Creato da lumiss il 11/07/2005

Petali di parole

Un sentiero cosparso di petali colorati

 

 

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AsSolo, Blue(s)

Post n°254 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da lumiss

Vivo con due ragazze straniere, una francese ed una serba. Sono più piccole di me e mi sento un po' la loro sorella maggiore.
Sono brave ragazze, davvero.
Ieri mi hanno chiesto perchè, in Italia, le persone non ti rivolgono mai la parola se sei straniero.
Avrei voluto rispondere loro che le persone non ti rivolgono la parola e basta, a prescindere che tu sia straniero o meno.
Dopo un lungo e meditabondo sopiro ho detto: "Sarà perchè sono persone". Loro, povere, non hanno capito, e tutte siamo tornate alle nostre occupazioni.

Come posso spiegare a due ragazze che sono venute qui nella speranza di fare mille nuove esperienze e conoscere mille nuove persone che i loro sogni sono destinati ad infrangersi?
Chi sceglie di allontanarsi di casa per un lungo periodo irmane così, con un pugno di mosche in mano. Partendo sei lasciato, e arrivando sei escluso. Sempre e comunque solo. E allora perchè partire? Cosa sppinge a lasciare la propria terra, la propria casa, i propri affetti, per un posto che solo per coincidenze riuscirà a regalarci qualcosa?
Non credo di essere la persona più adatta a rispondere a questa domanda.
In questo non sono diversa dalle mie sorelline.
Sola e lontana.

Disprezzo la gente, lo ammetto. Non la sopporto. E' irritante, stupida, superficiale. Odio gli altri: io che per una vita ho fatto degli altri il mio più grande amore, adesso, ora che li conosco così bene, adesso li odio.

Più sei solo, più diventi un lupo. Solitario.

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Commenti al Post:
ilRediBastoni
ilRediBastoni il 07/02/07 alle 17:13 via WEB
Ci sono tanti modi di essere solo. Si può vivere abitando in casa da soli, ma avere conoscenti (prima che amici, se esistono i veri amici...) con cui condividere nuove esperienze. Sei sicura di disprezzare gli altri? Non ti conosco, non mi esprimo, ma dubito su questa tua affermazione così netta. Leggo con attenzione il tuo racconto di convivenza "forzata" a tre. mi incuriosisce il fatto che tu viva con 2 straniere... e mi verrebbe da chiederti se sei stata tu ad aggregarti o hai trovato la casa così ben arredata... ;)) A.
 
 
lumiss
lumiss il 07/02/07 alle 17:30 via WEB
Che ci siano mille modi per essere soli è indubbio. Ho imparato a disprezzare la gente, quella che vive così, solo perchè non saprebbe che altro fare. Non sopporto chi non vive davvero. E per davvero non intendo intensamente, o sul filo del rasoio, o tutte quelle idiozie. Intendo con consapevolezza. Come chi sa cosa sta facendo, o almeno prova a capirlo. Non sopporto più chi non si pone domande. Non posso più accontentarmi della superficie. E' successo così: ho avuto due giorni di tempo per trovare casa e sono capitata con le ragazze straniere e con un ragazzo friulano. Io mi trovo benissimo con loro. E parliamo, quando è possibile. Ma proprio non capisco il muro di incomunicabilità che c'è tra le persone. Gli altri si ritengono forse "preziosi"? devo ancora capire bene questa cosa. nel frattempo, invece di sospendere il giudizio, dico che gli altri mi sono decisamente antipatici.
 
   
ilRediBastoni
ilRediBastoni il 08/02/07 alle 15:47 via WEB
in effetti altri con cui parlare ne trovi di continuo. sono persone le tue amiche di appartamento, sono persone quelle che passano dal tuo blog e ti lasciano qualcosa... continua a fare selezione, vedrai che persone con cui parlare e trovarsi bene ne troverai sempre tante. ;)) che poi sia facile cadere, scivolando sull'amicizia anche con chi non meriterebbe neanche che gli rivolgessi la parola... questo è un altro problema. A.
 
prufock
prufock il 07/02/07 alle 17:19 via WEB
complimenti per la sbocciatura del tuo blog. Per quanto rigurda non lo stil, ma il contenuto del tuo tuo post, devo dire che perfino una misantropa come me non può accettare questa visione del nostro paese. Sarà perchè vivo al meridione, ma qui da noi la gente parla tantissimo. Oramai ho creato una sorta di community reale attorno al mio luogo di lavoro, fatto di fruttivendoli che mi portano le borse in macchina perchè mi vedono col pancione, di farmacisti che si informano della mia pressione, di cassiere con cui chiacchierare tra una battuta e l'altra.
 
