Arrancame la vida!

A casa nostra arrivano riviste e cataloghi di ogni tipo. Non ho mai capito il perché. Oltre alla copia del quotidiano per cui lavoro ( regolarmente pagata con abbonamento annuale) ed alcuni  malloppi mensili specializzati in fotografia e musica, oltre a svariate pubblicazioni provenienti dal Medio Oriente ( una di queste è finita una volta e per sbaglio nella buca delle lettere delle beghina del secondo piano che n’è rimasta traumatizzata per giorni interi  e  per poco non chiama la Digos), qualche rivista di cinema e di commercio equo e solidale, il resto arriva da noi non si sa come.  Appartengo a quella categoria di persone che s’incazza come una bestia quando le signorine dei call centers ti chiamano all’ora dei pasti e rimanda al mittente le varie porcate che cercano di propinarci via posta. Mi diverte, in un certo senso. Davide è più paziente  e si vergogna come un cane quando io mando regolarmente a quel paese le povere ragazze che chiamano per offrirci qualunque menata acquistabile sul mercato. A volte, quando ho tempo da perdere, mi dilungo in filippiche stratosferiche, spiego loro un’etica che è solo  mia, le metto in guardia da  questa maniera becera di vedere il mondo. Il più delle volte la ventenne dall’altro capo del telefono mi spiega che sta solo facendo il suo lavoro ed è  proprio lì che io do il meglio di me.  “Smettila, Alex!” mi dice regolarmente il mio Davide. Ma io insisto. Se poi trovo la ragazza o il ragazzo giusto posso andare avanti all’infinito. Ultimamente mi sono calmato un po’ però. Un tempo mi capitava di redarguire pesantemente coloro che, al supermercato, ad esempio, avevano nel carrello qualcosa della Nestlé o di qualche multinazionale più o meno laida. “ Non lo sa che cosa sta facendo l’azienda che lei contribuisce a mantenere nei Paesi del Terzo Mondo?” La maggior parte delle volte la gente mi guardava basita e scuoteva la testa. “ Non c’è da stupirsi se siamo messi così male” concludevo. Una volta venni addirittura avvicinato dal direttore del supermercato dove di solito ci rifornivamo. Mi spiegò gentilmente che il suo negozio doveva vendere. Cambiammo subito supermercato. Non so perchè io insista così tanto su certe cose. Sono fatto così. E’ questione di giustizia,mi pare. Una giustizia piccola piccola, ma utile, a mio modo di vedere. Per anni ho discusso col giornale sulle compagnie aree che avevo bandito dalla mia lista. Ogni volta che dovevo tornare a Madrid o recarmi nei luoghi che frequento  più spesso dicevo loro qual’era la compagnia aerea che avevo scelto. Di solito, conoscendomi, non facevano storie “ Ci sarebbe un volo con la Swiss che le farebbe risparmiare un sacco di tempo” mi diceva la poveretta dell’agenzia di viaggi, che tremava e volgeva gli occhi al cielo ogni volta che mi vedeva varcare la soglia del suo negozio. “Piuttosto vado a piedi.” Fine della storia. Morale: vivere con me non è affatto facile. Per questo ammiro Davide, anche per questo. Sono quello che quando fa un regalo a qualcuno  controlla prima l’etichetta del Paese di provenienza, quello che sceglie il negoziante in base al suo credo. A volte questo atteggiamento mi crea dei problemi. Una volta, in Palestina, molti anni fa, trascorremmo la notte per strada, Alonso, Giancarlo ed io più una serie di altri squinternati, pur di non prendere una camera presso un hotel gestito da una nota multinazionale, visto che le locande gestite dai locali erano piene. Ora che cambiamo casa mi è venuto in mente che potremmo prenderci un tavolino nuovo per il salotto. Vorrei uno di quei tavolini bassi, in stile etnico, quelli bellissimi, tutti intarsiati che arrivano dall’Asia o dall’Africa. Ne abbiamo visti un paio. Ne ho controllato provenienza e fattura, ma non mi convince il prezzo “ Troppo basso, e poi arriva dal Vietnam, ci hai fatto caso?” dico a Davide che sta per svenire “ di sicuro lo avranno fatto fare a qualche bambino, sottopagato e in nero, sta manica di stronzi!” Stamattina lui è arrivato con un tavolino magnifico. “ Dove lo hai trovato?” dico io con fare sospettoso. “ Me lo ha venduto Jusuf. Lo ha fatto suo nonno al villaggio tanto tempo fa. E’ autentico, fabbricato con legno locale, fatto da un adulto e gli ho dato il doppio di quello che abbiamo visto ieri in centro, ti va bene?” Io sorrido grato. Lui si accascia su di una sedia esasperato. “ Ti amo Davide.” “ Vattene, rompicoglioni!” dice lui per tutta risposta. Stamattina, non so come, ci hanno anche recapitato il catalogo di una nota azienda di intimo. “ leggi se ci fosse per caso una mail che gli scrivo subito: come si permettono di  scassare le balle alla gente con le loro stronzate?”

Dr Gradus ad Parnassum.-Children's corner. Debussy