo Bestadenominato "Antiquarium tellinum". Epoca romanaLa Valtellina diviene parte dell'Impero Romano nel I secolo e Teglio diviene "Castrum". MedioevoSuccessivamente alla caduta dell'Impero Romano, Teglio, come la Valtellina, passa sotto il dominio di diversi popoli. Nel IV secolo viene annesso al Regno ostrogoto, nell'VIII secolo passa ai longobardi e nel biennio 951-952 viene conquistato daOttone I. Nel 962 lo stesso Ottone I cede Teglio all'Arcivescovo di Milano. Successivamente l'intera Valtellina diviene una terra combattuta tra Milano e Como. Nel 1262 Teglio viene espugnata dai Milanesi e nel 1335 tutta la Valtellina diventa parte del Ducato di Milano. Nel 1432 Teglio viene distrutto durante degli scontri perché filoveneziana. Dominazioni straniereDal 1500 la Valtellina passa sotto il dominio francese fino all'invasione dei Grigioni avvenuta nel 1512. Nel 1526 una grande pestilenza provoca circa 1500 morti a Teglio. Durante il loro dominio i Grigioni diffondono il protestantesimo in Valtellina provocando feroci scontri con i cattolici che sfociano nel Sacro Macello di Valtellina avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1620. In questa notte un gruppo di fanatici cattolici uccise circa 600 protestanti presenti in Valtellina. A Teglio durante il Sacro Macello viene incendiata e distrutta la chiesa di Sant'Orsola. Nel 1797 Napoleone conquista la Valtellina e la annette alla Repubblica Cisalpina. Storia RecenteSuccessivamente la Valtellina segue le vicende della Lombardia. Nel 1983 una frana a Tresenda causa 18 morti. Il tellino Paolo Uggè deputato dal 2001 ad oggi è stato sottosegretario ai trasporti nel terzo governo Berlusconi dal maggio 2003. |
Post n°82 pubblicato il 29 Marzo 2016 da ingridmessina
Borgo fiero ed antico, Chiuro mostra ancora oggi con orgoglio il suo volto segnato da tradizione e vivacità al viaggiatore che, senza troppa fretta, vaghi per i paesi del versante retico mediovaltellinese da Sondrio a Tirano. È posto allo sbocco della Val Fontana, sul grande conoide della Fiorenza, e di questa nascosta quanto ampia valle possiede la quasi totalità. Borgo antico, antichissimo: il ritrovamento di due massi incisi sulle balze di Castionetto e di due altre pietre incise attesta la presenza di insediamenti umani in età preistoriche. L’antichità è segnalata anche dal nome: ciür, come suona in dialetto, o Clure, nella forma più antica attestata (in loco Clure, sec. X), deriverebbero dalla radice Clur, di origine ligure o reto-etrusca, la stessa che ha dato origine a Glarus e Glorenza in Alto Adige. |
Post n°81 pubblicato il 26 Marzo 2016 da ingridmessina
Non respingere i sogni perché sono sogni. Tutti i sogni possono essere realtà, se il sogno non finisce. La realtà è un sogno. Se sogniamo che la pietra è pietra, questo è la pietra. Ciò che scorre nei fiumi non è acqua, è un sognare, l'acqua, cristallina. La realtà traveste il sogno, e dice: "Io sono il sole, i cieli, l'amore". Ma mai si dilegua, mai passa, se fingiamo di credere che è più che un sogno. E viviamo sognandola... Muore solo un amore che ha smesso di essere sognato fatto materia e che si cerca sulla terra. (Pedro Salinas) |
Post n°80 pubblicato il 22 Marzo 2016 da ingridmessina
Pazienza" è una bella parola, aperta, dai molteplici significati. Che vanno dalla rassegnazione alla speranza, in base al tono di voce ed al contesto in cui viene pronunciata. C’è il "Pazienza, purtroppo è andata così." di rassegnazione. E c’è il significato che amo di più. "Bisogna avere pazienza, aspettare con fiducia, andrà tutto bene". Che è quello dell’attesa positiva, di chi nel buio della notte attende l'arrivo della luce del nuovo giorno. Ben sapendo che arriverà… |
