Il discorso del leader Castiel fu trasmesso da tutte le televisioni mondiali suscitando consensi e simpatie nel mondo animale, ma molto meno nell'uomo, che dopo questa dichiarazione, che sembrava precludere una minaccia di guerra contro l'Umano, si decise di convocare d'urgenza ' l'O.M.S.P.A. "Organizzazione Mondiale Salviamo il Pianeta dagli Animali", per discutere del grave problema che si era presentato nel mondo, dopo l'annuncio shock del gatto Castiel. Tutte le fattorie nel mondo erano in subbuglio e gli animali incominciarono la loro prima rivoluzione mondiale contro l'essere umano, padrone del mondo e del diritto alla vita. Ma allora era tutto vero quello che sentiva dire della "Fattoria delle anatre selvagge?" Le storie che si raccontavano in giro? Il matto del paese aveva ragione, quando diceva che aveva sentito parlare gli animali della Fattoria del signor Benson. Forse tanto matto non lo era per niente. Non erano tutte storie inventate. Nella fattoria, si discusse fino all'alba del discorso del gatto Castel. Alla conclusione della riunione e della conferenza stampa, alquanto movimentata, si era deciso per lo Sciopero Generale a oltranza. Vennero chiusi tutti i cancelli delle fattorie per lo Sciopero proclamato dai sindacati degli animali e da quel giorno anche la fattoria del padrone Benson non sarebbe stata più la stessa. Non si sarebbe più sentito il belare della pecora Giuseppina, il grugnito del maiale Peppino, il gracidare delle rane nello stagno, il coccodè della gallina Crestina, il canto degli uccellini. Il silenzio aveva invaso la fattoria, che non era più allegra e gioiosa come prima. La fattoria di Benson fu la prima a proclamare lo Sciopero Generale, e dette l'impulso a tutte le altre fattorie dei paesi vicini che furono caratterizzati da lotte di maiali e agnelli, di galline e pecore, pulcini e lumache, tortore e cavalli, tutti uniti contro i contadini. La lotta ebbe il suo culmine e conclusione, con l'occupazione delle fattorie il 20 settembre 1922. In questo periodo si verificarono soprattutto nell'Italia meridionale, mobilitazione di tutti gli animali da fattoria, e anche tutti gli altri animali studenti che studiavano alle Università, i somarelli, i cavallini, le oche e le galline, agnellini e topolini, scesero in piazza per dare il loro sostegno ai loro compagni in lotta nelle fattorie occupate. Ci furono parecchi scontri con le forze dell'ordine dei macellai che li volevano portare al mattatoio. Parecchi feriti, finirono all'ospedale veterinario del paese, che dopo averli curati li trasferivano urgentemente al mattatoio comunale. Tutto a spese di un progresso sfrenato a discapito della manodopera, o meglio della zampadopera. Ma dopo molti giorni di lotta finalmente qualcosa si mosse. Una delegazione sindacale del C.O.R. Comitato Oche Riunite, fu ricevuta dal ministro del lavoro per la firma sul nuovo Contratto Nazionale del Lavoro, e con questo accordo si era raggiunta una buona intesa sul lavoro degli animali da fattoria. Sul nuovo contratto c'era scritto che il gallo non avrebbe più cantato all'alba di ogni giorno, tutte le mattine, ma solo dopo mezzogiorno. Il sabato e la domenica festivi, niente sveglia, nessuno "chicchirichì" nelle fattorie. Le galline avevano anche loro ottenuto un buon accordo. Non dovevano andare più a letto appena tramontava il sole, ma avrebbero potuto stare fuori anche dopo mezzanotte. Con la libertà di andare in discoteca nelle ore notturne. Un'altra concessione che avevano ottenuto, avrebbero covato solo un uovo al giorno, per non stressarle troppo. Anche per loro sabato e domenica a riposo, niente uova da covare. L' asinello Gelsomino non avrebbero più fatto lavori manuali pesanti, ma avrebbe portato la legna in paese, solo mezzo chilo alla volta. Con la clausola che doveva fare un corso di aggiornamento di informatica, ma visto la sua natura, ci aveva subito rinunciato. La mucca Guglielmina, avrebbe fatto solo un litro di latte al giorno, non di più. Ogni litro di latte in più, il fattore avrebbe dovuto considerarlo come ore straordinarie, da pagare con erbetta fresca di montagna. Gli agnelli ebbero pure loro dei buoni risultati nel contratto. Non si sarebbero più fatti vedere in giro nel periodo Pasquale, perché avevano ottenuto una gratifica speciale riservato solo alla loro categoria. Nei giorni festivi di Pasqua, potevano andare sulla Costa Crociera all'estero, e non sarebbero finiti sulle tavole degli ingordi paesani, sacrificati per i pranzetti Pasquali! E anche per i maialini si era arrivato a un buon risultato del Contratto Nazionale. Niente più salsicce e prosciutti prima dei venti anni di vita, e con trenta giorni di ferie pagate, per andare verso i paesi Arabi dove non sarebbero stati mangiati. La pensione con solo venti anni di contributi. La fattoria del fattore Benson era stata la prima a dare inizio a una lotta sociale per i diritti degli animali, e ne avevano usufruito tutti quanti della riforma del lavoro delle fattorie, in quelle dure giornate di lotte e occupazioni. Avevano lottato per i loro sacrosanti diritti, perché tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza. Anche nel paese di Agua Mara dopo questi avvenimenti di scioperi a oltranza, il sindaco emise un'ordinanza.
Il sindaco di Agua Mara? Un convinto animalista! Niente cotolette e arrosti sulla sua tavola!
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Il buon Tobia vedendo il poco risultato che otteneva nello spegnere il fuoco con la pala, si precipitò fuori per raggiungere l'abbeveratoio per prendere un secchio. Nel frattempo anche il fattore udendo tutto quel baccano si era alzato dal suo letto e, ancora in pigiama, con il cappellino da notte sulla testa, la lampada a petrolio accesa che dava un leggero tremolio alla sua ombra, scese le scale per dirigersi verso il luogo da dove proveniva tutto quel fracasso. Temendo anche lui che ci fossero i ladri di polli, prese il suo fucile da caccia caricato a pallettoni e scese le scale. Ma poverino, vista la sua veneranda età, ci mise un bel po' per scendere, un gradino dopo l'altro, stando attento a non cadere per le scale, arrivò giù e vide da lontano nel buio una figura che si muoveva. Pensando che fossero i ladri sparò una scarica numero sei di pallini che si andarono a conficcare nel muro della stalla ma disgraziatamente anche sul dorso dell'asinello Gelsomino scambiato per un ladro e aveva preso per errore quella fucilata dal suo padrone. Il povero asinello incominciò a ragliare di dolore senza sosta, scappando avanti e indietro con quei pallini che si erano conficcati sul suo dorso.
Intanto Tobia in pochi attimi arrivò all'abbeveratoio, mentre il fuoco incominciava ad arrampicarsi sui pali di legno che sostenevano il soffitto della stalla, e raggiunsero in un batter d'occhio le travi e le tegole correndo rapidamente sul pavimento alimentato dalla paglia e fieno, arrivando fino alle mangiatoie degli animali. Il calore sprigionato da quelle lingue di fuoco era insopportabile e le povere bestie incominciarono a calciare terrorizzate, belando, nitrendo, ragliando, grugnendo e ognuno di loro urlava nel loro linguaggio dei versi strazianti di aiuto. I maiali per primi corsero fuori dalla stalla, grugnendo terrorizzati, seguiti dalle mucche che muggivano forte, e a loro volta anche le galline svolazzavano goffamente, agitando le grasse alette, temendo di finire allo spiedo prima del tempo.
