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Fatti non foste a viver come bruti

"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza
"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

 

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Sicurezza: business e morte

Post n°218 pubblicato il 14 Aprile 2007 da unamicoincomune
 

Un sistema per evitare l’incidente è,sicuramente, quello del non fare niente ma purtroppo si deve lavorare e a volte il lavoro è pericoloso per sua natura. Ma se alla pericolosità si aggiungono elementi quali l’imprudenza, l’avventatezza e il pensare che le cose possono accadere solo agli altri allora è facile che il pericolo si trasformi in danno e in morte. Le morti bianche sono diventate un tema quotidiano, campeggiano sui media e la classe politica periodicamente riprende a fare proclami. Oggi, dopo i casi recenti, si è pronunciato anche il Presidente della Repubblica. Napolitano, in diretta al Tg3, si è rivolto al Parlamento e a tutte le forze politiche affinché "si discuta liberamente, ma rapidamente il disegno di legge del governo sulla sicurezza del lavoro e si dia subito corpo ai decreti attuativi"."E' ora di decidere e di agire affinché non si ripetano più incidenti mortali sul lavoro" e, prosegue affermando che"Non ci sono più parole per esprimere commozione e sdegno dinanzi a questo tragico susseguirsi quasi quotidiano di incidenti mortali sul lavoro. E' ora di decidere e di agire. E quindi hanno ragione coloro che temono che, dopo quello che accade, ogni volta si chiuda la parentesi. Non deve essere così. Non può essere così". Infine, il Presidente afferma di condividere quanto detto dal Presidente del Senato, Marini, in merito al problema sicurezza, ovvero che questa deve diventare una priorità e conclude affermando che la sicurezza “è un problema di cultura, di atteggiamento, che coinvolge in senso generale l'opinione pubblica, ma anche il sistema delle imprese che chiama alla vigilanza anche i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza” e che “è necessario anche che il governo, mentre procederà l'iter del ddl, destini senza indugio i mezzi necessari al rafforzamento delle ispezioni e dei controlli. Questo è un punto decisivo".
Ma siamo veramente sicuri che il problema si possa risolvere con norme, controlli e sanzioni?
Un sistema di norme, più o meno rigide, non serve ad evitare le morti. Morti che, è vero, in qualche caso sono dovute a macchinari obsoleti ed usurati ma nella gran parte dei casi sono il frutto del caso, della distrazione e della superbia dell’uomo. Sarà capitato a tutti di vedere operai fare gli acrobati e rischiare la vita per non perdere tempo o per la pigrizia di fare due volte in più le scale o staccare un interrutore. Gli incidenti accadono anche nei cantieri e nelle imprese in cui tutti i dettami della legge sulla sicurezza vengono rispettati. Non sarà certo l’inasprimento delle norme a salvare le vite umane. Occorre investire in cultura, la prevenzione deve diventare un “forma mentis” e non il frutto di leggi e decreti. Produrre norme ancora più rigide, spesso ideate da persone che non conoscono le diverse realtà lavorative e da fantomatici esperti che vivono di sola teoria, potrebbe essere nocivo, portare all’effetto contrario a quello perseguito e ingessare ancora di più le libertà economiche del Paese. Un Paese che, è bene ricordarlo, deve concorrere con avversari che non sanno neanche dove sta di casa la sicurezza. La prevenzione e la giusta prudenza nelle diverse attività devono diventare materie di studio a partire dalla scuola elementare. Solo così si avrà una maggior sicurezza nelle attività lavorative e si potranno evitare morti, spesso, inutili. La normativa vigente è, come gran parte delle norme italiane, un sistema per incrementare le entrate dello Stato, e dei fornitori dei prodotti per la sicurezza, ai danni delle imprese e dei lavoratori. Un grande business è stato creato dal nulla. E’ bastato rendere obbligatori caschi, scarpe antinfortunistica (che limitano il movimento e l’agilità), mascherine varie, kit di pronto soccorso, estintori, corsi sulla sicurezza, sull’antincendio e sul pronto soccorso… A pensar male…

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Commenti al Post:
franco460
franco460 il 14/04/07 alle 23:05 via WEB
Occorre investire in cultura. Bene, ma intanto? Occorrono controlli seri nei cantieri con ispettori forniti di risorse e sanzioni pesanti. ciao
 
 
unamicoincomune
unamicoincomune il 16/04/07 alle 11:15 via WEB
Come dice il tuo leader, gli strumenti normativi ci sono già e bisogna applicarli. Contestualmente si deve investire nella formazione, settore per settore. Ad esempio si potrebbe inserire la necessaria formazione o riqualificazione dell'operaio edile nelle diverse scuole edili. Solo chi ha l'attestato dalle scuole edili può lavorare in cantiere. E' un discorso complesso ma si deve affrontare. Per ora, io vedo solo ipocrisia e affari. Ps la legge sulla sicurezza degli impiianti è del 1990 e tutti sono stati costretti ad adeguare gli impianti elettrici in base a quanto disposto da essa. Ti sembra normale che gran parte degli edifici pubblici non siano ancora in regola? Ecco perchè ti dico che vedo business per lo Stato e per chi fornisce questo tipo di servizi. E' il classico predicare bene e razzolare male. ciao
 