Post n°79 pubblicato il 21 Marzo 2016 da ingridmessina
IL PASSERO SOLITARIO
D'in su la vetta della torre antica, Passero solitario, alla campagna Cantando vai finchè non more il giorno;Ed erra l'armonia per questa valle. Primavera dintorno Brilla nell'aria, e per li campi esulta, Sì ch'a mirarla intenerisce il core. Odi greggi belar, muggire armenti; Gli altri augelli contenti, a gara insieme Per lo libero ciel fan mille giri, Pur festeggiando il lor tempo migliore: Tu pensoso in disparte il tutto miri; Non compagni, non voli, Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi; Canti, e così trapassi Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso, Della novella età dolce famiglia, E te german di giovinezza, amore, Sospiro acerbo de' provetti giorni, Non curo, io non so come; anzi da loro Quasi fuggo lontano; Quasi romito, e strano Al mio loco natio, Passo del viver mio la primavera. Questo giorno ch'omai cede la sera, Festeggiar si costuma al nostro borgo. Odi per lo sereno un suon di squilla, Odi spesso un tonar di ferree canne, Che rimbomba lontan di villa in villa. Tutta vestita a festa La gioventù del loco Lascia le case, e per le vie si spande; E mira ed è mirata, e in cor s'allegra . Io solitario in questa Rimota parte alla campagna uscendo, Ogni diletto e gioco Indugio in altro tempo: e intanto il guardo Steso nell'aria aprica Mi fere il Sol che tra lontani monti, Dopo il giorno sereno, Cadendo si dilegua, e par che dica Che la beata gioventù vien meno.
Tu solingo augellin, venuto a sera Del viver che daranno a te le stelle, Certo del tuo costume Non ti dorrai; che di natura è frutto Ogni nostra vaghezza A me, se di vecchiezza La detestata soglia Evitar non impetro, Quando muti questi occhi all'altrui core, E lor fia voto il mondo, e il dì futuro Del dì presente più noioso e tetro, Che parrà di tal voglia? Che di quest'anni miei? Che di me stesso? Ahi pentiromi, e spesso, Ma sconsolato, volgerommi indietro.
Il canto risulta scritto da Leopardi nel 1831, ma progettato fin dal 1819-1820. Sebbene Il Passero Solitario sia stato scritto dal poeta in età avanzata, compare all'interno dei Canti fra i componimenti della prima giovinezza; il canto appartiene infatti per origine remota alla giovineza del poeta, e di quella giovinezza ne era una rievocazione comprensiva e affettuosa. La prima stanza è una descrizione delle abitudini di vita del passero solitario, in essa troviamo una prima descrizione del passero come colui che mira il modo di vivere gioiosamente la primavera, la gioventù, degli altri animali; egli invece canta e pensoso rimane in disparte: fin da questo punto è ben evidente la similitudine con la vita del giovane poeta che potremo vedere descritta nella seconda stanza. Il paragone tra la condizione dell'animale e quella dell'uomo è invece ripreso nella terza stanza; ormai è passata la gioventù, il passero che ha vissuto secondo natura non si duole della sua vita, mentre il poeta si chiede cosa nè è stato della propria. Interessante è notare come anche la vecchiaia e la morte in quest'ottica hanno espressioni ben differenti: per il passero essa non è nient'altro che la sera del giorno che le stelle gli hanno concesso, mentre per il Leopardi essa è la detestata soglia che si cerca di evitare. Si può in ultima analisi notare un paragone tra la vita del passero priva di coscienza e memoria è quindi incapace di nostalgiche riflessioni, e quella del poeta al contrario straordinariamente ricca di emozioni lasciate, non vissute e quindi rimpiante.
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