Uscirono dalla stalla una dietro l'altro, con strazianti coccodè, che non si sentivano nemmeno nelle più difficili covate che facevano negli allevamenti. Ma per fortuna tutto si risolse in breve tempo, solo alcune balle di fieno bruciate e tanta paura, e tutto finì bene. Dopo quell'avventura, costata cara alla stalla del cavallo Gigino, e qualche penna di gallina bruciata, il fattore decise di prendere severi provvedimenti, andandosene a dormire brontolando fra sé e meditando cosa fare della fattoria e dei suoi animali. Incominciavano a non farlo stare tranquillo e non dormire più. Gli animali della fattoria, il giorno dopo quel putiferio, erano molti preoccupati degli ultimi avvenimenti, e per la decisione che doveva prendere il fattore, e si decise di tenere un'altra riunione urgente. Ma questa volta niente politica. Un aiuto rivolto a qualcuno molto più in alto, dove avrebbero ascoltato le loro esigenze con molto più attenzione. Una riunione di preghiera, organizzata nel granaio, dai religiosi dell'allegra combriccola.
La fattoria viene trasferita in Romania? È giunto il momento di mettersi a pregare!
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Post n°99 pubblicato il 19 Agosto 2022 da Armanarman2
Cari lettori blogger forse qualcuno visitando il mio Blog si sarà chiesto come mai ho voluto chiamare cosi il mio Blog, Ritorno alla Genesi. È il titolo del mio secondo romanzo, che avrò il piacere di pubblicare su queste pagine dopo che avrò finito i racconti della Leggenda della fattoria! In questi tempi difficili, di crisi finanziarie, molta gente non può comprare nemmeno il necessario, figuriamoci un libro! Così ho deciso di pubblicarli gratis sul mio Blog dando a tutti la possibilità di leggerli! Spero di dare quache momento di relax e qualche sorriso, fuggendo per un attimo dai problemi del quotidiano per immergerci in una piacevole lettura. Un caro abbraccio a tutti voi che mi seguite con pazienza! |
Post n°97 pubblicato il 18 Agosto 2022 da Armanarman2
Intanto qualcosa di molto strano stava per accadere nella Fattoria delle Anatre Selvagge che avrebbe procurato non pochi problemi al povero fattore Benson da parte dei suoi animali! |
Post n°94 pubblicato il 14 Agosto 2022 da Armanarman2
In quel posto di di rovi,gli uccelli neri non si sarebbero mai potuto avvicinare,nè quantomeno era territorio della 'ndrangheta calabrese delle rocce. Quello che purtroppo non sapeva il fattore Benson è che esisteva invece in quei luoghi la mafia delle Spine, la quale, per mezzo di una loro spia, anzi di una loro spina, che si era infiltrata nei semi del fattore, seppe dell'intenzione del fattore Benson di andare a seminare tra loro. Ciò provocò un gran trambusto. Il padrino delle spine, Don Spinoso Pungente, era molto arrabbiato per questo fatto: come si permetteva quell'antipatico del contadino di andare a seminare nei loro roveti?! Questo era un grave sgarro! Un'offesa, un oltraggio all'onorata società! Prima aveva avuto l'idea di seminare in un campo aperto non contento della batosta subita dai corvi della banda di Orvic che mangiarono tutta la sua semenza, poi aveva avuto l'impudenza di andare nel campo della 'ndrangheta calabrese delle Rocce ed adesso aveva il coraggio di andare a seminare addirittura tra gli spazi spinosi della mafia delle spine, dove mai nessuno era mai entrato senza uscirne punto e dolorante! «Onorate spine,» disse il padrino alle sue spine picciotti, «al caro contadino dobbiamo far capire di che pasta siamo fatte e di cosa siamo capaci! Ancora non ci conosce quanto siamo puntigliose e pungenti, quando si tratta di difendere i nostri affari!» Le spine mafiose erano tante e tutte bene organizzate. Conoscevano la tattica della guerriglia urbana, molte di loro erano mercenarie e volontarie, ex spine detenute, combattenti delle strade, reduci di tanti scontri con le forze dell'ordine della campagna e sapevano il fatto loro. Così il povero contadino, seminò di nuovo, nel loro territorio. Ma le spine crebbero e tutte insieme, come un solo uomo, o meglio, come un solo roveto, soffocarono la semenza del povero contadino Benson. Erano tante e così bene organizzate, che non diedero scampo alla povera semenza del fattore, che circondata dalle mafiose spine, morì. Le spine mafiose riportarono una grande vittoria quel giorno, e tutti i roveti festeggiarono fino all'alba con una grande festa organizzata dal padrino Spinoso Pungente. E adesso, direte voi? Preso dallo scoraggiamento il nostro bravo seminatore andò via... e no, non andò così! Il simpatico fattore era un contadino dalla testa dura, probabilmente di origine calabrese, e non si abbatté per così poco, e così decise di seminare di nuovo! Non più in un campo aperto dove gli uccellacci neri mangiavano la buona semenza, non più tra le rocce, dove le poche radici facevano seccare tutto, non più tra le spine che sembravano delle piovre intorno alla sua semenza, ma nel piccolo campo di suo padre Gilberto, il quale gli aveva lasciato un piccolo pezzo di terra in eredità prima di morire. Il padre glielo aveva sempre detto, fin da quando lui era piccolo, della fertilità di quella terra. Ma lui da bravo contadino testardo, volle fare sempre di testa sua. Infatti non aveva curato per niente il campo del padre alla sua morte, si era sempre e solo occupato solo del suo bravo orticello, ma come abbiamo visto, con ben pochi risultati. Ma ricordava bene che quando suo padre era vivo, curava il suo terreno con amore e portava sempre dei buoni frutti, che lui molte volte prendeva dal cesto e mangiava gustandoli con piacere. Sì, aveva deciso: avrebbe seminato nel campo del povero papà. E il seme infatti coltivato in quei campi crebbe, e portò dei frutti maturi e saporiti: mele, pere, fichi, pesche; mille profumi riempivano l'aria, e i mille colori vivaci nelle sue ceste erano come dei quadri d'autore. La buona terra aveva ricevuto il buon seme e aveva portato i suoi buoni frutti. (Allegoria della parabola del Seminatore) Da quel giorno in poi il fattore cominciò a vendere i prodotti della sua terra e poiché gli affari andarono bene, ingrandì i suoi granai. Ma non fece come il ricco stolto della parabola Biblica, che tenne tutto per sé, ma il nostro amico fattore, divise il suo abbondante raccolto tra i poveri del paese di Agua Mara.
