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Fatti non foste a viver come bruti

"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza
"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

 

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« Il governo del GiocondoQuando la fiction è stru... »

Nel segno del giallo"Il fumo uccide", Capitolo 8 e buon fine settimana

Post n°111 pubblicato il 20 Gennaio 2007 da unamicoincomune
 
Tag: noir

Tatti! Chiama Ambrosiani e venite entrambi nel mio ufficio. Ho un lavoro per Voi.
Si Ispettore, arriviamo.
Allora, voglio sapere tutto su Denti, vita e miracoli. Della morte so tutto!
Da che periodo?
Da sempre, dalla nascita alla morte. Quando dico tutto, intendo tutto. Forza, muovetevi. Vi do 24 ore.

Il sogno a volte ci fa rivivere le esperienze più drammatiche della nostra esistenza. Quante volte aveva rivissuto la morte di Caterina, le lacrime, il dolore. Non era altro che una ferita perennemente aperta. Quel dolore aveva rischiato di ucciderlo. Molte volte l’aveva portato a invocare la morte. Caterina era stata la sua unica gioia. Ma adesso non c’era più. Adesso era solo, solo con il suo dolore. Solo con i ricordi di quel passato che lo inseguiva. Non riusciva a staccarsene. Si ripresentava puntuale ogni volta che sembrava averlo dimenticato. Gli ricordava le umiliazioni subite, le azioni insulse che gli avevano imposto. Ma adesso era lui che dettava le regole, era lui il burattinaio. Nessuno poteva più decidere per lui. Lui era il destino, era l’artefice della vita e della morte. Nessuno poteva opporsi al suo volere, si sentiva, era Dio. Davanti a lui tutti provavano terrore, capivano che era impossibile sopravvivergli. Questo era il fato, lui era la morte. Nessuno poteva più dirgli cosa doveva fare, come si doveva comportare. Niente più ordini, niente più obblighi. Finalmente era libero. Ora era lui che decideva per gli altri e questo lo rendeva fiero di se. Quell’ultima volta gli aveva dato maggiori soddisfazioni, aveva fatto giustizia. Un altro cimelio faceva mostra di se in quella teca. Quella lingua che tanto aveva detestato in passato, le urla, adesso non poteva più contribuire all’emissione di suoni. Un altro tassello del mosaico, del suo terribile mosaico, era stato riposto. Ora non restava che aspettare, aspettare la prossima vittima e poi un’altra ancora.

IL clima al commissariato era sempre più nero, la tensione si poteva tagliare a fette. I telefoni non smettevano mai di suonare, a decine i mitomani chiamavano o si presentavano direttamente. Incolpandosi degli omicidi e adducendo motivazioni da ospedale psichiatrico. Non che la dinamica degli omicidi presupponesse qualcosa di diverso, ma sentire i discorsi di questi folli era una vera tortura. Un certo Giovanni Manca si era addossato la responsabilità di quei gesti dicendo di aver eseguito gli ordini di alieni che volevano dei souvenir del pianeta. Veramente uno strano concetto di souvenir. Diceva che lo facevano per conservare intatto il dna dei terrestri in quanto di li a poco un grosso meteorite avrebbe colpito la terra spingendola a perdersi nel buio profondo dello spazio. La gran parte delle motivazioni addotte dai mitomani erano sulla falsariga di quella. Si parlava di alieni, di spiriti guida, di odino e delle Walkirie. Arzedi aveva un diavolo per cappello, passava le notti a pensare e dedicava poche ore al sonno. Questo lo rendeva intrattabile. Nel suo ufficio i due malcapitati, Tatti e Ambrosiani, aspettavano con trepidante attesa che gli rivolgesse la parola. Poi, la pioggia sui vetri, il cielo nero sopra la città rendevano quei momenti ancora più tragici. All’improvviso Arzedi iniziò a parlare e, per un attimo, la tensione si allentò.
Allora? Come sono andate le Vostre ricerche?
Dunque, L’Ingegner Denti ha, apparentemente, sempre avuto una condotta di vita esemplare. Si è laureato a ventitre anni in Ingegneria a Cagliari. Con il massimo dei voti. Non è riuscito a scamparsi il servizio militare e quindi ha prestato servizio come sottotenente di complemento alla Bechi Luserna di Macomer. Una volta congedato ha fatto ritorno a Cagliari dove ha iniziato a collaborare, come ricercatore, con l’Università. A ventisette anni si è sposato e contestualmente ha iniziato ad avere i primi successi come progettista. Pensiamo che quest’accelerazione improvvisa alla sua carriera sia da imputare proprio al matrimonio. La moglie è infatti figlia del professor D’addio. Si, proprio l’onorevole. L’uomo forte della vecchia DC, il referente unico per la Sardegna. E questo spiegherebbe il notevole numero di incarichi pubblici affidati al caro defunto. L’unica distrazione che, ufficialmente, si concedeva era la partita a poker del giovedì. Infatti, come ha detto la moglie, il caro Ingegnere dedicava il giovedì agli amici per una sana partita a poker. La signora ci ha dato anche i nomi di alcuni degli amici, quelli che lei conosceva, e abbiamo provveduto a scambiare quattro chiacchiere anche con loro. La cosa strana che abbiamo saputo è che in realtà si vedevano, per il poker, solo il primo e il terzo giovedì del mese. E, adesso sappiamo come il caro ingegnere trascorresse gli altri giovedì.
Che ne pensate? E’ possibile che ad ucciderlo sia stato qualcuno a cui ha fatto le scarpe?
Non credo Ispettore. Infatti, se così fosse non capirei che nesso ci possa essere con gli altri omicidi?
A proposito, che cosa sappiamo delle altre vittime?
Il Dottor Ferri era un uomo sfortunato, uno che per amore del gioco ha perso famiglia e credibilità. Da quattro anni a questa parte campava con i soldi che gli passava la mutua per quei pochi pazienti che gli erano rimasti fedeli. Gran parte del suo stipendio lo lasciava sui tavoli da gioco. Trascorreva tutte le notti al Bar di via Abruzzi. Giocava sempre con gli stessi e, … Accidenti sono proprio un coglione. Ha giocato anche con l’Ingegnere.
Cazzo, sei proprio un coglione Ambrosiani. Questo è il primo legame che troviamo tra due delle vittime. Potrebbe essere una pista da seguire e, se siamo fortunati, potrebbe essere quella giusta. Da chi hai avuto questa dritta?
Da uno dei compagni abituali dell’Ingegnere. Un certo Eugenio Tocco. Un commercialista più dedito al gioco che alla professione. Uno con il portafoglio sempre bello pieno. Ho già provveduto a convocarlo ma non potrà essere qui prima di dopodomani. E’ fuori, a detta della moglie, per un congresso. Secondo me è da qualche parte con l’amante. Starà rombando come un riccio.
E questo tu pensiero così profondo che fondamento ha?
Me l’ha detto il barista. Mi ha detto che spesso e volentieri l’ha visto con una tipa alquanto appariscente. Una volta gliela ha anche presentata. Diceva che era una cugina di passaggio in città.
Ho capito, la cugina di fava.
Cerca di scoprire qualcosa di più su questa cugina e sul Dottor Tocco.
Tu Tatti, che mi dici. Hai saputo qualcosa di più su Defenu?
Aspetti, Ispettore c’è dell’altro.
Cosa? Il Dottor Ferri ha prestato servizio militare come tenente medico. E sa dove? Anche lui alla Bechi Lucerna. E nello stesso periodo di Denti. O meglio, lui si è congedato tre mesi prima dell’Ingegnere.
Cazzo, un altro possibile legame. Oggi sembra una giornata proficua, finalmente un po’ di sole.
Allora Tatti, cosa sappiamo di Defenu?