edmondo2000
edmondo2000 il 14/04/07 alle 23:57 via WEB
No, questa volta proprio non sono daccordo con te. Non ci stò e non accetto la tua riflessione sugli incidenti mortali sui luoghi di lavoro. No, non ci sto e non accetto l'idea che un Paese per concorrere in termini economici con altri Paesi debba allentare la tensione sulla sicurezza. No, non ci stò all'idea della banalizzazzione dei lavoratori acrobati. Certo ci sta l'imprudenza, certo ci sta la leggerezza, ma quanto incide il rincorrersi delle gare di appalto e di subappalto al minimo costo? No, non ci stò all'idea che se un Paese cerca di tutelare le persone che producono la sua ricchezza diventa un Paese che si appesantisce. Un Paese civile non deve concorrere mettendo a rischio i propri cittadini, responsabili fra l'altro solo di svolgere un lavoro rischioso e disagiato, no, un Paese civile tutela i suoi cittadini. No, non ci stò all'idea che norme e regole sono solo servite ad "ingrassare" aziende e persone scorrette. Può anche essere successo, e allora? No, non ci stò alla banalizzazzione di un tema che coinvolge la vita di coloro che muoiono, nel modo più assurdo ed ingiusto, ma che coinvolge anche la vita di quei familiare che perdono un affetto ed una sicurezza per il futuro. No, non ci stò alla banalizzazzione politica di un tema di civiltà che non può essere ridotto ad uno schema sociale e politico quale : destra e/o sinistra. No, non ci stò ad una fotografia che riduca al fatalismo questi drammi. Politica, sindacato, istituzioni, società civile e tutti noi dovremmo sentirci investiti di questo dramma. La mia posizione? Ti invito a leggere il mio post N° 16 del 19 agosto 2006 e il N° 17 di due giorni dopo, 21 agosto 2006. No, non ci stò! Chi sono io, un pericoloso comunista rivoluzionario? No, sono semplicemente un uomo di centro, un cattolica che continua a pensare, come viene ribadito fra l'altro dalla Dottrina Sociale della Chiesa, che il lavoro debba essere uno degli strumenti principali per dare dignità, libertà e cittadinanza ad un uomo e non invece la causa della sua morte. Con amicizia un abbraccio edmondo.
 
 
unamicoincomune
unamicoincomune il 16/04/07 alle 11:18 via WEB
La mia non voleva essere l'apologia del fatalismo ma uno spunto di riflessione. Hai ragione quando parli di incidenza del ribasso nelle gare d'appalto. Le gare andrebbero aggiudicate non solo in base all'offerta ma anche in base alla qualità aziendale anche dal punto della sicurezza. Inoltre, andrebbe proibito il subappalto. Per il resto vedi la risposta che ho dato a Franco. ciao Pierluigi
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 16/04/07 alle 10:31 via WEB
io sono orfana da quasi 9 mesi di una morte bianca...si può dire di tutto, ma è la morte + brutta che ci possa essere!
 
 
unamicoincomune
unamicoincomune il 16/04/07 alle 11:21 via WEB
La morte è brutta in tutte le sue manifestazioni. Ti esprimo tutta la mia solidarietà per il dolore che hai avuto e che hai. Ma è brutta la morte anche da incidente stradale. Pensa che io ho perso un cugino, di appena 27 anni, per colpa di uno stupido che si era parcheggiato oltre un dosso in autostrada e che aveva il rimorchio del camion fuori dalla piazzalo di sosta. Ti lascio immaginare il resto. Continuo a credere che la prevenzione e la formazione siano strumenti migliori delle sole sanzioni. Ma forse sono un illuso. ciao pierluigi
 
a_tiv
a_tiv il 18/04/07 alle 15:46 via WEB
Non occorre fare filosofia su queste cose. E' evidente che mancano i controlli. Quando chiamiamo un'impresa per qualche lavoro privato paghiamo gli interventi con moneta sonante e pesante. Una giornata di lavoro di un operaio arriviamo a pagarla non meno di 200 euro al giorno più iva. Tenendo conto che all'operaio finisce solo circa il 25% di quella somma, si deduce che le imprese si fanno pagare, oltre agli utili di impresa, anche aggiornamento, professionalità e sicurezza. E' necessario che ci sia un controllo su questo. Occorrono ispezioni più serrate e magari abbattimento fiscale dei costi degli investimenti proprio su aggiornamenti, professionalità e sicurezza. Occorre un monitoraggio costante e maggiore assiduità nei controlli sull'utilizzo degli strumenti di prevenzione. Ciao! Vito
 
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AL VERO GABBIANO JONATHAN

immagineLa maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.

 

SE

 

"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling

 

EINAUDI

"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 

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