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Post n°93 pubblicato il 13 Agosto 2022 da Armanarman2
Il loro capo, Orvic Senior della Jugoslavia, era un corvo tutto nero con degli anelli al becco e una fascia sulla testa che contribuiva a dargli un'aria ancora più cattiva. Quel giorno Orvic Senior e la sua banda, erano pronti per dare seri problemi a mister Benson. Mentre se ne stava aggrappato su un ramo dell'albero, quello più in alto rispetto a dove erano appollaiati tutti gli altri uccelli corvi (perché Orvic voleva avere la visuale migliore della fattoria oltre che dimostrare agli altri corvi di essere il capo indiscusso), Orvic Senior era pronto a sferrare l'attacco assieme ai suoi fedeli alleati contro lo sfortunato contadino. Orvic a quel punto prese la parola e rivolgendosi ai suoi uomini, o meglio alle sue cornacchie, disse: «Spero che abbiate memorizzato bene il nostro piano, "Operazione semi mangiati". L'operazione deve avere successo, non voglio errori o lisciamenti di piume in questa missione! Appena il fattore Benson semina il campo» proseguì Orvic «voi senza perdere tempo andate tutti giù in picchiata in formazione da sei, prendete i semi dal terreno e li mangiate tutti senza lasciarne nemmeno uno!» Diede una leggera beccata al ramo e continuò: «Poi l'altra squadra, guidata da "Corvo due", che nel frattempo è rimasta in attesa sul secondo ramo, si butta sui semi rimasti e li porta tutti da me! Intesi miei prodi corvi neri?» «Cra... Cra» risposero tutti in coro i corvi neri: erano pronti all'attacco. E appena il povero contadino iniziò la semina dando vangate con tanto sudore, i corvacci neri in formazione aerea da combattimento andarono tutti giù in picchiata sui semi e li mangiarono tutti! Inutile tutto il da farsi dello sfortunato fattore che cercò di mandare via gli uccellacci neri in tutti i modi possibili: erano troppi ed il campo era così vasto non ce l'avrebbe mai fatta a mandarli via tutti. Non restava che rassegnarsi e guardare con tristezza quella semina perduta per sempre! Povero contadino, tanta fatica per niente! Ma il nostro amico fattore non si scoraggiò, conosceva il suo lavoro, e sapeva come questo può essere pieno di imprevisti: a volte la pioggia che non cade per mesi facendo diventare arido il terreno, altre volte invece la pioggia cade così abbondantemente che il campo diventa una palude: oppure c'è il sole, se troppo caldo fa seccare i germogli troppo presto bruciando tutto il raccolto. Insomma il mestiere del contadino non è dei più semplici, ma la sua terra era tutto il suo mondo, ed il contadino lo sa bene, mentre semina di nuovo e prega, sperando che la terra gli porti il frutto del suo lavoro. La sua tempra era forte e decise di seminare ancora nel suo campo, e questa volta non più dove c'erano gli uccellacci neri, ma in un campo più sicuro e lontano dalla loro vista, nel terreno roccioso dove gli uccelli non vanno volentieri a mangiare! Ma il fattore Benson non sapeva che le rocce del suo campo erano in preallarme! Avevano saputo da una soffiata, che il contadino sarebbe andato da loro a seminare, e così studiarono un piano di difesa. Il loro capo, "Roccia Dura", tenne una assemblea straordinaria di tutte le pietre del campo, che in gran numero andarono alla riunione del loro leader.
Seminare nel campo senza l'autorizzazione della 'ndrangheta delle rocce? Un problema!
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Post n°92 pubblicato il 13 Agosto 2022 da Armanarman2
Nella strana fattoria, c'era anche Tobia, un ragazzino di colore della Somalia, che aiutava il fattore nei lavori dei campi. Tobia era un piccolo grande uomo, minuscolo, dalla pelle nera, con i capelli ricci e due occhi scuri come la notte, un gran lavoratore. Il signor Benson si prese cura di lui, dopo che i suoi genitori morirono uccisi nel suo paese, molti anni prima, a causa dei numerosi conflitti che affliggevano il Sudafrica. Ma questo fatto aveva suscitato un po' di invidia nei due figli del fattore, Bartolomeo e Gabriel, che non amavano tanto i lavoratori di colore. Tobia, molte volte, aveva dovuto subire in silenzio, le offese verbali del figlio maggiore del signor Benson, lo scorbutico Bartolomeo. Lo rimproverava di non lavorare bene, di essere poco pulito, di non sapere distinguere la frutta matura da raccogliere da quella ancora acerba. Si doveva impegnare di più sul lavoro, ma erano tutte scuse. La verità e che non lo poteva sopportare, a causa del colore della sua pelle. Bartolomeo non amava tanto i forestieri, figuriamoci poi quelli di una razza diversa. Una bella fattoria quella delle "Anatre Selvagge", e una straordinaria compagnia di animali, la rendeva unica. Ma forse non era proprio come la gente se la immaginava. Situata su una collinetta in mezzo al verde della montagna, con le sue pareti di un bel colore giallo paglierino e il tetto rosso come i suoi tramonti, con un ruscelletto di acqua cristallina, che mormora lode a Dio, con tanti alberi di frutta, sopra il mare verde della campagna. Si stava bene nella fattoria, e tutti gli animali facevano il loro dovere. La mucca Guglielmina faceva il latte fresco, che il fattore mungeva tutte le mattine e per poi venderlo nel paese vicino di Agua Mara. La gallina Crestina cercava di covare le uova nel pollaio, dico cercava, ma senza che nascesse mai un pulcino. «Ma perché queste uova non si schiudono mai?» diceva disperata e confusa la povera gallina Crestina. Nessuno aveva il coraggio di dirle la verità sulla sua malattia, e perché era diventata sterile, a causa della lunga permanenza negli allevamenti da batterie intensive, a cui era sottoposta con lunghe ore di agonia, per schiudere anche trecento uova all'anno! L'asinello Gelsomino si caricava, tutti i santi giorni, della legna, che gli metteva sulla sua povera groppa il suo padrone, che doveva vendere al paese, e due barili di acqua, che doveva portare ai contadini che curavano i campi. «Poi mi sento lamentare la colomba Purina che porta solo un ramoscello d'ulivo!» brontolava Gelsomino con la schiena che gli faceva male. C'erano poi le capre e gli agnelli, che andavano al pascolo, sotto lo sguardo attento del cane da guardia Burk, un bel pastore tedesco, che abbaiava in continuazione con fare festoso.
Il signor Benson, viveva felicemente in questa strana fattoria di campagna, circondata dai suoi agrumeti e dai pascoli rigogliosi. Due galline di nome Marta e Maria gli facevano compagnia: la gallina Marta non faceva altro che andare su e giù dal pollaio al cortile, sempre in cerca di qualcosa da beccare nel terreno, sempre ansiosa da non stare mai ferma un minuto (tanto che, quando andava a dormire nel pollaio, era tutta stressata e con un gran mal di cresta, con le penne aride e secche che sembravano un cespuglio visitato da un tornado), mentre l'altra gallina Maria, se ne stava sempre buona e tranquilla vicino alle gambe del fattore, le piaceva ascoltare le sue storie, specialmente quella dell'agnellino Martino, che la faceva commuovere e ogni tanto faceva un bel coccodè annuendo soddisfatta per i bei racconti che narrava il caro fattore. La fattoria era costruita su due piani. Al piano inferiore della tenuta, il signor Benson teneva tutti i suoi attrezzi per il lavoro dei campi come la zappa, la falce, la trebbiatrice a mano, un tagliaerba, oramai fuori uso da tempo; tutti buttati in disordine in un angolo della cucina rustica, nonostante un caminetto con la legna accatastata da un lato, donasse un particolare tocco di poesia alla stanza, ma di poetico, visto il caos che vi regnava, c'era ben poco. Un tavolo antico fatto di legno di abete con i piedi sgangherati si trovava al centro della stanza, con due sedie vecchie con la paglia sfilacciata, dove il gatto Castiel faceva le sue pennichelle quotidiane, una grande