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Commenti al Post:
navaspa
navaspa il 22/01/07 alle 14:48 via WEB
Domanda: perché non cerchi di far pubblicare i tuoi racconti? Sebbene la tua scrittura in alcuni punti sia un po' "acerba" e sicuramente migliorabile, è molto piacevole e scorre via veloce. Perché non tenti l'impresa?
 
 
unamicoincomune
unamicoincomune il 23/01/07 alle 10:06 via WEB
Intanto grazie del complimento. Scrivere e pubblicare è il mio sogno nel cassetto ma, tra lavoro e altri impegni, spesso non riesco a scrivere abbastanza. Comunque ci sto pensando e chissà, magari, un domani realizzerò questo sogno. La prima copia la manderò a te per il supporto e lo stimolo che mi hai dato oggi. ciao e grazie pierluigi
 
   
navaspa
navaspa il 23/01/07 alle 11:38 via WEB
Comprendo bene il tuo sogno perché è un po' anche il mio. Una volta (ti parlo dell'adolescenza) "tentai" di scrivere un romanzo giallo ma poi lasciai perdere. Forse perché, a differenza tua, io non ho fantasia per "inventare" una trama, i vari personaggi. Sì, io racconto delle storie e le scrivo, anche: ma sono storie vere basate su fatti veri con persone vere. Lo è stata la storia di Cosa Nostra, quella della strage di Ustica e mi è piaciuto molto il tono discorsivo che ho utilizzato, però, non so come me la caverei alle prese con un foglio bianco. Tu hai l'inventiva: sfruttala perché non tutti ce l'hanno e, anzi, cerca di non aspettare troppo perché poi si perde l'attimo. Leggerò volentieri la tua prima stesura e ti ringrazio anticipatamente per l'importanza (forse eccessiva) data alle mie parole.
 
Dike_vendicatrice
Dike_vendicatrice il 23/01/07 alle 12:37 via WEB
Ciao Pier.... ieri sera sono passata di qui ed ho letto questo spezzone di racconto.. Nei giorni scorsi avevo la parte precedente. Non pensavo che lo avessi scritto tu. Si tratta di un racconto già ultimato, oppure di un racconto in evoluzioni, che scrivi giorno per giorno? Un saluto e un sorriso
 
 
unamicoincomune
unamicoincomune il 23/01/07 alle 12:38 via WEB
Ciao Dike, lo sto scrivendo. Cosa ne pensi? Attendo il tuo, sempre gradito, commento. Ciao pierluigi
 
   
Dike_vendicatrice
Dike_vendicatrice il 23/01/07 alle 14:58 via WEB
Penso che sia molto bello Pier...forse perchè io amo questo genere di letture: gialli, legal thriller, oltre a letture storiche. Io non sono in gradi di darti consigli, perchè sarebbe assolutamente presuntuoso da parte mia, come pure valutare ciò che scrivi. Però posso solo dirti di lasciare scorrere la fantasia nella penna (o nella tastiera) senza curarti troppo della forma e della terminologia impiegata, su cui poi tornerai alla fine. Alla fine, allora, potrai rivedre passaggi, descrizioni, fare aggiunte o eliminazioni, fare ogni correzione grammaticale e curare la sintassi.Ma mentre scrivi lascia che sia solo la fantasia a guidarti. Un abbraccio.
 
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AL VERO GABBIANO JONATHAN

immagineLa maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.

 

SE

 

"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling

 

EINAUDI

"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 

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