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Fatti non foste a viver come bruti

"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza
"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

 

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Il male trionfa quando l'onesto ronfa.

Post n°88 pubblicato il 23 Dicembre 2006 da unamicoincomune
 

Quello che segue è un mio vecchio post nel blog Sar_degna, un blog che ho trascurato. L'ho pubblicato nel settembre 2005 ed oggi, per caso, rileggendolo mi sono accorto di quanto il contenuto sia attuale. Così, ho deciso di ripubblicarlo e condividerlo con Voi. Di nuovo auguri per le, ormai, imminenti festività e buona lettura.

«Il male trionfa quando gli uomini onesti non fanno nulla».

Questo scritto nasce da una frase di Edmund Burke: «Il male trionfa quando gli uomini onesti non fanno nulla». Il concetto è sempre attuale è può essere traslato nel campo politico: . Provando ad osservare in maniera distaccata la nostra società, cercando di essere il più neutrale possibile, l’acuto osservatore noterà che essa è caratterizzata da una perdita di valori, da una carenza cronica di regole morale e da un dominio del denaro e della superficialità. Nella nostra epoca tutto è apparenza, bisogna apparire magri, belli e, possibilmente, ricchi. Non importa che uno sia un asino patentato, l’importante è che faccia presa sulla massa. Questo vale per tutti i settori, un tempo gli esempi venivano dalla Scienza, dalla Chiesa, e anche della Stato o meglio dalla Politica, ora gli esempi per le nuove, e neanche tanto nuove, generazioni vengono dal mondo dello spettacolo. Ma non il mondo fatto dai Gassman, Tognazzi, Totò… ma da quello delle veline, velette e pseudo personaggi creati ad arte per soddisfare la deviazione della nostra società: “qualsiasi cosa pur di un momento di notorietà”. E si, i nuovi miti sono le veline, le letterine, i partecipanti al grande fratello e reality simili e i calciatori. Questa è la nostra società. La fine dell’Impero Romano, una delle società più complesse e longeve della nostra storia ha avuto inizio dal degrado dei costumi e, come si sa, la Storia si ripete. Nella nostra Società la decadenza è in corso. Da una parte l’esempio del nulla, del superficiale, del voyeurismo smodato, del calcio spettacolo (sempre più spettacolo e sempre meno sport) e dall’altra il cattivo esempio della politica. Una politica fatta di urla, proclami, del tutti contro tutti pur di accaparrarsi i voti e dello sperpero del denaro pubblico. La politica fatta non più per passione e vocazione ma solo per brama di denaro e di potere. Una politica fatta di partiti con uomini che agiscono per consolidare il potere del partito di appartenenza e quindi il proprio. Una politica che ci dice che siamo una democrazia ma che in realtà non è altro che una dittatura, la dittatura dell’ignoranza, del ricatto e del bisogno. Democrazia presuppone conoscenza, ma conoscenza significa anche libertà. La libertà di scegliere senza alcun condizionamento. Invece questa politica non può prescindere dai condizionamenti, è figlia dei condizionamenti provenienti dal bisogno. La scelta, nella stragrande maggioranza dei casi, è fatta in base a promesse di posti di lavoro, di soddisfacimento di bisogni personali e non per libera determinazione, per aspirazioni ideali. Il sistema attuale sopravvive sino a quando il “substrato popolo” è tenuto nell’ignoranza e nel bisogno. E qui scatta il ricatto:”vota per noi e vedrai che…”. In una democrazia, la richiesta del consenso popolare dovrebbe essere posta in questi termini:” vota per noi perché lavoreremo in modo tale che tu non debba più chiedere favori, lavoreremo per consentire a tutti di aspirare ad una condizione migliore”. Invece, vediamo diritti che diventano favori e privilegi che diventano diritti. Politica e Società sono intimamente collegate, sono le due facce della stessa medaglia. Al basso profilo dell’una corrisponde il basso profilo dell’altra. Per sua natura l’essere umano, componente di base della società, dovrebbe tendere ad una continua crescita, a livelli sempre superiori, oserei dire, alla perfezione ma questo non accade per un motivo molto semplice: la mediocrità imperante. E l’avvento della tecnologia, della diffusione dei grandi mezzi di comunicazione hanno fornito al sistema il veicolo privilegiato per diffondere questa mediocrità, per impedire alle menti di pensare, alle persone di scambiarsi idee di alto profilo e di conseguenza consolidare il sistema stesso. Televisione e radio hanno contribuito al progresso ma la diffusione del sapere non può, comunque, essere per tutti e così i palinsesti, tranne rare eccezioni, delle televisioni vedono in prima serata, quella seguita dal normale cittadino che l’indomani deve alzarsi presto per andare a lavorare, trasmissioni pseudo demenziali e futili. I programmi più interessanti, quelli che veramente trasmettono conoscenza, vengono collocati in fasce orarie impossibili e accessibili solo alla fascia ristretta dei nottambuli e degli insonni. Questo perché lo scopo primario è vincere la battaglia dell’audience e non accrescere la cultura delle persone. La cultura, purtroppo per noi, non fa audience anzi ne è l’antitesi. E il frutto di tutto ciò si vede tutti i giorni. La gente scende in piazza perché una squadra di calcio è stata retrocessa in serie c ma non ritiene utile scendere in piazza per stimolare la politica affinché si occupi dei veri problemi della società. Forse, i Romani non avevano torto con il loro “al popolo panem et circenses”. Il non avere aspirazioni verso la perfezione porta la società alla decadenza e la rende debole e incapace di resistere alle pressioni interne ed esterne. Ora, riprendendo la frase di Burke, credo sia arrivato il momento degli onesti. Solo con l’inserimento di nuove forze, caratterizzate da integrità morale, cultura e notevole spirito di servizio la nostra società potrà aspirare ad essere una vera democrazia.

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AL VERO GABBIANO JONATHAN

immagineLa maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.

 

SE

 

"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling

 

EINAUDI

"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 

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