finestra, con due vistose tende di stoffa a fiore tutte annerite, donava luce alla stanza. Al centro del tavolo si trovava un vaso di fiori quasi sempre vuoto, senza più fiori da molto tempo da quando il signor Benson era rimasto vedovo molti anni prima. Nessuno metteva più i fiori di campo in quel vaso che sembrava la testimonianza di un tempo felice, passato in quella casa, ma adesso era solo un vaso vuoto senza vita. Sulle pareti scurite dal tempo e mai più ripitturate, qualche quadretto pendeva storto qua e là, facendo pensare al tocco sensibile di una figura femminile che un tempo vi abitava. Sulla credenza della cucina, sparpagliati in disordine, dei fogli di un vecchio giornale locale, una mela ingiallita, delle scorzette di pane ammuffito, mentre poco più a destra, sotto la scala che conduceva al piano di sopra, in mezzo a tante cianfrusaglie c'erano dei vecchi scarponi bucati, con la loro storia fatta di un duro lavoro nei campi ed un paio di stivaloni alti fino alle cosce, che servivano per passare il fiumiciattolo della campagna. Al piano superiore, dove c'era la stanza da letto del fattore, vi si accedeva attraverso una vecchia scala di legno tarlata, che dalla cucina portava al piano superiore attraverso un'apertura nel soffitto. La stanza da letto, com'è facile immaginare, era sempre in disordine con i panni stropicciati sparsi in tutta la stanza. Sulla sedia di mogano vicina al letto c'era una camicia a quadrettoni colorata di un rosso sbiadito e buttata lì tutta stropicciata. Per terra un pantalone di velluto scuro tutto consumato e buttate ai piedi della sedia, sul pavimento vicino al letto, le ciabatte di stoffa emanavano un odore non proprio gradevole assieme ai calzettoni di lana bucati. La testata del letto era di legno di ciliegio antico intarsiato. Ai lati del letto si trovavano due comodini impolverati con i cassetti pieni di varie medicine, un paio di occhiali per la lettura, dei fazzoletti di stoffa e la Bibbia. Il signor Benson leggeva spesso il Salmo 23 prima di addormentarsi, "Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me". Sopra il comò, una grande specchiera opaca e piena di aloni, un portafotografie dalla cornice d'argento, sul quale stazionava una vecchia fotografia in bianco e nero ormai scolorita dal tempo, in cui un bel giovanotto abbracciava sorridente una bella ragazza Clotilde, che poi divenne sua moglie e che lo lasciò troppo presto da solo con due figli piccoli a cui badare, Bartolomeo e Gabriel. Il figlio più grande, Bartolomeo, era sempre stato ubbidiente e rispettoso verso il padre: lavorava nei campi con dedizione e sacrificio, studiava diligentemente, non portava nessun problema al povero babbo. D'altro canto, il fratello minore, Gabriel, era sempre stato di carattere difficile, scorbutico e disubbidiente: non gli piaceva lavorare nei campi e non gli piaceva studiare. Gabriel aveva infatti ben altre idee per la testa, ma lo vedremo proseguendo con la storia. Il signor Benson non aveva più con sé i vantaggi della gioventù: non era più giovane, forte, scattante e con l'avanzare dell'età, la solitudine e la malinconia erano diventate le sue compagne più fidate. Attimi monotoni e tutti uguali scandivano l'incessante scorrere del tempo. Il vecchio fattore rimaneva seduto su una carrozzella, passando le sue giornate in compagnia dei suoi ricordi con il fidato gatto Castiel che gli teneva compagnia, accovacciato su una sedia vicino a lui. Per Benson da molto tempo il silenzio di quella casa era diventato troppo pesante. Ormai aspettava da un momento all'altro che la "Vecchia Signora" bussasse alla sua porta: ma l'aspettava senza timore, senza paure, l'attendeva come una liberazione per potersi ricongiungere alla sua amata compagna e poter tornare a stare insieme a lei, questa volta per sempre. La perdita della moglie, la partenza del figlio minore Gabriel di cui non aveva più notizie da anni lo avevano abbattuto nel fisico e nello spirito facendolo cadere nella depressione e solitudine. Non si curava più delle sue terre e il fattore Benson stava tutto il giorno sulla sua sedia vicino alla finestra, leggeva del continuo la Bibbia dove trovava un po' conforto. Ogni tanto si alzava dalla sua carrozzella per riempire la ciotola del gatto con dei croccantini, per poi ritornare a sedersi nel suo mondo di ricordi. Intanto i lavoratori di colore dei campi lavoravano poco e male, perché non venivano pagati da tempo e incominciavano a incrociare le braccia. Gli animali da parte loro non stavano meglio, mal nutriti e dimagriti. La terra era abbandonata a se stessa, piena di gramigna, i frutteti con oltre duecento piante di meli, ciliegi, cornioli, un tempo coltivati ma oggi tutti coperti di rovi e vegetazione selvatica con la frutta marcia caduta per terra e l'uva con i tralci malati pieni di chicchi d'uva secchi e pieni di muffa. I frutteti senza il raccolto erano circondati da frutta marcia caduta per terra, pesche, pere, mele, ed era diventata cibo per i topolini della campagna.
Seminare un bel campo e aspettare che porti un bel raccolto è il pensiero di ogni bravo contadino, se non ci fosse di mezzo la banda dei "Corvi Neri"!
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Post n°91 pubblicato il 12 Agosto 2022 da Armanarman2
La soluzione a tutti i problemi del nostro vivere? Sì, qualcuno ce l'ha, basta chiamare il venditore di fumo! Tuoni e fulmini, era il caso di dire in quella sera nel paese di Agua Mara, dove le cataratte del cielo si erano aperte, in una pioggia sempre piu incessante, che sembrava il diluvio universale! Quel giorno di domenica nel paese di Agua Mara si teneva la tradizionale sagra del maiale, ma dopo l'ordinanza del sindaco che aveva proibito la macellazione del suino a causa di un virus, la festa non era più la stessa degli anni precedenti. Nel paese non c'erano più animali da vendere, niente polli o conigli, niente agnelli o galline, per un paradosso, la sagra del paese chiamata la "sagra del maiale" di suini non se ne vedeva nemmeno l'ombra! C'era però gente dei paesi vicini, che per l'occasione della festa, si era ritrovata nel paese per farsi una rilassante passeggiata ,in quella bella domenica per niente soleggiata di Aprile! Quel giorno un uomo, sul suo furgoncino pieno di mercanzie, si stava dirigendo ad Agua Mara, il piccolo paese sperduto fra le montagne, per portare a termine una missione importante! C'era molto movimento nel paese visto la festività della domenica e la sagra del maiale, ma a lui non interessava più di tanto di quella festa! L'importante era di portare a termine il suo scopo! Sapeva che non avrebbe dovuto fallire, perché lui stesso assieme ai suoi colleghi di lavoro, aveva progettato nei minimi dettagli quella missione, pioggia permettendo! La strada lunga e tortuosa lo portò finalmente alle porte di Agua Mara! Arrivato lì, cominciò a guardarsi intorno.Era così piccolo quel paesino che non ci voleva molto a capire da quale parte si trovasse la piazza. Quindi, diresse il furgoncino verso una breve salita ed ecco, la piazzetta stava proprio lì, era già piena di gente allegra sotto l'ombrello, pioggia o non pioggia, con le sue bancarelle e con i vari oggetti in vendita, che facevano da cornice all'allegra gente del paese! La festa si teneva proprio quella sera, era un viavai di persone, i tavolini dei bar erano pieni di paesani che giocavano a carte e bevevano birra e vino! i ragazzini correvano da una parte all'altra del paese sotto la pioggia e davanti al palco dove, da lì a poco, si sarebbe tenuto il concerto di un gruppo musicale rock, The Country Band! Un cane latrava da lontano , la musica risuonava per le viuzze e le contrade, nei vicoli e per la piazza, contagiava tutti in quella sera dove le ragazze avevano messo il loro abitino da festa e sognavano la