 
lumiss
lumiss il 07/02/07 alle 17:35 via WEB
Cara pruf., magari mi riferissi a questo. Andare in mensa, in univeristà, mi consola. Si scherza sempre con il personale. Ma manca il contatto umano, i ragazzi stanno tutti per le loro, ognuno ha un paio di amici e NON NE VUOLE ALTRI. Ma come è possibile? Come si può evitare di conoscere persone?? Diavolo, siamo all'università? L'università è nata nel medioevo e dal medioevo è stata luogo di incontri, scambi, amicizie , lotte, aggregazioni. Qui, invece, ognuno pensa al suo e nessuno ti guarda, nessuno ti parla. Si tratta di una sorta di privazione sensoriale. Semplicemente, nessuno è disposto a mettere un po' di sè sul piatto. Posso capire l'avarizia del denaro, ma quella dei sentimenti è davvero raccapricciante.
 
isotropico
isotropico il 07/02/07 alle 23:12 via WEB
Sì, ne parlavo anch'io questa sera alla fermata dell'autobus. Anch'io sono partito con mille propositi e mille sogni in testa, e adesso ho anch'io il mio bel pugno di mosche. E ho lasciato di là una ricchezza inestimabile di amicizie e rapporti umani. Sono solo ed escluso, lontano da chi mi capisce e da chi io riesco a capire. Lontano da chi mi vuole bene e da coloro ai quali voglio bene. E non vuol dire essere lontani solo due ore di treno o dieci ore; sei lontano, punto. E non è solo colpa degli altri: anch'io sono gli altri, anch'io non mi so mettere nel piatto. Però non mi domando perché sono partito, non rimpiango di averlo fatto. Dovevo farlo, l'ho fatto, punto. Non è stato inutile ma anzi necessario e molto istruttivo. L'unica - enorme - pecca è mettere le cose sulla bilancia e vedere quanto mi è venuto in tasca e quanto ho perso (anche se ho ancora molto tempo perché cambino le cose). Ma questo è tutto sommato un problema estetico, non etico: sapevo già da tempo che la questione si sarebbe impostata in questi termini. Quasi tre anni fa ero in tutto e per tutto deciso di partire (poi non l'ho fatto, ma non per scelta mia; comunque è un altro discorso). Il giorno 17 maggio 2004 ho scritto, riferendomi proprio a questo tema: «Concretare un sogno significa spesso togliergli ciò che ha di più bello, di più prezioso, di migliore. Come ci ha insegnato Leopardi, nell'aspettare un bene sta la vera felicità, mentre nel riceverlo probabilmente ci si trova solo amarezza e delusione. E fin qui nessun problema. Ma la vera domanda, a questo punto, è: "vale lo stesso la pena di realizzare un sogno anche consci dell'illusione che esso rappresenta?"». Oggi so per certo che la risposta è . Anche se ricevere questo tipo di bene dà delusione e amarezza, pur sempre è un bene e quindi vale la pena riceverlo. Specie se si "doveva" farlo. E se questo bene ha dato anche conseguenze cattive, beh: non esiste nessuna grande azione positive che non abbia portato anche conseguenze negative. E se infine oggi mi dolgo per aver lasciato una "ricchezza inestimabile", mi consolo pensando che la giudico inestimabile soltanto adesso che l'ho lasciata. Altrimenti avrei continuato a non darle tutta la sua effettiva importanza: e forse sarebbe stato peggio. Come dicono i Baci Perugina: «Meglio aver amato e aver perso che non avere amato mai». Sante parole. Scusate se sono stato come al solito troppo prolisso.
 
 
prufock
prufock il 08/02/07 alle 06:59 via WEB
in effetti, cara lumiss e caro iso, il punto è stato proprio centrato da questo commento di isotropico. Forse la differenza non sta affatto tra il sud e il nord ma fra il luogo di nascita e di appartenenza e uno di "elezione". In effetti, se penso alla mia vita a Roma, luogo di elezione, in cui ero andata a realizzare sogni e a cui non appartenevo come un fiore alla sua terra, capisco ciò che scrivete.
 
   
lumiss
lumiss il 08/02/07 alle 09:23 via WEB
In effetti non ho parlato di nord o sud. Semplicemente di disadattamento. Di scegliere volontariamente di tagliarsi le radici e andare a seccare da qualche altra parte, forse per non seccare nel posto che ti ha visto fiorire. Sempre questione di estetica. So bene, iso, come ti senti. E un po', te lo assicuro, ti sentirai sempre così, ovunque sarai. Anche a casa. Grazie, Deborah, per cogliere sempre wquello che c'è nelle cose che scrivo.
 
jabawack85
jabawack85 il 10/02/07 alle 01:43 via WEB
Buona notte. Sono qui per portare in dono la banalità: la banalità dei gesti e delle parole; la banalità di come è facile non aver paura. Io ci sto riuscendo, e vi svelo questo segreto: l'altro è ugualmente spaventato da ciò che è "altro" per lui. Se non sono stato chiaro, è colpa della birra. Se sono stato banale, l'ho fatto apposta. Buona notte.
 
 
lumiss
lumiss il 10/02/07 alle 11:24 via WEB
mandami (in privato) il nome di quella birra.
 
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