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Fatti non foste a viver come bruti

"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza
"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

 

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« Se questi sono esseri um...Da Caserta arriva l'agg... »

Nel segno del giallo, "Il fumo uccide"capitolo 7

Post n°104 pubblicato il 12 Gennaio 2007 da unamicoincomune
 
Tag: noir

Marco Negri si fece accompagnare alla redazione del Gazzettino, il giornale che gli consentiva di sopravvivere. Doveva ancora scrivere il pezzo per l’edizione del mattino. Non sarebbe stato facile, gli argomenti mancavano.
Ciao Francois, buonanotte. Tienimi informato.
Ciao Marco, buon lavoro. Cercherò di non farti mancare gli argomenti per guadagnarti la pagnotta. Ci sentiamo domani.
Matilde Denti entrò nel vialetto che conduceva alla sua casa verso le nove e trenta del mattino. Era sola. Il figlio era voluto restare dai nonni. E lei, pregustandosi qualche giorno di libertà, non insistette più di tanto per portarlo via. Chiamò il marito, ma non ottenne risposta. Pensò che fosse ancora addormentato e si diresse al piano superiore. Entrò nella stanza da letto e vide il letto ancora intatto. Lo chiamò di nuovo, ma niente. William non rispondeva. Scese velocemente le scale e si diresse verso il giardino interno della casa. Vide la grande vetrata spalancata e pensò che forse il marito era li. Uscì e lo vide. Era li, a pochi passi da lei, disteso sulla ghiaia. Percorse quei pochi passi che li dividevano e si irrigidì per quello che vedeva. Era orribile. William giaceva disteso in una pozza di sangue, era nudo. Il suo corpo, asciutto e armonioso, era stato privato del simbolo della virilità. Accanto a lui, una donna. No, un transessuale. Nudo, due grossi seni che contrastavano con quei genitali per niente femminili. Sembrava che qualcuno si fosse divertito alle spalle di quel poveraccio rendendogli anche nella morte l’affronto di non poter essere donna. Un qualcuno che aveva tolto la virilità a chi voleva essere uomo,anche se con un modo tutto suo, e lasciandola a lui che non la voleva. Matilde, sgomenta lanciò un urlo e cadde svenuta. Quando si riprese, era li al fianco dei due cadaveri. Raccolse le poche forze rimastegli e si diresse verso la casa. Compose il numero frettolosamente e, quando risposero, scoppiò in lacrime. Presto, presto. Sono stati uccisi. Mio marito…
Francois venne svegliato bruscamente dal trillo del telefono. Non potevano che essere cattive notizie. Era andato a letto tardi e sperava di poter dormire sino a mezzogiorno. Ma questo suo desiderio non si realizzò. Qualcuno aveva deciso per lui che sarebbe stata un’altra giornata di merda.
Pronto. Sono Arzedi. Chi è?
Ispettore, sono Taill.
Cazzo vuoi?
Ha colpito ancora. E questa volta i cadaveri sono due.
Chi ha ucciso? Dove?
L’ingegner Denti. A casa sua.
Passami a prendere, 5 minuti e sono pronto.
Dopo circa mezz’ora arrivarono alla villa dell’Ingegnere. Una pattuglia era già sul posto. Matilde Denti giaceva sul divano, il volto inespressivo e lo sguardo perso nel vuoto. Non proferiva parola, le lacrime scendevano copiose su quel volto candido. Gli occhi azzurri non facevano trapelare alcun sentimento. L’ispettore le rivolse la parola ma lei parve non sentirlo. D’improvviso un fiume di parole uscì dalla sua bocca.
Non è possibile, non è possibile. Non doveva farmelo. Questo no! Io l’amavo e lui mi ripagava in questo modo.
Su signora, si calmi. Se la sente di rispondere a qualche domanda?
Si. Anche se credo di non avere niente da aggiungere a quanto potete vedere in giardino. Era un porco, ecco cos’era. Un PORCO!
Ha notato cambiamenti nel comportamento di suo marito? Aveva immaginato qualcosa?