California, con i loro occhi innocenti della loro gioventù! Tutta la loro bella età era riempita di occhiate furtive, sorrisi, e risate verso i ragazzi del paese! L'uomo si guardò in giro e pensò: "Certo che venire in un paese come questo è proprio una impresa da diavolo!" e sorrise sotto i suoi grandi baffoni, perché lui il diavolo lo conosceva bene, eccome! Comunque fosse, intuì che forse non sarebbe stato così facile vendere alla gente del posto le sue mercanzie! Sì...era proprio questo la merce che aveva intenzione di vendere a quella gente semplice: menzogne! Solo truffe e ben costruite menzogne! L'uomo fermò il furgone al centro della piazza, scese dal posto di guida, prese una valigia nera e si incamminò tutto impettito verso la vicina osteria, l'unica del paese dove la gente tentava di ingannare il tempo, giocando a carte e bevendo qualche buon bicchiere di vino! L'uomo in nero era assolutamente convinto di essere inappuntabile in quanto al suo abbigliamento: abito nero, scarpe lucide nere, cravatta e camicia entrambe nere! In verità sembrava il becchino a un funerale! Comunque sia, era appariscente, ma lui lavorava sempre in nero, per cui, entrando nella piccola osteria, attirò gli sguardi di tutte le brave persone presenti! Salutò ad alta voce dicendo «Salve!» ma il suo saluto, chi sa perché, non fece nessuna buona impressione ai frequentatori del locale! Ragion per cui, andò a sedersi ad uno dei tavolini liberi e come sperava, fu subito seguito dagli sguardi sospettosi dei paesani di Agua Mara! A quel punto, sistemata sul tavolino la sua valigetta e sbottonata la giacca per dare una parvenza di informalità alla sua presenza, disse con tono suadente ed elegante: «Venite signori e signore non abbiate timore! Grazie a me, da questo momento in poi, potrete dire addio a tutti i vostri problemi!» Così dicendo estrasse dalla sua valigetta tante piccole scatolette di diverso colore e le sistemò con fare sicuro facendosi spazio sul tavolino. Cosa poteva esserci di così miracoloso in quelle scatolette colorate? Le persone presenti, già sorprese dall'irrompere di quell'uomo nella loro pacifica vita, ora erano anche incuriosite! Tutti volevano sapere cosa fosse in grado di fare quell'uomo in nero! «Con questi prodotti ultimi ritrovati della scienza, cari signori, ogni vostra sofferenza andrà via! Provare per credere!» Tutti ormai si erano avvicinati a quel venditore e nel frattempo, la voce che un venditore sospetto che prometteva miracolose guarigioni si aggirava nel paesino, iniziò a girare velocemente, tant'è che quasi tutti andarono via dalla piazzetta per dirigersi verso lo strano personaggio e dare una sbirciatina alle strane scatolette colorate di cui già si parlava e, soprattutto, per vedere cosa queste contenessero! Una vecchietta, intimidita, si avvicinò all'uomo e disse: «Buon uomo, ma queste scatolette servono anche per i miei dolori? Per la sciatica che continua a non farmi dormire la notte?» «Ma certo cara nonnina!» rispose l'uomo. «Vede questa scatoletta di colore giallo? Dentro troverà tante pillole dello stesso colore. Si metta davanti ad una tovaglia gialla e ne ingoi tre la mattina e tre la sera: vedrà che tutti i tuoi malanni spariranno!» «Grazie! Grazie!» rispose rincuorata la vecchietta! Si sentiva già ringiovanita! Ora avrebbe finalmente potuto dormire e, anche se duecento euro per una scatoletta le erano sembrati un po' troppi, capì che la felicità non aveva prezzo e se andò felice e tranquilla verso casa sua! Nel frattempo, il macellaio del paese, dopo aver ascoltato con curiosità la richiesta della sua compaesana, ancora con il grembiule tutto sporco di sangue si fece avanti tra la piccola folla e decise anche lui di fare un tentativo. «Buon uomo» iniziò «Io avrei dei seri problemi con la mia attività di macelleria; dopo l'ordinanza del sindaco di non vendere più carne di animali sono sul lastrico! Lei sa com'è, con questa ordinanza non ci sono più animali da mattare e nessuno vuole più carne come prima sembra che siano tutti improvvisamente diventati vegetariani. Ma io sono rovinato! Come posso andare avanti? Come posso mantenere la mia famiglia?» «Non aggiunga altro amico mio!» lo interruppe il venditore in nero, soddisfatto che finalmente i suoi affari iniziassero a girare! «Ho giusto qui la soluzione che fa per lei: prenda questa scatola rossa e la porti con sé: dentro troverà delle pillole rosse da prendere mentre sta pregando per la sua attività in crisi. Ne prende due tra una preghiera e l'altra e mi raccomando: non le prenda né prima né dopo altrimenti non faranno effetto!» «Grazie!» disse il macellaio felicissimo «quanto vi devo per il disturbo?» «Mille euro!» rispose prontamente l'uomo «E naturalmente senza fattura!» Al macellaio per poco non venne un colpo: quello era tutto il suo incasso mensile! Avrebbe dovuto lavorare il triplo per riuscire a rientrare nelle spese, ma pagò lo stesso il venditore: d'altronde si trattava di un investimento a lungo termine e da ora in poi, grazie a quelle pillole, non avrebbe avuto più nessun problema finanziario! «Aspetta il tuo turno!» tuonò un omaccione ad una ragazza che tentava di superare la fila per raggiungere il venditore. Era una ragazza piena di problemi, poverina, il marito l'aveva abbandonata da poco e, andando via di casa, l'aveva anche lasciata da sola ad occuparsi dei loro due bambini! Si sentiva morire, la poverina, e doveva assolutamente parlare con qualcuno dei suoi problemi! «Mi aiuti, per favore, mi aiuti!» urlò la donna disperata. «Lo faccia per pietà: mio marito è andato via di casa per una donna senza dignità, ha perso la testa per quella disgraziata senza pudore, la odio! Non so più cosa fare per farlo rinsavire dalla sua follia!» «Niente paura, ragazza mia!» rispose l'uomo e fece cenno alla donna di avvicinarsi al tavolo. «Ho la soluzione adatta anche ai suoi problemi: vede questa scatola di colore viola? Prenda le pillole che ci sono dentro, ogni volta che suo marito uscirà di casa per incontrare la sua amante: se ne prende due in una volta vedrà che suo marito tornerà a casa più fedele di prima!» «Incredibile! Miracoloso!>>disse la donna felice << Non so davvero come ringraziarla. Lei è un uomo buono, mi ha salvato da una situazione davvero brutta, non ne potevo più di pensare al mio amato tra le braccia di un'altra. Quanto le devo per il disturbo?» «Cinquemila euro!» rispose l'uomo con un ghigno! La giovane donna era ovviamente sbigottita perché la cifra era esorbitante per le sue possibilità e si sentì svenire! Cinquemila euro?! E dove andava a prenderli tutti quei soldi? Quasi, quasi ci rinunciava a quell'ingrato di suo marito e arrivederci ai suonatori! Doveva pensarci un poco! «Mi scusi signora mia cara, queste sono problematiche complesse, ed hanno un loro costo! In più le dirò che se proprio vuole, le vengo incontro e le faccio anche la fattura! Cosi se li può scaricare dal 730 alla voce: donne tradite dal marito!» Nonostante le perplessità della donna, il venditore godeva fra sé per gli affari che comunque stava concludendo. In quel paesino erano tutti così creduloni, così ingenui, che avrebbero potuto credere a qualsiasi cosa venisse detta loro! Verso la fine della giornata, mentre chiudeva la sua valigetta nera ormai quasi vuota, sentì una voce dietro di lui, era quella di un vecchio, nonno Benson che cercava di raggiungerlo ansimando per la fatica: «Scusate buon uomo, avrei voluto tanto venire prima ma non ho fatto in tempo, avevo il bestiame da chiudere nella stalla ma loro non volevano e scappavano via da una parte all'altra della fattoria e alla mia età, non potevo certo mettermi a correre anche perché la fattoria è lontana da qui.» L'uomo in nero guardò seccato il vecchietto malandato e puzzolente che veniva verso di lui. «Che cosa vuoi vecchio?» Ormai