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Un blog creato da alexisdg10 il 01/02/2005

Arrancame la vida!

la realtà, i sogni, la politica, l'amore, la rabbia e l'allegria: la mia vita

 
 

 

AREA PERSONALE

 

       Soft Colors | Colores SuavesCOLORES EN AGUA

 

"Sólo los besos son más placenteros que las palabras" 

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FERMIAMO LA GUERRA

per tutte le infanzie rubate

per i legami strappati

per i fiori recisi

per le andate senza ritorno

per tutti i “progetti-uomo” mai realizzati

per tutte le ferite dell’abbandono

per tutto il freddo

per tutta la paura

per tutto l’odio

per tutta la fame

per tutto il non amore…

 

SOLO LIBERTà...E GIUSTIZIA

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ALDA MERINI

E tutti noi costretti dentro
le ombre del vino
non abbiamo parole nè potere
per invogliare altri avventori.
Siamo osti senza domande
riceviamo tutti
solo che abbiano un cuore.
Siamo poeti fatti di vesti pesanti
e intime calure di bosco,
siamo contadini che portano
la terra a Venere
siamo usurai pieni di croci
siamo conventi che non hanno sangue
siamo una fede senza profeti
ma siamo poeti.
Soli come le bestie
buttati per ogni fango
senza una casa libera
nè un sasso per sentimento

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Post N° 309

Post n°309 pubblicato il 01 Novembre 2006 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

E' strano come questi giorni scorrano così veloci. Strano e preoccupante. Sono stato a trovare mio padre al cimitero. Non ci vado mai, fose l'ho già detto. Ecco: talvolta mi capita di non ricordare se un certa cosa l'ho già detta o meno. Sto diventando senile. Sono stato al cimitero, dicevo. Non provo nulla davanti alla tomba di mio padre. So che dentro quel loculo c'è il suo corpo, ormai decomposto dal tempo e dalla vita, so che là dentro c'è una parte di me stesso che è morta per sempre, so che non lo vedrò mai più, e tuttavia non provo nulla davanti a quella lapide. A volte piango al suo ricordo. Piango soprattutto per  rabbia e per nostalgia. C'è qualcosa di tremendamente ingiusto nella sofferenza, che, l'ho già detto, non redime, nè rende migliori, nè ci avvicina a nulla, se non al male e al dolore gratuiti. Piango di rabbia quando penso ad un uomo ( e solo il caso ha voluto che fosse mio padre) che ha passato la vita a spezzarsi la schiena di lavoro, un uomo povero e ignorante, che tuttavia ha cercato di fare del suo meglio, che è morto divorato da un male incurabile che, prima di ogni altra cosa, gli ha cancellato il cervello e la memoria. Penso molto anche al mio cane, talvolta. Alla nostra piccola Lea, morta fra le mie braccia dopo 18 anni di vita con me. E' stata una buona compagna la mia Lea. Mi ha sopportato per tanti anni. Mi ha sopportato nel mio periodo buio con pazienza, costanza e volontà. Mi guardava, la mia Lea, quando passavo le notti sul pavimento di casa, ubriaco e dolorante, le persiane chiuse, il bicchiere sempre pieno, il telefono staccato.. Mi guardava con i suoi occhi languidi, mi leccava il viso e guaiva come per spronarmi. Voleva aiutarmi la mia Lea. Le ho fatto del male, talvolta. Ho deluso le sue aspettative: sono stato un pessimo amico. Qual'è quell'uomo che ha bisogno d'aiuto niente meno che da un cane? Li penso tutti e due in questi giorni. So che non li vedrò mai più. Ogni tanto mi divora la nostalgia. Non credo nella vita eterna e non la desidero affatto. Dovremmo capire, una volta per tutte, finalmente, che la vita, l'unica che abbiamo, l'unica che il caso ci abbia concesso, è qui, su questa terra maledetta e come tale è qui che siamo chiamati ad impegnarci, sul campo di questa battaglia infinita e dolorosa. Non sono pessimista: vorrei soltanto che nessuno delegasse le proprie responsabilità e che ognuno fosse consapevole di quello che realmente è in relazione a se stesso e agli altri. Consapevolezza, dunque. Non penso che i credenti, per altro, provino meno nostalgia o soffrano meno in relazione alla morte. Certo, sono retti dalla fede, che forse aiuta. Per me e per quelli che vivono come me la fede in un qualunque dio non è concepibile. A volte me ne dispiace. Mi piacerebbe credere in un ipotetico paradiso, in un prossimo incontro con mio padre, con la mia Lea e con tutte le persone che ho amato, ma non riesco a mentire a me stesso fino a questo punto. So che tutto finirà quando me ne andrò. Per questo ho deciso di lottare fino alla morte per la libertà e per la giustizia. Col mio lavoro, i miei penseri e le mie azioni. Per costruire qualcosa qui, su questa terra. Non ho fede e non penso che mio padre mi aiuti, mi segua o mi veda dall'aldilà, ma credo nel suo ricordo e nel suo insegnamento. Questa è la mia unica fede.

