Creato da lumiss il 11/07/2005

Petali di parole

Un sentiero cosparso di petali colorati

 

 

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Spina dorsale

Post n°230 pubblicato il 23 Ottobre 2006 da lumiss


Cammino per strada. Squilla il cellulare. Mi fermo. Proprio in quel momento una macchina mi schizza l'acqua fangosa di una pozzanghera addosso. Maledico il conducente e cerco il cellulare nella borsetta.
Inizio a rovistarla da cima a fondo, e solo al secondo tentativo riesco ad agguantare il malefico arnese. Lo impugno svogliatamente, conscia che la misteriosa missiva mi giunga dal mio gestore di telefonia, il quale è lieto di comunicarmi che il mio traffico telefonico disponibile è inferiore a 3 euro.
E invece è lui, Andrea.
Inizia a battermi forte il cuore. Rimango impalata, con evidente fastidio del traffico dei passanti che si accalcano sullo stretto marciapiede.
" Sono a Trieste. Sono venuto, visto? "
Mi si ghiaccia il sangue nelle vene. Non credevo...
Mi tremano le mani.
"Non starai mica scherzando?!", rispondo.
Non scherzava. E' quì, nella mia stessa città, non più a londra, non più a Pescara. A trieste. Ed è qui per restare.
Sono sbigottita. Muovo qualche passo incerto, attraverso la strada. Non ricordo più dove stavo andando. Prendo via Kandler: una volta la percorrevo tutti i giorni, poi da qualche mese a questa parte, ho smesso di passare per di là, per un motivo che non saprei bene spiegare.
Ci incontriamo quindici minuti dopo. Devo avere l'espressione stravolta.
"Ciao Amore, come stai?"
"Non lo so"
Mi abbraccia e mi da un bacio sulla fronte. Non penso che l'avesse mai fatto prima.
Dal braccio nascosto dietro la schiena spunta un mazzo di fiori, di campo, come piacciono a me.
"Sono per te". Sembra un'altra persona. Veste elegantemente e porta i capelli più corti.
Mi guarda a lungo. Poi sorride e dice "Sei stupenda, anche se sei triste".
Mi prende la mano e iniziamo a camminare. Arriviamo sulle Rive e ci avviamo verso Molo Audace. La giornata è bellissima, ma fredda: è il primo giorno di sole dopo giorni e giorni di pioggia. Mi stringo forte a lui, mi sorride di nuovo.
Ci fermiamo a guardare il mare.
"Mi sei mancato, lo sai, Andrea?"
"Lo so amore mio, mi sei mancata anche tu, tantissimo"
"Stringimi, e promettimi che non mi lascerai più"
"Te lo prometto. Non ti lascio più scappare, adesso sei mia, solo mia".
Mi stringe forte, ancora.
"Perchè sei triste, Chiara?"
"Non importa, adesso non importa"
Mi accarezza il viso, mi bacia dolcemente. Se non mi sorreggesse lui penso che cadrei a terra. Quasi mi mancasse la spina dorsale.
All'improvviso, quando ho ancora il gusto del suo bacio sulle labbra, mi trascina via, quasi correndo. Arriviamo al suo albergo, saliamo in camera. Chiude la porta.

Benvenuti alla prima puntata della serie "Le cose che non potranno mai accadere".
Si da il caso, infatti, che la sottoscritta, la spina dorsale ce l'ha. DA VENDERE.

 
 
 
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