l'uomo aveva venduto tutte le sue scatolette colorate e la sua facciata da bravo venditore cominciava a venire giù. «Mi scusi» riprese il vecchietto «ma mi hanno detto che voi avete trovato una soluzione per ogni problema che i miei compaesani vi hanno sottoposto e allora dovete assolutamente ascoltarmi! Io ne ho uno veramente grande, ci penso sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte! I miei animali hanno deciso di scioperare e non vogliono più lavorare! Sono molto anziano e sento che fra non molto il Signore mi chiamerà e vorrei avere la certezza che i miei animali abbiano una buona posizione prima che vada via!» Il venditore dovette ammettere che la richiesta era decisamente insolita. In tutta la sua carriera di imbroglione esperto, pochi avevano osato fare quella domanda e questo era un bel grattacapo! Occuparsi dei problemi degli animali non gli era mai capitato! E poi la questione di uno sciopero degli animali non gli era mai capitato in vita sua! La gente intorno a loro ascoltava con interesse. Avevano sentito parlare della "Fattoria delle anatre selvagge" e sulle strane storie che si raccontavano in giro! Tutti guardavano incuriositi verso l'uomo in nero e sembrava letteralmente che pendessero dalle sue labbra; tutti volevano conoscere la sua risposta! Cosa avrebbe detto al vecchietto per fare revocare lo sciopero della fattoria? Il venditore fu infastidito dalla domanda ma non si scompose. «Posso garantirti anche questo!» disse al vecchietto ! «Vai alla fattoria parla con il leader degli animali, il gatto Castiel, e prometti di dare loro doppia razione di cibo, meno lavoro e vedrai che lo sciopero sarà revocato!» Il fattore Benson fu incredibilmente felice di saper come ottenere la revoca dello sciopero, prese dal portafoglio tutti soldi della pensione riscossi il giorno stesso e li porse all'uomo, che li intascò senza neanche ringraziare e ovviamente, anche questa volta, senza lasciare nessuna fattura! D'altra parte, lui era l'uomo in nero! Conclusa ormai la sua missione, il venditore si accingeva a ritornare al suo furgoncino allontanandosi dal paesino di Agua Mara, seguito a vista dallo sguardo compiaciuto dei suoi abitanti che ritornarono nella piazzetta del paese commentando i vari episodi dello strano personaggio, quando viene intercettato dal sindaco dal paese. "Mi scusi"disse il sindaco accompagnato da due vigili urbani ."Mi hanno riferito che voi avete una soluzione a ogni problema della vita" " Allora dovete assolutamente ascoltarmi! Io ne ho uno veramente grande, ci penso sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte! Sono molto anziano e sento che fra non molto il Signore mi chiamerà a sé: vorrei che mi assicurasse la certezza di andare in Paradiso! C'è qualcosa anche per me fra i suoi rimedi?" Il venditore dovette ammettere che la richiesta era decisamente insolita! In tutta la sua carriera di imbroglione esperto, pochi avevano osato fare quella domanda e questo era un bel grattacapo! La gente intorno a loro ascoltava con ansia, tutti guardavano incuriositi verso l'uomo in nero e sembrava letteralmente che pendessero dalle sue labbra! Tutti volevano conoscere la sua risposta! Cosa avrebbe risposto al sindaco per la salvezza dell'anima? Il venditore fu infastidito dalla domanda ma non si scompose, non poteva smascherarsi di essere un imbroglione davanti a tutti! "Posso garantirti anche questo"disse al sindaco. "In questa scatola color cielo troverai le pillole che ti assicureranno un bel posto in paradiso!.Ognuna ha un nome diverso,c'è la pillola buone opere che dovrai prendere tassativamente ogni giorno,la pillola Religione che non devi assolutamente dimenticare,poi la pillola Non faccio male a nessuno, prendine una a settimana e non dimenticare di accendere tante candeline al tuo santo preferito!Se farai tutto questo il tuo pòosto in paradiso sara assicurato"d isse l'omino in nero! Il sindaco fu incredibilmente felice di essere riuscito ad ottenere il passaporto per il cielo, prese dal portafoglio tutti soldi dello stipendio comprensivo della quattordicesima riscossi il giorno stesso e li porse all'uomo, che li intascò senza neanche ringraziare e ovviamente, anche questa volta, senza lasciare nessuna fattura! Conclusa ormai la sua missione, il venditore ritornò alla sua macchina e si allontanò dal paesino di Agua Mara, seguito a vista dallo sguardo compiaciuto dei suoi abitanti. Ma appena fuori dal paese l'uomo in nero abbandonò la macchina e subito una voragine si aprì dalla terra e da essa ne fuoriuscì fumo e fuoco: così il demone che Satana aveva mandato per sedurre la mente delle persone assunse le sue vere sembianze e, con una risata diabolica, fu ben contento di entrare nella voragine e ritornare dal suo capo, il quale l'avrebbe sicuramente ricompensato con un aumento di stipendio! Cari amici ... è un brutto affare lasciarsi sedurre dalle bugie del nemico della nostra anima! L'ingenuità non trova sconti davanti a Dio, perché Egli ci raccomanda del continuo di conoscere la Sua volontà attraverso la lettura della Bibbia; essere disposti a tutto pur di vedere risolversi i nostri problemi, non significa avere intenzioni lodevoli e, infine, le nostre sofferenze non ci autorizzano ad essere idioti e ciechi. Apriamo bene le orecchie, per ascoltare la voce di Dio quando lo invochiamo nelle difficoltà e teniamo ben aperti gli occhi per non cadere nei tranelli di satana. Dio è al nostro fianco sempre, se solo lo vogliamo. Ma prima che voltiate pagina desidero segnalarvi alcuni versi tratti dalla prima lettera di 1 Giovanni al cap.4 dal v.1: "Carissimi non credete a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo. Da questo potete conoscere lo Spirito di Dio: Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne è da Dio, e ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo non è venuto nella carne non è da Dio, e questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, deve venire; anzi, ora è già nel mondo." Dio vi benedica. (Tratto dal libro The Legend of the Farm di Armando Sansone) |
Nella fattoria Delle Anatre Selvagge ci sono i piccioni impiccioni che non hanno nulla da fare se non occuparsi dei fatti degli altri! Stanno tutto il giorno a sparlare con le oche pettegole! L'agnellino Bianchina con il suo continuo belare non si ferma un istante, ha sempre da dire qualcosa, non gli va mai bene niente! Una gran chiacchierona, ma anche una brava scrittrice! È la "filosofa" della compagnia, sempre con le sue massime sulla vita! L'ultimo suo libro "L'animale ha quattro zampe, l'uomo solo due!", gli avevano fatto vincere il premio "Il Silenzio della Campagna", come migliore racconto dell'anno! Le Tortorelle e le Colombine da parte loro, se ne stanno tutto il giorno sotto il tetto della fattoria a tubare, cadesse il mondo, loro di lì non si muovevano! Sempre a svolazzare da una parte all'altra, sotto la tettoia! L'asinello Gelsomino tiene un carattere un po' suscettibile! Raglia nervoso, ogni qualvolta che qualcuno dei suoi amici si azzarda a chiamarlo ciuco in termini dispregiativi! Per lui è una offesa, che non facilmente perdona! "Io sono un asino perché' il buon Dio mi ha creato così!" diceva a sua difesa. "Ma quanti ciuchi ci sono come me nel mondo?" Sempre più incavolato per la sua posizione che si trovava, un animale considerato da tutti poco intelligente Ne sapeva qualcosa la colomba Purina, che per averlo apostrofato così non si parlavano più da molto tempo! Tutto sommato, era il più lavoratore di tutti! Quello che faceva i lavori più sporchi e più pesanti nella fattoria! Quando si trattava di lavorare, abbassava la testa e lavorava dalla mattina fino alla sera, senza lamentarsi mai! Il cavallo da tiro Gigino aveva la stalla piena di numerosi premi, vinti alle competizioni sportive di