No, era sempre lo stesso. Casa e lavoro. Niente di più. Aveva appena consegnato il progetto del terminal crociere. Un progetto molto impegnativo, tanto che ci ha chiesto di lasciarlo da solo qualche giorno per poter finire per tempo il lavoro.
Questa richiesta le è sembrata insolita o era già capitato precedentemente?
Si, ogni volta che si avvicinava la data per consegna di qualche lavoro desiderava restare da solo. Diceva che non avrebbe avuto tempo da dedicare alla famiglia. Quindi non c’era proprio niente di strano. Chissà quante altre volte ha festeggiato in questo modo la consegna dei lavori? Un porco, si, un porco. Finocchio! Adesso capisco perché si era creato quella dependance. Era la sua alcova. Non ci faceva mai entrare. Però era nei patti. Glielo avevamo, io e mio figlio, promesso. Rispettavamo il suo desiderio di solitudine, così diceva. Altro che solitudine…Proruppe di nuovo in pianto.
Va bene signora, se avrò altre domande da farle la chiamerò. La saluto. Taill, accompagna la signora nella sua stanza e chiama il medico. Forse un sedativo le farà bene.
Va bene Ispettore.
Buongiorno dottor Maulà.
Buongiorno Ispettore. Le confesso che avrei desiderato iniziare la giornata in un modo diverso.
Allora, che mi dice?
Lui è morto dissanguato. Un primo colpo al cuore, ma non letale. Da quello che mi è dato vedere, sarò più preciso dopo l’autopsia, la lama ha solo sfiorato il muscolo cardiaco ma ha perforato il polmone sinistro. Comunque la causa della morte è da imputare alle amputazioni. L’assassino gli ha prima asportato i genitali e quindi la lingua. L’ingegnere aveva sicuramente perso conoscenza e l’assassino ha potuto agire in maniera veloce e indisturbato. La firma è la stessa degli ultimi due. Nella bocca dell’ingegnere c’era un pezzo di un pacchetto di sigarette. Quello con la solita scritta:”Il Fumo uccide”.
Dell’altro cadavere che mi dice?
Il transessuale non presenta ferite da taglio. Non ci sono tracce di strangolamento o soffocamento. Dalla dilatazione delle pupille potrei azzardare l’ipotesi dell’avvelenamento. Praticamente ne sono certo. Per quanto riguarda l’ora della morte, posso affermare che è di molto antecedente a quella dell’Ingegnere. Almeno di tre ore.
Arzedi rimase in silenzio, guardò i cadaveri ed esclamò:”Figlio di puttana. Hai pagato finalmente”. Senza volerlo l’assassino gli aveva dato la soluzione di un altro caso hce lo impegnava ormai da un anno. Due settimane prima, sulla spiaggia a sud della città era stato portato dalle onde il cadavere di un transessuale. La perizia necroscopica ne sanciva la morte per avvelenamento. Così come quello che era stato ritrovato sei mesi prima sempre sulla stessa spiaggia e come quello che ora giaceva ai suoi piedi. Nella sua mente si immagino la scena, l’ingegnere li usava per il suo piacere e poi li uccideva. Sicuramente per non lasciare in vita testimoni della sua depravazione. Era stimato in città. Un ottimo professionista dalla vita, apparentemente, normale. Una moglie bellissima e un figlio di pochi anni. Si pensò, proprio un bel quadretto familiare. Una volta uccisi, li chiudeva in una sacco mortuario e li scagliava giù dalla scogliera. Poi le correnti li trasportavano lontano e le onde, infine, li depositavano sulla spiaggia. Per mesi aveva inseguito il maniaco, ma nessuna traccia avrebbe mai portato allo stimatissimo Ingegnere. Solo la mano assassina del suo nuovo nemico gli aveva dato la soluzione. Adesso era in debito con lui. O almeno così si sentiva.
