Creato da lumiss il 11/07/2005

Petali di parole

Un sentiero cosparso di petali colorati

 

 

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Benedetta Primavera

Post n°170 pubblicato il 08 Maggio 2006 da lumiss
Foto di lumiss

Le spalle di un uomo sono la casa di una donna. Sono il posto più consono in cui quell'uomo può costruire una casa per quella donna.
Una donna sa crescere da sola, sa vivere da sola. Per un certo periodo di tempo è giusto che lo faccia, pure; ma quel tempo ha da essere breve. Una donna, una vera donna, deve rendersi conto, riconoscere di fronte a se stessa, che la sua vita con un uomo affianco è più completa, più giusta, più naturale.
Le spalle di un uomo sono larghe e forti: sono un muro, servono a riparare, a proteggere, ed è di questo che una donna ha bisogno per sentirsi completa, intera. E' di questo che una donna necessita per avere senso al di là del concetto di persona, di essere umano. Le spalle.

Esco di camera, mi precipito giù dalle scale e saluto il portiere con un gran sorriso entusiasta. Inforco la porta con troppa veemenza, tanta che ho quasi cambiato i connotati al malcapitato che stava entrando.
Mi trovo addosso un mare d'aria. Aria pulita e fresca, stamattina. E non mi infastidiscono i lavori in corso e nemmeno quelle sei rampate di scale in salita m'hanno tolto le energie. Eccomi, sono in alto. Vedo il cielo e sento il sole. Respiro a pieni polmoni.
Indosso una camicia di cotone con maniche corte, un paio di jeans e scarpe da ginnastica. Mi sento a mio agio, comoda, fresca. Cammino per strada e mi sento importante, come se non fosse dato a tutti di camminare per strada, di sentirsi comodi, freschi e a proprio agio. Cammino come se avessi una canzone, "Maggio", nelle orecchie, che mi da il tempo. E' una canzone ritmata, un'esecuzione d'altri tempi, direi. Un'idea d'altri tempi, per una ragazza d'altri tempi. Se potete, scaricatela. E' davvero una bella canzone, e sono sicura che il genio che l'ha scritta non si offenderà. E' una di quelle persone che, come James Joyce, pensa che se dona qualcosa allora questo qualcosa non può più essergli portato via.
E cammino con "Maggio" nelle orecchie, maggio sotto ai piedi, maggio nei polmoni e maggio nel cuore.
Sono di buon umore, e se incontrassi il mio peggior nemico (o dovrei forse dire il mio miglior nemico?! Se infatti fosse un peggior nemico, allora non sarebbe poi tanto cattivo, no?! E' una cosa che mi sono sempre chiesta) gli stamperei un gioioso bacio sulla guancia e gli sorriderei. E non mi infastidiscono neppure le vecchie faccie, i soliti visi che circolano in Università.
Questo è uno di quei giorni in cui penso che dovrebbe essere primavera tutto l'anno.
Mi fermo, sorrido, e penso: "Ecco, ecco tutto quello che non ho avuto nei trascorsi mesi di maggio: ecco a cosa mi riferivo quando sentivo che qualcosa mancava".
Le spalle.
Sorrido nuovamente arrossendo un poco. Chiudo gli occhi come a ricordare ore trascorse, e quando li riapro sono più dolci, più femminili.
Sistemo i miei capelli dietro alle orecchie e me ne vado per la mia strada di maggio.

 
 
 
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