corse di velocità al galoppo. Anche un attestato, messo lì in bella mostra, come il cavallo più bello! Un suo vanto, che non perdeva occasione di fare presente a chiunque lo andasse a trovare nella sua stalla! Ma il suo pezzo forte era la citazione di Giobbe, nella Bibbia! "Sei tu che dai al cavallo il coraggio? che gli vesti il collo d'una fremente criniera? Sei tu che lo fai saltar come la locusta? Il fiero suo nitrito incute spavento." Il cavallo Gigino leggeva spesso questo brano della Bibbia , se ne vantava con tutti! Poiché era considerato anche dalla Bibbia un animale coraggioso, fiero e forte pensava: "Sarò io a prendere il comando della fattoria, una volta tolto di mezzo il padrone Benson che ci sfrutta!" Gigino tirava il carretto del padrone per portarlo in paese. A lui piaceva fare queste passeggiate, dalla fattoria fino al paese di Agua Mara! Ma negli ultimi tempi, non voleva più essere sfruttato e portava a malincuore il suo padrone nel paese tirando il carretto! Lui era nato per portare un re sul suo dorso, non quell'uomo grezzo del suo padrone! Ma presto tutto sarebbe cambiato, niente sarebbe stato più lo stesso! Nella fattoria non potevano mancare i pulcini, i più teneri abitanti che pigolavano del continuo, andando avanti e indietro nel cortile! Beccavano il terreno in cerca di vermetti insieme alla loro mamma adottiva, la gallina Crestina. Crestina? Non si poteva definire una semplice gallina! Almeno, nel senso letterale della parola! Crestina era la più bella gallina del pollaio, ma non solo della fattoria del Sig. Benson, ma anche di tutti i pollai delle fattorie vicine! Lei non era una semplice gallina, ma una meraviglia della natura! Un uccello, che non aveva niente da invidiare ai suoi cugini volatili, canarini e cardellini, fringuelli e capinera, persino il pavone impallidiva al suo cospetto! Aveva delle piccole ali, che non gli permettevano di spiccare il volo, se non dei leggeri salti, brevi e bassi. Questo per Crestina era un complesso che si portava dietro fin da quando era un pulcino! Guardava con invidia gli uccelli degli alberi che si libravano in volo al contrario di lei, ma non ne faceva un dramma! In compenso era abile nelle corse! Nessuna gallina della fattoria poteva competere con lei nei dieci metri a ostacoli, che faceva in quindici secondi netti! Conosceva le sue doti e cercava di metterli in mostra! Sulla testa di Crestina era presente una bella cresta, che si poteva definire una vera opera d'arte, un capolavoro della sua mamma! Di un colore rosso rame naturale, gli dava un aspetto civettuolo! Sotto il collo i barbigli e un becco che tutti i galli del pollaio desideravano beccare! Due occhi rotondi, che quando guardavano, facevano impazzire i galletti della fattoria! Le sue zampe corte e robuste con delle unghie forti e ricurve, erano l'incubo dei vermi del cortile! Crestina, purtroppo, non era la mamma naturale dei pulcini, perché la povera gallina non poteva avere figli, a causa di una grave malattia che aveva preso quando lavorava negli allevamenti di batteria nella sua gioventù! I cinque pulcini che aveva gli erano stati venduti dalla loro mamma naturale. Una gallina povera di una fattoria vicina, poiché non potendo mantenerli, aveva venduto i suoi poveri figli per un pugno di granoturco! Un grande dolore della povera mamma perché li voleva bene, non li poteva sfamare! Comunque, la gallina Crestina, li allevò sempre con amore proprio come se fossero dei pulcini nati da lei! Nella fattoria ci sono anche le lumache lente! Poiché vanno piano, sanno ascoltare ogni particolare dei discorsi che si fanno, non hanno fretta di arrivare da nessuna parte! Con la loro casetta sulle spalle, vanno piano per il mondo e non sono stressati dai problemi del quotidiano! Il loro pensiero "Chi va piano va sano e va lontano!'' fanno di questo proverbio una parte della loro filosofia di vita! "Perché andare di fretta?" dicevano, citando una frase di Isaac Newton: "Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Sanno tutto di tutti, e lo vanno a raccontare in giro alle comari lucertole che arrampicandosi sui muri vecchi della casa, ascoltano e ridono di tutto quello che gli raccontano le lumachine! In particolare, quando sentono la storia della strana amicizia dell'uccellino Cip Rino e della rana Filippa! Questa storia, era diventato l'argomento giornaliero di tutti gli animali della fattoria! Sarebbe stato un bel passatempo, se non c'era in programma una cosa molto più seria di una riunione segreta, che tra poco si sarebbe tenuta nella stalla del cavallino Gigino! Si stava sempre a pettegolare, davanti l'uscio del cortile della fattoria, parlare e sparlare di tutti! Ma l'argomento preferito era sull'amicizia dell'uccellino Cip Rino con la rana Filippa, che li faceva molto ridere! "Che bella coppia!" dicevano al loro passaggio, ridendo le lumachine e le lucertole! Ma non solo loro ridevano, ma tutti gli animali della fattoria! In una insenatura, su un albero di ciliegio vive una colonia di antiche formiche vichinghe. Dei veri guerrieri che stanno sempre a lavorare e che non si fermano mai, dei grandi combattenti! Un piccolo esercito sempre in cammino! Con le loro robuste chele anteriori, portano foglioline e larve di insetti da riporre nei loro rifugi, come riserva di cibo per l'inverno! Sono sempre alla ricerca di cibo, lavorano anche fino a venti anni per avere il minimo dei contributi, dopo di che vanno in pensione! Molti di loro avevano deciso di non lavorare più, si sentivano sfruttati volevano il salario minimo, e andare via dal lavoro con solo cinque anni di contributi lavorativi e godersi la pensione! A breve si sarebbe discusso nella stalla del cavallino Gigino detto "Il professore", per la sua cultura e la sua preparazione sulla storia degli Equini, di questo problema! Il capo delle formiche "Eric il rosso", discendeva da una antica stirpe di formiche predatori, era arrivato lì nella fattoria del signor Benson insieme ai suoi guerrieri molto tempo fa, dalle fredde terre del Nord! Durante i primi anni del IX secolo, i paesani di Agua Mara, erano tranquillamente assorti nelle loro attività quotidiane, ignari, che imbarcazioni lisce e arrotondate di formiche vichinghe comandate da " Eric il rosso" si stavano avvicinando rapidamente alla loro terre solcando le onde! Le navi approdarono sulle spiagge, vicino alla montagna dove c'era il paese di Agua Mara. Migliaia di formiche con le loro chele affusolate muniti di tentacoli, balzarono fuori dalle loro navi avanzando di corsa verso il paese! Si insinuarono in tutte le case, nei granai, nelle campagne, sugli alberi e sul terreno! Depredarono le riserve dei poveri contadini, fecero strage di insetti e larve, dopo di che si diressero verso la fattoria del signor Benson, dove stabilirono le loro colonie che vivono fino a oggi! Le loro gesta furono immortalate in alcuni versi dei proverbi di Salomone: "Va dalla formica pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. Essa non ha né capo, né sorvegliante né padrone, eppure d'estate si provvede il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo"(Proverbi 6:6-11) Le mucche da parte loro si sentivano come le padrone della fattoria, per la loro possanza fisica e per il fatto, che facendo tanto latte, il signor Benson guadagnava tanti soldi per il latte che andava a vendere nel paese di Agua Mara. Per la verità, un poco di arie se li davano per davvero! Specialmente la mucca Guglielmina, che si vantava di una sua discendenza nobiliare come la "Contessa del latte". I suoi antenati erano nati nella lontana Siberia, molti secoli prima. Erano dei bovini discendenti dal grande Uro! Ma poi, dopo la rivoluzione in Russia, tutti i titoli nobiliari andarono persi e così pure l'antica casata di sangue reale della mucca Guglielmina! Era