Petali di parole

abbasso apollo

Oggi non ho parlato con la mamma. Dopo quasi 10 ore di lavoro (quasi ininterrotto) ho deciso che l'unica cosa che aveva senso fare era uscire a fare due passi.

E allora sono passata per gli stretti vicoli della città vecchia, ho visto un paio di facce conosciute, ho bevuto una birretta, e non vedevo l'ora di rintanarmi tra queste quattro vecchie e solide mura.

Ma trieste non è Chieti. A trieste non c'è la mamma e non c'è M. , non ci sono Black, Lilly, Lu Miss e Lidia. Non c'è la signora del piano di sopra e non c'è mia sorella che gira per casa in vestaglia con la faccia stravolta perchè si è appena svegliata. A trieste non c'è il Gran Sasso che si vede dal terrazzo della sala da pranzo e non c'è la Majella che si vede dal terrazzo della cucina.
A trieste non c'è L. che porta a spasso Sky, non c'è la signora bionda che porta a spasso Red, non c'è l'odore di pizza che viene dalla cucina del ristorante che c'è sotto alla mia finestra.
Qui non ci sono stagnetti che si formano dopo abbondanti piogge dove la sera si incontrano tante gracidanti ranocchie.
Non posso gioire perche S. ci ha invitate a Lanciano, non posso ridere al solo vedere la faccia di G. o fare la cretina con A. , che è un cretino a sua volta.

A Chieti sono successe tante cose e io non c'ero.
Ero quì a far finta che la mia vita fosse questa.

Ma dove sono veramente? università o famiglia? amici o lavoro? trieste o Chieti?

Alle volte mi sento un burattino aristotelico-cartesiano.
Un pinocchio smontabile. Tra un po' arriva Nietzsche e mi prende a martellate.
O forse mi salva. Nonostante tutto sono abbastanza dionisiaca.