Esco dal cancello del cimitero e vedo il tunisino che abita vicino a noi. Lui ha sempre una parola gentile per me e per mia madre. Mi dice che è molto contento perchè sta lavorando per una famiglia. Sta imbiancando la loro casa. E' felice perchè gli daranno 300 euro, che per lui sono un sacco di soldi. Non gli dico che un imbianchino qualunque chiederebbe almeno dieci volte tanto. Maledico fra me e me la famiglia che lo sta sfruttando e gli prorpongo di venire a cena da noi questa sera, che mia madre cucinerà i ceci alla veneta, che anche lui potrà mangiarli, che i ceci sono halal e che non commeterà alcun peccato nei confronti del suo dio. Mi guarda con gratitudine e sorride a mia madre, stretta nel suo cappottino grigio d'autunno.

Davide, Davide, dove sei? Presto sarò a casa, per fortuna. Tu mi abbraccerai come sempre, tenero e pieno d'amore. Stanotte ti ho sentito che piangevi Davide. Ti ho sentito bene. Eri tu che piangevi. Ti ho chiesto il perchè di quel pianto. Tu mi hai guardato e mi hai detto: " Nulla. Non è nulla Alex. Solo la vita. Sono felice e fortunato Alex. Ma c'è la vita là fuori, amore mio." So di cosa stavi parlando: lo stesso tormento che divora le mie notti senza sonno da secoli, da sempre, da quando sono su questo pianeta. Un dolore sordo e continuo che non so nemmeno io da dove abbia inzio. Ed è spaventoso che nella mia vita i dolori più gravi e profondi non compaiano di colpo, per magari svanire poco dopo -chi avrà inventato questa stupidaggine, neanche consolatoria, secondo cui il tempo curerebbe ogni male?- ma che si facciano aspettare molto, molto, tanto che non posso a volte precisare in che momento siano incominciati, e avanzino poi imprecisi, ovattati, lenti, per poi andar crescendo lentamente e invadendomi senza che io venga a mancare o svenga mai. Ti stringo nel tuo sonno e ti dico che ti amo. Che ti amo. E con queste parole esorcizzo la morte. E prego tutti i miei dei pagani, il caso e la sorte, che mi concedano ancora tanti anni con te. Solo questo. Almeno questo.

Questo tempo che scorre inesorabile, dicevo.

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Un luogo dove poter interagire liberamente. Tutti possono entrare, leggere e commentare purchè si esprima un 'opinione senza offendere chi la pensa diversamente. La libertà di ognuno di noi  cessa  nel momento in cui lede quella di un altro.  La maggior parte delle foto e degli scritti in questo blog  sono  miei, ma alcuni sono anche tratti dal web. Dove possibile sono citati gli autori e le fonti. Se  per disattenzione o perchè non disponibili,  accadesse  che in qualche modo qualcuno di sentisse leso, può tranquillamente scrivermi e la foto o il post verranno rimossi. In questo blog è lecito parlare di tutto. Ed è lecito dissentire. Come è pure  lecito e auspicabile costruire. Il dissenso è legittimo quando è finalizzato alla costruzione e non alla mera distruzione fine a se stessa. Nessun commento sarà mai rimosso o censurato.

 

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PER I VOSTRI VIAGGI CONSAPEVOLI

 Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
I bambini della luna fiutano e aggirano le loro capanne.
Verranno le iguane vive a mordere gli uomini che non sognano
e colui che fugge col cuore spezzato troverà alle cantonate
l'incredibile coccodrillo tranquillo sotto la tenera protesta degli astri. 
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
C'è un morto nel cimitero più lontano
che si lamenta da tre anni
perché ha un paesaggio secco nel ginocchio;
e il fanciullo che hanno seppellito stamane piangeva tanto
che fu necessario chiamare i cani per farlo tacere 
Non è sogno la vita. All'erta! All'erta! All'erta!
Precipitiamo dalle scale per mangiare la terra bagnata
o saliamo al margine della neve con il coro delle dalie morte.
Ma non c'è oblio né sonno:
carne viva. I baci legano le bocche
in un groviglio di vene recenti
e, a chi gli duole, il suo dolore gli dorrà senza tregua
e, chi teme la morte, se la porterà sulle spalle. 
 Un giorno
i cavalli vivranno nelle taverne
e le formiche infuriate
aggrediranno i cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle vacche. 
Un altro giorno
vedremo la resurrezione delle farfalle dissecate
e andando in un paesaggio di spugne grigie e di navi mute
vedremo brillare il nostro anello e scaturire farfalle dalla nostra lingua.
All'erta! All'erta! All'erta!
Quelli macchiati ancora di fanghiglia e acquazzone,
quel ragazzo che piange perché non sa l'invenzione del ponte
o quel morto cui rimane soltanto la testa e una scarpa,
bisogna portarli al muro dove stanno in attesa iguane e serpenti,
dove aspetta la dentatura dell'orso,
dove aspetta la mano mummificata del bambino
e la pelle del cammello s'arriccia con un violento brivido azzurro. 
Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno chiude gli occhi,
frustatelo, figli miei, frustatelo!
Permanga un panorama di occhi aperti
e amare piaghe accese.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Ve l'ho detto.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno nella notte ha troppo musco alle tempie,
aprite le botole affinché veda sotto la luna
i bicchieri falsi, il veleno e il teschio dei teatri.

Federico Garcia Lorca

 sul comodino ( ma anche per terra e sotto il letto)

 

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