pur sempre una bella bestia, dal pelo corto di colore bianco e chiazze nere sul corpo. Le corna della mucca Guglielmina erano dure e appuntite. Naturalmente non poteva mancare la citazione filosofica su di loro, dal filosofo della compagnia degli animali l'agnellino Bianchina, che su questi stani attributi sulle teste delle mucche, diceva: "Le corna sono come i parenti, non li vedi ma quando spuntano fanno male!" Alla mucca Guglielmina non gli piaceva avere quelle strane cose appuntite sulla testa, perché non poteva mettersi il bel cappellino rosso, senza che volasse per aria! Le sue orecchie grandi, si muovevano sempre per scacciare via le mosche. I grandi occhi scuri, venivano evidenziate da grosse ciglia di rimmel! La coda della mucca Guglielmina era lunga, terminava con un ciuffo di peli, racchiusi in un nastro rosa che muoveva in continuazione in modo civettuolo, specialmente quando veniva osservata dal toro della fattoria vicina! Il fattore Benson, munge la sua mucca preferita due volte al giorno per raccogliere il suo latte squisito e lei con il bel fiocco rosa sulla coda, il cappellino sulla testa, tutte le mattine andava a pascolare nel prato vicino, cercando di sbirciare il bel torello della fattoria sperando che la potesse notare! Le cicale da parte loro, non si sentivano di meno di fare parte dell'allegra compagnia della fattoria! Con il loro incessante frinire, facevano capire che c'erano anche loro per qualunque decisione si sarebbe dovuta prendere! Nella riunione, che in seguito si sarebbe tenuta nella stalla del cavallino Gigino, sarebbero stati tutti presenti poiché riguardava il futuro della fattoria, ma anche il loro destino! Cantavano sempre in coro sugli alberi. Un bel concertino fatto da centinaia di cicale canterini, con un misto di voci femminili e maschili, che si dividevano in due gruppi sui rami dell'albero. Sul primo ramo, c'erano le cicale maschi, sul secondo ramo, le voci delle cicale femmine, mentre più in alto di tutti, c'era la cicala solista, il soprano. Il motivetto era sempre lo stesso dalla sera alla mattina, un vero tormentone dell'estate! Le rane da parte loro non si stancavano mai di gracidare nello stagno, fanno un coro fatto di soli acuti che dava sempre la stessa nota, Cra...Cra. I topolini della campagna, se ne stavano sempre a rosicchiare. Ogni tanto, facevano capolino dalle tane dei muri vecchi della fattoria. Aspettavano fiduciosi che qualcosa doveva succedere prima o poi nella fattoria! Poiché avevano sentito in giro da parte delle oche pettegole che presto qualcosa sarebbe accaduto, nella stalla del cavallo Gigino! Una strana riunione, presto sarebbero stati chiamati anche loro a partecipare all'evento misterioso, che aleggiava nell'aria! Insomma, nella fattoria era sempre un brusio incessante e tra un belare e un nitrire, tra un coccodè e un chicchirichì, tra un miagolio e un abbaiare c'era una bella vita, allegra e giocherellona nella fattoria! L'allegra Compagnia degli animali si faceva sentire ma il bello doveva ancora venire!
Un caminetto con il fuoco acceso, ma molte volte non riscalda il freddo del cuore! Prossimo capitolo: La casa paterna
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Post n°89 pubblicato il 11 Agosto 2022 da Armanarman2
Cip Rino è un bel pettirosso innamorato. La mattina incomincia il suo canto melodioso, su uno dei numerosi alberi di frutta della fattoria e fa sentire le sue note alla sua bella innamorata pettirosso, dai colori vivi che il bello uccellino Cip Rino corteggia, volando da un ramo all'altro! Cip Rino conquistò subito la sua compagna, per le sue straordinarie doti canore e per la grazia e la delicatezza del suo piumaggio. Inoltre, Cip Rino, era così innamorato della sua bella compagna, che non mangiava più e diventava sempre più magrolino! Ma una mattina decise di fare il gran salto! Volò su un alto ramo di mele e cominciò il suo concertino! Dedicò alla sua innamorata che se ne stava su un ramo beccando una mela, uno dei suoi concerti melodiosi più belli, che riempirono la campagna circostante di un allegro canto che non lasciarono indifferente la bella pettirosso! Attirata dal canto del suo principe azzurro, si dirige verso il territorio da dove proveniva il melodioso canto e ricevette tutte le attenzioni amorose dal suo corteggiatore! Spiccò un bel volo verso Cip Rino e incominciarono a svolazzare da un ramo all'altro felici! "Come sono belle le tue piume!" esclama Cip Rino felice alla sua bella innamorata! "Sì tesoro!" rispose la bella signora pettirosso, beccandosi le piume! "Tu hai un canto meraviglioso!" E così, tra un cinguettio e l'altro, felici volavano tra i rami degli alberi della campagna! Intanto, dietro le colline il sole scendeva giù e il vento della sera muoveva le foglie degli alberi di un settembre inoltrato, che cadevano pigramente dai rami al suolo, come in un balletto, dove il vento dava le note! Da quel momento in poi, inizia la vita di coppia! Lei sgobba tutto il giorno, per cercare di tenere perfetto il suo nido, in attesa dell'arrivo dei figlioletti, lui in cerca di cibo, portandole dei bocconcini deliziosi come dono nuziale! "Non lo fare troppo grande!" diceva il pettirosso maschio alla sua compagna mentre lei preparava il nido! "Non metterci troppi rami secchi!" "Mettili più in alto! No, Forse è meglio più in basso!" Una vera lagna del pettirosso maschio, impaziente e premuroso verso la sua casa! "Stai attenta ai predatori!" "Non farci andare acqua dentro!" Insomma, il maschio del pettirosso era un vero tormentone per la compagna, che incominciava a spazientirsi, ma in fondo gli voleva bene! Anche i primi dissapori, qualche incomprensione, passava in secondo piano, pur di fare un bel nido, fatto di muschio, penne eradici e qualunque cosa offrisse il territorio! Vivevano gioiosi, una coppia felice, ma un destino crudele li stava aspettando, per distruggere la loro felicità! Un destino chiamato "Archetto'', una trappola infernale dei bracconieri! La povera signora pettirosso, un giorno che andava in cerca di rametti secchi, per gli ultimi ritocchi da rifinire nel suo nido in attesa dell'arrivo dei piccolini, si andò a posare con le sue zampette su un ramo! Ma quel legno crudele era una trappola mortale che si conficcò nelle sue zampette! Rimase impigliata contro l'arco senza potersi più muovere, intrappolata con le sue zampette rotte, tutto il giorno a pigolare sempre più piano! Una lunga agonia per dissanguamento, una ferita nel corpo e nel cuore! Incominciava a tremare dal freddo, mentre le prime ombre della sera incominciavano ad avvolgere gli alberi della campagna. Si udiva solo qualche rumore di animale notturno, l'abbaiare di un cane solitario, il verso di un gufo su un albero, poi un gran silenzio tutto intorno! Un silenzio, dove si poteva udire, solo il battito di un cuoricino che batteva sempre più piano! Il povero compagno pettirosso continuò, fino al finire del giorno, a svolazzare intorno alla sua amata compagna, che dava acuti striduli di dolore ma non poteva fare nulla per lei! Nulla contro quella trappola infernale, inventata dall'uomo solo per fare del male! Poi come il sole moriva dietro alle colline, anche gli strazi di dolore dell'uccellino cessarono. La signora pettirosso morì dopo poche ore, lasciando nello sconforto e nel dolore il suo compagno! Il pettirosso ritornò solo al suo nido, solo e senza nessuno con un dolore tremendo mentre pensava alla madre dei suoi piccolini che non c'era più! Il povero uccellino rimase solo, da quel giorno perse il suo canto melodioso. Tutti gli animali della fattoria conoscevano questa triste storia, dell'uccellino Cip Rino!
La fattoria? una allegra combriccola di animali parlanti! Prossimo capitolo: La compagnia degli animali.
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