Petali di parole

Paraventi di carta di riso

La mia cara amica Clara mi ha fatto tornare alla mente questa bella espressione che ho coniato, mesi e mesi orsono.
Purtroppo, non penso che mi appartenga ancora: sicuramente è un'idea che è ancora presente dentro di me, ma più allo stato ideale che a quello corporeo.
Un paravento in carta di riso serve non proprio a nascondersi, ma a mostrarsi in trasparenza, a divenire luce ed ombra.
Il mio difetto, da sempre, è quello di avere contorni netti, irruenti, troppo marcati. Ciò che ne consegue è una personalità assolutamente poco affascinante, poco avvincente e soprattutto (paradossalmente) poco "pura". Mi manca il mistero della purezza. Io, così immediata, sono quasi volgare in questa mia estività.
Ed è inutile, amici miei, i confronti si fanno. Ci si guarda intorno, ci si confronta. E spesso, nel mio caso quasi sempre, se ne esce sconfitti. 
Immagino spesso di chiudermi, di tirarmi indietro, di coprirmi, per essere più bella ed affascinante, ma questo mio gesto comporterebbe una consapevolezza ed una malizia che gli toglierebbero la purezza che invece vuole evocare.
In poche parole non c'è nulla da fare. 
Nessuno dovrà mai conquistarmi, lottare e soffrire per non avermi, alla fine.  Nessuno m'amerà mai di quell'amore "matto e disperatissimo" che solo le cose che non si conoscono possono suscitare. L'amore che mi si donerà sarà un amore terrestre, poco adatto a corpi letterari, sognatori, poetici.
Se ho una poesia, questa è la terra. 
Peccato che non basti. Peccato che non sia neve intonsa, ma battigia violentata d'orme. Peccato non essere una panchina su cui una bambina ha appena smesso di piangere.
L'amore che avrò in dono, sarà sempre un amore "comodo".

[Rassegnazione]