La dinamica degli omicidi era ben chiara. Il caro Ingegnere stava cercando di disfarsi del cadavere ed era stato preso alla sprovvista dal suo assassino. Non c’erano evidenti tracce di lotta. Poteva significare solo una cosa, l’assassino non era uno sconosciuto. Era qualcuno che l’ingegnere conosceva. Qualcuno che lo aveva sorpreso, e non per caso, nel momento più impegnativo. Qualcuno che lo aveva spiato e che era stato spettatore di quel rapporto omosessuale. Qualcuno che conosceva i gusti dell’ingegnere e che sapeva muoversi dentro la villa. Poi, c’era la doppia mutilazione? Il perché era chiaro, l’assassino ha voluto a suo modo vendicare quei poveretti uccisi dall’ingegnere. Prima usati per soddisfare la sua passione, il suo membro e poi uccisi perché non potessero parlare. Questo, almeno, era chiaro. L’assassino aveva assunto i panni del giustiziere. Al tempo stesso aveva portato a termine il suo piano, soddisfatto la sua voglia di vendetta e reso giustizia a quei disgraziati costretti a vendersi per pagarsi le cure necessarie a dare la vita alla donna che era in loro.
Va bene dottore, mi faccia avere al più presto i referti. Grazie.
Taill, vieni. Andiamo a fare un giro, voglio verificare alcune cose.
Si avviarono verso la scalinata che dal giardino conduceva alla scogliera. L’ingegnere aveva fatto realizzare una terrazza che si affacciava sul mare, le pareti di roccia si ergevano dal mare, guardò verso il basso e vide che la profondità delle acque e il gioco delle correnti erano proprio i complici incolpevoli della follia dell’Ingegnere. Raccolse un pezzo di legno e lo scagliò verso il basso. Per un attimo scomparve alla sua vista e poi lo rivide apparire ad una cinquantina di metri dal punto d’impatto con l’acqua. La sua teoria era esatta. Anche gli altri omicidi erano stati uccisi in quella casa e poi fatti sparire usando quel fiordo come discarica. Il modo più semplice per allontanare le vittime dal luogo della loro morte. Allontanare con esse sospetti e pericoli. Il caro Ingegnere l’aveva studiata proprio bene. Ma non tutto è prevedibile e il destino a volte sconvolge anche i piani ben architettati.
Allora Francois, hai nuovi spunti d’indagine?
E si Marco, qualcosa si è mosso. Almeno ho risolto il caso degli omicidi dei transessuali. Il Caro Ingegner Denti aveva una doppia vita. Da padre e marito esemplare si trasformava in depravato e omicida. La dinamica degli omicidi è la stessa. Senza volerlo, o forse volutamente, il nostro assassino mi ha dato un grande aiuto. Anzi, sai che penso, ha proprio voluto aiutarmi. Altrimenti non si spiega. Infatti avrebbe potuto aspettare che l’ingegnere facesse sparire il corpo e poi avrebbe potuto agire. Ma non l’ha fatto. Ha voluto compiere la sua missione e al tempo stesso umiliare la sua vittima. Evidentemente la detestava e quindi la conosceva bene. Forse questo è stato un errore da parte sua.
Come, un errore? Cosa intendi dire?
Ragiona, col suo operare mi sta spingendo in una direzione ben precisa. Mi spinge a passare al setaccio la vita dell’ingegnere e, se sono fortunato, posso trovare il primo tassello del mosaico. E’ una sfida.
Forse hai ragione. Come intendi procedere?
Domani attiverò i miei uomini più svegli per cercare tutte le notizie possibili sull’Ingegnere.
E la moglie?
Non credo che mi possa aiutare, erano sposati da pochi anni e non credo conosca molto del suo passato. Comunque, appena possibile, andrò a farle qualche domanda. Adesso è ancora sotto shock e non mi sembra il caso. Cavolo, ha scoperto nel modo peggiore possibile di essere cornuta. Cornuta e per di più cornificata con transessuali. Non credo l’abbia presa bene.
Già. Certo che la vita qualche sorpresa ce la riserva sempre.
Cosa scriverai? Lo sputtanerai del tutto o lo grazierai?
Tu cosa mi consigli?
Sputtanalo!

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AL VERO GABBIANO JONATHAN

immagineLa maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.

 

SE

 

"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling

 

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"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 

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